Jump to content

Interstellar SPOILER


Gasba

Recommended Posts

Se volessimo paragonare Hollywood ad un’ostrica, Interstellar ne sarebbe forse la sporadica perla?

Magari partiamo da qui.

In questi casi fa sempre bene premettere e ricordare che Hollywood è praticamente una macchina, e questa macchina costruisce oggetti in serie. Gli oggetti devono rispondere prima di tutto ad una domanda, un’esigenza insita nello spettatore. Il film deve vendere, e deve come minimo rientrare di tutte le spese. È ovvio che in questo clima disumano e totalmente contrario al fiorire spontaneo della creatività e della fantasia, Nolan possa viversela un po’ così, con le palle legate insomma. Ma ho paura che quest’“ansia da prestazione” - insita nel sistema appunto – si sia trasformata con Nolan in una specie di naturale tendenza all’epico, allo straordinario, all’immenso, gigantesco, ecc. ecc., motivo per cui quella che dovrebbe essere “la perla” di Hollywood diventa al tempo stesso anche lo stemma di tutti i difetti dell’impero Hollywood. Non tanto per il fatto che gli americani continuano a scambiare “L’umanità” con “Gli stati uniti d’america” (cosa apparentemente innocua, ma che nasconde sempre un propagandismo culturale che ha una certa risonanza in paesi ad esempio come il nostro, ma questo è tutt’altro discorso); i difetti di cui Interstellar si fa portavoce sono piuttosto tutti nella comunicazione. Come dicevo nell’altro topic, perché Interstellar non è un capolavoro? Perché Nolan è il trionfo di un metodo, è l’apice di un sistema di fare cinema, è il portare-in-eccesso una struttura fondamentale già sondata e collaudata. Fa quello che fanno tutti, ma lo fa meglio, lo fa MASTODONTICO, alla perfezione, da manuale. Non c’è coraggio nel sondare nuovi territori, nuovi modi di raccontare, nuovi modi di far provare un’esperienza. In questo Gravity ad esempio è riuscito meglio: meno mastodontico, meno cervellotico, magari anche con gli stessi difetti di sceneggiatura, ma con quel leggero e fondamentale cambio di forma che lo rende fottutamente interessante e da brivido: zero musiche, piani sequenza da capogiro, uso intensivo della soggettiva, un’esperienza vera e propria, si è ottenuto qualcosa di diverso. Nolan invece, non contento di Inception, arriva alla quinta dimensione, contrae la sceneggiatura, la accartoccia, gli fa fare le piroette e ci mette i fuochi d’artificio, ma in tutto questo è difficile avvertire un vero sentimento dell’abisso, una vera esperienza alla periferia dello scibile. Nolan non fa il grande salto, rimane nell’ambito blockbuster, lo porta all’apice, ma lì rimane.

Detto ciò, vorrei soffermarmi su alcuni contenuti simbolici di non poco conto (e qui partono i pipponi veri). Tutta la storia in generale regge bene, tiene in sé una certa profondità. Il padre come Eroe solare; il Sole come portatore di vita e propensione alla vita. Qui è ben presente il tema archetipico del sole-padre che “parte”, si assenta per essere inghiottito dall’orizzonte, portando la notte e quindi la speranza che il sole risorga in un nuovo giorno, in nuova vita. Questo richiamo alla ciclicità, ovvero del passaggio obbligato del sole negli Inferi affinché vi sia nuova vita, è calcato ovviamente dal fatto che è l’eroe stesso a “dirsi di partire”, e credo sia un po’ l’invenzione portante di tutto il film (nonostante avessi già capito tutto a 15 minuti dall’inizio). In noi non vive solo il nostro passato, ma in qualche modo anche il nostro futuro, e ci determiniamo in base al nostro passato tanto quanto in base al nostro futuro. Esiste un nostro “essere quadridimensionale”, in cui convivono l’utero e la tomba. Di qui si dispiega tutto il discorso metacinematografico tipico di Nolan: noi esseri tridimensionali siamo costretti a vivere quest’interezza in sequenza, in fotogrammi, uno-dopo-l’altro. Esiste una struttura che contiene in sé il passato ed il futuro, ma noi possiamo usufruirne solo in sequenza: ecco il cinema. La struttura è il film intero, ed in ogni “momento presente” del film, in ogni fotogramma, possiamo avvertire la struttura del prima e del dopo. Inoltre il wormhole non a caso è vicino Saturno, il greco Kronos, ovvero il tempo in sequenza, da contrapporsi ad Aion, l’Eone, che è invece la “durata vitale”, l’eternità, quadridimensionale potremmo dire. Kronos è il limite umano – il tempo – il non poter esperire il mondo se non da un’inquadratura intrinsecamente frammentaria. La verità è intorno a noi, ma non possiamo vederla se non in frammenti.

