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Critica musicale


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Una bella discussione sul nulla mancava! :lol:

È difficile trovare, almeno per me, un articolo o recensione di critica che sia effettivamente valido e non autoreferenziale, come inventare generi e scene musicali dal nulla, vedi tutti i post-, gli indie- e i no- qualcosa, che alla fin fine non sono altro che citazioni di altri articoli e altre recensioni. Purtroppo, le riviste e le webzines sono piene di questi individui che scrivono rifacendosi a scene, neogeneri e artisti improbabili.

Tutto ciò ha poi dato il la a webzines e siti di musica, vedi Debaser, dove utenti che leggono le sopracitate recensioni credono di averne capito la chiave di volta e scrivono peggio di ciò che leggono, ma con gli stessi riferimenti.

La domanda è: esiste una critica buona/costruttiva? Che rapporto avete con la critica musicale?

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L'unica critica musicale che rispetto e di cui mi fido sono gli amici che so avere gusti musicali affini ai miei.

E non per una qualche pretesa di autorevolezza, ma semplicemente perché è un buon modo di trovare album che mi piacciano.

In generale una buona critica è quella che lo fa per divulgazione, per fornire al lettore tutti gli strumenti che lo aiutino a capire se un determinato lavoro rientri o meno nella sua sfera. La comparazione, se proprio deve essere presente, dovrebbe rivestire un ruolo minore all'interno della recensione, e sempre inserita nel contesto di cui sopra.

Nemmeno a dire che tipicamente invece si assiste a uno sfoggio di spocchia da parte del recensore, un'esibizione di "cultura" (ma questa è cultura?), una sequela di giudizi secchi, termini improbabili messi lì per far scena, metafore totalmente inutili ai fini della recensione stessa.

E, a quel punto, chiudo la pagina e ritorno al punto iniziale del discorso.

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L'unica critica musicale che rispetto e di cui mi fido sono gli amici che so avere gusti musicali affini ai miei.

E non per una qualche pretesa di autorevolezza, ma semplicemente perché è un buon modo di trovare album che mi piacciano.

In generale una buona critica è quella che lo fa per divulgazione, per fornire al lettore tutti gli strumenti che lo aiutino a capire se un determinato lavoro rientri o meno nella sua sfera. La comparazione, se proprio deve essere presente, dovrebbe rivestire un ruolo minore all'interno della recensione, e sempre inserita nel contesto di cui sopra.

Nemmeno a dire che tipicamente invece si assiste a uno sfoggio di spocchia da parte del recensore, un'esibizione di "cultura" (ma questa è cultura?), una sequela di giudizi secchi, termini improbabili messi lì per far scena, metafore totalmente inutili ai fini della recensione stessa.

E, a quel punto, chiudo la pagina e ritorno al punto iniziale del discorso.

Quoto! Alla fine le recensioni sono una cosa abbastanza inutile, preferisco di gran lunga chiedere opinioni ai miei amici o dare un'occhiata a scatterbrain ;-)

Ricordo ancora un articolo/recensione che uscì su Rumore su IN RAINBOWS. Mi sembrava di leggere un trattato filosofico... ma non si capiva che concetto volesse esprimere. Tanto tanto fumo...

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Temo sia un discorso troppo complesso per essere affrontato online, per certo la "critica" in questo momento è totalmente assente in ambito musicale italiano, reconditissimamente presente in altri ambiti, sostanzialmente esteri.

Credo, però, che prima di parlare dello stato della critica in questo momento, sia necessario fare un discorso sulla critica in sè, sul valore della stessa, sui fondamenti epistemologici della critica, sulla figura del critico in quanto tale...; in questo senso ci metterei ere a descrivere la mia posizione, ma se interessa ci sono due tra moltissimi interventi che sottoscrivo in pieno e che consiglierei a chiunque di leggere, uno è di John Dewey in "L'Arte Come Esperienza", l'altro di Arnold Schönberg in "Stile e Idea". ;)

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  • 2 years later...

