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Coronavirus Wuhan


Lacatus

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44 minutes ago, Beat said:

Strepitoso, grazie.

E' esattamente questo genere di riflessione che dovrebbe attraversare la società, invece si continuerà ad andare dritti contro un muro al grido di "ripartiamo più forti di prima".

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Alcune considerazioni  interessanti prese dalla pagina fb del centro meteorologico lombardo che da settimane segue la vicenda in modo molto  lucido .

Copio e incollo.

Con il mese di aprile 2020 si apre una fase asciutta abbastanza lunga, ossia almeno una decade di stabilità con cieli generalmente sereni o poco nuvolosi, con temperature in progressiva risalita (in particolare dalla prossima settimana) dopo la parentesi fredda di questi ultimi due giorni. Verrebbe da dire che ci attende un tempo propizio per la vita all’aria aperta, ma suona come una presa per il culo. Ad ogni modo: questo è quanto. In foto, immagine satellitare del 31 marzo 2020 (NASA/Modis).

...

Ciò detto: chi segue con regolarità questa pagina avrà avuto modo di leggere gli scorsi due articoli, interamente dedicati all’emergenza da pandemia di SARS-Cov-2. Dal momento che diversi nostri soci volontari sono impegnati sul campo, abbiamo cercato di dare voce a chi – con cuore immenso ed encomiabile abnegazione – era occupato a contenere i danni. Oggi, 1 aprile 2020, tiriamo le somme.
Le considerazioni che seguono derivano dalle loro personali esperienze e dal consulto con farmacisti, docenti ricercatori e medici, alcuni di medicina generale, altri impegnati in prima linea nei reparti “COVID-19”, con cui s’è avuta l’opportunità di dialogare in queste ultime sei settimane.
In calce riportiamo numerosi link ad articoli di recente pubblicazione, che riportano a testimonianze ed evidenze del tutto conciliabili con quanto qui elencato. Alcuni di essi riportano storie letteralmente allucinanti, che forse meritano un po’ più di attenzione di quanto non abbiano raccolto finora. Se avete fegato, leggeteli tutti. Dopodiché traete le vostre personali conclusioni.
Non si tratta di un pesce d’aprile.
E’ tutto dannatamente vero.

1) Questo “nuovo” coronavirus è tra di noi da molti mesi, già prima di Natale 2019. Era stato dipinto come un nemico cinese, lontano migliaia di chilometri, quando al contrario l’ospitavamo in casa nostra da un bel pezzo.
Nessuno si è reso conto che, in alcune aree d’Italia, l’infezione era già attiva sottotraccia da dicembre, o forse addirittura da fine novembre, solo perché gli infettati sintomatici gravi erano ancora pochissimi e soprattutto confondibili con le influenze stagionali. Ma per ogni caso grave, decine d’altri giravano con sintomi lievi o quasi assenti, contribuendo via via all’esplosione di una pandemia subdola, proprio perché veicolata da una percentuale molto (troppo!) alta di malati “leggeri”, inconsapevoli.

2) La reale pericolosità di questa epidemia è proprio quella di non essere stata percepita come tale, se non in fase molto tardiva, che potremmo definire “matura”, in quanto veicolata per settimane e settimane da un esercito sterminato di malati dai sintomi lievi o assenti o comunque mal recepiti, con i casi più gravi a lungo scambiati erroneamente per influenze stagionali.
Poco alla volta è montata un’onda la cui cresta si è palesata quando ormai i buoi erano completamente scappati dal recinto. Il famoso “paziente 1” di Codogno è soltanto uno tra i casi più eclatanti tra le prime decine di polmoniti interstiziali documentate già a inizio 2020, conseguenza di centinaia (o migliaia?!) di infettati, in larga misura poco sintomatici, a piede libero fin da dicembre.

3) I numeri “ufficiali” diffusi dai mass media sono una rappresentazione molto fuorviante dell’epidemia reale, che – per quanto riguarda gli infettati – ha una portata estremamente più elevata, di circa due ordini di grandezza.
Alcuni team di ricerca epidemiologica stanno finalmente ponderando in maniera ragionata i casi effettivi, proponendo numeri che – per l’Italia intera – concordano su molti milioni di contagiati (almeno il 10% su base nazionale, che – riproporzionando in base alla nostra elevata effettività regionale – significa verosimilmente il 30-40% dei lombardi).
E’ comunque probabile che siano valutazioni ancora in sottostima, specie in alcune aree lombarde dove è palese che la diffusione attiva del contagio tra fine febbraio e inizio marzo è stata davvero massiva sulla maggioranza della popolazione, e – pur in regime di isolamento – è proseguita indisturbata all’interno dei nuclei familiari.

4) L’unica maniera per verificare questi numeri è quella di condurre test sierologici a campione, in sostanza la ricerca degli anticorpi nel sangue per attestare chi sia già venuto a contatto col virus negli ultimi mesi.
Nessuna indagine (il famigerato “tampone”) è stata condotta in maniera rigorosa e sistematica sulle centinaia di migliaia di persone che, dietro palese testimonianza dei medici di medicina generale, hanno vissuto la malattia in maniera lieve o moderata. E non solo! Un numero sterminato di famiglie con casi gravi non hanno ricevuto alcuna assistenza specifica: i malati sono stati letteralmente ignorati, abbandonati senza indagine e senza cure.
A proposito di tamponi.
Si tratta purtroppo di un metodo di ricerca debole, perché si fonda sul presupposto che vi sia una “viremia” (concentrazione di particelle virali) sufficientemente alta nelle zone da cui si preleva il campione biologico, ossia le alte vie respiratorie. Questo fattore, nei contagiati, è irregolare e soprattutto è altalenante durante la malattia. I falsi negativi sono quindi frequentissimi, giacché possono essere presenti sintomi palesemente da covid-19 (inclusa la polmonite interstiziale conclamata già visibile in RX torace) pur con tampone ripetutamente negativo.
Orbene: condizionare la terapia d’intervento sulla base dell’esito del tampone è stata una pratica inopportuna, quando non dannosa, per due ragioni. La prima è che ha allungato drammaticamente (e spesso fatalmente!) le tempistiche di accesso alle cure specifiche sui pazienti già palesemente sintomatici. La seconda è che diversi malati, spesso anziani con palesi sintomi da covid-19 ma negativi al tampone (alcuni “positivizzati” a seguire), sono stati sventuratamente parcheggiati senza isolamento individuale, talvolta a casa loro, talvolta in strutture ospedaliere o case di cura, diventando quindi forte veicolo di contagio.

5) In forza dei dati che stimano molti milioni di italiani contagiati, va da sé che la mortalità effettiva sia una percentuale estremamente più bassa di quanto dichiarato ai numeri ufficiali. Ciononostante, una diffusione così massiva dell’infezione comporta numeri assoluti altissimi pur sotto incidenze percentuali minime. Per capirci meglio: l’1% dei lombardi equivale a ben 100mila persone. Se centomila persone richiedono assistenza medica tutte insieme, nel giro di poche settimane, o disponi di un piano preventivo estremamente efficace e funzionale, oppure il disastro sanitario è inevitabile.
In sintesi: la differenza forse più forte tra il COVID-19 e una classica influenza, più della severità o della mortalità della patologia in sé, è proprio l’incredibile numero di persone contagiate simultaneamente, senza nessuna possibilità di scudo (virus nuovo a tutti i sistemi immunitari, nessuna copertura vaccinale).

6) La scarsa evidenza della malattia nelle sue prime fasi, che si manifesta con i sintomi tra i più disparati e soprattutto con gradualità ed intensità variabilissima da persona a persona, per poi degenerare sporadicamente su una piccola percentuale di soggetti più sensibili o deboli (specie gli anziani, raramente sui giovani), ha comportato che quasi nessun malato fosse curato adeguatamente. E soprattutto ha determinato l’esplosione di focolai con grande facilità.
No, questo coronavirus non si combatte con la tachipirina o simili farmaci da auto-medicazione. Tecnicamente si tratta di una “zoonosi”, cioè una malattia appena passata dagli animali all’uomo. In quanto tale, va trattata come storicamente si trattano le zoonosi virali (esiste ampia letteratura medica a riguardo). Questo nuovo coronavirus, se trova un ospite eccessivamente sensibile, innesca una forte reazione immunitaria che porta alla polmonite un poco alla volta, giorno dopo giorno, fino al punto in cui i danni sono talmente importanti da rendere spesso palliativa ogni cura ospedaliera. Insomma: per i più sfortunati è uno stillicidio con esito fatale.
L’unica maniera per salvare i pazienti con le reazioni auto-immuni più gravi è quella di individuarli e curarli SUBITO, a domicilio, con farmaci specifici, con l’obiettivo di evitare che possano degenerare.
Mentre si ragionava di costruire nuovi ospedali, di attrezzare i reparti di nuovi letti pronti ad accogliere malati gravissimi, talvolta bare su due piedi, migliaia di persone soffocavano tra le proprie mura di casa senza nessuna assistenza, senza nessuna cura specifica, senza nessun protocollo che indicasse ai medici di medicina generale come procedere per arginare il fenomeno a monte. PERCHÉ?