Simbolicamente Saturno rappresenta il limite anche per il suo essere l’ultimo pianeta visibile ad occhio nudo, e dunque per molto tempo è stato anche l’ultimo pianeta conosciuto. Oltre Saturno c’era solo l’ignoto; oltre il Tempo solo il non-tempo e l’eternità. Il regno di Saturno è il regno del Tempo, è una caduta nel tempo (tanto per citare Cioran). Ogni cosa nel suo regno è destinata alla corruttibilità, allo sfiorire. Eppure dietro il misterioso ciclo della vita, il film sembra dirci che ogni nostra azione è eterna, e che quel che stiamo vivendo l'abbiamo già vissuto e lo rivivremo per sempre (eterno ritorno? mha...).
Il discorso meta-cinema è abbastanza chiaro quando si pensa che un film è a suo modo molto relativistico. In due ore si può raccontare una vita intera, il tempo del film ed il tempo reale non coincidono mai (se non in un certo tipo di cinema, certamente più impegnato).
Tutto ciò per dire che Interstellar in fin dei conti vuole dirci qualcosa. Ce lo dice in maniera accademica, in cui l’archetipo diventa spesso stereotipo, ma c’è sicuramente un certo sforzo in sceneggiatura. Senza dubbio andrà rivisto almeno un’altra volta, se non altro per essere sicuro di non aver sparato cazzate colossali.

Link to comment
Share on other sites

Io farei un discorso un tantino diverso rispetto a Hollywood; fondamentalmente chi conosce il Cinema di Nolan sa che quando si guarda un suo film spesso si entra in un mondo nuovo, diverso: è una delle regole del suo Cinema.
Ricordo grandi critiche quando uscì Insomnia o peggio ancora Inception: la sceneggiatura, spesso, diventa un po' confusa, penso che Nolan si sia dato alla fantascienza proprio per questo motivo: per "giustificare" alcune cazzate in tema di sceneggiatura.
Interstellar non fa eccezione: è un film di fantascienza, il più "sborone" della sua intera filmografia e anche in questo caso non mancano i paradossi, i "se" e i "ma". Nolan ci introduce in un mondo nuovo, con delle regole stabilite...il difetto è che davanti a questo mondo nuovo lo spettatore inizia a farsi domande..."ma se...?" "ma come è possibile che...?"

Io con Nolan ho un rapporto di amore, che a volte sconfina nell'odio perché con un lavoro un po' più serio in fase di sceneggiatura i suoi film sarebbero, se possibile, ancora più profondi. Ma questo non vuol dire che, comunque la mettiamo, il suo Cinema non sia un Cinema di interesse.

Dai tempi di Insomnia vado a vedermi tutti i suoi film al Cinema, è uno dei pochi registi contemporanei che stimo, vuoi per la sua filosofia legata alla creazione del film (uso di vecchie e nuove tecnologie, no al 3D, si all'Imax, sì alle pellicole ma con un buon uso di digitale) vuoi per i messaggi che manda.
Quello che più mi intrippa dei suoi film è proprio rivederli per cogliere sfumature, messaggi criptati, dettagli: ecco Nolan è un regista che più di altri si presta a un lavoro non tanto di "occhi" o "cuore" ma di mente. E' molto, troppo, mentale.

Detto questo io Interstellar l'ho visto una volta e so che i suoi film vanno visti infinite volte. Quindi per ora posso solo dire che il film m'è piaciuto, il tempo dirà se è un capolavoro o comunque un film di una certa importanza nella storia del Cinema.

