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Anni '10 -fine primo tempo-


Lacatus

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Sostanzialmente continua il trend retromaniaco del decennio precedente, è morta (velocemente) la chillwave, che è rimasta l'onanismo degli hipster. Nessun disco epocale che sia qualcosa di irrealizzabile negli altri decenni (forse solo il primo di James Blake, a cui non ha fatto però seguito una svolta rivolta al futuro come ci si aspettava e i lavori di Colin Stetson, analizzati da un'ottica "artistica", non si può dire che tutti ricorderanno i suoi album) però sicuramente è stato un lustro con dei lavori gioiello. L'unica cosa di importanza forse storica è la demolizione sempre più evidente dell'industria discografica per come la conoscevamo.

Album che rimarranno:

James Blake - James Blake

The National - High Violet

Colin Stetson - New History Warfare vol. 2: Judges

Album segno dei tempi (e forse basta):

Deerhunter - Halcyon Digest

The Flaming Lips - The Terror

Goat - World Music

Tame Impala - Innerspeaker

Grizzly Bear - Shields

These New Puritans - Hidden

Bon Iver - Bon Iver

Enormi colpi di classe dei sempreverdi:

Damon Albarn - Everyday Robots (annoverabile anch'esso tra quelli che rimarranno, direi)

PJ Harvey - Let England Shake

Flaming Lips - The Terror

A livello italiano direi che la migliore speranza sono i Drink To Me, la band simbolo i Verdena (tra Wow ed Endkadenz) e come "vecchietti terribili" i Massimo Volume.

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Cosa resterà per me?

Il debutto di James Blake, acclamatissimo, seguito dal deludentissimo secondo album.

Il rimpianto per quello che avrebbero potuto fare i Women se non fosse morto Christopher Reimer: il loro secondo album, il bellissimo Public Strain, rimarrà il loro epitaffio.

L'onda psichedelica dall'Oceania: Unknown Mortal Orchestra (Nuova Zelanda) e Tame Impala (Australia), che però proprio nel 2015 rischierà di smorzarsi.

I tre splendidi quarantenni reduci dai '90 Damon Albarn (Everyday Robots), Thom Yorke (The King Of Limbs, Amok, Tomorrow's Modern Boxes) & Noel Gallagher (High Flying Birds; Chasing Yesterday). Le uniche vere certezze di questi anni '10 ce le hanno date loro: il Buono il Brutto e il Cattivo.

I My Bloody Valentine che dopo 25 anni pubblicano il seguito di Loveless.

Wow dei Verdena: lo zenith di una carriera.

La delusione per il tramonto della chillwave/drugapulco/glofi/hypnagogic e dei suoi alfieri, Neon Indian in primis.

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Per me innanzitutto un grappolo di cantautori che potrei ricondurre a una sorta di scena slacker, che musicalmente e per attitudine si riflettono in questa definizione.

Da Bradford Cox (sia solista che con i Deerhunter), Ariel Pink, Mac deMarco, Connan Mockasin e forse anche Ty Segall.

Poi il primo disco di John Grant, la collaborazione tra King Creosote e Jon Hopkins, l'affermazione dei Beach House, il ritorno di Fiona Apple, la riesumazione di alcune salme ( Neneh Cherry, Bill Fay, Swans), Bish Bosch, Colin Stetson, Andy Stott, Oneothrix Point Never, Let England Shake, il doppio disco di Grouper, la sola presenza dei Death Grips, Erykah Badu che trova il tempo di ribadire la sua regalità, Matana Roberts, Tim Hecker, e per ultimo l'improvviso exploit di Mark Kozelek, probabilmente pure lui è rimasto di stucco e ha cominciato a delirare, ma è comprensibile.

Rimarranno pure i Daft Punk, These New Puritans, Kanye West, Miley Cyrus, War on Drugs, St Vincent, Lana del Rey, The National, Alt-J, e Kendrick Lamarra magari, però per costoro non grido di gioia.

Io per il futuro scommetto su Laura Marling (anche se ha già contribuito molto con il precedente disco) e i Money, sempre se il loro cantante non si abbandonerà completamente alla poesia.

Comunque tanta di questa brava gente la scambierei volentieri con un disco a caso dei Novanta, tipo Entroducing di DJ Shadow.