7) Migliaia di famiglie italiane hanno perduto un proprio caro perché, nell’emergenza, sono state letteralmente abbandonate a loro stesse. Numeri di emergenza sempre occupati, medici di medicina generale irraggiungibili (molti malati o letteralmente sommersi da centinaia di telefonate quotidiane) e in braghe di tela, senza protocolli d’intervento, completamente ignorati da chi avrebbe dovuto indicare loro, per tempo, come affrontare la situazione.
Di fronte all’estremo grido di dolore di chi vedeva un proprio parente soffocare nell’ennesima crisi respiratoria, dopo giorni e giorni di febbre alta con sintomi sempre più gravi senza cura, la risposta delle strutture di Pronto Soccorso è spesso stata questa: “non è ancora abbastanza grave per essere ospedalizzato… e comunque in terapia intensiva non ci sono più posti”. La Caporetto devastante di un sistema sanitario disgraziatamente sbilanciato verso l’assistenza d’urgenza, strategia più che fallimentare in una pandemia di questo tipo.
Trascinare i malati fino a un passo dalla morte, per poi ricoverarli, da quasi cadaveri, coi polmoni annegati. Con una metafora, un malato grave di COVID-19 è un paracadutista in caduta libera, a cui non è concesso di aprire il paracadute “perché è ancora troppo lontano dal suolo”. Aspetta ancora un po’. Aspetta di essere a cinquanta metri dal suolo. Dopodiché OK puoi aprirlo e forse qualcuno viene a prenderti. Forse in ambulanza, più spesso con altro mezzo… a sirene spente. Amen.

8) Per quanto riguarda i morti da Covid-19: esiste un modo molto efficace (e soprattutto incontestabile) di stimarli, che si basa sullo scostamento dei decessi rispetto alla media degli ultimi cinque anni per il medesimo periodo di osservazione (si veda a tal proposito il “Sistema di sorveglianza rapida della mortalità giornaliera” – SISMG, organismo preposto anche per tracciare l’impatto di queste epidemie).
Analisi in tal senso, condotte da alcuni comuni bergamaschi e bresciani, hanno evidenziato come il numero dei morti nell’ultimo mese abbia osservato un’eccedenza nei decessi che supera di gran lunga (fino a 5 volte!!) le cifre dichiarate. Buona parte di queste morti, tra l’altro, sono avvenute tra le mura domestiche in condizioni terrificanti. Solo un paziente su dieci, in media, ha guadagnato l’accesso in terapia intensiva. E chi non è morto in casa è spirato in solitudine, senza poter ricevere né l’estremo saluto dei propri cari, né (ancora) un funerale.
Molte bare di cittadini lombardi, in mancanza di risorse locali per la cremazione, sono state dirottate su regioni limitrofe con i camion dell’Esercito. Uno scenario agghiacciante.

9) Dopo migliaia di decessi, in buona parte evitabili se fosse esistito per tempo un protocollo per il trattamento tempestivo domiciliare dei casi più gravi, la situazione (almeno in Lombardia) sta "migliorando" per due ragioni concomitanti.
La prima, la più atroce, è che la buona parte dei soggetti a rischio che rischiavano di morire… è già morta. La pandemia, specie in Lombardia, ha ormai raggiunto una dimensione tale per cui la frazione di individui vulnerabili non ancora raggiunti dal virus va restringendosi sempre di più.
La seconda ragione, non meno atroce per chi ha avuto la sfortuna di incappare troppo presto nella spirale del contagio, è che alcuni malati sintomatici a casa stanno (finalmente!) iniziando a ricevere assistenza fin dai primi sintomi importanti, anziché dopo una o due settimane di sofferenze. Ciò minimizza la probabilità di complicanze severe, dunque riduce drasticamente la necessità di ospedalizzazione. Meglio tardi che mai.

10) In tutto questo pandemonio esiste una categoria di persone che ha subito un danno fisico e psicologico imponderabile, dalle cicatrici indelebili. Medici, infermieri e operatori sanitari di ogni livello (più tante altre figure di supporto) sono stati lanciati al massacro, in condizioni di lavoro proibitive e con carenza strutturale di dispositivi di protezione individuale. Sono stati i primissimi ad ammalarsi. A decine hanno perduto la vita. Migliaia di medici e infermieri sono tutt’oggi ammalati, alcuni ancora gravemente, dopo essere stati letteralmente dirottati dai loro reparti abituali. Diversi hanno continuato a lavorare pur da ammalati, in primo momento in maniera inconsapevole, in qualche caso anche in modo consapevole. Ospedali, cliniche, case di riposo, etc. sono stati per settimane centri nevralgici di contagio collettivo.

11) Nonostante le manovre di contenimento e distanziamento sociale, estremamente tardive, l’asse del contagio è proseguito e sta tutt’ora proseguendo tra parenti, tra le mura domestiche, in assoluto il luogo dove la trasmissione dell’infezione è più facile.
E’ dunque importante continuare a isolare il più possibile i soggetti a rischio (anziani, immunodepressi, etc.), evitando contatti di ogni tipo anche da parte di parenti stretti apparentemente sani o “guariti”. Le virgolette sottendono un concetto cruciale: il decorso della malattia, anche nelle forme più lievi o addirittura asintomatiche, è particolarmente lungo (fino a diverse settimane!) e si può essere veicoli di contagio anche molto dopo che si sono risolti tutti i sintomi.
Intendiamoci: con ogni probabilità quasi tutti, prima o dopo (probabilmente più prima che dopo), saranno contagiati, ma se lo saranno in tempi più tranquilli potranno ricevere migliore assistenza già ai primi sintomi.

12) La malattia Covid-19, come già ampiamente discusso da virologi ed esperti del settore, non ha comportato e non comporta rischi importanti per l’ampia maggioranza della popolazione, che la supera con sintomi lievi o del tutto assenti. Per assurdo quello che potrebbe apparire un vantaggio è in realtà una condanna, perché una planetaria roulette russa può colpire senza avviso né pietà. Per una piccola percentuale, infatti, l’infezione virale determina una risposta auto-immune (infiammatoria) potenzialmente pericolosa (si tenga presente che piccole percentuali, su milioni di persone, sono svariate decine di migliaia di anime!). E questo, molta attenzione, è sì un fattore più frequente nei soggetti anziani, ma può interessare tutte le età.
La manifestazione grave della malattia è prevenibile tramite la somministrazione di farmaci ad effetto immuno-modulante e ad azione antivirale (la cui efficacia era già stata testata fin dai tempi della simile SARS, nel 2003), ma la terapia è efficace solo se si interviene per tempo, ai primi sintomi importanti. Lasciare trascorrere giorni preziosi e condurre i malati all’insufficienza respiratoria grave, per polmonite interstiziale, comporta un’estrema difficoltà di intervento tardivo e complica seriamente l’opportunità di recupero. A danno polmonare fatto, l’approccio farmacologico è assai meno efficace e soprattutto la terapia di sostegno (ossigenazione forzata) è drammaticamente onerosa in termini di risorse mediche, oltre che terribile per il paziente.
Appare quindi assurdo che non si siano dirottate tempestive risorse per l’assistenza dei malati presso il loro domicilio, fattore che avrebbe limitato in maniera enorme l’onda di piena che ha travolto le strutture ospedaliere. Ciò avrebbe ridotto moltissimo la mortalità, la sofferenza, il dolore. Ancora oggi si evidenziano inspiegabili carenze strutturali in tal senso.

