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Un film al giorno Vol. 2


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Negli ultimi giorni sono stato a vedere:

Tutto tutto niente niente: Peccato, nonostante adori Albanese in quasi tutto quello che ha fatto fino ad ora..mamma mia che pena sto film. pessimo.

Lo Hobbit: Da grande appassionato di Tolkien, e della trilogia di Jackson, sono andato abbastanza carico di aspettative nonostante gli sforzi. Che dire, è sembrato correre parallelamente alla compagnia dell'anello (contea e casa di bilbo, viaggio, gran burrone, montagne, scontro, fine), ci sono state alcune piccole cose che non mi son piaciute (il goblin grasso, saruman e forse un pò più in generale il consiglio(c'era nello Hobbit?), per il resto mi ha emozionato e non poco. Superato l'impatto iniziale bravo Proietti con Gandalf, 3d non eccessivo e quindi ottimo, colonna sonora lasciamo stare, paesaggi immensi. Insomma, per me Jackson non ha fallito nemmeno questo giro..

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  • 2 weeks later...

Stasera.

Hype a mille.

Ed è giusto così.

Dopo la visione forse ho capito che PTA è il miglior regista americano contemporaneo. Se non altro quello con la poetica più originale e interessante (devo dire più dell'altro Anderson, che pure stimo, non solo per l'originalità).

Non è facile parlare di questo film -sempre se poi è importante parlarne- per dare un giudizio aspetto ancora un po'.

Comunque ha lasciato traccie indelebili nel mio subconscio, fra qualche mese The Master potrebbe salire prepotentemente nella mia classifica dei migliori film degli ultimi 10-20 anni.

P.S. Il Nostro Jonny è Supremo.

Tra l'altro segnalo anche quello nuovo di Tornatore, sono entrato in sala con aspettative bassissime (mi ci hanno portato) ma ne sono uscito decisamente e piacevolmente sorpreso.

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Ed è giusto così.

Dopo la visione forse ho capito che PTA è il miglior regista americano contemporaneo. Se non altro quello con la poetica più originale e interessante (devo dire più dell'altro Anderson, che pure stimo, non solo per l'originalità).

Non è facile parlare di questo film -sempre se poi è importante parlarne- per dare un giudizio aspetto ancora un po'.

Comunque ha lasciato traccie indelebili nel mio subconscio, fra qualche mese The Master potrebbe salire prepotentemente nella mia classifica dei migliori film degli ultimi 10-20 anni.

P.S. Il Nostro Jonny è Supremo.

Tra l'altro segnalo anche quello nuovo di Tornatore, sono entrato in sala con aspettative bassissime (mi ci hanno portato) ma ne sono uscito decisamente e piacevolmente sorpreso.

SEMI-SPOILER THE MASTER

Prendendoti ovviamente il tempo che ti occorre, aspetto con impazienza una qualche delucidazione al riguardo. Forse non ho capito dove voleva andare a parare, o forse l'ho capito ma semplicemente mi ha annoiato. A metà film credevo di avere davanti un lavoro geniale, dopodiché ha iniziato a precipitare inesorabilmente, fino al botto finale. Peccato.

P.S.

Mi è piaciuto che il regista non abbia abusato delle musiche di Greenwood, che anzi sono rimaste piuttosto secondarie ma ben calibrate. Tuttavia non mi è sembrato, quello di jonny, un lavoro chissà quanto innovativo rispetto ai suoi precedenti (anche se si potrebbe dire la stessa cosa su Nino Rota, ad esempio...)

Edited by Gasba
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Film importante. Forse imperfetto, ma assolutamente imponente.

Due prove attoriali di livello assoluto: Phoenix (un mostro, e Oscar spero assicurato) si sbrana Seymour Hoffman (sempre perfetto, ma il confronto tra i due qui è impietoso); una regia piena di folgorazioni visive (che non spoilero); due ore e un quarto che passano liscissime senza manco uno sbadiglio (nonostante qualche comare tra il pubblico se ne sia uscita con qualche commento che eviterò di ripetere).

Se proprio devo trovare il pelo, la storia non ha una direzione o una trama ben precisa e il carisma dei due protagonisti a tratti offusca il vero senso e messaggio del film. Ma nonostante ciò, film davvero grossissimo.

P.T. Anderson è un grande, e non lo scopro certo oggi.