Potrei aggiungere anche l'addio dei The Knife, ma non ne sono ancora sicuro.

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Bellissimo topic.

Boh probabilmente è ancora presto per tirare le somme perchè ci siamo dentro, difficile dare giudizi. Tendenzialmente direi che questo inizio di decennio è di gran lunga sottotono rispetto all'inizio dello scorso che cominciò con una serie di pietre miliari a dir poco impressionanti.

In prima battuta direi che ha ragione il pirlita: più o meno si stanno proseguendo le tendenze sviluppate nella seconda metà dei '00 con tanti revival e poche novità sostanziali.

Per me, l'ho già ripetuto più volte, sono quattro/cinque le pietre miliari imprescindibili di questo inizio decennio:

Colin Stetson - New History Warfare Vol.2-3

Matana Roberts - Coin Coin Chapter 1-2-3

James Blake - James Blake

Flying Lotus - Cosmogramma

These New Puritans - Hidden/Field of Reeds

I due alfieri della Constellation Records hanno, per quanto mi riguarda, praticamente riscritto avanguardia e jazz con antologie semplicemente irripetibili. Stetson ha coniato un linguaggio che è tra le cose più profonde che si siano mai sentite, la Roberts ha riportato il jazz alle sue origini espressioniste e, sopratutto, black trainandolo fuori dal pantano cervellotico bianchiccio in cui era caduto da tempo. Cosa più importante: lo ha fatto deragliare dai propri binari di genere.

Tutti qui dentro sanno quanto l'esordio di Blake mi dia l'orticaria ma non si può non riconoscere che è un disco geniale che inventa di sana pianta un linguaggio nuovo lavorando sulla rarefazione. Il secondo mi è piaciuto molto di più ma, se parliamo di importanza storica, conta indubbiamente meno dell'esordio che ha quasi del miracoloso sopratutto perchè riesce a coniugare sperimentazione e sensibilità pop come solo i grandi sanno fare.

Non sono mai stato un fan sfegatato di Fly-Lo, e preferisco tutta la vita Until Quiet Comes a Cosmogramma, ma se devo pensare al disco manifesto dell'elettronica contemporanea non posso non pensare al lavoro del 2010.

E veniamo ai TNP, per me la band simbolo di questi anni. Si pongono a cavallo tra filone revival e propulsione "avant" segnando il decennio con due dischi diversissimi ma ugualmente validi, pretenziosi, spinti e riuscitissimi.

Alla lista aggiungerei anche Burial che ha partorito almeno due EP assolutamente clamorosi, per non dire meravigliosi.

Poi mi è piaciuta tanta tanta altra roba. Sono allergico allo psych revival '60 di Tame Impala, Deer Hunter, Unknown Mortal Orchestra ma stanco anche del kraut revival. Però sono segno di questi tempi e inequivocabilmente hanno la loro importanza quantomeno per ricordarci il parziale ristagno creativo che attraversa questi anni. :laugh:

Un po' di lavori a caso che mi resteranno ben impressi nella memoria.

The National - High Violet

Pj Harvey - Let England Shake

Neneh Cherry - Blank Project

Bjork - Vulnicura

James Blake - Overgrown

Damon Albarn - Everyday Robots

The Black Keys - Brothers

Noel Gallagher's High Flying Birds - tutti e due i dischi

Grizzly Bear - Shields

The Flaming Lips - The Terror

Massive Attack - Heligoland

Radiohead - Bloom

Thom Yorke - Truth Ray

Depeche Mode - Delta Machine

The Notwist - Close To The Glass

Liars - WIXIW

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Flying Lotus - Cosmogramma

Ecco ho dimenticato di scrivere del nipotino di Alice Coltrane.

Sto aspettando il vero salto di qualità, vederlo alla regia non di sé stesso, ma al servizio di un Thom Yorke, o di una Bjork...

Finché non farà questo rimarrà un artista incompleto. Uno che si presenta con tavolozze con colori iridescenti, ma senza pennello per poter dipingere la tela. Quel pennello non può che essere un (o una) songwriter con doti vocali indiscutibili.

Thom Yorke - Truth Ray

Truth Ray l'ha scritta per te. E' evidente :D

- - -

Comunque, sarà che siamo a metà e quindi la storia è tutta da scrivere, ma questi anni '10 hanno riservato più delusioni che sorprese.

