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James Blake


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Bene, a un primo ascolto sono abbastanza deluso.

Stupende Assume Form, Into the Red e le ultime due, vere gemme fuori contesto. Il resto mi pare negritudine zuccherosa (ovviamente sempre suonata da Dio) per adolescenti in calore che non hanno ancora capito il proprio orientamento sessuale. Vediamo come (e se) evolve... si vede e si sente che è innamorato, ma io da bravo vecchio rompicoglioni lo preferivo più scheletrico e minimale, meno featuring, per certi versi unico e non accostabile a nessun altro di quel giro... Invece ormai sta diventando James Black.

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1 hour ago, TomThom said:

Bene, a un primo ascolto sono abbastanza deluso.

Stupende Assume Form, Into the Red e le ultime due, vere gemme fuori contesto. Il resto mi pare negritudine zuccherosa (ovviamente sempre suonata da Dio) per adolescenti in calore che non hanno ancora capito il proprio orientamento sessuale. Vediamo come (e se) evolve... si vede e si sente che è innamorato, ma io da bravo vecchio rompicoglioni lo preferivo più scheletrico e minimale, meno featuring, per certi versi unico e non accostabile a nessun altro di quel giro... Invece ormai sta diventando James Black.

A un primo ascolto son con te.

Poteva fare 2 EP, uno con le cacate di collaborazioni, e l'altro con le rimanenti più quella rimasta fuori che era una bomba.

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Phew...for a minute..pensavo di essere il solo al mondo a pensarla così!

Considero l'album omonimo del 2011 uno tra i più belli di questo decennio, soprattutto per il mood minimale e i silenzi.

In Assume Form avrà appunto trovato la sua strada, sarà innamorato cotto, avrà come sempre i suoni giusti e anche i featuring giusti ma ha perso l'anima. 

La sua anima, ora ha quella di uno tra tanti.

C'è poco da fare: i dischi belli si scrivono quando si è tristi e/o incazzati con il mondo.

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Interessante giudicare la musica dopo mezzo ascolto:fico:

Non sto giudicando i gusti eh, per carità, uno può benissimo dire che un pezzo gli fa schifo al primo ascolto, ma da li a passare a giudizi del tipo "ha perso l'anima" ci vuole molta fantasia. E lo dice uno che ama alla follia tutti i precedenti lavori di Blake.

Per quanto mi riguarda lo sto divorando, e l'accoppiata Tell Them-Into the Red ha già qualcosa di sensazionale. Ma con Blake mi ci vuole tempo, il livello dei dettagli è sempre complesso da esplorare. E io adoro letteralmente essere messo alla prova, infatti il precedente lavoro è forse il mio preferito in assoluto (non che sia più complesso dei primi due, o comunque non necessariamente, certo è un bel mattone).

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1 minute ago, On a Friday said:

Interessante giudicare la musica dopo mezzo ascolto:fico:

Non sto giudicando i gusti eh, per carità, uno può benissimo dire che un pezzo gli fa schifo al primo ascolto, ma da li a passare a giudizi del tipo "ha perso l'anima" ci vuole molta fantasia. E lo dice uno che ama alla follia tutti i precedenti lavori di Blake.

Per quanto mi riguarda lo sto divorando, e l'accoppiata Tell Them-Into the Red ha già qualcosa di sensazionale. Ma con Blake mi ci vuole tempo, il livello dei dettagli è sempre complesso da esplorare

Ma magari!

Da ieri l'avrò ascoltato una decina di volte: in macchina, con le cuffie, con lo stereo ma non me ne piace veramente nemmeno una.

Gli lascio il suo tempo, senz'altro, ma la vedo dura, molto dura.

Poi ripeto suoni belli, musica cool, molto contemporanea ma mi sembra tutto già sentito manco fosse un'Ariana Grande qualunque (con tutto il rispetto per la signorina, eh!).

Il "duetto" con Andrè 3000 è poi francamente inascoltabile, non arrivo a fine canzone neanche sotto tortura.

Di una Retrograde non ce n'è nemmeno la pallida ombra, di una canzone dello stesso spessore intendo.

Non mi sembra un album fatto per durare nel tempo ma per cogliere l'attimo, ecco.

