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A Moon Shaped Pool


Lacatus

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Io continuo ad ascoltarlo con molta frequenza, diciamo almeno un paio di volte a settimana. Continuo a non essere influenzato da tracklist, disomogeneità e altre pippe (legittime eh, non fraintendetemi). Dico di più, sono contento, sta reggendo la prova del tempo anche se in alcuni momenti avevo dubitato di ciò. 

Comunque potete chiarire meglio il discorso sull'omogeneità? Io non l'ho mai capito veramente a fondo, alla fine tolto Kid A e Ok Computer quale album dei Radiohead nel suo insieme è omogeneo? (tolti i due ep che compongono TKOL).

Anzi, secondo me l'atmosfera sognante, serale, notturna che impregna l'album lo rende uno dei più coesi all'ascolto (tolta Burn The Witch, che è effettivamente fuori posto, pur piacendomi il pezzo).

In ogni caso anche queste sono pippe, e io mi godo un disco che nella sua apparente semplicità (apparente perchè sto ancora scoprendo dettagli dopo mesi) mi appaga totalmente.

 

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Top tre arrangiamento d'archi Shampoo:

Burn The Witch: Sto cazzo di "col legno" mi piace molto, ma il top si raggiunge in momenti per me diversi: la melodia molto bella che parte da 1.28. sospesa e confliggente con la voce, molto liquida, mi piace. Poi trovo geniali quegli archi bassisimi sotto la linea principale che svasano a 2.11. Stupendi. Semplice ma d'impatto la scala che chiude a 2.17, bella chiosa. Poi il finale tutti gli archi sono con quelle tre linne principali che si intersecano...WHOA!B)

Tinker: vi rimando a quello che ho scritto nel topic apposito.

Glass Eyes: Questo è un uso che ho riscontrato poco nel disco e la rende più particolare. Qui gli archi seguono una loro melodia, sembrano danzare intorno al piano e non si impongono e non doppiano niente. Sembra quasi si Thom a rincorrerli e non viceversa - come è in altri episodi del disco. Molto impressionistici, sembra un brano di Debussy. Ma in generale credo che qui abbiano fatto un ottimo lavoro, cnetrato, mettendo sul piatto tre linne diverse: piano, voce, archi con ognuno che va quasi per i suoi binari, ma risultano poi alla fine legati insieme, almeno ascoltandoli. Sono linne sguazzanti, tese, ma molto belle, prorio perchè quasi parallele, eppure necessarie l'una alle altre.

Pura associazione mentale eh, il pezzo non c'entra niente, ma non so perchè mi viene in mente questa quando ascolto glass eyes.

 

 

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  • 2 weeks later...

Il mio sentimento per quest'album è cambiato: per mesi ho detto "ci voleva più Thom", ora dico che ci voleva più Jonny. Jonny a palate. E adesso quando capiterà nuovamente l'occasione per fare un album veramente orchestrale*?

*per orchestrale intendo impossibile da eseguire senza un'orchestra e fuori da un teatro.

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@@li credo veramente, fermamente, che soprattutto Thom come autore di musica avrebbe potuto fare molto di più in AMSP... non l'ho mai visto così appannato (va detto che si era spremuto fino al sangue col bellissimo Tomorrow's Modern Boxes). A quel punto Jonny avrebbe dovuto avere mano libera su pressoché tutto, un po' come George Martin coi Beatles. Ha prevalso invece l'idea di fare un disco da band, con gli archi a scopo puramente decorativo a parte rarissimi momenti...quindi un disco in fin dei conti simile a In Rainbows, ed è per questo che mi da sempre quell'impressione di già sentito, di deja vu. Detto questo ci sono dei pezzi da 90, è indubbio, si parla di Radiohead, mica dei Pincopallinoqualsiasi :)

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28 minutes ago, Lacatus said:

Il mio sentimento per quest'album è cambiato: per mesi ho detto "ci voleva più Thom", ora dico che ci voleva più Jonny. Jonny a palate. E adesso quando capiterà nuovamente l'occasione per fare un album veramente orchestrale*?

*per orchestrale intendo impossibile da eseguire senza un'orchestra e fuori da un teatro.

Stessa identica sensazione. Si poteva spingere a manetta. 40 minuti di Tinker Tailor. Dentro dei fiati, dei legni, tamburi, ritmo, ritmo!