Più che altro tutto il bailamme che avete postato fa parte della distorsione della critica musicale ai giorni nostri, quantomeno nel nostro paese. Non ci si limita ad un'opinione pubblicata dalla testata di cui si fa parte, ma bisogna pontificare con linguaggio arguto e d'impatto il proprio parere. Successivamente si va su facebook a convidere, leccare il culo alla cricca dei "giornalisti musicali/critici" e magari sparare il nome più astruso preso dalle cantine ungheresi. Nel caso di un revisionismo britpop può capitare di leggere "Eh, i Blur hanno avuto un sacco di culo nella loro carriera, io ero dalla parte dei Kenickie"

Non entro nel merito dell'articolo (non è una recensione, è solo una simil-cronistoria del travaso di bile che hanno creato i Blur al tizio dopo un tot di tempo in cui - si legge tra le righe - è avvenuto un processo di crescita dell'autore stesso). Alla fine sono cazzacci suoi e va bene così, ma non mettiamolo al pari di una recensione. Semplicemente non lo è.

Ti rispondo qui, non voglio creare OT.

La questione credo sia più larga Sex, almeno dal mio punto di vista (ovvero quello di cui frega qualcosa della critica, quindi sorvolabilissimo). È sacrosanto cercare alternative allo schema letto e riletto della recensione analitica, e il cercarne una seconda via attraverso il linguaggio "da blog", quindi con elementi personali, è anche comprensibile; ma il problema è quando ci si imbroda nelle proprie conoscenze, sia musicali, sia culturali, sia lessicali. Questo articolo/post È una recensione, poiché Farabegoli scrive così ovunque: scrivere una recensione al limite della leggibilità per far vedere i propri muscoli solo quando c'è da lodare qualcuno, e spalare merda limpida su dischi che "non mi piacciono" non mi sta bene, e credo non possa star bene a chiunque piaccia leggere di musica. Ripeto, può anche andar bene prendere un linguaggio da blog; ma il linguaggio da flame mi sembra davvero patetico.

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Ti rispondo qui, non voglio creare OT.

La questione credo sia più larga Sex, almeno dal mio punto di vista (ovvero quello di cui frega qualcosa della critica, quindi sorvolabilissimo). È sacrosanto cercare alternative allo schema letto e riletto della recensione analitica, e il cercarne una seconda via attraverso il linguaggio "da blog", quindi con elementi personali, è anche comprensibile; ma il problema è quando ci si imbroda nelle proprie conoscenze, sia musicali, sia culturali, sia lessicali. Questo articolo/post È una recensione, poiché Farabegoli scrive così ovunque: scrivere una recensione al limite della leggibilità per far vedere i propri muscoli solo quando c'è da lodare qualcuno, e spalare merda limpida su dischi che "non mi piacciono" non mi sta bene, e credo non possa star bene a chiunque piaccia leggere di musica. Ripeto, può anche andar bene prendere un linguaggio da blog; ma il linguaggio da flame mi sembra davvero patetico.

Forse mi sono spiegato male, non riesco a considerarle io come tali e tendo a non leggere proprio queste vaccate, è proprio segno di un mio disprezzo verso un giornalismo di settore che è una cerchia di (passatemi il termine) rottinculo. Sono d'accordo con te che non bisogna scadere nell'essere puramente analitici (se fosse per me, scriverei nel linguaggio nonsense come quando scrivo di un disco qui :lol: ) e si legge sempre più, con le dovute eccezioni, un voler mettere al centro dell'attenzione la propria esperienza da ascoltatore, il proprio vivere la musica, tutte queste stronzate sesquipedali.

Se uno legge una recensione è perché magari vorrebbe sapere qualcosina in più al riguardo di un disco, ma nulla riguardo al recensore. Per questo, stilisticamente, per me questi sono post da blogger e pure abbastanza inutili/superflui.

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E' successa una cosa piuttosto inquietante con Sun Kil Moon e Pitchfork ultimamente, non so se avete letto.

https://www.reddit.com/r/Music/comments/399eqn/pitchfork_changes_sun_kil_moon_review_after/

Ecco, quello è proprio un esempio tipico di chi si prende troppo sul serio ma che sottolinea inconsapevolmente come ognuno può dire di parlare effettivamente del disco mentre invece è influenzato da altre dinamiche completamente non inerenti al contenuto.