Le belle sorprese sono state effimere (Blake, la chillwave, i Women, Flying Lotus, e forse quest'anno assisteremo anche al declino di Tame Impala e Unknown Mortal Orchestra, oltre a quello dei Verdena).

Chi sta facendo bella figura, lo ripeto, gli "splendidi quarantenni", Thom, Noel, Damon, e dimenticavo Bjork. In attesa di sentire il ritorno pure di altri splendidi quarantenni: i Portishead (comunque trasfigurati negli altrettanto splendidi Beak>)

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per me su tutti restano i National (sia con High Violet che con Trouble Will Find Me) ma so di essere di parte.

Mi fa piacere vedere che (come da mie previsioni) Reflektor è gia' finito nel dimenticatoio...

Sì, ma resteranno (forse) per qualità di songwriting, non perché siano distintivi di questo periodo. Di distintivo c'è effettivamente poco e nulla. Anche io ho dimenticato colpevolmente Flying Lotus, mentre tutti quei songwriter americani che citava Sleepyhead li adoro ma non li inserirei in una classifica di dischi da ricordare, perché è un po' una categoria che bene o male ritorna sempre nella storia della musica e perché poi sono dei piccoli scrigni del piacere personale (Goodbye Bread e Manipulator di Ty Segall, il primo di Mikal Cronin, Before Today di Ariel Pink giusto per citare gli esempi più apprezzabili ai più) che dei lavori da annoverare negli annali

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All'osso:

Bon Iver - Bon Iver, Bon Iver

Colin Stetson - New History Warfare vol.2 - Judges

Nicolas Jaar - Space is Only Noise

James Blake - James Blake

The National - High Violet

Jon Hopkins - Immunity (grazie Dan)

Damon Albarn - Everyday Robots

Sun Kil Moon - Benji

The Tallest Man on Earth - The Wild Hunt

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Cose belle

Bon Iver - Bon Iver (ci metterei anche i Vulcano Choir, ma anche qualsiasi cosa faccia Giustino)

National - Trouble Will Find me

Jon Hopkins - Immunity

Four Tet - There is Love in You

James Blake - Overgrown (a me piace molto più del primo, mbomà)

Spiritualized - Sweet Heart Sweet Light (fedele alla linea)

St. Vincent - Strange Mercy + St. Vincent

Swans - To Be Kind

Woodkid - The Golden Age (è pure francese, bisogna)

Damon Albarn - Everyday Robots

Cose che belle, ma che passeranno

Alt J - Tutti e due gli album

Trent Reznor + Atticus - The Social Network Ost

Vampire Weekend - Modern Vampires of The City

Apparat - The Devil's Walk

Kurt Vile - Walking on a Pretty Daze

Sigur Rós - Valtari

In Italia

Julie's Haircut - Ashram Equinox

Verdena - WOW

Giardini di Mirò - Rapsodia Satanica

Arzân: seguiteli live in giro per il Paese. Sono un supergruppo reggiano (il nome significa "reggiano/i" in dialetto reggiano) guidati da Olivier Manchion degli Ulan Bator con 27 elementi (una quindicina fissi) assieme a gente dei Julie's, Jukka Reverberi, Max Collini and much more. Fanno una specie di post-rock / space rock in stile Godspeed You! Black Emperor, sono spettacolari.

Nomination per il merito

Julian Casablancas and The Voydz

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è un po' una categoria che bene o male ritorna sempre nella storia della musica

Sicuro, ma non direi che siamo sempre sulla solita solfa, Before Today di Ariel Pink ad esempio ha marcato una voglia di arricchire questo tipo di attitudine con ammiccamenti pop, retromanie varie e mescolanze di generi impressionanti, se contiamo che la produzione e lo stile rimane lo-fi.

Magari è un caso isolato, ma anche un Mac deMarco sotto i baffi denota una raffinatezza che in quel calderone di cantautorato svitato non è proprio all'ordine dei decenni.

Pure Connan Mockasin riuscirebbe a fare un grande disco, se avesse voglia.

A livello di folklore lolloso anche 800% Slower di Justin Bieber ha lasciato una grossa impronta sulla musica.

Ho dimenticato Kurt Vile.