Ps: non ho visto Pietà, ma mi pare un mezzo scandalo che a Venezia non sia stato premiato The Master.

Ps bis: bel lavoro di Jonny, atmosfere simili a There Will Be Blood, ma con qualche inserto d'archi finalmente "armonico".

Voto: 8.5, in salita.

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SPOLIER - ANCHE SE NON DICO NIENTE RIGUARDO LA STORIA.

L'impressione è che i Wachowski volessero creare il loro INLAND EMPIRE stile kolossal; qualcosa di mastodontico insomma, propriamente nel loro stile di fumettisti fantasiosi. Le premesse ci sono tutte, anche la sceneggiatura è ottima secondo me: ma allora perché il film non è riuscito del tutto? è molto semplice: troppe storie. Si potrebbe dire che un film del genere o lo fai così o non lo fai proprio, perché inserire così tante storie diverse era praticamente una necessità ai fini del contenuto "filosofico" (notare le virgolette). Alcuni corsi di filosofia all'università, specie quelli che trattano di scienza e metafisica e dei vari Cartesio e Hume, iniziano portando in esempio Matrix e la tematica "mondo vero/mondo finto, affidabilità del sensorio umano, ecc.". Anche io sono del parere che Matrix sia perfetto per essere mostrato alle scuole medie, ad esempio, per iniziare ad introdurre alcune problematiche filosofiche di base.

Questo film riesce nell'intento? Forse sì, se ci si capisse qualcosa. Il problema principale infatti sono i RITMI: nemmeno il tempo di provare a gustare una certa scena, che già siamo sballottolati da un'altra parte, e poi di nuovo da un'altra. Frammenti di storie che si costruiscono pian piano, ma che tutte insieme stanno strette come 6 lottatori di sumo in una vasca da bagno. Non c'è aria, non c'è respiro. Come ripeto, era inevitabile per un film corale come questo, ma ad esempio si potevano tagliar fuori un paio di storie, e lasciare alle altre un po' più di spazio in cui muoversi. Il tutto non è affatto aiutato da una regia davvero piatta e stereotipata, senza il minimo spunto creativo, solo ritmi da manuale (mi rendo conto che i wachowski molto semplicemente non sono dei bravi registi).

Tuttavia la tematica di base è molto suggestiva, e sono e sarò sempre pro ai film commerciali che perlomeno hanno la decenza di portare con sé un contenuto interessante (invece di un Transformers, che magari gioca bene i ritmi ma non dice assolutamente nulla, se non "chi ha il cazzo più duro vince sempre"). Qui si parla dell'anima del mondo, delle energie che stanno alla base del cosmo, degli archetipi che si intrecciano in un eterno ricamo in divenire come la musica di steve reich.

Altro problema: davvero poca credibilità. I personaggi sembrano apparecchiati come a carnevale, traspare una finzione nei costumi e nei trucchi davvero grottesca e imbarazzante. Tra qualche anno, riguardandolo, ci sembrerà di vedere qualche trashata anni '80.

In definitiva: vale la pena passare sopra la mediocrità della regia, l'obesità della trama e l'epilessia dei ritmi, per accogliere un barlume di contenuto, sempre più raro in questo genere di film? Io me lo sto ancora chiedendo.

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In definitiva: vale la pena passare sopra la mediocrità della regia, l'obesità della trama e l'epilessia dei ritmi, per accogliere un barlume di contenuto, sempre più raro in questo genere di film? Io me lo sto ancora chiedendo.

No. Cioè, condivido buona parte della tua disamina, in più punto il dito contro la banalità delle tematiche, nonchè una prevedibilità di trama a tratti sconfortante. Per come l'ho visto io, un'idea fantastica, maltrattata.

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Concordo con entrambi.

Troppa carne al fuoco, ed eccessivamente spezzettata.

Ci sono dei momenti visivamente importanti, e certo non si può dire che sia un film banale.

Ma forse i fratellini Matrix (si è scoperto da poco che Larry è diventato Lana) hanno fatto il passo più lungo della gamba: tutto sommato rimane comunque una bella favola sci-fi/new age che non scontenta nessuno.

Il pubblico medio, che a fine primo tempo si interroga placidamente con: "Ma che cazzo di film mi avete portato a vedere?" ha la propria rivincita nel finale, quando sui titoli di coda esprime il proprio assenso: "Ah cazzo, era tutto collegato. Figo".