Quello di Bastonate è un diversivo/sfogo con poche pretese di professionalità a tutti i costi, e che guarda caso incassa un seguito non da poco, stessa cosa per altri blog della "brigata" (Colasanti, Durastanti, Farabegoli e altri che fanno staffetta tra carta stampata e web) o come Dance Like Shaquille O'Neal, e affini.

Li leggo volentieri, pochi album riesco a scoprire grazie a loro, ma è un modo del tutto diverso di affacciarsi nella musica contemporanea, molto meglio rispetto a Pitchfork.

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  • 3 months later...
  • 1 year later...

Ma quanto è insopportabile ondarock e relativo forum?:mellow:

Minchia se c'è un disco che piace, loro tac subito a buttarlo giù. E poi tutte ste recensioni con paroloni, disastri, cazzate. La musica come fisica quantistica. In questo pitchfork ha fatto più danni della grandine. Ultimamente ricordo di aver letto una rece su pitchfork e ho dovuto rileggere tre volte le prime 20 righe perchè non si capiva ASSOLUTAMENTE nulla. 

 

Poi per carità, fonte di belle scoperte, ondarock, ma dio mio che snobismo. E il forum è 40 volte peggio del sito, quindi vi lascio immaginare, le discussioni sono surreali, sembrano quasi tutti dei diego fusaro con parole messe a caso per far impressione.

Io pensavo di essere un nerd musicale, ma questi stan male:o

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si e infatti pensavo anche io al cane...a parte che gli han cambiato voto (prima era 6.5) ma chissenefrega direi (e chissenefrega del fatto che io gli avrei messo 9...)

mi spieghi cosa capisci del disco se leggi la recensione? Perchè dovrei ascoltarlo? A chi si ispira? chi ispirerà? come si posiziona nel panorama musicale nostrano? 

Perlomeno dicono come si posizione nella discografia di Incani, ma lo dicon cosi:

Quando vara a tutti gli effetti il suo personale progetto, con l’Ep omonimo “Iosonouncane” (2010), Incani stupisce per gli sfregi iconoclasti delle canzonette retrò, tutto a base di loop e campionamenti (“Il famoso goal di mano”), pastichedanzanti creati sui puri versi vocali cacofonici, marcette Residents-iane e invettive strepitate caotiche (“Grandi magazzini pianura”), ballate un po’ robotiche e un po’ clownesche (“Summer On A Spiaggia Affollata”, ben più di una answer-song alla “Solitary Beach” di Battiato), persino ritmi rotolanti che pigliano ispirazione da Jon Hassell (“Torino pausa pranzo”), e pure brani lunghi (i 10 minuti di “La macarena su Roma”, pur più autoreferenziali, sorta di remix afro-samba di un flusso alla Lucio Dalla, attorniato di campioni parlati).

 

"Sfregi iconoclasti delle canzonette retrò"

"Pastichedanzanti"

"Ballate robotiche"

"Answer song" (ma che roba è? Perchè l'inglese a cazzo!?)

"Ritmi rotolanti"?

remix di un flusso?

 

Ma perchè bisogna tirarsela senza dire nulla? Che linguaggio è?

Boh. Ci vorrebbero dei critici musicisti, qualche critico che sa scrivere e basta. 

Vai sul forum comunque, è l'epopea del no sense..

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ho smesso di leggere Ondarock anni fa, ma più che altro perché mi sembrava "banale" e non mi dava mai spunti di ascolto interessanti, cosa che Pitchfork, con i suoi limiti e nonostante l'hipsterismo imperante, continua a fare. anzi, vi consiglio la mailing list del venerdì (New Music Friday), che è utile se uno non ha tanto tempo per seguire le nuove uscite.  

 

la recensione di Die che avete postato è francamente imbarazzante: non spiega nulla di niente, è un'accozzaglia di paroloni messi lì a caso, tanto da sembrare quasi un "cadavere squisito".  