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Connan Mockasin ha fatto un secondo album da prenderlo a badilate sui denti. Eppure le premesse per un capolavoro c'erano tutte dopo il meraviglioso album d'esordio.

Vero. Bellerrimo Forever Dolphin Love.

Da aggiungere alla mia lista di sorprese effimere assieme a Blake, chillwave, Neon Indian, Women, Verdena, Flying Lotus alla quale forse nei prossimi mesi si aggiungeranno Tame Impala e Unknown Mortal Orchestra.

Continuo a sostenere che le certezze ce le stanno dando (e ce le daranno nel corso del "secondo tempo") gli artisti più maturi, Noel, Damon, Thom, Bjork, Portishead, eccetera...

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Caramel è imbarazzante, anche per come è concepito e prodotto.

È un album volutamente effemminato e puerile. La cosa mi fa incazzare perché Connan è davvero un genio, secondo me.

Il problema è che in questi anni "genio" l'abbiamo appioppato a troppa gente: Blake, Paolomo, Ellison, Ferrari... e poi abbiamo visto come è andata a finire (e preparatevi perché è nell'aria pure un'altra grossissima delusione (e qui mi prenderete per il culo ad infinutum...) :bye:

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Il problema è che in questi anni "genio" l'abbiamo appioppato a troppa gente: Blake, Paolomo, Ellison, Ferrari... e poi abbiamo visto come è andata a finire (e preparatevi perché è nell'aria pure un'altra grossissima delusione (e qui mi prenderete per il culo ad infinutum...) :bye:

Iosonouncane.

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Non so a me pare che in questi ultimi 5 anni di svolte, di tagli netti col passato, di innovazione non ce ne sia poi stata molta

cioè, ci hanno anche provato ma senza fare centro

quindi in questi ultimi anni musicalmente non rivoluzionari si va per sentieri già battuti, che magari è più facile ma è anche un handicap per emergere e restare nella storia.

Perciò per restare ci deve essere quel quid in più che posso magari definire con "classe"


Nella MIA storia credo resteranno questi album

Flying Lotus - Until the quiet comes e you're dead

MGMT-Congratulations

National-High Violet

Arcade Fire-Reflektor

Daft Punk-RAM


e al 100% senza dubbio alcuno:

Nicolas Jaar - Space Is Only Noise + 6EP tra 2010 e 2011 + progetto paralello Darkside (EP + Psychic)

Sufjan Stevens - All Delighted People EP + The Age of Adz


e qui mi sorprendo abbastanza che nessuno abbia citato The age of Adz, cioè...

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Gli anni '10 ovvero la morte dell'underground?

Eh, questo sì che è un tema cazzuto.

Tutto era cominciato nel 2006-2008 con Myspace...

Effettivamente adesso c'è un mare magnum, un magma dentro il quale ci sta tutto. Un tempo non era certo così: c'era il mainstream e l'underground e le infinite sfumature tra l'uno e l'altro e i canali che permettevano a chi era underground di diventare mainstream (un nome su tutti: Nirvana)...

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Se c'è una sorta di parallelismo in un computo numerico per il "pubblico", in realtà il distacco mainstream-underground è diventato abnorme, coi fenomeni da reality e quelli che sono sostenuti dai gruppi di songwriter. Il risultato, all'interno di quella cerchia, è un omologazione terrificante. Se quindici anni fa sapevamo distinguere tra più sfumature di mainstream, oggi direi che il fabbricare un prodotto di massa è l'unica cosa che conta.

L'"underground" invece si è creato una enorme piattaforma pseudo-mainstream: si hanno così tante possibilità di ascoltare di tutto che ci si perde tra diverse buone realtà, mancando in realtà quelle che possono fare il salto di qualità.

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Se c'è una sorta di parallelismo in un computo numerico per il "pubblico", in realtà il distacco mainstream-underground è diventato abnorme, coi fenomeni da reality e quelli che sono sostenuti dai gruppi di songwriter. Il risultato, all'interno di quella cerchia, è un omologazione terrificante. Se quindici anni fa sapevamo distinguere tra più sfumature di mainstream, oggi direi che il fabbricare un prodotto di massa è l'unica cosa che conta.