In ultimo, a corollario, riportiamo l’interessante esperienza di un nostro collaboratore.
______________

E’ il 15 di febbraio, anno 2020. E’ un sabato di tardo inverno, è ancora fresco ma il sole scalda abbastanza per una passeggiata pomeridiana con il terzogenito. Da diversi giorni il nostro bimbo ha un po’ di tosse e gli occhietti arrossati: se li strofina spesso, una specie di leggera congiuntivite, poco produttiva, ma che non passa. “Ce l’hanno un po’ tutti in questi giorni” – sostiene la maestra d’asilo nido. Vabbè – penso io – nulla di che.
Mattino di domenica 16 febbraio, mi sveglio e apro gli occhi con fastidio. Leggera sensazione di prurito, le palpebre un poco “incollate”. Già capitato in passato, ma stavolta è qualcosa di diverso: è una sensazione quasi paragonabile a una allergia. Che me l’abbia attaccata il mio bimbo? Boh! Sul momento non ci do peso. Una doccia e via.
Lunedì 17 febbraio mia moglie accusa forte stanchezza in una trasferta di lavoro. “Ho preso 2 caffè e non riesco a tenere gli occhi aperti” – mi dice al telefono – “cerco di tornare presto”. La sera accusa leggera febbre e dolori muscolari e articolari, a cui segue un mal di gola sempre più fastidioso.
Martedì 18 inizio ad avvertire sintomi identici. Stanchezza, mal di gola come se avessi un fuoco che si sposta tra la faringe e la trachea. Febbre quasi assente, mai sopra i 37.5°, con aumento serale. Lavorando io in proprio, nello studio individuale presso la mia abitazione, non mi curo più di tanto della cosa e continuo una vita sostanzialmente normale.
Mercoledì 19 il giorno peggiore: la sensazione di stanchezza è tale che rinuncio al pranzo e mi corico a letto attorno alle 13 per un breve pisolino. Alle 20 mia moglie bussa alla porta della camera e mi chiede se io voglia cenare oppure no. Rimango letteralmente allibito, non credo all’orologio. Sono trascorse SETTE ore, mi sono volate come fossero sette minuti. E sono più stanco di quando mi sono sdraiato.
Nel frattempo il terzo bimbo, sempre con gli occhietti un po’ arrossati, è molto nervoso e ha il pianto facile. Mia moglie, dopo una piccola merenda, l’ha messo nel lettino attorno alle 18. Si sveglierà alle 9 del mattino successivo, dopo 15 (QUINDICI!) ore di sonno ininterrotto. Ripeto: ininterrotto. Abbiamo tre figli e una cosa del genere non l’avevamo mai vista, nemmeno nei sogni. Siamo sconcertati, ma al risveglio il bimbo è vispo, non ha febbre, continua la leggera congiuntivite con qualche colpo di tosse, mangia e beve normalmente, dunque ci tranquillizziamo.
Mia moglie continua ad accusare mal di gola a cui si somma una leggera tosse secca, stizzosa, che tende a peggiorare in serata e all’inizio della notte. Io ho sintomi simili con in aggiunta un mal di testa fastidioso, che va e viene, tendenzialmente circoscritto in area frontale, paragonabile a quello che soffro quando mi prende la sinusite. Sintomi tuttavia moderati, stanchezza a parte, che dunque non ci impediscono di lavorare e vivere la quotidianità.
Nella notte di giovedì 20 febbraio, attorno alle ore 02, il secondogenito inizia a tossire nel lettino in maniera sempre più stizzosa. Si sveglia piangendo, sostiene di avere un forte male alla gola, tossisce con sempre più insistenza ed è molto spaventato. Cerchiamo a fatica di tranquillizzarlo, servirà un’ora per placare la crisi e riaddormentarlo. Ha febbre lieve. Al mattino non mostrerà più sintomi significativi, se non una leggera tosse residua, ma lo teniamo a casa dalla scuola materna.
Il giorno successivo, venerdì 21 febbraio, il primogenito scende a colazione con due occhiaia da panda, lamentando mal di gola e mal di testa in zona frontale. Non tocca cibo, evitiamo ovviamente di accompagnarlo a scuola (frequenta la primaria) e ritorna a nanna. Già dal pomeriggio sostiene di stare meglio. Sarà il meno coinvolto di tutti.
Arriva il weekend del 22-23 febbraio. In condizioni normali, i nostri bambini ne approfittano per trascorrere del tempo insieme ai nonni. Parlo con mia moglie, le dico: “guarda, tu forse mi prenderai per matto, ma secondo me questo coronavirus ce l’abbiamo in casa e già da un pezzo. Per carità, niente nipoti ai nonni.” Così facciamo.
Da lunedì 24 febbraio i nostri tre bimbi non accusano praticamente più nessun sintomo, fatta eccezione per un moderato disturbo gastro-intestinale e qualche colpo di tosse ogni tanto. Il primogenito, in particolare, quello con cui si riesce di più a dialogare vista l’età scolare, si lamenta che “l’acqua nel bicchiere ha un sapore terribile”. “Papà, sa come di ferro… è orrenda”. E’ evidente che ha un’alterazione del gusto. Continua a domandarmi caramelle perché dice di avere “la saliva con un sapore cattivo”. Tempo qualche giorno e tutti proveremo strane sensazioni analoghe.
Mentre i tre bimbi, stranezze a parte, non ci destano più preoccupazioni, mia moglie ed io iniziamo ad avvertire un senso di pesantezza sullo sterno, una sorta di sasso costantemente appoggiato in centro al petto. La respirazione non è difficoltosa, in verità, ma è come se una strana infiammazione ci ingombrasse il torace, in particolare nei primi momenti dopo che ci corichiamo. Prosegue una saltuaria tosse secca, a cui vanno ad aggiungersi sintomi stranissimi, che faccio molta fatica a descrivere. Sudori notturni, sensazioni di freddo improvviso e colpi di nausea senza oggettiva ragione, disturbi che scompaiono così come sopraggiungono. Febbre lieve o assente, mai sopra i 37.5°C. Tra le varie stranezze, ne ricordo una in particolare: la sensazione di calore sul collo e sulle spalle, qualcosa di paragonabile a quando ci si scotta un po’ con il sole estivo. Un fastidio che mi porta, a inizio notte, a continuare a rivoltare il cuscino per il sollievo che provo a contatto con il suo lato più “fresco”.
Per entrambi noi adulti il quadro complessivo si mantiene sostanzialmente stabile per diversi giorni, altalenante fino alla fine di febbraio, quando improvvisamente mi accade una cosa che – col senno di poi – ritengo fondamentale descrivere. Attorno alle ore 20 inizio ad avvertire un prurito fastidioso tra le narici, che si estende alle palpebre e alla cute sotto agli occhi fino agli zigomi. Contemporaneamente inizia a prodursi abbondante muco in gola, seguito a deglutirlo per evitare che goccioli in trachea. E’ tutto molto rapido, è qualcosa che per certi versi mi ricorda le volte in cui da ragazzo, giocando in campagna, ho sofferto una reazione allergica alle graminacee in aprile-maggio (cosa impossibile in questo periodo dell’anno, peraltro sono chiuso in casa da giorni e oltretutto piove).
Inizio a tossire con maggiore insistenza. Sto per andare a dormire ma la situazione mi preoccupa, perché avverto uno stato infiammatorio sempre più evidente, che non si smorza. Percepisco un forte calore nel petto, come se avessi bevuto un liquido bollente. Tempo un’ora e tutto inizia a smorzarsi con la stessa rapidità con cui è sopraggiunto. Resta una sensazione di prurito, con sudorazione intermittente, a vampate. Preciso che in questa crisi non ho mai avuto serie difficoltà respiratorie, ma per diversi minuti la produzione esagerata di muco (o comunque di liquidi in generale, anche la salivazione era molto aumentata!) mi ha spaventato perché mi ostacolava il respiro.
A questo episodio, nei giorni seguenti, ne sopraggiungeranno altri due, più modesti in intensità, sempre serali, paragonabili sia per esordio rapido sia per remissione (e siamo ormai nella prima settimana di marzo).
Nella seconda settimana di marzo si risolvono quasi completamente i sintomi respiratori, sparisce finalmente quel senso di oppressione al petto e la malattia si sposta nel tratto gastro-intestinale. La digestione è complicata, non di rado accompagnata da pesantezza allo stomaco che per assurdo scompare mangiando e ricompare tre-quattro ore dopo i pasti. L’intestino è in subbuglio, con flatulenza a dir poco imbarazzante. Non è una condizione severa, sia chiaro, ma un moderato stato infiammatorio che prosegue per un’altra settimana e mezza, alternando giorni senza alcun sintomo a giornate più “complicate”, con due o tre passeggiate di corsa al bagno. L’unico sintomo residuo, oltre a questi, è un leggero ma costante arrossamento agli occhi, con pizzicore tra naso e bocca, che raggiunge l’apice in serata.
Siamo alla fine di marzo e, finalmente, dopo ben SEI settimane dai primi sintomi, la patologia sembra abbia frenato del tutto. Alla mancanza di sintomi si aggiunge una sensazione che è impossibile da descrivere ma chi l’avrà provata forse riconoscerà famigliare: è scomparso quel senso di alienazione, di infiammazione sali-e-scendi, di periodico sbandamento del corpo e della mente che ci ha tenuto “compagnia” a lungo.
Nessuno di noi ha mai assunto farmaci. Nessuno di noi ha avuto accesso al tampone, non è mai stato previsto per casi “leggeri” come il nostro. Ciononostante, ogni medico con cui noi si abbia parlato ha lasciato intendere che, con ogni probabilità, si è trattato di Covid-19. Appena avremo la possibilità, richiederemo il test sierologico.