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@Lacatus , @pandroid io resto dell'idea di cui ero prima dello scorso maggio: i Radiohead a questo punto DOVEVANO fare un disco come AMSP (cosi come quando usci' In Rainbows dovevano fare un disco di quel genere). E non, attenzione, perche' abbiano mai avuto l'esigenza dell'album "facile" che strizza l'occhio ai fans di Ok Computer o al "grande pubblico", che ormai per via di come hanno condotto la loro carriera in fondo nn avranno, per fortuna mai, ma perche' è la loro naturale reazione a cio' che hanno prodotto prima. ASMP è la "giusta" reazione a TKOL e quindi secondo me è normale che nn ci sia una suite di Tinker Tailor da 40 minuti. Forse quella, se ci sara', l'avremo nel prossimo album, che per lo stesso motivo di cui sopra mi aspetto sia molto meno "listener friendly" e molto piu' spinto verso la sperimentazione.

In fondo è evidente da 20 anni che questo sia il loro modus operandi piu o meno e finora gli ha permesso di essere quel che sono.

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1 minute ago, pandroid said:

Stessa identica sensazione. Si poteva spingere a manetta. 40 minuti di Tinker Tailor. Dentro dei fiati, dei legni, tamburi, ritmo, ritmo!

Tu l'avevi capito da subito... e condivido in toto i tuoi suggerimenti. Ecco, se ci sarà mai un Lp10 così, anche A Moon Shaped Pool acquisirebbe senso, perché sarebbe comunque un disco di transizione vero qualcosa di più orchestrale.
In alternativa potrebbero rispolverare il caro vecchio "very old + very new", ma in maniera pesante, come io speravo fosse: Inherent Vice + Tomorrow's Modern Boxes. 

Purtroppo pezzi come la mia amata Desert Island Disk, come Identikit e come Ful Stop sono un po' fuori posto in questo disco...la stessa The Present Tense la sento collegata più a TKOL (dopo Separator sarebbe stata la chiusura perfetta, non solo del Re dei Rami, ma di tutta la carriera), anche se comprendo le ragioni poetiche della loro inclusione in un disco tutto improntato sul concetto di malattia terminale, e quindi di rapporto col tempo, la memoria, eccetera...

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Riascoltato oggi. Abbiamo detto ridetto e stradetto ma a me continua a sembrare un bel disco, di classe ma anche di sostanza. 

Non so se fosse il miglior disco che potessero fare ad oggi - non lo sapremo mai e trovo questo discorso un po' pernicioso. 

Certo, non sconvolge; certo, non sorpende. Ma è confortevole come una coperta una sera d'inverno. 

Peccato che faccia si che TKOL rimanga un esperimento isolato, ma potrebbe o chiudere la carriera o aprirne un nuovo capitolo - che però potrebbe anche portare anche punti oscuri.

Però per essere il loro primo disco da vecchiazzi nello spirito sono partiti con il piede mooolto giusto.  

Mi sembra un disco saggio. Certo non è un disco eccitante. E pensare ai Radiohead vecchiazzi fa un po' tristezza, però bisogna anche esserne consapevoli. Ecco loro sono stati molto consapevoli e questo lo trovo bello. 

Il vero problema è che non so se essere triste per i Radiohead vecchi e saggi o godermeli in questa nuova fase. Da qui nasce il mio continuo passare da una valutazione all'altra.

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  • 2 weeks later...

Non ho voglia di aspettare a maggio 

* * * * *
Decks Dark, Desert Island Disk, Ful Stop, Glass Eyes, The Numbers, Present Tense

* * * *
Identikit

* * *
Burn The Witch

* *
Daydreaming, Tinker Tailor Soldier Sailor Rich Man Poor Man Beggar Man Thief, True Love Waits

 

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Ascoltandolo penso sempre di più che avesse ragione Neil McCormick che fu il primo nella sua recensione a parlare di un "  an entire album of the kind of songs that could lull you into sleep but may give you nightmare".

Questa mia sembra un ottima summa del disco. 

E' un lavoro disorganicissimo nei singoli episodi, ma unito dall'atmosfera quasi fiabesca. Non per nulla per me quasi si trasforma, ascoltando in una serata serena (adesso esagero, ma trovo che l'abbinamento faccia risaltare una mia personale visione del disco). E' molto meditativo, quasi sornione, ma sa anche essere profondo. 

Poi, dal punto di vista musicale s'è detto e ridetto. Continuo a ritenerlo forse il primo disco veramente maniersita - detto sia negativamente che positivamente - dei Radiohead. Ma nonostante ciò lo vivrei benissimo se fosse l'ultimo disco dei nostri, perchè ha TUTTO per esserlo. Se non lo fosse, acquisirebbe meno senso. 