 

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Sono d'accordo e non d'accordo con quanto dite.
Il primo LP, per quanto non si possa dir nulla sul fatto d'essere una vera e propria firma molto riconoscibile ed una perla unica, è fatto degli stessi identici ingredienti di cui sono fatti i lavori successivi, fino a quest'ultimo: è una precisa fotografia di un musicista cresciuto a piano e soul che si impregna dei generi contemporanei in voga.

La prima fotografia era quella di un giovanissimo musicista alle prime armi con le proprie auto-produzioni, che scrive musica chiuso in una camera da letto, da solo con un sintetizzatore, un microfono e un computer. Un timido neofita del clubbing che scopre d'improvviso la dubstep, genere molto in voga all'epoca, e ne rimane tanto affascinato da ricalcarne i caratteri nei propri lavori. Il suo primo e omonimo LP è un disco parzialmente pensato per essere suonato nei club (penso ad esempio a Limit To Your Love, una vera e propria ballad dubstep).
Non ci vedo nessuna "tristezza / incazzatura" particolare con il mondo – e non vedrei ragioni per le quali un bellissimo e talentuosissimo ragazzo di buona famiglia e figlio di un musicista semi-conosciuto, che dice di sé di avere una "happy life", dovrebbe essere incazzato a priori con la vita.

La fotografia di oggi è quella di un musicista più maturo e consapevole di sé, che ha esteso le proprie vedute sulla produzione musicale avendo potuto giustamente ampliare il proprio parco giochi personale e crescere professionalmente; un ragazzo che grazie al proprio nome può cominciare a collaborare con altri grandi talenti odierni (situazione ben diversa da quando inviò la sopracitata LTYL a Feist, che all'inizio non ebbe neppure la cura di darci un ascolto), e che, di nuovo, si fa portavoce dei canoni musicali di spicco del momento, dipingendo il tutto con la solita ottima tavolozza di colori blakiani (un particolare utilizzo e programmazione di campioni e pattern ritmici davvero notevoli, il proprio piano ovattato e riverberato, le singolari armonizzazioni vocali e strumentali, una ricerca puntigliosa nel sound design).

A mio avviso Assume Form coglie l'attimo né più né meno che James Blake LP. Sono entrambe diapositive di "cosa si ascolta oggi". E come nel 2011 ho sentito nel suo primo album quello che andavo a ballare nei club, oggi sento in Assume Form molto di ciò che ho in cuffia da un anno a questa parte. Con il plus che si può riconoscere in entrambi i lavori una certa firma – forse più evidente da cogliere allora, ma non per questo meno presente o diversa oggi.

Che lo si sia già ascoltato 1 o 100 volte, le 24 ore trascorse sono le stesse per tutti: non sufficienti, questi sono dischi che devono sedimentare nel tempo e non negli ascolti. Ragion per la quale personalmente aspetterò un po' prima di provare a capirci qualcosa.
Per il momento posso solo dire di godere come un riccio :copula: Che robetta è Tell Them? Quel clap sculettante e super nigga da 0:21, e Moses Sumney supremo a seguire. Gioia per le mie orecchie per e le mie danze mattutine del risveglio.

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1 hour ago, rightasrain said:

Ma magari!

Da ieri l'avrò ascoltato una decina di volte: in macchina, con le cuffie, con lo stereo ma non me ne piace veramente nemmeno una.

Gli lascio il suo tempo, senz'altro, ma la vedo dura, molto dura.

Poi ripeto suoni belli, musica cool, molto contemporanea ma mi sembra tutto già sentito manco fosse un'Ariana Grande qualunque (con tutto il rispetto per la signorina, eh!).

Il "duetto" con Andrè 3000 è poi francamente inascoltabile, non arrivo a fine canzone neanche sotto tortura.

Di una Retrograde non ce n'è nemmeno la pallida ombra, di una canzone dello stesso spessore intendo.

Non mi sembra un album fatto per durare nel tempo ma per cogliere l'attimo, ecco.

