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TomThom

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Uno dei migliori ristoranti delle mie parti ha come cavallo di battaglia i tagliolini (fatti a mano) con noci e tartufo di Bassiano. Piatto che adoro ma che mangio due volte l'anno al massimo: intanto se lo mangiassi tutti i giorni perderebbe magia, poi rende al massimo con il freddo accompagnato da un bicchiere di rosso, in più il tartufo ha un gusto impegnativo che non puoi reggere quotidianamente. Tutti i giorni ti puoi mangiare lo spaghetto aglio, olio e pangrattato o pomodorini e melanzane, un piatto di tartufo no.

Ecco, IRA sono i tagliolini al tartufo mentre Californication, Brothers oppure Definitely Maybe uno spaghetto aglio e olio.

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3 hours ago, echoes said:

Uno dei migliori ristoranti delle mie parti ha come cavallo di battaglia i tagliolini (fatti a mano) con noci e tartufo di Bassiano. Piatto che adoro ma che mangio due volte l'anno al massimo: intanto se lo mangiassi tutti i giorni perderebbe magia, poi rende al massimo con il freddo accompagnato da un bicchiere di rosso, in più il tartufo ha un gusto impegnativo che non puoi reggere quotidianamente. Tutti i giorni ti puoi mangiare lo spaghetto aglio, olio e pangrattato o pomodorini e melanzane, un piatto di tartufo no.

Ecco, IRA sono i tagliolini al tartufo mentre Californication, Brothers oppure Definitely Maybe uno spaghetto aglio e olio.

Se escludiamo il discorso della stagionalità della materia prima, e la necessità di avere una dieta variata, io i tagliolini al tartufo li mangerei con grande regolarità se me li potevo permettere.

Il mio limite a mangiare cibi di valore è proprio il valore, non la paura di stufarmi.

Se uno sente che si potrebbe stufare di qualcosa, forse non gli piace veramente quanto pensa.

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3 hours ago, Billy Beach said:

Se uno sente che si potrebbe stufare di qualcosa, forse non gli piace veramente quanto pensa.

è questione di assuefazione, è un processo naturale. L’arte è rara, è “una su mille”. Portare la rarità dentro una routine significa togliergli meraviglia e fascino, significa stritolarla nella quotidiana catena di montaggio e privarla della giusta dose di oblio e dimenticanza che merita.
Se abitassi davanti al colosseo, non lo apprezzerei come uno che ci passa una volta ogni tanto... ma questo non significa che il colosseo non mi piace abbastanza.

Il paragone culinario al solito traballa… un pasto si consuma, l’arte non si dovrebbe. L'unica cosa che hanno in comune cibo e arte è che se sono buone probabilmente fanno male al cuore.
Trovo più calzanti le metafore bagnate di onafriday... L’erotismo è nel nascondimento, nella distanza dall’oggetto del desiderio (per questo si chiama de-siderio: è una mancanza).
Viceversa ogni tipo di soddisfacimento istantaneo è vicino alla pornografia.
Ecco… pornografia dell’ascolto mi sembra una buona definizione.
Spotify è una specie di youporn :copula:

IRA secondo me si rifiuta di prestarsi ad ascolti distratti. Pretende che ci si fermi un momento, che ci si ritagli del tempo. Questo implica una sporadicità ineludibile. E come ripeto non è questione di bellezza, ma di peso specifico.
Poi oh, se per caso ascolto Piel per due giorni di fila non succede niente... non facciamo assolutismi.

Per dire, un album come kid a si lascia ascoltare molto di più… è squisitamente pop, abbastanza breve, e infatti l’ho consumato.
Ma non sai cosa darei per dimenticarlo….

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1 hour ago, Gasba said:

è questione di assuefazione, è un processo naturale. L’arte è rara, è “una su mille”. Portare la rarità dentro una routine significa togliergli meraviglia e fascino, significa stritolarla nella quotidiana catena di montaggio e privarla della giusta dose di oblio e dimenticanza che merita.
Se abitassi davanti al colosseo, non lo apprezzerei come uno che ci passa una volta ogni tanto... ma questo non significa che il colosseo non mi piace abbastanza.

Il paragone culinario al solito traballa… un pasto si consuma, l’arte non si dovrebbe. L'unica cosa che hanno in comune cibo e arte è che se sono buone probabilmente fanno male al cuore.
Trovo più calzanti le metafore bagnate di onafriday... L’erotismo è nel nascondimento, nella distanza dall’oggetto del desiderio (per questo si chiama de-siderio: è una mancanza).
Viceversa ogni tipo di soddisfacimento istantaneo è vicino alla pornografia.
Ecco… pornografia dell’ascolto mi sembra una buona definizione.
Spotify è una specie di youporn :copula:

IRA secondo me si rifiuta di prestarsi ad ascolti distratti. Pretende che ci si fermi un momento, che ci si ritagli del tempo. Questo implica una sporadicità ineludibile. E come ripeto non è questione di bellezza, ma di peso specifico.
Poi oh, se per caso ascolto Piel per due giorni di fila non succede niente... non facciamo assolutismi.