Ho pensato di condividere questa esperienza vissuta dalla mia famiglia perché mi sono reso conto che un sacco di persone, da dicembre-gennaio fino ad oggi, hanno vissuto più o meno la nostra stessa avventura, nell’ignoranza più assoluta di cosa stesse accadendo. Chi in maniera molto più lieve, chi in modo più severo, chi addirittura a inizio gennaio, chi proprio in questi ultimi giorni di marzo, tra amici e parenti ho raccolto testimonianze simili alle mie.
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Fonti:

https://www.medicalfacts.it/…/coronavirus-in-italia-quasi-…/

https://www.corriere.it/…/coronavirus-foresti-santagostino-…

https://ilmanifesto.it/il-grido-dei-sindaci-dei-comuni-lom…/

https://www.corriere.it/…/numero-vero-morti-covid-19-almeno…

https://www.open.online/…/coronavirus-tragico-sospetto-del…/

https://codacons.it/il-dato-sommerso-shock-9-lombardi-mort…/

https://milano.corriere.it/…/mediglia-casa-di-riposo-reside…

https://www.ilgiorno.it/…/cronaca/coronavirus-val-seriana-1…

https://mattinopadova.gelocal.it/…/coronavirus-a-padova-bas…

https://www.ecodibergamo.it/…/accessi-in-calo-ai-pronto-so…/

https://www.ilgiorno.it/cronaca/coronavirus-1.5080968

https://www.tpi.it/…/coronavirus-bergamo-abbandonata-merca…/

https://www.tpi.it/…/coronavirus-piacenza-vera-storia-clini…

https://lanuovaferrara.gelocal.it/…/coronavirus-sondaggio-s…

https://www.sanitainformazione.it/…/visite-domiciliari-cur…/

https://www.ilsole24ore.com/…/ecco-farmaci-anti-covid-curar…

https://www.quotidiano.net/cro…/coronavirus-malati-1.5082414

https://www.medicalfacts.it/…/coronavirus-un-vecchio-farma…/

https://www.ordinifarmacistilombardia.it/589-coronavirus-ai…

https://www.repubblica.it/…/coronavirus_autorizzati_in_ita…/

https://www.valseriananews.it/…/farmacista-a-casa-senza-di…/

http://www.epiprev.it/andamento-della-mortalit%C3%A0-giorna…

https://www.repubblica.it/…/coronavirus_paziente_uno-25267…/

https://www.ilgiornale.it/…/coronavirus-guarito-nuovamente-…

https://crema.laprovinciacr.it/…/salute-picco-di-polmoniti-…

https://www.open.online/…/vittime-coronavirus-italia-4-vol…/

https://www.ilgiorno.it/…/coronavirus-polmonite-tac-1.50889…

https://www.laprovinciacr.it/…/prima-del-paziente-1-gia-59-…

https://www.corriere.it/…/burioni-test-ricerca-anticorpi-ut…

https://www.lastampa.it/…/alessandria-malati-curati-a-casa-…

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Allora facciamo una scommessa. Quando faranno i test sierologici a tappeto, uscirà fuori che meno di un milione di italiani son stati contagiati, e così la finiamo con la cagata da Imerdial College dei GIGAMILIARDI di contagiati per giustificare le politiche da psicopatici che volevano portare avanti in UK.

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1 hour ago, pandroid said:

Allora facciamo una scommessa. Quando faranno i test sierologici a tappeto, uscirà fuori che meno di un milione di italiani son stati contagiati, e così la finiamo con la cagata da Imerdial College dei GIGAMILIARDI di contagiati per giustificare le politiche da psicopatici che volevano portare avanti in UK.

Cosa vuoi dire? Lo studio dell’Imperial college nn è quello che ha fatto cambiare idea a Johnson e Trump?

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2 hours ago, Lurgee said:

Alcune considerazioni  interessanti prese dalla pagina fb del centro meteorologico lombardo che da settimane segue la vicenda in modo molto  lucido .

Copio e incollo.

Con il mese di aprile 2020 si apre una fase asciutta abbastanza lunga, ossia almeno una decade di stabilità con cieli generalmente sereni o poco nuvolosi, con temperature in progressiva risalita (in particolare dalla prossima settimana) dopo la parentesi fredda di questi ultimi due giorni. Verrebbe da dire che ci attende un tempo propizio per la vita all’aria aperta, ma suona come una presa per il culo. Ad ogni modo: questo è quanto. In foto, immagine satellitare del 31 marzo 2020 (NASA/Modis).

...

Ciò detto: chi segue con regolarità questa pagina avrà avuto modo di leggere gli scorsi due articoli, interamente dedicati all’emergenza da pandemia di SARS-Cov-2. Dal momento che diversi nostri soci volontari sono impegnati sul campo, abbiamo cercato di dare voce a chi – con cuore immenso ed encomiabile abnegazione – era occupato a contenere i danni. Oggi, 1 aprile 2020, tiriamo le somme.
Le considerazioni che seguono derivano dalle loro personali esperienze e dal consulto con farmacisti, docenti ricercatori e medici, alcuni di medicina generale, altri impegnati in prima linea nei reparti “COVID-19”, con cui s’è avuta l’opportunità di dialogare in queste ultime sei settimane.
In calce riportiamo numerosi link ad articoli di recente pubblicazione, che riportano a testimonianze ed evidenze del tutto conciliabili con quanto qui elencato. Alcuni di essi riportano storie letteralmente allucinanti, che forse meritano un po’ più di attenzione di quanto non abbiano raccolto finora. Se avete fegato, leggeteli tutti. Dopodiché traete le vostre personali conclusioni.
Non si tratta di un pesce d’aprile.
E’ tutto dannatamente vero.

1) Questo “nuovo” coronavirus è tra di noi da molti mesi, già prima di Natale 2019. Era stato dipinto come un nemico cinese, lontano migliaia di chilometri, quando al contrario l’ospitavamo in casa nostra da un bel pezzo.
Nessuno si è reso conto che, in alcune aree d’Italia, l’infezione era già attiva sottotraccia da dicembre, o forse addirittura da fine novembre, solo perché gli infettati sintomatici gravi erano ancora pochissimi e soprattutto confondibili con le influenze stagionali. Ma per ogni caso grave, decine d’altri giravano con sintomi lievi o quasi assenti, contribuendo via via all’esplosione di una pandemia subdola, proprio perché veicolata da una percentuale molto (troppo!) alta di malati “leggeri”, inconsapevoli.

2) La reale pericolosità di questa epidemia è proprio quella di non essere stata percepita come tale, se non in fase molto tardiva, che potremmo definire “matura”, in quanto veicolata per settimane e settimane da un esercito sterminato di malati dai sintomi lievi o assenti o comunque mal recepiti, con i casi più gravi a lungo scambiati erroneamente per influenze stagionali.
Poco alla volta è montata un’onda la cui cresta si è palesata quando ormai i buoi erano completamente scappati dal recinto. Il famoso “paziente 1” di Codogno è soltanto uno tra i casi più eclatanti tra le prime decine di polmoniti interstiziali documentate già a inizio 2020, conseguenza di centinaia (o migliaia?!) di infettati, in larga misura poco sintomatici, a piede libero fin da dicembre.