L'"underground" invece si è creato una enorme piattaforma pseudo-mainstream: si ha così tante possibilità di ascoltare di tutto che ci si perde tra diverse buone realtà, mancando in realtà quelle che possono fare il salto di qualità.

Esattamente. Il tema portante è la scomparsa delle sfumature e dei canali di passaggio tra underground e mainstream.

Basta vedere quello che è progressivamente accaduto a fenomeni come Coldplay e Radiohead, un tempo paralleli: poi, con la progressiva sparizione delle sfumature i primi si sono progressivamente gettati in pasto al mainstram, sputtanandosi completamente, mentre i secondi dall'abbandono della EMI in poi si sono ritagliati una nicchia sempre più underground, fino a quell'UFO chiamato Tomorrow's Modern Boxes.

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Vorrei sottolineare come la dicotomia tra mainstream e produzioni di qualità, contro le (mie) previsioni, si sia ulteriormente esacerbata. Magari è solo colpa delle opere in sé e per sé, ma non credo, e comunque analizzarne i motivi sarebbe troppo complesso. (edit: ho visto solo ora che sexbeatles aveva detto sostanzialmente la stessa cosa).

Fatto sta che gli unici dischi che rimarranno e che sono stati anche celebrati dal pubblico sono RAM dei Daft Punk e Ultraviolence di Lana Del Rey (quest'ultimo album della madonna, qui ne ho sentito parlare poco ma è splendido, e infatti la critica (ondarock, scaruffi e via dicendo, per quel che vale) gliene ha reso atto).

Grupponi che hanno tutti fallito la prova capolavoro per quel che mi riguarda, a partire dai Radiohead, Portishead scomparsi, ma pure gli eccessivamente lodati Arcade Fire che per me con Reflektor hanno steccato; post-rock ormai relegato al secolo scorso, vedi ritorno sotto silenzio dei GYBE. Per me il sound di questo decennio per ora è Flying Lotus, in assoluto la commistione più originale ed elegante venuta fuori dal 2010 in poi: credo gli manchi un capolavoro, anche se non succedesse altro credo passerebbe alla storia Cosmogramma (nonostante io preferisca Until ecc..). Subito dopo il nerone folle metterei James Blake, che sta un pelo sotto per sonorità ma un pelo e mezzo sopra per composizione nei momenti migliori: nonostante reputi il primo disco molto bello, non lo considero un capolavoro (alcuni bassi di troppo, e non parlo di suoni). Aggiungerei Joanna Newsom ma, nonostante Have one on me sia splendido, la sento maggiormente legata a YS e al decennio scorso.

Per l'Italia mi accodo a chi ha detto WOW, che è riuscito più a piacere agli appassionati di musica che ai fan di Verdena in particolare. Citerei anche Ashram Equinox come già detto da Voyant ma lo trovo fin troppo scontato posto in un contesto internazionale (rimane un discone).
Ho molta fiducia su Iosonouncane, vedremo.

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Eh, questo sì che è un tema cazzuto.

Tutto era cominciato nel 2006-2008 con Myspace...

Effettivamente adesso c'è un mare magnum, un magma dentro il quale ci sta tutto. Un tempo non era certo così: c'era il mainstream e l'underground e le infinite sfumature tra l'uno e l'altro e i canali che permettevano a chi era underground di diventare mainstream (un nome su tutti: Nirvana)...

Tutto questo c'è ancora, più che altro ci sono webzine e ciarpame vario che tendono a mettere tutto sullo stesso livello, il che sembrava essere giusto da fare diversi anni fa, ma i risultati poi sono stati devastanti.

Mi mancano tantissimo le fazioni, i metallari da una parte, i britpoppari, i paninari, e tutti ad insultarci amichevolmente e spalare merda l'un l'altro, si determinavano di più i propri gusti e la musica assumeva un valore molto più vitale; paradossalmente c'era più iterazione e scambi di vedute in un vaffanculo d'allora che in un "ah sì, non l'ho ancora ascoltato, però il precedente era figo". Oggi in un I-Pod dell'hipster di turno c'è praticamente tutto, senza una particolare ragione.

Flying Lotus era partito bene ma mi sembra si sia inchiodato un po' su un suono tendente ad essere fine a se stesso, non ha proprio lasciato una grande eredità musicale su cui costruire qualcosa.

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