Link to comment
Share on other sites

Devo ancora formulare un pensiero ben articolato su Interstellar, ma di sicuro c'è una cosa importante (almeno per me) da sottolineare.

Come avrei voluto che il film finisse con McCounaghey fluttuante nello spazio dopo "l'incursione" nella libreria...ho tirato una bestemmia quando è riapparso nel letto d'ospedale e ho proseguito nel rosario fino a quel finale che, mi auguro tanto di sbagliare, lascia ipotetici spiragli aperti per un seguito (ma wtf!).

Imperdonabile.

Link to comment
Share on other sites

Devo ancora formulare un pensiero ben articolato su Interstellar, ma di sicuro c'è una cosa importante (almeno per me) da sottolineare.

Come avrei voluto che il film finisse con McCounaghey fluttuante nello spazio dopo "l'incursione" nella libreria...ho tirato una bestemmia quando è riapparso nel letto d'ospedale e ho proseguito nel rosario fino a quel finale che, mi auguro tanto di sbagliare, lascia ipotetici spiragli aperti per un seguito (ma wtf!).

Imperdonabile.

No non lo fa.

Se ci pensi è simile al finale di The Dark Knight Rises, un finale aperto, ma credo (spero!) che non si ripeterà.

Link to comment
Share on other sites

Io adoro Nolan, e forse questo fa si che non riesca a vedere nei suoi film le tipiche cadute hollywoodiane..Nella trilogia di Batman (in Inception un po' meno) le scene pompose, le battute ad effetto tipiche del cinema americano non mi infastidiscono, ma anzi mi "gasano", qui proprio riesco a vederle.. Si ok, il viaggio nello spazio era chiaro fin dall'inizio (ma il film si chiama interstellar ), bandiere americane e nasa a ruota, ma non mi infastidiscono perchè sono camuffate bene..quante volte nel film si sente parlare di umanità, non di singoli individui, di amore, di affetti, di relazioni..per me è stato prima un film "romantico" poi un film di fantascienza ( che poi anche qui tolto il buco nero allargato per consentire il viaggio intergalattico, che è ancora cosa puramente teorica per il resto è abbastanza credibile come storia)...

Le scene con improvvisi silenzi nello spazio sono bellissime, specie se incredibilmente il pubblico al cinema le rispetta..

Per il finale sono d'accordo con Mr. Wolf, non credo si ripeta e nemmeno io l'ho visto come la base per un secondo film..Infine ringraziamo che il film non sia in un inutile 3d.

Link to comment
Share on other sites

Io adoro Nolan, e forse questo fa si che non riesca a vedere nei suoi film le tipiche cadute hollywoodiane..Nella trilogia di Batman (in Inception un po' meno) le scene pompose, le battute ad effetto tipiche del cinema americano non mi infastidiscono, ma anzi mi "gasano", qui proprio riesco a vederle.. Si ok, il viaggio nello spazio era chiaro fin dall'inizio (ma il film si chiama interstellar ), bandiere americane e nasa a ruota, ma non mi infastidiscono perchè sono camuffate bene..quante volte nel film si sente parlare di umanità, non di singoli individui, di amore, di affetti, di relazioni..per me è stato prima un film "romantico" poi un film di fantascienza ( che poi anche qui tolto il buco nero allargato per consentire il viaggio intergalattico, che è ancora cosa puramente teorica per il resto è abbastanza credibile come storia)...

Le scene con improvvisi silenzi nello spazio sono bellissime, specie se incredibilmente il pubblico al cinema le rispetta..

Per il finale sono d'accordo con Mr. Wolf, non credo si ripeta e nemmeno io l'ho visto come la base per un secondo film..Infine ringraziamo che il film non sia in un inutile 3d.

Nolan non ama il 3D e non penso farà mai un film così, preferisce l'IMAX.

Nei suoi film non vedo un "tratto hollywoodiano" nel senso che si vede la mano inglese, la stessa di gente come Hitchcock, Sam Mendes o Danny Boyle.

Poi, ripeto, rispetto ad altri lui è più mentale, meno celebrativo, meno retorico e meno paraculo dei registi ammericani.