3) I numeri “ufficiali” diffusi dai mass media sono una rappresentazione molto fuorviante dell’epidemia reale, che – per quanto riguarda gli infettati – ha una portata estremamente più elevata, di circa due ordini di grandezza.
Alcuni team di ricerca epidemiologica stanno finalmente ponderando in maniera ragionata i casi effettivi, proponendo numeri che – per l’Italia intera – concordano su molti milioni di contagiati (almeno il 10% su base nazionale, che – riproporzionando in base alla nostra elevata effettività regionale – significa verosimilmente il 30-40% dei lombardi).
E’ comunque probabile che siano valutazioni ancora in sottostima, specie in alcune aree lombarde dove è palese che la diffusione attiva del contagio tra fine febbraio e inizio marzo è stata davvero massiva sulla maggioranza della popolazione, e – pur in regime di isolamento – è proseguita indisturbata all’interno dei nuclei familiari.

4) L’unica maniera per verificare questi numeri è quella di condurre test sierologici a campione, in sostanza la ricerca degli anticorpi nel sangue per attestare chi sia già venuto a contatto col virus negli ultimi mesi.
Nessuna indagine (il famigerato “tampone”) è stata condotta in maniera rigorosa e sistematica sulle centinaia di migliaia di persone che, dietro palese testimonianza dei medici di medicina generale, hanno vissuto la malattia in maniera lieve o moderata. E non solo! Un numero sterminato di famiglie con casi gravi non hanno ricevuto alcuna assistenza specifica: i malati sono stati letteralmente ignorati, abbandonati senza indagine e senza cure.
A proposito di tamponi.
Si tratta purtroppo di un metodo di ricerca debole, perché si fonda sul presupposto che vi sia una “viremia” (concentrazione di particelle virali) sufficientemente alta nelle zone da cui si preleva il campione biologico, ossia le alte vie respiratorie. Questo fattore, nei contagiati, è irregolare e soprattutto è altalenante durante la malattia. I falsi negativi sono quindi frequentissimi, giacché possono essere presenti sintomi palesemente da covid-19 (inclusa la polmonite interstiziale conclamata già visibile in RX torace) pur con tampone ripetutamente negativo.
Orbene: condizionare la terapia d’intervento sulla base dell’esito del tampone è stata una pratica inopportuna, quando non dannosa, per due ragioni. La prima è che ha allungato drammaticamente (e spesso fatalmente!) le tempistiche di accesso alle cure specifiche sui pazienti già palesemente sintomatici. La seconda è che diversi malati, spesso anziani con palesi sintomi da covid-19 ma negativi al tampone (alcuni “positivizzati” a seguire), sono stati sventuratamente parcheggiati senza isolamento individuale, talvolta a casa loro, talvolta in strutture ospedaliere o case di cura, diventando quindi forte veicolo di contagio.

5) In forza dei dati che stimano molti milioni di italiani contagiati, va da sé che la mortalità effettiva sia una percentuale estremamente più bassa di quanto dichiarato ai numeri ufficiali. Ciononostante, una diffusione così massiva dell’infezione comporta numeri assoluti altissimi pur sotto incidenze percentuali minime. Per capirci meglio: l’1% dei lombardi equivale a ben 100mila persone. Se centomila persone richiedono assistenza medica tutte insieme, nel giro di poche settimane, o disponi di un piano preventivo estremamente efficace e funzionale, oppure il disastro sanitario è inevitabile.
In sintesi: la differenza forse più forte tra il COVID-19 e una classica influenza, più della severità o della mortalità della patologia in sé, è proprio l’incredibile numero di persone contagiate simultaneamente, senza nessuna possibilità di scudo (virus nuovo a tutti i sistemi immunitari, nessuna copertura vaccinale).

6) La scarsa evidenza della malattia nelle sue prime fasi, che si manifesta con i sintomi tra i più disparati e soprattutto con gradualità ed intensità variabilissima da persona a persona, per poi degenerare sporadicamente su una piccola percentuale di soggetti più sensibili o deboli (specie gli anziani, raramente sui giovani), ha comportato che quasi nessun malato fosse curato adeguatamente. E soprattutto ha determinato l’esplosione di focolai con grande facilità.
No, questo coronavirus non si combatte con la tachipirina o simili farmaci da auto-medicazione. Tecnicamente si tratta di una “zoonosi”, cioè una malattia appena passata dagli animali all’uomo. In quanto tale, va trattata come storicamente si trattano le zoonosi virali (esiste ampia letteratura medica a riguardo). Questo nuovo coronavirus, se trova un ospite eccessivamente sensibile, innesca una forte reazione immunitaria che porta alla polmonite un poco alla volta, giorno dopo giorno, fino al punto in cui i danni sono talmente importanti da rendere spesso palliativa ogni cura ospedaliera. Insomma: per i più sfortunati è uno stillicidio con esito fatale.
L’unica maniera per salvare i pazienti con le reazioni auto-immuni più gravi è quella di individuarli e curarli SUBITO, a domicilio, con farmaci specifici, con l’obiettivo di evitare che possano degenerare.
Mentre si ragionava di costruire nuovi ospedali, di attrezzare i reparti di nuovi letti pronti ad accogliere malati gravissimi, talvolta bare su due piedi, migliaia di persone soffocavano tra le proprie mura di casa senza nessuna assistenza, senza nessuna cura specifica, senza nessun protocollo che indicasse ai medici di medicina generale come procedere per arginare il fenomeno a monte. PERCHÉ?

7) Migliaia di famiglie italiane hanno perduto un proprio caro perché, nell’emergenza, sono state letteralmente abbandonate a loro stesse. Numeri di emergenza sempre occupati, medici di medicina generale irraggiungibili (molti malati o letteralmente sommersi da centinaia di telefonate quotidiane) e in braghe di tela, senza protocolli d’intervento, completamente ignorati da chi avrebbe dovuto indicare loro, per tempo, come affrontare la situazione.
Di fronte all’estremo grido di dolore di chi vedeva un proprio parente soffocare nell’ennesima crisi respiratoria, dopo giorni e giorni di febbre alta con sintomi sempre più gravi senza cura, la risposta delle strutture di Pronto Soccorso è spesso stata questa: “non è ancora abbastanza grave per essere ospedalizzato… e comunque in terapia intensiva non ci sono più posti”. La Caporetto devastante di un sistema sanitario disgraziatamente sbilanciato verso l’assistenza d’urgenza, strategia più che fallimentare in una pandemia di questo tipo.
Trascinare i malati fino a un passo dalla morte, per poi ricoverarli, da quasi cadaveri, coi polmoni annegati. Con una metafora, un malato grave di COVID-19 è un paracadutista in caduta libera, a cui non è concesso di aprire il paracadute “perché è ancora troppo lontano dal suolo”. Aspetta ancora un po’. Aspetta di essere a cinquanta metri dal suolo. Dopodiché OK puoi aprirlo e forse qualcuno viene a prenderti. Forse in ambulanza, più spesso con altro mezzo… a sirene spente. Amen.

8) Per quanto riguarda i morti da Covid-19: esiste un modo molto efficace (e soprattutto incontestabile) di stimarli, che si basa sullo scostamento dei decessi rispetto alla media degli ultimi cinque anni per il medesimo periodo di osservazione (si veda a tal proposito il “Sistema di sorveglianza rapida della mortalità giornaliera” – SISMG, organismo preposto anche per tracciare l’impatto di queste epidemie).
Analisi in tal senso, condotte da alcuni comuni bergamaschi e bresciani, hanno evidenziato come il numero dei morti nell’ultimo mese abbia osservato un’eccedenza nei decessi che supera di gran lunga (fino a 5 volte!!) le cifre dichiarate. Buona parte di queste morti, tra l’altro, sono avvenute tra le mura domestiche in condizioni terrificanti. Solo un paziente su dieci, in media, ha guadagnato l’accesso in terapia intensiva. E chi non è morto in casa è spirato in solitudine, senza poter ricevere né l’estremo saluto dei propri cari, né (ancora) un funerale.
Molte bare di cittadini lombardi, in mancanza di risorse locali per la cremazione, sono state dirottate su regioni limitrofe con i camion dell’Esercito. Uno scenario agghiacciante.