Il fruitore più accanito trova invece (e soprattutto) grande soddisfazione nel mirare Halle Berry in canottiera bianca nell'ascensore.

Voto: 6.5

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Sempre troppo buono: voto 2. Quando hai una idea grandiosa (o meglio, l'autore del libro ha) sei obbligato a portarti dietro una trama e delle tematiche di un certo livello, non a svilire il tutto così, nella banalità più becera. Come se dietro 2001 vi fosse la storia d'amore universale che tutto permea e dovunque è tra un monolite e una scimmia, e non il caleidoscopio di visioni, significati e interrogativi che costringe a porci.

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Sempre troppo buono: voto 2. Quando hai una idea grandiosa (o meglio, l'autore del libro ha) sei obbligato a portarti dietro una trama e delle tematiche di un certo livello, non a svilire il tutto così, nella banalità più becera. Come se dietro 2001 vi fosse la storia d'amore universale che tutto permea e dovunque è tra un monolite e una scimmia, e non il caleidoscopio di visioni, significati e interrogativi che costringe a porci.

Giusto per farsi un paio di seghe mentali: il caleidoscopio di significati viene generato quando le relazioni, il sistema armonico che muove il sole e le altre stelle (cui allude cloud atlas) si manifesta proprio nelle forme, nella struttura stessa del film, e nei rapporti latenti tra i personaggi e le situazioni. Kubrick in questo era un genio, ma trovava i suoi predecessori già nel formalismo (che tuttavia aveva sacrificato la componente emotiva a favore di quella intellettuale). Ad Hollywood invece siamo nel regno del "voglio sapere tutto, e voglio saperlo subito": fanculo le ambiguità. In questo regno l'armonia sbrodola sull'asse del contenuto, e la forma paradossalmente rimane totalmente disarmonica. Quello che nel film riuscito rimane squisitamente latente, qui diventa volgarmente manifesto. Le relazioni interne a questo film riguardano esclusivamente la trama, i rapporti tra i personaggi, e ci costringe a buttar giù una sterile lista di chi ha qualcosa in comune con chi, secondo caratteristiche ben precise, chiuse, concrete, basate sul carattere e sui rapporti tra i personaggi (direi che questa è già una cosa ammirevole per gli standard di Hollywood). L'idea del film entra in conflitto con la forma del film: da una parte si professa un'energia in continuo divenire, che si manifesta in diverse forme e soprattutto assegna un ruolo importante all'osservatore (kant in salsa quantistica?), la forma del film invece si chiude in sé stessa, esclude totalmente l'osservatore, lo prostra a semplice spettatore, e non creatore.

Però, come ripeto, è un film indirizzato al più vasto target possibile, per cui una critica di questo genere è solo, come da premessa, un segone mentale.

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la scena della del ballo sulla spiaggia e' poesia. Forse il migliore di Anderson, se la gioca con I Tenenbaum e Fantastic Mr. Fox

Scena bellissima quella, sì. :wub:

Film piacevole ma sinceramente mi aspettavo qualcosa di più. Boh.

Mi avete fato scendere l'hypissimo che avevo per Cloud Atlas. :(

Però ci andrò lo stesso.

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ieri in zona cesarini ho visto moonrise kingdom di anderson. mi è piaciuto molto, bravi willis e norton (perfetto capo scout :laugh: )... un po' in ombra murray ma sempre su buoni livelli. non so che aggiungere perchè anderson lo adoro e sono parecchio di parte, forse il suo film più dolce e romantico. regia ovviamente superba. Voto 8.

@Gasba: sono contento che sei tornato, specie in questo topic ti leggo sempre con piacere. magari risolleva un po' il thread fotografico se ne hai voglia, mi ricordo eri una branda. daje

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SEMI-SPOILER THE MASTER

Prendendoti ovviamente il tempo che ti occorre, aspetto con impazienza una qualche delucidazione al riguardo. Forse non ho capito dove voleva andare a parare, o forse l'ho capito ma semplicemente mi ha annoiato. A metà film credevo di avere davanti un lavoro geniale, dopodiché ha iniziato a precipitare inesorabilmente, fino al botto finale. Peccato.

P.S.

Mi è piaciuto che il regista non abbia abusato delle musiche di Greenwood, che anzi sono rimaste piuttosto secondarie ma ben calibrate. Tuttavia non mi è sembrato, quello di jonny, un lavoro chissà quanto innovativo rispetto ai suoi precedenti (anche se si potrebbe dire la stessa cosa su Nino Rota, ad esempio...)