Per dire, un album come kid a si lascia ascoltare molto di più… è squisitamente pop, abbastanza breve, e infatti l’ho consumato.
Ma non sai cosa darei per dimenticarlo….

Grazie per aver condiviso il tuo pensiero. Lo capisco anche se il mio è diverso.

Primo punto, ti devi decidere se la musica si consuma o no, perché se certi tipi di musica sì, allora perché altri no. È se esiste questa distinzione forse non è universale per tutti.

Sono d'accordo che l'arte (in mio opinione come anche il buon cibo) si apprezza di più se consumato con la corretta concentrazione ed attitudine. Ma non sono d'accordo che semplicemente rendendo il consumo più raro garantisce una maggiore concentrazione. Altresì, non sono disposto a rendere raro il consumo finché continuo a provare piacere nella sua consumazione. Non posso sapere quando sarò predisposto a beneficiarne a pieno, gustando ogni aspetto e rimanere toccato nel profondo. Così, non sempre proverò la stessa emozione, o emozioni della stessa intensità, ma finché c'è qualche tipo di piacere perché privarsi. Poi quando innaspettatamente la mente è predisposta, arriva anche più nel profondo. 

Poi per quanto riguarda il desiderio, quello è ciò che ho provato prima del uscita. Non vedo perché adesso che ho il CD dovrei privarmi dell'ascolto.

Ma questo vale per me, ed io so di essere ingordo.

Il mio limite con IRA quando ho il tempo per farlo, è un'ascolto integrale al giorno. 

 

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2 hours ago, Gasba said:

è questione di assuefazione, è un processo naturale. L’arte è rara, è “una su mille”. Portare la rarità dentro una routine significa togliergli meraviglia e fascino, significa stritolarla nella quotidiana catena di montaggio e privarla della giusta dose di oblio e dimenticanza che merita.
Se abitassi davanti al colosseo, non lo apprezzerei come uno che ci passa una volta ogni tanto... ma questo non significa che il colosseo non mi piace abbastanza.

Il paragone culinario al solito traballa… un pasto si consuma, l’arte non si dovrebbe. L'unica cosa che hanno in comune cibo e arte è che se sono buone probabilmente fanno male al cuore.
Trovo più calzanti le metafore bagnate di onafriday... L’erotismo è nel nascondimento, nella distanza dall’oggetto del desiderio (per questo si chiama de-siderio: è una mancanza).
Viceversa ogni tipo di soddisfacimento istantaneo è vicino alla pornografia.
Ecco… pornografia dell’ascolto mi sembra una buona definizione.
Spotify è una specie di youporn :copula:

IRA secondo me si rifiuta di prestarsi ad ascolti distratti. Pretende che ci si fermi un momento, che ci si ritagli del tempo. Questo implica una sporadicità ineludibile. E come ripeto non è questione di bellezza, ma di peso specifico.
Poi oh, se per caso ascolto Piel per due giorni di fila non succede niente... non facciamo assolutismi.

Per dire, un album come kid a si lascia ascoltare molto di più… è squisitamente pop, abbastanza breve, e infatti l’ho consumato.
Ma non sai cosa darei per dimenticarlo….

Pienamente in linea ovviamente. Comunque non esiste un assoluto, semplicemente ci sono dischi fatti per essere ascoltati con avidità, tra cui anche capolavori supremi come Moon Safari, e altri che per complessità e impegno richiesto vanno centellinati. Ovviamente è tutto molto soggettivo ma in generale, nella vita, la bulimia non mi appartiene nell'approcciare all'arte.

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On 5/27/2021 at 6:43 PM, TomThom said:

Soldiers è Luigi Tenco immerso in un acquario pieno di pesci rossi che hanno ingurgitato frizzy pazzy e che hanno tutti la faccina di Battisti.

La più delicata. Lacrimuccia :bye: 

Qui si sente tanto il suo amore per Brian Wilson.

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Purtroppo per ora non riesco ad andare oltre la valutazione a stelline

 

hiver ***** - ideale apertura ai gironi di Ira

ashes **** - il rientro dei synth bassi nel finale è top.

foule **** 1/2 - ci piace questo jon hassell rimasticato

Jafar **** - nord africa everywhere

Ojos **** 1/2 - bella pozza catramosa con uno spin di john mclaughlin

nuit ***** - la carovana si ferma e si vedono i paesaggi notturni della traversata. Se quei synth fossero arrangiati per fiati, parrebbe un pezzo per big band 

prison **** - l'apertura di synth nella prima parte, quella di pentimento nelle piane, è poetica

horizon ***** - spettacoloso acquerello ambient, le brume con il mare da attraversare. Una Paesaggio immersa nella nebbia.