9) Dopo migliaia di decessi, in buona parte evitabili se fosse esistito per tempo un protocollo per il trattamento tempestivo domiciliare dei casi più gravi, la situazione (almeno in Lombardia) sta "migliorando" per due ragioni concomitanti.
La prima, la più atroce, è che la buona parte dei soggetti a rischio che rischiavano di morire… è già morta. La pandemia, specie in Lombardia, ha ormai raggiunto una dimensione tale per cui la frazione di individui vulnerabili non ancora raggiunti dal virus va restringendosi sempre di più.
La seconda ragione, non meno atroce per chi ha avuto la sfortuna di incappare troppo presto nella spirale del contagio, è che alcuni malati sintomatici a casa stanno (finalmente!) iniziando a ricevere assistenza fin dai primi sintomi importanti, anziché dopo una o due settimane di sofferenze. Ciò minimizza la probabilità di complicanze severe, dunque riduce drasticamente la necessità di ospedalizzazione. Meglio tardi che mai.

10) In tutto questo pandemonio esiste una categoria di persone che ha subito un danno fisico e psicologico imponderabile, dalle cicatrici indelebili. Medici, infermieri e operatori sanitari di ogni livello (più tante altre figure di supporto) sono stati lanciati al massacro, in condizioni di lavoro proibitive e con carenza strutturale di dispositivi di protezione individuale. Sono stati i primissimi ad ammalarsi. A decine hanno perduto la vita. Migliaia di medici e infermieri sono tutt’oggi ammalati, alcuni ancora gravemente, dopo essere stati letteralmente dirottati dai loro reparti abituali. Diversi hanno continuato a lavorare pur da ammalati, in primo momento in maniera inconsapevole, in qualche caso anche in modo consapevole. Ospedali, cliniche, case di riposo, etc. sono stati per settimane centri nevralgici di contagio collettivo.

11) Nonostante le manovre di contenimento e distanziamento sociale, estremamente tardive, l’asse del contagio è proseguito e sta tutt’ora proseguendo tra parenti, tra le mura domestiche, in assoluto il luogo dove la trasmissione dell’infezione è più facile.
E’ dunque importante continuare a isolare il più possibile i soggetti a rischio (anziani, immunodepressi, etc.), evitando contatti di ogni tipo anche da parte di parenti stretti apparentemente sani o “guariti”. Le virgolette sottendono un concetto cruciale: il decorso della malattia, anche nelle forme più lievi o addirittura asintomatiche, è particolarmente lungo (fino a diverse settimane!) e si può essere veicoli di contagio anche molto dopo che si sono risolti tutti i sintomi.
Intendiamoci: con ogni probabilità quasi tutti, prima o dopo (probabilmente più prima che dopo), saranno contagiati, ma se lo saranno in tempi più tranquilli potranno ricevere migliore assistenza già ai primi sintomi.

12) La malattia Covid-19, come già ampiamente discusso da virologi ed esperti del settore, non ha comportato e non comporta rischi importanti per l’ampia maggioranza della popolazione, che la supera con sintomi lievi o del tutto assenti. Per assurdo quello che potrebbe apparire un vantaggio è in realtà una condanna, perché una planetaria roulette russa può colpire senza avviso né pietà. Per una piccola percentuale, infatti, l’infezione virale determina una risposta auto-immune (infiammatoria) potenzialmente pericolosa (si tenga presente che piccole percentuali, su milioni di persone, sono svariate decine di migliaia di anime!). E questo, molta attenzione, è sì un fattore più frequente nei soggetti anziani, ma può interessare tutte le età.
La manifestazione grave della malattia è prevenibile tramite la somministrazione di farmaci ad effetto immuno-modulante e ad azione antivirale (la cui efficacia era già stata testata fin dai tempi della simile SARS, nel 2003), ma la terapia è efficace solo se si interviene per tempo, ai primi sintomi importanti. Lasciare trascorrere giorni preziosi e condurre i malati all’insufficienza respiratoria grave, per polmonite interstiziale, comporta un’estrema difficoltà di intervento tardivo e complica seriamente l’opportunità di recupero. A danno polmonare fatto, l’approccio farmacologico è assai meno efficace e soprattutto la terapia di sostegno (ossigenazione forzata) è drammaticamente onerosa in termini di risorse mediche, oltre che terribile per il paziente.
Appare quindi assurdo che non si siano dirottate tempestive risorse per l’assistenza dei malati presso il loro domicilio, fattore che avrebbe limitato in maniera enorme l’onda di piena che ha travolto le strutture ospedaliere. Ciò avrebbe ridotto moltissimo la mortalità, la sofferenza, il dolore. Ancora oggi si evidenziano inspiegabili carenze strutturali in tal senso.