Guarda, temo che se vuoi che io prova a delucidarti a riguardo dovrai aspettare molto tempo (quello di metabolizzarlo e riguardarlo, magari con carta e penna; e non sono neanche sicuro di riuscirci).

Comunque le coordinate sono quelle di istintività-visceralità-Es contro razionalità-Super-Io in rapporto con i rapporti che hanno gli esseri umani fra di loro, su vari livelli. A livello registico ho apprezzato la tendenza ad una liquidità della mdp che riesce a indurre in qualche modo ad una frenesia da "sogno lucido", ciò che sembra d'altronde gran parte del film. Inoltre tralasciando la non-catarsi o la non risoluzione dell'intreccio (che non c'è), non rare nell'era della post-modernità, ho trovato appunto la non-storia accennata al punto giusto in modo che combaci con l'atmosfera (bellissima tra l'altro).

In somma qualcosa di sospeso tra sogno lucido-inconscio-Freud, rapporti di potere e nostalgia di un America post-bellica e pre-iper-massificata. Però è vero, forse è tutto troppo accennato.

In realtà non so se crescerà o no dentro di me e per adesso Magnolia rimane il mio preferito, però qualcosa di se non altro curioso mi pare ci sia dentro la pellicola.

Aggiungo: sicuramente era hypatissimo ma ciò non toglie che secondo me è un lavoro nettamente superiore a quel guazzabuglio di pseudo-simbolismi che è pietà (che si merita il minuscolo).

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A freddo, altre riflessioni sparse su The Master (ci ripenso ogni santo giorno, e solitamente per quanto mi riguarda questo capita solo con dei film importanti).

C'è da notare che, oltre alla dimensione psicologica strettamente aderente ai due personaggi principali, non abbiamo ancora trattato il tema della Donna.

Amy Adams, nel film una piccola, dolcissima belva che tratta il marito come un animale da mungere/spremere/far eiaculare, offre un ritratto assai intrigante della figura "frontale" e dominante della pellicola. Si potrebbe dire che è lei la Padrona, la "Maestra" cui allude il titolo.

Seymour Hoffman e Phoenix sono, a cascata, schiavi e proprietari, esseri prostrati e anelanti al comando (spoiler: una delle ultime sequenze dà la misura della trasformazione di Quell in bestia, traviato e più feroce forse del suo stesso "carnefice" precedente).

Mi astengo sul discorso del 70 mm adottato da Anderson., anche perché (ahimè) non credo che il cinema dove l'ho visto supportasse tale magnificenza visiva. :D

Plus: la non-trama o la scarsa linearità del racconto è a mio parere, dopo attenta riflessione, uno dei punti forti del plot.

Non c'è meta dove arrivare, d'accordo, ma c'è tanta umanissima materia umana da trattare (mi si perdoni la rima): il risultato, secondo me densissimo, va ben oltre il metacinema. Qui non ci si sbrodola addosso, non serve autoreferenziarsi.

Qui abbiamo un autore con la A maiuscola che racconta una storia alla maniera dei grandi: un respiro apertissimo (che lascia spazio all'interpretazione e all'interiorizzazione del fruitore), libero e non imprigionato da dogmi come quell'uomo steso sulla sabbia di fianco alla sua dolce ossessione.

Questo è Cinema.

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boh, io mi sono annoiata a morte, film lungo, palloso, che ha sicuramente un senso profondo (il mereghetti che lo ha apprezzato parla del bisogno americano di avere una guida...o qualcosa del genere) ma io non l'ho colto

per me rimane solo una bella cornice (fotografia, musica) intorno ai due protagonisti, semplicemente grandiosi...ma decisamente sprecatissimi! :D

stasera invece non volevo perchè non avevo voglia di pesantezze, ma alla fine mi sono vista il sempre immenso pacino nei panni del dottor morte, consiglio caldamente la visione di questo film asciutto ed essenziale che racconta la storia di kevorkian

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Giorni fa ho visto Melancholia

e...vabbè...boh..bhi..beh...minchia...

minkia che botta melancholia. sconvolgente per me, ancora a distanza di mesi. per me è IL film sulla depressione.

io intanto ho recuperato un'altra delle mie lacune.

Graduate.jpg

visto su youtube in inglese coi sottotitoli in giapponese :prego:

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