Link to comment
Share on other sites

E' un film a metà. Dura troppo, e non puoi essere metà melenso, e metà tecnico senza confondermi, e avendo passato una adolescenza dietro la sf, ci ho messo tre secondi a intuire cosa c'era dietro la storia della libreria, capendo come andava a finire il film con tre ore d'anticipo.

Per quanto riguarda la scienza, cos'è questa tendenza a dover spiegare TUTTO? Non voglio andare al cinema per sentirmi dire dell'eventualità che esista un firewall dopo il raggio di Schwartzchild di un buco nero, o che si possa ridurre a zero l'orizzonte degli eventi realizzando una singolarità ad anello nuda, per questo mi basta andare in dipartimento.

Inoltre, per fortuna appartengo a quel 2% di scienziati al quale l'accuratezza scientifica frega ben poco, sono al cinema, non a lezione, ma se proprio vuoi fare il figo, fallo fino in fondo, non mi buttare dentro orizzonti degli eventi e quantogravità mischiandole a evidenti minchiate utili a coprire buchi di trama.

L'amore c'ha rotto i coglioni, abbiamo capito che è una bella cosa, BASTA.

Nota positiva: bellissime le immagini nello spazio. Accuratissima la rappresentazione del wormhole, del lensing, e del buco nero, almeno, finché non ci finisce dentro. :laugh:

Nel complesso, occasione sprecata.

Link to comment
Share on other sites

Salvatò, se vuoi ti faccio un rapido check di realisticità sul pianeta vicino al buco nero. :laugh: Paradossalmente, il fatto che riceva calore dal disco di accrescimento è una delle cose più accurate del film. Di sicuro dall'astronave in orbita dove il tempo va "normalmente" (tecnicismo: come in Minkowski) non avrebbero potuto vedere il pianeta, per via del redshift gravitazionale: se il pianeta emette nell'ottico, una distorsione tale da trasformare un'ora in sette anni come minimo ti sposta il blu nell'infrarosso.

Però tenderei a precisare, giusto per continuare a fare i sapientoni, che i buchi neri non risucchiano una bega, per finirci dentro devi volerlo e andarci dritto per dritto (cit. del mio professore "è più facile finire su una stella che su un buco nero, anzi, preferirei viaggiare in una galassia di buchi neri che in una di stelle"). Se il Sole venisse sostituito ora con un buco nero della stessa massa, moriremmo di freddo, ma la nostra orbita potrebbe addirittura essere ancora più stabile di quella attuale.

Link to comment
Share on other sites

Simbolicamente Saturno rappresenta il limite anche per il suo essere l’ultimo pianeta visibile ad occhio nudo,

Anche Urano lo è, a stento (ha una magnitudine apparente di circa 6, e noi fino a 6.5 riusciamo a vedere a occhio nudo, tien conto che minore e la magnitudine apparente, più luminoso è l'oggetto, fino ad arrivare al Sole che è tipo -26), solo che gli astronomi dell'epoca pensarono fosse una stella (molto) poco luminosa, perché si sposta lentamente nel cielo. ;)

Link to comment
Share on other sites

Scusa Pandroid, evidentemente te ne intendi. Domanda: il buco nero nasce in seguito agli eventi che portano alla morte di una stella di grandi dimensioni, giusto? Io non sono uno scienziato, ma ho letto varie cose a riguardo e ho sempre pensato di sapere che il buco nero attrae i corpi che sono nel suo campo gravitazionale modificandone di conseguenza l'orbita. qualche settimana fa sono stato ad un osservatorio nella mia zona e il prof. addetto alle spiegazioni parlava (ovviamente a grandissime linee) anche dei buchi neri, spiegando che nemmeno la luce riesce ad uscirne. Ad esempio il discorso che fa sul fatto che i pianeti sono "vicini" al buco nero che quindi attira tutto (asteroidi etc etc) era un discorso puramente matematico?? O proprio fisico di attrazione gravitazionale?

Mi hai confuso le idee.

Già che ci siamo puoi spiegarmi come è riuscito a superare l'orizzonte degli eventi, senza offendermi per le minchiate che avrò scritto?2%20(5).gif

Link to comment
Share on other sites

Premessa: ogni volta che ti metto un * è perché ci sono miliardi di dibattiti teologici noiosi in corso sull'argomento, quella che ti riporto è l'opinione della maggioranza, o la più semplice.