Non la sto gufando, ma ammetto che non mi dispiacerebbe. Ovviamente è logico che molti altri invece vogliano ancora i Radiohead, e ci mancherebbe non fosse cosi. 

(Anche perchè i lampi di genio ci sono ancora, ma in questo disco stanno più nei dettagli che non nel complesso: penso a certe piccole parti dell'arrangiamento di BTW, all'armonia di Glass eyes, al coro di Decks Dark, alla melodia di PT. E' proprio un album di piccole cose.)

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On 27/3/2017 at 5:51 PM, Gasba said:

Aiutatemi.

Mi alterno tra giorni in cui mi sembra un lavoro eccellente e giorni in cui mi sembra un mucchio di banalità di un gruppo arrivato al capolinea.

benvenuto - più o meno: alla banalità non c'arrivo - nei miei ultimi 9 mesi Radioheadiani...

A volte gli archi jonneschi mi esaltano a volte mi fanno incazzare perchè li  trovo un po' magniloquenti senza motivo, più che altro senza guizzi 

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49 minutes ago, Wanderer said:

benvenuto - più o meno: alla banalità non c'arrivo - nei miei ultimi 9 mesi Radioheadiani...

A volte gli archi jonneschi mi esaltano a volte mi fanno incazzare perchè li  trovo un po' magniloquenti senza motivo, più che altro senza guizzi 

Al primo ascolto la mia impressione fu "si può fare molto di meglio", che è la stessa impressione che mi diede the king of limbs.

Poi uno agli album ci si affeziona, li ascolta, ci si lega emotivamente e allora diventano tutti capolavori. Ma l'amara verità è che ormai producono imitazioni in plastica di "nuove sonorità".

(domani magari dirò l'opposto eh)

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On 27/3/2017 at 5:51 PM, Gasba said:

Aiutatemi.

Mi alterno tra giorni in cui mi sembra un lavoro eccellente e giorni in cui mi sembra un mucchio di banalità di un gruppo arrivato al capolinea.

 

On 27/3/2017 at 7:11 PM, echoes said:

Risentito pochi giorni fa dopo mesi...Grande grande disco.

Idem a echoes. Ho fatto una bella pausa di circa 3 mesi e quando l'ho ascoltato (cuffie, notte,sola) mi ha commossa; sono rapita dalla sensibilità  e dalle atmosfere introspettiche che secondo me si muovono come onde, in questo lavoro: avanzano e si ritirano, portan via e lasciano qualcosa. Lo amo.

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11 hours ago, Gasba said:



Poi uno agli album ci si affeziona, li ascolta, ci si lega emotivamente e allora diventano tutti capolavori. 
 

Vero quello che dici, ma volendo usare un po' di raziocinio credo che per la dicitura capolavoro/radiohead non si scappi da Ok Computer/Kid A/Amnesiac. E non è certo poco, sono già tre dischi. 

Il resto uno lo può valutare come vuole - io amo tkol come sai - , ma i capolavori sono quei tre. Attenzione che comunque l'affrancatura di capolavoro si mette molto in retroprospettiva, come è normale che sia. Ma in ogni caso non credo che i dischi successivi, o quello precedente, a quelli possano assurgere a tale status. 

La cosa bella è che sono tutti, per un motivo o per un altro, interessanti e di media molto belli. Questo fa della produzione Radiohead un po' un unicuum nella storia recente della musica popolare..

 

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  • 3 weeks later...

Lacatus, ci sono gli archi su ful stop..

 

1 Burn The Witch*

2 Daydreaming*

3 Decks Dark^

4 Desert Island Disk

5 Ful Stop*^

6 Glass Eyes*^

7 Identikit^

8 The Numbers*

9 Present Tense^

10 Tinker Tailor Soldier Sailor Rich Man Poor Man Beggar Man Thief*^

11 True Love Waits

 

* = Strings

^ = Choir

 

Conductor:

Hugh Brunt

 

Violins:

Galya Bisengalieva

Eloisa-Fleur Thom

Alanna Tonetti-Tieppo

Mira Benjamin

 

Violas:

Robert Ames

Rebecca Jones

Ian Anderson

Charlotte Bonneton

 

Cellos:

Oliver Coates

Clare O’Connell

Max Ruisi

Gregor Riddell

Christopher Graves

 

Double Bass:

Dave Brown

 

Choir:

Cerian Holland

Josephine Stephenson

Harriet Armston-Clarke

Catherine Harrison

Chrysanthemum Bear

Bethany Horak-Hallett

Sophie Gallagher

Judy Brown

Emma Lewis

Harriet Hougham Slade

Daisy Chute

Rose Martin

Martha McLorinan

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