(Pausa caffé)

piel ***** - Dite quello che vi pare, ma l'apertura con i synth eniani è da panico per quanto è bella. Fantastici interventi espressivi della percussionista, sotto. Mariagiulia Degli Amori: si può non amarla a scatola chiusa, una con sto nome?

priére *** 1/2 - sonorità nuragiche, sciamanesimo sardo

niran **** - una canzone di apparat, ma migliore. Jacopo sorprende con una vocalita raramente sentita prima da lui, in uno dei pochi brani con la voce "upfront"

prison ***** - babbè............

fleuve **** - thom apprezzerebbe, c'è pure una citazione sua.

sangre **** 1/2 - Qua siamo nella Spagna moresca. Paolo Angelesca - il cui spirito aleggia per l'album, come Battiato

pétrole **** - jazz scarnificato a cui hanno iniettato kid a

hajar **** - la trasumanza è conclusa, si arriva alla terra promessa

cri *** - buon pezzo alla roedelius.

-------

In generale, questo disco mi sembra una peregrinazione che abbraccia varie coste e mari. Dalla Sardegna di Die alla Francia del Sud, alla Spagna, al Marocco, all'Arabia. E una toccata nell'atlantico data dalle parole inglesi.

 

 

 

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4 hours ago, Wanderer said:

Purtroppo per ora non riesco ad andare oltre la valutazione a stelline

 

hiver ***** - ideale apertura ai gironi di Ira

ashes **** - il rientro dei synth bassi nel finale è top.

foule **** 1/2 - ci piace questo jon hassell rimasticato

Jafar **** - nord africa everywhere

Ojos **** 1/2 - bella pozza catramosa con uno spin di john mclaughlin

nuit ***** - la carovana si ferma e si vedono i paesaggi notturni della traversata. Se quei synth fossero arrangiati per fiati, parrebbe un pezzo per big band 

prison **** - l'apertura di synth nella prima parte, quella di pentimento nelle piane, è poetica

horizon ***** - spettacoloso acquerello ambient, le brume con il mare da attraversare. Una Paesaggio immersa nella nebbia.

(Pausa caffé)

piel ***** - Dite quello che vi pare, ma l'apertura con i synth eniani è da panico per quanto è bella. Fantastici interventi espressivi della percussionista, sotto. Mariagiulia Degli Amori: si può non amarla a scatola chiusa, una con sto nome?

priére *** 1/2 - sonorità nuragiche, sciamanesimo sardo

niran **** - una canzone di apparat, ma migliore. Jacopo sorprende con una vocalita raramente sentita prima da lui, in uno dei pochi brani con la voce "upfront"

prison ***** - babbè............

fleuve **** - thom apprezzerebbe, c'è pure una citazione sua.

sangre **** 1/2 - Qua siamo nella Spagna moresca. Paolo Angelesca - il cui spirito aleggia per l'album, come Battiato

pétrole **** - jazz scarnificato a cui hanno iniettato kid a

hajar **** - la trasumanza è conclusa, si arriva alla terra promessa

cri *** - buon pezzo alla roedelius.

-------

In generale, questo disco mi sembra una peregrinazione che abbraccia varie coste e mari. Dalla Sardegna di Die alla Francia del Sud, alla Spagna, al Marocco, all'Arabia. E una toccata nell'atlantico data dalle parole inglesi.

Finalmente una recensione completa! :clapclap:

Presto arriverà anche la mia (datemi il tempo di recuperare Niran, Prison e Horizon).

Non avevo pensato a Rodelius per Cri... ci sta! :) 

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7 hours ago, Wanderer said:

niran **** - una canzone di apparat, ma migliore. Jacopo sorprende con una vocalita raramente sentita prima da lui, in uno dei pochi brani con la voce "upfront"

Niran è sicuramente fra quei pezzi che la critica ha indicato come "radioheadiani". Effettivamente c'è un atmosfera Pyramid Song o Dollars And Cents, data soprattutto dagli "archi elettronici", ma anche dalle melodie modali.

Nel finale spunta a sorpresa un accordo di maj7 che apre per un attimo uno spiraglio "Die", tipicamente "Jacopo Incani".