Cos'è un buco nero? Definizione brutale: un buco nero è un oggetto la cui velocità di fuga, ovvero la velocità che devi avere per sfuggire alla sua attrazione gravitazionale una volta che sei al suo interno, è maggiore o uguale a quella della luce. Sembra fantascienza, ma è un concetto del 1783.

Come faccio a ottenere questo oggetto? Comprimendo una massa M al di sotto di un raggio noto come raggio di Schwartzchild, che divide l'interno di un buco nero dal resto dell'Universo, e che varia di massa in massa. Se la massa del Sole viene compressa entro 3 km, diventa un buco nero. Se la massa della Terra viene compressa entro 3 cm, diventa un buco nero. Se io vengo compresso entro il raggio di un nucleo atomico, divento un buco nero.

Queste compressioni avvengono in natura? Avvengono solo se parti da stelle con masse talmente grandi (una ventina di volte quelle solari) tali da portare alla fine della loro vita, dopo che avvengono fantastilione di robe complicate al loro interno, alla nascita di questi oggetti. Fatto curioso: fino agli anni '50 parlare di buchi neri poteva costarti la carriera e farti passare per idiota, così come fino al 1967 siamo rimasti convinti che l'Universo fosse eterno e Big Bang aveva ancora l'accezione dispregiativa (il termine fu coniato come presa per il culo, giuro!).

Cos'è l'orizzonte degli eventi? E' una distanza, nei casi più semplici coincide con il raggio di cui sopra. Separa quello che c'è dentro il buco nero e che mai ne uscirà da quello che c'è fuori e che può ancora cavarsela. Se finisci entro questa distanza, non puoi più sfuggire. Per te che ci stai finendo dentro non succede niente di particolare una volta che lo superi*, ma non ti sto a dire cosa vedrei io osservatore esterno o ti mando in pappa il cervello, ti dico solo che sei fottuto. :laugh:

Quindi com'è fatto un buco nero? Tutta la materia che ha portato alla sua nascita è compressa in un punto (detto singolarità e sulla quale la teoria fallisce, non sappiamo e non sapremo mai nulla* su come sia fatta e cosa avvenga una volta che ci arrivi), e possiamo accorgerci della sua esistenza solo perché esiste una distanza, l'orizzonte degli eventi, sopra la quale la luce può sfuggire, e sotto la quale non può più.

Ora, generalmente si immaginano i buchi neri come delle immense aspirapolveri. Non è così. L'attrazione gravitazionale tra due corpi è direttamente legata alla loro massa. Il Sole, con la sua massa, ha una particolare attrazione gravitazionale sui corpi del sistema solare, che è quella stabile e confortevole alla quale siamo abituati. Se al posto del Sole ci fosse una caramella al limone sferica con la stessa massa, o un buco nero con la stessa massa, da un punto di vista di attrazione gravitazionale cambierebbe ben poco, servirebbe solo un po' più di potenza per uscire dal sistema solare. Immaginati un buco nero come un pozzo. Non sei costretto a finirci dentro, ma una volta che ci finisci, ciao.

Per quanto riguarda Interstellar: lo scienziato vuole scoprire quello che succede al centro del buco nero, nella singolarità (e tutti noi vorremmo :D) . Allo stato delle conoscenze fisiche attuali nessun esperimento potrà mai dirtelo*, nessun esperimento potrà addirittura mai vedere oltre l'orizzonte degli eventi, a meno che non sia un esperimento suicida, cioè andarci a sbattere direttamente, che è ciò che fa Cooper. Il resto, il tesseract (non traducetelo mai se non volete prendervi insulti a raffica), la quarta dimensione spaziale (utilissima per fare analogie "semplici" sull'espansione dell'Universo, ma che di fatto non* esiste, ma non dirlo ai teorici delle stringhe), l'idea che ti basta fare del calcolo tensoriale sulla lavagna per comprimere 100 anni di ricerca in una equazione miracolosa (Einstein era un caso unico), il wormhole (una possibile soluzione della relatività generale, la teoria permette la loro esistenza, ma solo se hai della materia con caratteristiche tali che non si trovano in giro*), il fatto che non faccia una fine veloce e dolorosissima per via delle forza mareali frazioni di secondo dopo aver superato l'orizzonte, son espedienti di sceneggiatura.