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  • 3 months later...
  • 4 years later...

Sollecitato dalla bella discussione su Incani, recupero la discussione, se non altro perchè sto leggendo la raccolta di articoli scritti da Claude Debussy e raccolti da Adelhpi nel bel libricino "Monsieur Croche antidilettante". Debussy, sempre pieno di debiti, tra fine 800 e inizi 900 cominciò a scrivere recensendo concerti per la rivista "L'idée libre". Sentite (leggete) che scriveva in due suoi articoli.

 

Ecco cosa scriveva Claude Debussy a proposito della programmazione del Teatro dell'Opera di Parigi, in due articoli di fine '800 primi del '900

Il primo si intitola "Virtuosi"

"In queste ultime settimane c'è stato un grande arrivo di direttori d'orchestra tedeschi. La cosa è meno grave di un'epidemia [sic], ma fa molto più rumore...visto che un direttore d'orchestra è moltiplicabile per novanta...
[...]
Se questi signori portassero almeno delle novità nel loro programma, l'interesse non mancherebbe; ma non è cosi, si tratta del vecchio repertorio sinfonico di sempre, e continueremo ad assistere ai soliti esercizi sulle diverse maniere di dirigere le Sinfonie di Beethoven; gli uni "accelereranno", gli altri "rallenteranno", e sarà il pover Beethoven, il grande vecchio, a soffrirne di più. Persone gravi ed informate dichiareranno che questo o quel direttore possiede il movimento giusto, il che d'altronde è un eccellente argomento di conversazione. Ma dove avranno mai trovato tanta sicurezza? Hanno forse ricevuto un comunicato dall'Aldilà? Ecco delle cortesie dall'oltretomba che da parte di Beethoven mi stupirebbero assai"

***

II secondo si intitola "L'Opéra"

"In conclusione, niente di veramente nuovo. Nient'altro che una specie di ronzio d'officina, un perpetuo ripetersi; come se la musica, entrando all'Opéra, dovesse indossare un'uniforme obbligatoria, simile a quella di una galera, o assumere le proporzioni falsamente grandiose del monumento, commisurandosi al celebre "scalone" che un errore prospettico o un eccesso di dettagli hanno reso in definitiva striminzito...
Perchè mai l'Opéra non dovrebbe essere diretta da un consiglio di persone che, troppo ricche per voler fare dei buoni affari, impiegassero invece l'orgoglio del loro denaro per fare cose belle? (E' solo una questione di tatto e di scelta).
Servirebbe poi un direttore musicale completamente libero ed indipendente, che avesse la funzione di essere innanzitutto al corrente dei movimenti artistici e, in secondo luogo, di assicurare in anticipo un programma retrospettivo di opere scelte con finezza.
[...]
Insomma, bisognerebbe soprattutto fare moltissima musica, invece di mantenere il pubblico in una voluta indifferenza.
Di tale indifferenza sono tristemente responsabili alcuni artisti; essi hanno saputo combattere per un istante, giusto il tempo necessario per conquistarsi un posto nel mercato musicale; ma non appena assicurata la possibilità di piazzare i loro prodotti, retrocedono prontamente, quasi chiedendo scusa al pubblico del disturbo arrecatogli, per poter essere accettati. Volgendo risolutamente le spalle alla loro giovinezza, si addormentano nel successo, senza mai più riuscire ad innalzarsi fino a quella gloria felicemente riservata a coloro la cui vita, consacrata alla ricerca di un mondo di sensazioni e di forme incessantemente rinnovato, si è conclusa nella speranza di aver assolto al compito vero: costoro ottengono quello che si potrebbe definire un successo "finale", se la parola "successo" non risultasse meschina quanto la parola "gloria" Non ho la pretesa di esigere che l'Opéra aiuti questi ultimi, ma potrebbe non limitarsi a sostenere esclusivamente i primi. E ho voluto dimostrare che i torti sono da entrambe e parti"

***

Fine '800.
Meditate, gente, meditate.

 

 

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