Un altro pezzo non difficile da digerire: qui viene fuori che Ira è un disco molto più "pop" di quello che si potrebbe pensare dopo il primo impatto, molto più "pop" rispetto a quello che si legge negli articoli scritti dagli "addetti alla cultura" in questo mese. Cioè anche questa Niran, come anche Soldiers, come anche Sangre, come anche Nuit, eccetera, poteva benissimo essere un "singolo" (ovviamente su un mercato internazionale, non nel paese della "musica leggera, anzi leggerissima") :cess:

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Più procedo alla "scomposizione", più Ira appare un disco nient'affatto "grandioso", "difficile", "miracoloso", "ostico". E' semplicemente lungo e l'unica difficoltà dell'ascoltatore non è nel contenuto musicale, ma nella forma che "costringe" a prendersi 110 minuti di libertà per ascoltarlo nella sua interezza, e nel tempo necessario all'ascoltatore per memorizzare 17 brani, che è gioco-forza più lungo di quello necessario per memorizzare 10 o anche meno di 10 pezzi.

Le canzoni, prese singolarmente, presentano armonie e melodie quasi sempre semplicissimi; gli arrangiamenti sono molto omogenei, per cui da una canzone all'altra non ci sono grossi cambiamenti di sound, bensì un unico "wall-of-sound" fatto dalla somma di tutti gli strumenti del sestetto che si ripete per 17 volte; la struttura dei brani solitamente è molto ripetitiva, fondata su "ritmi ossessivi", "tribali" dritti, che conducono l'ascoltatore a uno stato di "trance". 

In confronto, i brani di Die erano molto più complicati, come struttura, come ritmiche/melodie, come arrangiamenti: molto più vicini a progressive anni '70 (non a caso di tirò in ballo Anima Latina di Lucio Battisti come termine di paragone).

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19 minutes ago, myxo said:

assolutamente d'accordo 

non sento queste grandi differenze tra i vari pezzi, "wall of sound" calza a pennello direi,

quella che mi convince meno è Niran 

Non mi sbilancio ancora sui titoli, ma sicuramente ascolto dopo ascolto si delinea un disco in cui ci sono dei pezzi più deboli e dei pezzi più forti. In Die invece pezzi deboli zero: è un nuraghe inattaccabile. Non voglio dire che Die > Ira, bensì sottolineare la profonda differenza tra i due lavori, nonostante nei brani di Die in cui si esprime il "coro greco" Tanca e Mandria, ci siano i germogli musicali di Ira.

Comunque, sia ben chiaro: per me Ira è già il disco del 2021 e durerà i prossimi anni, come è durato Die dal 2015 ad oggi.

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5 hours ago, Lacatus said:

Più procedo alla "scomposizione", più Ira appare un disco nient'affatto "grandioso", "difficile", "miracoloso", "ostico". E' semplicemente lungo e l'unica difficoltà dell'ascoltatore non è nel contenuto musicale, ma nella forma che "costringe" a prendersi 110 minuti di libertà per ascoltarlo nella sua interezza, e nel tempo necessario all'ascoltatore per memorizzare 17 brani, che è gioco-forza più lungo di quello necessario per memorizzare 10 o anche meno di 10 pezzi.

Le canzoni, prese singolarmente, presentano armonie e melodie quasi sempre semplicissimi; gli arrangiamenti sono molto omogenei, per cui da una canzone all'altra non ci sono grossi cambiamenti di sound, bensì un unico "wall-of-sound" fatto dalla somma di tutti gli strumenti del sestetto che si ripete per 17 volte; la struttura dei brani solitamente è molto ripetitiva, fondata su "ritmi ossessivi", "tribali" dritti, che conducono l'ascoltatore a uno stato di "trance". 

In confronto, i brani di Die erano molto più complicati, come struttura, come ritmiche/melodie, come arrangiamenti: molto più vicini a progressive anni '70 (non a caso di tirò in ballo Anima Latina di Lucio Battisti come termine di paragone).

quotone gigantesco.

 

Comunque posso spezzare una lancia a favore della voce cagnesca? Io stormi quando ancora andavo in giro a fare le serate acustiche, l'avevo messa in repertorio. Avete mai provato a cantarla? Il gradimento del timbro è sempre soggettivo, ma che Incani abbia una voce "fastidiosa", proprio no.

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2 hours ago, Lacatus said:

Ma quanto è King Crimson il tappeto di mellotron nel finale di Ojos? 

@echoes

E' un pezzo che fatico a definire, un viaggio nei meandri di un paesaggio desolato. Parte in territori un po' geogaddiani, poi attacca una litania à la Black Heart Procession prima di trasformarsi in un delirio controllato à la Kinetic. Infine si trasforma in un obliquo pezzo fusion/crimsoniano.

Sì lo so sembro un generatore automatico di recensioni da webzine ma è assurdo che nello spazio di nemmeno 7 minuti si attraversino così tanti territori. La cosa più grande di IRA è la metamorficità dei pezzi, una passione che già era presente in DIE ma che qui tocca vette inesplorate...Ogni pezzo è un percorso, l'insieme dei percorsi determina il viaggio.

P.S. Il passaggio Ojos - Nuit è una delle cose più da brividi e da lacrime del disco. Mi stende ogni volta.

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