Link to comment
Share on other sites

Tutto molto chiaro, incredibilmente aggiungerei! :laugh: Nella pratica quindi il film dà un'interpretazione fantascientifica (nel senso che fino ad oggi nessuno può saperne nulla), sulle grandi domande della fisica moderna: cosa c'è dopo l'orizzonte degli eventi, si può usare un buco nero come scorciatoia per viaggiare nello spazio tempo e come sopratutto etc etc...Anch'io mi aspettavo, da profano, che una volta superato l'orizzonte venisse "sbriciolato" tutto, e te dici che sono espedienti di sceneggiatura: nel senso che proprio la base teorica è sbagliata oppure è soltanto una possibilità fantasiosa e per ora assolutamente non verificabile? Spero di essermi spiegato

Non ce la faccio sono troppo curioso: la quarta dimensione di fatto non esiste nel senso che comunque l'universo immaginato da Einstein è un modello semplificato utile per capire cosa succede matematicamente altrimenti la nostra mente non ci arriverebbe????

Link to comment
Share on other sites

Tutto molto chiaro, incredibilmente aggiungerei! :laugh: Nella pratica quindi il film dà un'interpretazione fantascientifica (nel senso che fino ad oggi nessuno può saperne nulla), sulle grandi domande della fisica moderna: cosa c'è dopo l'orizzonte degli eventi, si può usare un buco nero come scorciatoia per viaggiare nello spazio tempo e come sopratutto etc etc...Anch'io mi aspettavo, da profano, che una volta superato l'orizzonte venisse "sbriciolato" tutto, e te dici che sono espedienti di sceneggiatura: nel senso che proprio la base teorica è sbagliata oppure è soltanto una possibilità fantasiosa e per ora assolutamente non verificabile? Spero di essermi spiegato

Il termine tecnico è "spaghettificato". Non credo esistano soluzioni che ti facciano arrivare indenne alla singolarità senza finire in modo brutale i tuoi giorni, ma non mi occupo di buchi neri. Su due piedi ti direi che è un espediente di sceneggiatura, ma non escludo che qualche pazzoide si sia messo a calcolare le condizioni tali per cui le forza di marea dentro un buco nero possano risultare sopportabili, trovando risultati plausibili. Oh, comunque alla fine muori sempre, non puoi sfuggire alla singolarità. :laugh:

Link to comment
Share on other sites

Ma il buon Kip Thorne ha fatto quel che ha potuto: la rappresentazione del wormhole, il lensing degli oggetti per effetto della gravità, il buco nero rotante con il disco di accrescimento visto da fuori sono una buona approssimazione o in certi casi ottima. Altre cose un po' meno: prima di arrivare all'orizzonte degli eventi, i raggi X sprigionati dal disco di accrescimento del buco nero li avrebbe dovuti devastare; non c'è una traccia di redshift gravitazionale; servono tre stadi per uscire dalla Terra, ma uno Shuttle per andare via dagli altri pianeti; sette anni in un ora e l'unica cosa che non va son delle maree alte chilometri mi sembra ben aldilà della soglia di plausibilità; e sopratutto, la cosa che mi ha fatto impazzire: perché cazzo il fratello della Chastain dopo aver spento l'incendio ed essere stato accolto con un cric in mano con moglie e figlio fuggiti, invece di corcarla di legnate si lascia convincere su due piedi che suo padre le parli attraverso uno swatch. :martel:

Ma d'altronde, se voglio avere una rappresentazione accurata di un buco nero vado a un seminario, non al cinema. Il resto è pedanteria.