 

Scusami, ho confuso i post pensavo tu avessi ascoltato una volta pure te;)

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1 hour ago, modifiedbear said:

Sono d'accordo e non d'accordo con quanto dite.
Il primo LP, per quanto non si possa dir nulla sul fatto d'essere una vera e propria firma molto riconoscibile ed una perla unica, è fatto degli stessi identici ingredienti di cui sono fatti i lavori successivi, fino a quest'ultimo: è una precisa fotografia di un musicista cresciuto a piano e soul che si impregna dei generi contemporanei in voga.

La prima fotografia era quella di un giovanissimo musicista alle prime armi con le proprie auto-produzioni, che scrive musica chiuso in una camera da letto, da solo con un sintetizzatore, un microfono e un computer. Un timido neofita del clubbing che scopre d'improvviso la dubstep, genere molto in voga all'epoca, e ne rimane tanto affascinato da ricalcarne i caratteri nei propri lavori. Il suo primo e omonimo LP è un disco parzialmente pensato per essere suonato nei club (penso ad esempio a Limit To Your Love, una vera e propria ballad dubstep).
Non ci vedo nessuna "tristezza / incazzatura" particolare con il mondo – e non vedrei ragioni per le quali un bellissimo e talentuosissimo ragazzo di buona famiglia e figlio di un musicista semi-conosciuto, che dice di sé di avere una "happy life", dovrebbe essere incazzato a priori con la vita.

La fotografia di oggi è quella di un musicista più maturo e consapevole di sé, che ha esteso le proprie vedute sulla produzione musicale avendo potuto giustamente ampliare il proprio parco giochi personale e crescere professionalmente; un ragazzo che grazie al proprio nome può cominciare a collaborare con altri grandi talenti odierni (situazione ben diversa da quando inviò la sopracitata LTYL a Feist, che all'inizio non ebbe neppure la cura di darci un ascolto), e che, di nuovo, si fa portavoce dei canoni musicali di spicco del momento, dipingendo il tutto con la solita ottima tavolozza di colori blakiani (un particolare utilizzo e programmazione di campioni e pattern ritmici davvero notevoli, il proprio piano ovattato e riverberato, le singolari armonizzazioni vocali e strumentali, una ricerca puntigliosa nel sound design).

A mio avviso Assume Form coglie l'attimo né più né meno che James Blake LP. Sono entrambe diapositive di "cosa si ascolta oggi". E come nel 2011 ho sentito nel suo primo album quello che andavo a ballare nei club, oggi sento in Assume Form molto di ciò che ho in cuffia da un anno a questa parte. Con il plus che si può riconoscere in entrambi i lavori una certa firma – forse più evidente da cogliere allora, ma non per questo meno presente o diversa oggi.

Che lo si sia già ascoltato 1 o 100 volte, le 24 ore trascorse sono le stesse per tutti: non sufficienti, questi sono dischi che devono sedimentare nel tempo e non negli ascolti. Ragion per la quale personalmente aspetterò un po' prima di provare a capirci qualcosa.
Per il momento posso solo dire di godere come un riccio :copula: Che robetta è Tell Them? Quel clap sculettante e super nigga da 0:21, e Moses Sumney supremo a seguire. Gioia per le mie orecchie per e le mie danze mattutine del risveglio.

Prima di tutto, grazie del post.

Per quanta riguarda la questione ascolti non ho specificato, e hai fatto bene a farlo te. Mi riferivo certo all'assorbimento del lavoro, non al numero di ascolti. 

Per quanto riguarda Tell Them sono con te fino alla morte, impossibile stare fermi.

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1 hour ago, modifiedbear said:

Sono d'accordo e non d'accordo con quanto dite.
Il primo LP, per quanto non si possa dir nulla sul fatto d'essere una vera e propria firma molto riconoscibile ed una perla unica, è fatto degli stessi identici ingredienti di cui sono fatti i lavori successivi, fino a quest'ultimo: è una precisa fotografia di un musicista cresciuto a piano e soul che si impregna dei generi contemporanei in voga.

La prima fotografia era quella di un giovanissimo musicista alle prime armi con le proprie auto-produzioni, che scrive musica chiuso in una camera da letto, da solo con un sintetizzatore, un microfono e un computer. Un timido neofita del clubbing che scopre d'improvviso la dubstep, genere molto in voga all'epoca, e ne rimane tanto affascinato da ricalcarne i caratteri nei propri lavori. Il suo primo e omonimo LP è un disco parzialmente pensato per essere suonato nei club (penso ad esempio a Limit To Your Love, una vera e propria ballad dubstep).
Non ci vedo nessuna "tristezza / incazzatura" particolare con il mondo – e non vedrei ragioni per le quali un bellissimo e talentuosissimo ragazzo di buona famiglia e figlio di un musicista semi-conosciuto, che dice di sé di avere una "happy life", dovrebbe essere incazzato a priori con la vita.