In ultimo, a corollario, riportiamo l’interessante esperienza di un nostro collaboratore.
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E’ il 15 di febbraio, anno 2020. E’ un sabato di tardo inverno, è ancora fresco ma il sole scalda abbastanza per una passeggiata pomeridiana con il terzogenito. Da diversi giorni il nostro bimbo ha un po’ di tosse e gli occhietti arrossati: se li strofina spesso, una specie di leggera congiuntivite, poco produttiva, ma che non passa. “Ce l’hanno un po’ tutti in questi giorni” – sostiene la maestra d’asilo nido. Vabbè – penso io – nulla di che.
Mattino di domenica 16 febbraio, mi sveglio e apro gli occhi con fastidio. Leggera sensazione di prurito, le palpebre un poco “incollate”. Già capitato in passato, ma stavolta è qualcosa di diverso: è una sensazione quasi paragonabile a una allergia. Che me l’abbia attaccata il mio bimbo? Boh! Sul momento non ci do peso. Una doccia e via.
Lunedì 17 febbraio mia moglie accusa forte stanchezza in una trasferta di lavoro. “Ho preso 2 caffè e non riesco a tenere gli occhi aperti” – mi dice al telefono – “cerco di tornare presto”. La sera accusa leggera febbre e dolori muscolari e articolari, a cui segue un mal di gola sempre più fastidioso.
Martedì 18 inizio ad avvertire sintomi identici. Stanchezza, mal di gola come se avessi un fuoco che si sposta tra la faringe e la trachea. Febbre quasi assente, mai sopra i 37.5°, con aumento serale. Lavorando io in proprio, nello studio individuale presso la mia abitazione, non mi curo più di tanto della cosa e continuo una vita sostanzialmente normale.
Mercoledì 19 il giorno peggiore: la sensazione di stanchezza è tale che rinuncio al pranzo e mi corico a letto attorno alle 13 per un breve pisolino. Alle 20 mia moglie bussa alla porta della camera e mi chiede se io voglia cenare oppure no. Rimango letteralmente allibito, non credo all’orologio. Sono trascorse SETTE ore, mi sono volate come fossero sette minuti. E sono più stanco di quando mi sono sdraiato.
Nel frattempo il terzo bimbo, sempre con gli occhietti un po’ arrossati, è molto nervoso e ha il pianto facile. Mia moglie, dopo una piccola merenda, l’ha messo nel lettino attorno alle 18. Si sveglierà alle 9 del mattino successivo, dopo 15 (QUINDICI!) ore di sonno ininterrotto. Ripeto: ininterrotto. Abbiamo tre figli e una cosa del genere non l’avevamo mai vista, nemmeno nei sogni. Siamo sconcertati, ma al risveglio il bimbo è vispo, non ha febbre, continua la leggera congiuntivite con qualche colpo di tosse, mangia e beve normalmente, dunque ci tranquillizziamo.
Mia moglie continua ad accusare mal di gola a cui si somma una leggera tosse secca, stizzosa, che tende a peggiorare in serata e all’inizio della notte. Io ho sintomi simili con in aggiunta un mal di testa fastidioso, che va e viene, tendenzialmente circoscritto in area frontale, paragonabile a quello che soffro quando mi prende la sinusite. Sintomi tuttavia moderati, stanchezza a parte, che dunque non ci impediscono di lavorare e vivere la quotidianità.
Nella notte di giovedì 20 febbraio, attorno alle ore 02, il secondogenito inizia a tossire nel lettino in maniera sempre più stizzosa. Si sveglia piangendo, sostiene di avere un forte male alla gola, tossisce con sempre più insistenza ed è molto spaventato. Cerchiamo a fatica di tranquillizzarlo, servirà un’ora per placare la crisi e riaddormentarlo. Ha febbre lieve. Al mattino non mostrerà più sintomi significativi, se non una leggera tosse residua, ma lo teniamo a casa dalla scuola materna.
Il giorno successivo, venerdì 21 febbraio, il primogenito scende a colazione con due occhiaia da panda, lamentando mal di gola e mal di testa in zona frontale. Non tocca cibo, evitiamo ovviamente di accompagnarlo a scuola (frequenta la primaria) e ritorna a nanna. Già dal pomeriggio sostiene di stare meglio. Sarà il meno coinvolto di tutti.
Arriva il weekend del 22-23 febbraio. In condizioni normali, i nostri bambini ne approfittano per trascorrere del tempo insieme ai nonni. Parlo con mia moglie, le dico: “guarda, tu forse mi prenderai per matto, ma secondo me questo coronavirus ce l’abbiamo in casa e già da un pezzo. Per carità, niente nipoti ai nonni.” Così facciamo.
Da lunedì 24 febbraio i nostri tre bimbi non accusano praticamente più nessun sintomo, fatta eccezione per un moderato disturbo gastro-intestinale e qualche colpo di tosse ogni tanto. Il primogenito, in particolare, quello con cui si riesce di più a dialogare vista l’età scolare, si lamenta che “l’acqua nel bicchiere ha un sapore terribile”. “Papà, sa come di ferro… è orrenda”. E’ evidente che ha un’alterazione del gusto. Continua a domandarmi caramelle perché dice di avere “la saliva con un sapore cattivo”. Tempo qualche giorno e tutti proveremo strane sensazioni analoghe.
Mentre i tre bimbi, stranezze a parte, non ci destano più preoccupazioni, mia moglie ed io iniziamo ad avvertire un senso di pesantezza sullo sterno, una sorta di sasso costantemente appoggiato in centro al petto. La respirazione non è difficoltosa, in verità, ma è come se una strana infiammazione ci ingombrasse il torace, in particolare nei primi momenti dopo che ci corichiamo. Prosegue una saltuaria tosse secca, a cui vanno ad aggiungersi sintomi stranissimi, che faccio molta fatica a descrivere. Sudori notturni, sensazioni di freddo improvviso e colpi di nausea senza oggettiva ragione, disturbi che scompaiono così come sopraggiungono. Febbre lieve o assente, mai sopra i 37.5°C. Tra le varie stranezze, ne ricordo una in particolare: la sensazione di calore sul collo e sulle spalle, qualcosa di paragonabile a quando ci si scotta un po’ con il sole estivo. Un fastidio che mi porta, a inizio notte, a continuare a rivoltare il cuscino per il sollievo che provo a contatto con il suo lato più “fresco”.
Per entrambi noi adulti il quadro complessivo si mantiene sostanzialmente stabile per diversi giorni, altalenante fino alla fine di febbraio, quando improvvisamente mi accade una cosa che – col senno di poi – ritengo fondamentale descrivere. Attorno alle ore 20 inizio ad avvertire un prurito fastidioso tra le narici, che si estende alle palpebre e alla cute sotto agli occhi fino agli zigomi. Contemporaneamente inizia a prodursi abbondante muco in gola, seguito a deglutirlo per evitare che goccioli in trachea. E’ tutto molto rapido, è qualcosa che per certi versi mi ricorda le volte in cui da ragazzo, giocando in campagna, ho sofferto una reazione allergica alle graminacee in aprile-maggio (cosa impossibile in questo periodo dell’anno, peraltro sono chiuso in casa da giorni e oltretutto piove).
Inizio a tossire con maggiore insistenza. Sto per andare a dormire ma la situazione mi preoccupa, perché avverto uno stato infiammatorio sempre più evidente, che non si smorza. Percepisco un forte calore nel petto, come se avessi bevuto un liquido bollente. Tempo un’ora e tutto inizia a smorzarsi con la stessa rapidità con cui è sopraggiunto. Resta una sensazione di prurito, con sudorazione intermittente, a vampate. Preciso che in questa crisi non ho mai avuto serie difficoltà respiratorie, ma per diversi minuti la produzione esagerata di muco (o comunque di liquidi in generale, anche la salivazione era molto aumentata!) mi ha spaventato perché mi ostacolava il respiro.
A questo episodio, nei giorni seguenti, ne sopraggiungeranno altri due, più modesti in intensità, sempre serali, paragonabili sia per esordio rapido sia per remissione (e siamo ormai nella prima settimana di marzo).
Nella seconda settimana di marzo si risolvono quasi completamente i sintomi respiratori, sparisce finalmente quel senso di oppressione al petto e la malattia si sposta nel tratto gastro-intestinale. La digestione è complicata, non di rado accompagnata da pesantezza allo stomaco che per assurdo scompare mangiando e ricompare tre-quattro ore dopo i pasti. L’intestino è in subbuglio, con flatulenza a dir poco imbarazzante. Non è una condizione severa, sia chiaro, ma un moderato stato infiammatorio che prosegue per un’altra settimana e mezza, alternando giorni senza alcun sintomo a giornate più “complicate”, con due o tre passeggiate di corsa al bagno. L’unico sintomo residuo, oltre a questi, è un leggero ma costante arrossamento agli occhi, con pizzicore tra naso e bocca, che raggiunge l’apice in serata.
Siamo alla fine di marzo e, finalmente, dopo ben SEI settimane dai primi sintomi, la patologia sembra abbia frenato del tutto. Alla mancanza di sintomi si aggiunge una sensazione che è impossibile da descrivere ma chi l’avrà provata forse riconoscerà famigliare: è scomparso quel senso di alienazione, di infiammazione sali-e-scendi, di periodico sbandamento del corpo e della mente che ci ha tenuto “compagnia” a lungo.
Nessuno di noi ha mai assunto farmaci. Nessuno di noi ha avuto accesso al tampone, non è mai stato previsto per casi “leggeri” come il nostro. Ciononostante, ogni medico con cui noi si abbia parlato ha lasciato intendere che, con ogni probabilità, si è trattato di Covid-19. Appena avremo la possibilità, richiederemo il test sierologico.

Ho pensato di condividere questa esperienza vissuta dalla mia famiglia perché mi sono reso conto che un sacco di persone, da dicembre-gennaio fino ad oggi, hanno vissuto più o meno la nostra stessa avventura, nell’ignoranza più assoluta di cosa stesse accadendo. Chi in maniera molto più lieve, chi in modo più severo, chi addirittura a inizio gennaio, chi proprio in questi ultimi giorni di marzo, tra amici e parenti ho raccolto testimonianze simili alle mie.
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Fonti:

https://www.medicalfacts.it/…/coronavirus-in-italia-quasi-…/

https://www.corriere.it/…/coronavirus-foresti-santagostino-…

https://ilmanifesto.it/il-grido-dei-sindaci-dei-comuni-lom…/

https://www.corriere.it/…/numero-vero-morti-covid-19-almeno…

https://www.open.online/…/coronavirus-tragico-sospetto-del…/

https://codacons.it/il-dato-sommerso-shock-9-lombardi-mort…/

https://milano.corriere.it/…/mediglia-casa-di-riposo-reside…

https://www.ilgiorno.it/…/cronaca/coronavirus-val-seriana-1…

https://mattinopadova.gelocal.it/…/coronavirus-a-padova-bas…

https://www.ecodibergamo.it/…/accessi-in-calo-ai-pronto-so…/

https://www.ilgiorno.it/cronaca/coronavirus-1.5080968

https://www.tpi.it/…/coronavirus-bergamo-abbandonata-merca…/

https://www.tpi.it/…/coronavirus-piacenza-vera-storia-clini…

https://lanuovaferrara.gelocal.it/…/coronavirus-sondaggio-s…

https://www.sanitainformazione.it/…/visite-domiciliari-cur…/

https://www.ilsole24ore.com/…/ecco-farmaci-anti-covid-curar…

https://www.quotidiano.net/cro…/coronavirus-malati-1.5082414

https://www.medicalfacts.it/…/coronavirus-un-vecchio-farma…/

https://www.ordinifarmacistilombardia.it/589-coronavirus-ai…

https://www.repubblica.it/…/coronavirus_autorizzati_in_ita…/

https://www.valseriananews.it/…/farmacista-a-casa-senza-di…/

http://www.epiprev.it/andamento-della-mortalit%C3%A0-giorna…

https://www.repubblica.it/…/coronavirus_paziente_uno-25267…/

https://www.ilgiornale.it/…/coronavirus-guarito-nuovamente-…

https://crema.laprovinciacr.it/…/salute-picco-di-polmoniti-…

https://www.open.online/…/vittime-coronavirus-italia-4-vol…/

https://www.ilgiorno.it/…/coronavirus-polmonite-tac-1.50889…

https://www.laprovinciacr.it/…/prima-del-paziente-1-gia-59-…

https://www.corriere.it/…/burioni-test-ricerca-anticorpi-ut…

https://www.lastampa.it/…/alessandria-malati-curati-a-casa-…

Grazie Lurgee, mi è sembrato molto interessante.