Link to comment
Share on other sites

aggiungiamo: cioé, la Nasa ha una stazione segretissima in cui stanno progettando di salvare l'umanitá... e ci si arriva in un paio d'ore di macchina dalla fattoria, dopo aver passato una recinzione di filo spinato?

e poi, la Nasa sta organizzando la piú grande spedizione di sempre e decide di affidarla ad uno che fino all'altro giorno piantava mais? cioé, se Cooper non fosse arrivato, chi la guidava la spedizione? :D

ma la cosa che mi ha fatto piú "ridere" é che la figlia é stata incazzata tutta la vita col padre, lo aspetta per 100 anni... poi appena lo ritrova, dopo due minuti lo caccia via, cosí puó bombarsi la Brand in santa pace :laugh:

tra l'altro, non ho ancora capito per quale motivo la Brand sul pianeta di Edmund non é invecchiata come quelli sulla terra... perché si é avvicinata al buco nero per darsi la rincorsa?

e poi ovviamente c'é il paradosso della self fulfilling prophecy, cioé l'esistenza del wormhole messo dagli uomini del futuro che non potrebbero esistere senza il wormhole stesso etc etc. credo sia collegato al principio di autoconsistenza di Novikov, ma la mia scarsa conoscenza della fisica non mi permette ulteriori giudizi. eh vabbé.

ad ogni modo, chiaro che é un film, non un documentario. accetto le licenze "poetiche" se servono a far avanzare la trama. ad esempio mi sta bene il viaggio al centro del buco nero, che concettualmente é una cagata. mi sta bene anche la 5 dimensione da cui si dá gli ordini attraverso l'orologio ( :laugh: ). il problema per me non sono le cagate fisiche (anche se certe appunto le trovo eccessive), ma il fatto che un film che sembrava epico si attorciglia su sé stesso attorno ad un concetto: l'amore é piú forte della gravitá e di ogni altra forza spazio-temporale. il fatto che la scienziologa, dopo aver fatto un monologo ATROCE sull'importanza dell'amore (che "trascende i limiti di spazio e tempo, in quanto artefatto di un'altra dimensione"... ma che cazzo stai a dí? ma chi parla cosí? ) ovviamente, aveva ragione a voler andare sul pianeta del suo amante. cioé, aveva ragione perché si stava lasciando guidare dall'amore. ma che davero davero? ma dai cazzo! una cosa del genere me la posso aspettare in un film di hugh grant per dio, non in quello che secondo qualche critico é la nuova odissea nello spazio. ecco, per me il film é scadente in questo.

poi oh, come ho detto all'inizio, dal punto di vista visivo é un signor film, assolutamente piacevole da vedere, senza farsi troppe pippe mentali sull'esattezza della scienza. considerando che viene da Hollywood é pure troppo, ecco.

ma insomma, forse siamo abituati talmente male ultimamente da confondere i film piacevoli con capolavori.

ah, dimenticavo: Gasba :prego:

Link to comment
Share on other sites

tra l'altro, non ho ancora capito per quale motivo la Brand sul pianeta di Edmund non é invecchiata come quelli sulla terra... perché si é avvicinata al buco nero per darsi la rincorsa?

Ja. Lo slingshot gravitazionale attorno al buco nero di pochi minuti ha fatto "perdere" a lei e a Cooper 54 anni. Nella sceneggiatura Cooper non perde 54 anni perché finisce nel buco nero, li perde prima. Nella realtà fisica, noi osservatori esterni non lo avremmo nemmeno "visto" arrivare dentro l'orizzonte degli eventi, lo avremmo "visto" rallentare il suo orologio fino a congelarsi esattamente sull'orizzonte, anche se dal suo punto di vista lo oltrepassa senza problemi (ah, la Relatività). :rolleyes:

e poi ovviamente c'é il paradosso della self fulfilling prophecy, cioé l'esistenza del wormhole messo dagli uomini del futuro che non potrebbero esistere senza il wormhole stesso etc etc. credo sia collegato al principio di autoconsistenza di Novikov, ma la mia scarsa conoscenza della fisica non mi permette ulteriori giudizi. eh vabbé.

E' un classico della scifi. Torno indietro nel tempo e ammazzo mio nonno bambino, ma allora come posso essere tornato indietro nel tempo se non sono mai nato? Esistono almeno un centinaio di risposte letterarie diverse e talvolta geniali a questo paradosso, alcune lo risolvono, altre ne creano di peggiori, e se vuoi posso indirizzarti a un sito di malati di mente che le ha catalogate TUTTE (se solo riuscissi a ricordarmi l'url). La scifi è piena di circoli narrativi e paradossi di sceneggiatura, e molto spesso è ciò che rende una bella storia qualcosa che ti ricorderai per sempre di aver letto.