La fotografia di oggi è quella di un musicista più maturo e consapevole di sé, che ha esteso le proprie vedute sulla produzione musicale avendo potuto giustamente ampliare il proprio parco giochi personale e crescere professionalmente; un ragazzo che grazie al proprio nome può cominciare a collaborare con altri grandi talenti odierni (situazione ben diversa da quando inviò la sopracitata LTYL a Feist, che all'inizio non ebbe neppure la cura di darci un ascolto), e che, di nuovo, si fa portavoce dei canoni musicali di spicco del momento, dipingendo il tutto con la solita ottima tavolozza di colori blakiani (un particolare utilizzo e programmazione di campioni e pattern ritmici davvero notevoli, il proprio piano ovattato e riverberato, le singolari armonizzazioni vocali e strumentali, una ricerca puntigliosa nel sound design).

A mio avviso Assume Form coglie l'attimo né più né meno che James Blake LP. Sono entrambe diapositive di "cosa si ascolta oggi". E come nel 2011 ho sentito nel suo primo album quello che andavo a ballare nei club, oggi sento in Assume Form molto di ciò che ho in cuffia da un anno a questa parte. Con il plus che si può riconoscere in entrambi i lavori una certa firma – forse più evidente da cogliere allora, ma non per questo meno presente o diversa oggi.

Che lo si sia già ascoltato 1 o 100 volte, le 24 ore trascorse sono le stesse per tutti: non sufficienti, questi sono dischi che devono sedimentare nel tempo e non negli ascolti. Ragion per la quale personalmente aspetterò un po' prima di provare a capirci qualcosa.
Per il momento posso solo dire di godere come un riccio :copula: Che robetta è Tell Them? Quel clap sculettante e super nigga da 0:21, e Moses Sumney supremo a seguire. Gioia per le mie orecchie per e le mie danze mattutine del risveglio.

Premesso che ovviamente le mie sono considerazioni assolutamente personali e non hanno nessuna pretesa di oggettività.

Capisco cosa dici e sono d'accordo.

Diciamo allora che nel 2011 ero sintonizzato con il primo lavoro e ne apprezzavo tantissimo la fragilità e l'imperfezione che percepivo.

Oggi, nel 2019, ho l'impressione che Blake ed io non siamo più purtroppo (o per fortuna) nella stessa fase, o forse i miei 45 anni sono troppi per esserlo.

Fortuna che Thom è più grande di me!! :P

(è per sdrammatizzare)  

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8 hours ago, TomThom said:

Bene, a un primo ascolto sono abbastanza deluso.

Stupende Assume Form, Into the Red e le ultime due, vere gemme fuori contesto. Il resto mi pare negritudine zuccherosa (ovviamente sempre suonata da Dio) per adolescenti in calore che non hanno ancora capito il proprio orientamento sessuale. Vediamo come (e se) evolve... si vede e si sente che è innamorato, ma io da bravo vecchio rompicoglioni lo preferivo più scheletrico e minimale, meno featuring, per certi versi unico e non accostabile a nessun altro di quel giro... Invece ormai sta diventando James Black.

Super mega quotone.

A me piace solo Don't Miss It (che tra l'altro era il singolo uscito già nel 2018) e un pochino Mile High. Le altre proprio non le digerisco e sto al terzo/quarto re-listen.

Che delusione, avevo un hype forse troppo alto ma gli album precedenti sono su un altro livello per come la penso io. Anche io lo preferivo più elettronico e minimale (il singolo If The Car Beside You Moves Ahead mi era piaciuto davvero tanto).

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Temevo molto questo disco, viste le innumerevoli collaborazioni con lo star system americano, invece ha tirato fuori proprio uno bel lavoro. Mi piacciono molto le collaborazioni con Rosalia e Andre 3000 (quanto mi mancano gli OUTKAST), poi la Title Track dimostra tutta la sua classe.