Secondo me che il virus sia in giro in Italia da Dicembre è possibile. Tra l'altro, l'ho scritto qualche giorno fa, tra Natale e i primi di Marzo sono successe un po' di cose strane a livello di salute sia a me che a persone a me vicine. In parte mi ci sono rispecchiato nel racconto che hai linkato.

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Io gruppo dell' Imperial ha pubblicato una marea di articoli, tutti importantissimi incluso quello di cui parla @@li, che è quello che ha fatto cambiare idea a Johnson dicendogli che se non faceva niente mezzo milione di persone sarebbero morte solo di covid, escludendo il surplus di morti per ospedali sovraccarichi. Dobbiamo ringraziarli altroché, peraltro Neil Ferguson è stato col suo gruppo in prima linea in altre epidemie recenti tipo zika, h1n1, in parte ebola, tutte si sono chiuse bene anche grazie al lavoro di questa gente qui...

A metà gennaio, quando tutti pensavano alla solita epidemia che si sarebbe risolta in nulla (chissà poi per merito di chi...) Hanno pubblicato il primo paper in cui si supponeva che i contagio in Cina fossero molto più del conteggio e che quindi ormai difficilmente si sarebbe confinata la cosa in Cina. Al momento c erano 2mila contagi, loro ne stimarono almeno 30mila, sì beccarono i soliti insulti, allarmisti, capitalisti che vogliono affossare la Cina... Forse alla fine avevano ragione? 

Ora nella mia ignoranza, anche io trovo le loro ultime stime sulla proporzione di popolazione infettata esagerate ma 1) hanno intervallo di credibilità enormi per riflettere la loro incertezza, da 3% a 20%, 2) sono coerenti con le stime che usavano con la Cina. Personalmente un milione di contagi lo trovo credibile, ma non è il mio lavoro fare quelle stime, quindi mi fido di quel che dicono e quando avranno più info sapremo. Gli studi serologici saranno chiave, vedremo. 

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7 hours ago, pandroid said:

Allora facciamo una scommessa. Quando faranno i test sierologici a tappeto, uscirà fuori che meno di un milione di italiani son stati contagiati, e così la finiamo con la cagata da Imerdial College dei GIGAMILIARDI di contagiati per giustificare le politiche da psicopatici che volevano portare avanti in UK.

hai per caso letto la mia considerazione nella pagina precedente con i numeri dei paesi dove ora è caldo?

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19 hours ago, @li said:

Cosa vuoi dire? Lo studio dell’Imperial college nn è quello che ha fatto cambiare idea a Johnson e Trump?

Anche, poi hanno sbracato pubblicando prima uno studio sulla stima degli infettati che è semplicemente vergognoso per il modo in cui vengono riportate le incertezze, poi uno dei capoccia ha avuto l'ardire di dire che 2/3 delle persone morte di Covid sarebbe morta comunque entro l'anno, infine hanno saltato lo squalo con la storia di andare a ripescare il numero di contagiati a partire da un CFR fondato su dati ballerini. Quegli studi dell'Imperial College sono la manifestazione plastica della cialtronaggine britannica spacciata per Verbo solo per la nomea che porta dietro.

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14 hours ago, rick81 said:

hai per caso letto la mia considerazione nella pagina precedente con i numeri dei paesi dove ora è caldo?

Ho letto, ma non saprei quanto fidarmi a comparare dati provenienti da regioni del mondo diverse con demografie diverse e diversi criteri di identificazione e testing.

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18 hours ago, jeppoloman said:

 Ora nella mia ignoranza, anche io trovo le loro ultime stime sulla proporzione di popolazione infettata esagerate ma 1) hanno intervallo di credibilità enormi per riflettere la loro incertezza, da 3% a 20%, 2) sono coerenti con le stime che usavano con la Cina. Personalmente un milione di contagi lo trovo credibile, ma non è il mio lavoro fare quelle stime, quindi mi fido di quel che dicono e quando avranno più info sapremo. Gli studi serologici saranno chiave, vedremo. 

Guarda, ho visto uno studio della Pandroid Excellence Cluster of Astrophysics and Data Analysis sostenere che in Italia ci sono tra i 130mila e i 60milioni di contagiati entro 1sigma, e alla fine moriranno tra i 16mila e i 6 milioni di italiani, quindi se estrapolo la gompertziana che mi da 20mila morti con il CFR della Lombardia, il lockdown ha evitato la morte di ben 5 milioni e 980mila italiani, di cui 600mila sarebbero morti comunque entro il 2020.

Se pubblico una roba del genere mi denunciano, altro che Imperial.

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3 minutes ago, pandroid said:

Non so voi, io - allo stato attuale - se domani si dovesse votare per la permanenza nell'UE voterei no, e pure convinto.

Il problema è che se usciamo dall'UE diventiamo uno statarello illiberale al servizio di russi e cinesi.

 

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5 minutes ago, echoes said:

Il problema è che se usciamo dall'UE diventiamo uno statarello illiberale al servizio di russi e cinesi.

E' vero. Ma vale comunque la pena restare in una Istituzione nel quale si esclude il Presidente del Parlamento perché italiano da riunioni fondamentali per la tenuta stessa degli Stati membri?

https://elpais.com/internacional/2020-04-06/merkel-y-rutte-dejan-al-parlamento-europeo-fuera-de-la-gestion-de-la-crisis-del-coronavirus.html

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1 hour ago, pandroid said:

E' vero. Ma vale comunque la pena restare in una Istituzione nel quale si esclude il Presidente del Parlamento perché italiano da riunioni fondamentali per la tenuta stessa degli Stati membri?

https://elpais.com/internacional/2020-04-06/merkel-y-rutte-dejan-al-parlamento-europeo-fuera-de-la-gestion-de-la-crisis-del-coronavirus.html

Sì ma sempre meglio che pensare di uscire. Anche perché un mondo senza Europa è un mondo che cade preda del neo-liberismo americano oppure del fascio-capitalismo orientale. 

Rimaniamo comunque il baluardo della civiltà, nonostante tutto.

42 minutes ago, kid a said:

folle anche solo pensarlo IMHO

Esatto.

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17 minutes ago, echoes said:

Sì ma sempre meglio che pensare di uscire. Anche perché un mondo senza Europa è un mondo che cade preda del neo-liberismo americano oppure del fascio-capitalismo orientale. 

Rimaniamo comunque il baluardo della civiltà, nonostante tutto.

Esatto.

ma anche perché equivarrebbe ad un suicidio economico-finanziario

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1 hour ago, Lacatus said:

L'Europa sta per finire e, con lei, un periodo di pace e prosperità durato 70 anni. Torneremo a precipitare nella spirale dei governi illiberali, o magari dittatoriali, della crisi dei valori progressisti e forse addirittura torneremo a parlare di conflitti e guerre civili.

Un nuovo medioevo è alle porte, "corsi e ricorsi storici". Come ha detto Cacciari "la testa dell'uomo è la stessa da 100 000 anni", il progresso tecnologico è una illusione da cui ci sveglieremo molto presto: la realtà è che siamo ancora, e sempre saremo, i gorilla di Kubrick nel prologo di 2001 Odissea nello Spazio con uno smartphone al posto dell'osso.

Si salvi chi può. E chi riesce.

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