Apro una parentesi: allo stato attuale, se escludiamo l'impossibilità teorica di progettare un viaggio indietro nel tempo, non esiste nessun principio fisico che mi proibisca di tornare indietro nel tempo e ammazzare mio nonno, e congetture del genere (il principio di censura cosmica di Hawking, per dirne una) valgono esattamente come il mio parere sull'argomento mentre mi accingo a tirare una cagata memorabile sul cesso, in assenza di qualsiasi controprova fattuale. Sentire le persone citare quelle congetture manco fosse l'equazione di campo di Einstein solo perché l'ha detto Hawking mi ha provocato più fastidio della storia del papà nello swatch. :laugh:

La cosa più fastidiosa per me è la sceneggiatura, e certi dialoghi da orchite. L'amore è bello anche se litigarello, ma non se ne può più.

Link to comment
Share on other sites

Non ce la faccio sono troppo curioso: la quarta dimensione di fatto non esiste nel senso che comunque l'universo immaginato da Einstein è un modello semplificato utile per capire cosa succede matematicamente altrimenti la nostra mente non ci arriverebbe????

Andiamo per gradi.

Le leggi della fisica ci dicono che l'Universo, dalla scala subatomica fino a quelle extragalattiche, sembra avere tre dimensioni spaziali e una temporale. La gravità ci da una indicazione forte: se vi fossero meno dimensioni, la gravità sarebbe più debole e i pianeti non riuscirebbero a orbitare attorno alle stelle; se ve ne fossero più, la gravità sarebbe più forte e i pianeti finirebbero spiraleggiando addosso alle stelle (in questo video è spiegato meglio e coi disegnini). Oppure, il volume di un gas lasciato ad espandersi va come il cubo del raggio, e non come il quadrato o la quarta.

Teorie che sono tutto fuorché provate o addirittura provabili, benché promettenti, richiedono l'esistenza di UNDICI dimensioni. Dove sono? Beh, esattamente come vedendo una sbarra (che è un oggetto tridimensionale) da lontano questa ti sembra niente più che una linea unidimensionale, queste undici dimensioni sono compattate su scale spaziali piccolissime, subsubsubsubsubsubsubatomiche, e di fatto inaccessibili nell'esperienza quotidiana. Avrebbero effeti su scale quantistiche, ma come ti ho detto prima, sono teorie molto promettenti, molto complicate e difficilmente o allo stato attuale impossibili da testare.

Assumere l'esistenza di una dimensione spaziale di ordine superiore (se ti vuoi intrippare, una reference è qui) è utile per spiegare per analogie, ogni volta che spieghi una cosa per analogia stai facendo una approssimazione non valida, l'espansione dell'Universo. L'Universo NON si sta espandendo verso uno spazio vuoto. Non è che prima c'è il nulla, e poi c'è l'Universo. Questa è una concezione errata piuttosto diffusa. E' lo spazio stesso a espandersi. Che cazzo vuol dire? Per fare una analogia, se l'Universo fosse bidimensionale, sarebbe la superficie di un palloncino. Se lo gonfi verso una dimensione di ordine superiore, la superficie del palloncino si espande, e i puntini tracciati su di essa si allontanerebbero l'uno dall'altro, così come noi misuriamo tutte le galassie lontane allontanarsi da noi. Se sposti questo ragionamento dalla superficie di un palloncino bidimensionale a uno spazio tridimensionale, ecco l'espansione del nostro Universo. Questo vuol dire che il nostro Universo si sta effettivamente espandendo verso una quarta dimensione spaziale? Non lo sapremo mai con certezza, ma mi sa proprio di no, è una semplice analogia.

In definitiva, la quarta dimensione spaziale è un espediente narrativo per mandare avanti la trama. Questo non proibisce l'esistenza di teorie con quattro dimensioni spaziali e una temporale, per carità, esistono perfino descrizioni dello spaziotempo con una sola dimensione spaziale e tre temporali, o con otto dimensioni spaziali e venticinque temporali che funzionano matematicamente, anche se non corrispondono alla realtà dei fatti. ;)

Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Loading...
  • Recently Browsing   0 members

    No registered users viewing this page.

×
×
  • Create New...