Per ora promosso.

 

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A me TCIA faceva CACARE. (Con la C, perché sono terrone.) Questo è un altro paio di maniche, e si capisce già al primo ascolto. Continuerò ad ascoltarlo sicuramente, non ho trovato pezzi chiaramente deboli finora. 

EDIT: tra l'altro ai romanticoni questo album non può che piacere, è letteralmente un album sulla gioia di essere innamorati.

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Probabilmente dovevo già capire dalla cover del disco che "questo" Blake non fa per me. Innamorato, social (su Twitter è da mani nei capelli) e piacione... la prima delusione del 2019 è servita.

Voglio dire, Mile High è un bel pezzo da negroni con una certa classe, ma non serviva Blake per farlo, una roba simile in quanti altri dischi si trova? Per la maggior parte sembra un album prodotto da Blake, non un suo album. Andate a risentirvi i precedenti e poi mettete questo nello stereo, sembrano due persone differenti.

Non concordo con te @demos, ovviamente è sempre tutto soggettivo: io ci sento un romanticismo zuccheroso e stucchevole in certi pezzi, vedi Can't Believe the Way We Flow o I'll Come Too. Alcune tracce sono quasi al limite del fastidio fisico, ripensando a cosa aveva scavato fuori nei primi tre lavori (Tell Them, Barefoot in the Park e Where's the Catch mi fanno una tristezza mondiale). La title track mi ha stufato abbastanza in fretta, confermo la lode invece per Into the Red (lì si sente la scintilla del genio) e per le ultime due tracce, due meraviglie che riconciliano con il mondo. Disco mediocre, di gran lunga il suo peggiore... nobilitato da tre gemme assolute, ma non mi basta.

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24 minutes ago, TomThom said:

Non concordo con te @demos, ovviamente è sempre tutto soggettivo: io ci sento un romanticismo zuccheroso e stucchevole in certi pezzi, vedi Can't Believe the Way We Flow o I'll Come Too. Alcune tracce sono quasi al limite del fastidio fisico, ripensando a cosa aveva scavato fuori nei primi tre lavori (Tell Them, Barefoot in the Park e Where's the Catch mi fanno una tristezza mondiale). 

Il fatto è che è un album diverso dai precedenti, proprio come genere, e secondo me la cesura più profonda è proprio con TCIA. Assume Form è pop sfacciato aggiustato alla moda contemporanea, come diceva modified qualche post fa, TCIA no, era già più un esercizio di stile. Questo disco mi garba credo proprio per questo: io dopotutto sono più abituato alle smussature pop che all'oltranzismo elettronico, e Assume Form è un buon compromesso, secondo me. Certo, è un album da classifica, ma per me è fatto bene. Devo riascoltarlo comunque, l'ho sentito solo due volte.

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20 minutes ago, echoes said:

Secondo me @TomThom è d'accordo con la recensione.

Ne sono certo anche io.
Nonostante ciò rimane una recensione da polli che per il fatto di essere al di fuori da una certa scena musicale, che altro non è che il background blakeiano del disco, non possono comprenderne l'ascolto perché prevenuti a prescindere sul genere.
È un po' come se avessi chiesto di recensire l'ultimo lavoro di Pusha-T al mio vecchio Maestro di composizione classica del conservatorio.
Nulla togliere al Maestro, ma ci sono cose che vanno al di fuori della sua portata; apprezzare un genere senza conoscerlo non è evidentemente cosa da tutti.
Ed aver apprezzato Blake nel passato non significa di certo avere in mano gli strumenti per comprenderlo nel presente.
Questa di ondarock è la recensione di Kid A di chi è rimasto fermo alle chitarre di OK Computer – non perché questo ultimo Blake sia il suo Kid A, ma per un discorso di salto stilistico.

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Ma per me è il contrario: il Blake del 2019 è uno che tenta di rimasticare cose già esistenti (ovviamente a modo suo e con una certa grazia, non gli si potrà mai dire "tamarro"), mentre paradossalmente prima era più originale e unico. Sta percorrendo il percorso contrario dei Radiohead: era partito con Kid A (l'esordio) e questo è il suo Pablo Honey.

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