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Iosonouncane


TomThom

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Just now, Wanderer said:

Ma Soldiers pezzo della vita non l'ha detto nessuno?

Non li ho ancora memorizzati cribbio! Dovrei andare a sentirmela ora per capire a quale ti riferisci. :martel:

Ora mi sto sparando Hajar, ovvero Atlas Air come la suonerebbe una tribù di cannibali.

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1 minute ago, Wanderer said:

Ma Soldiers pezzo della vita non l'ha detto nessuno?

Lo dico io: Soldiers pezzo della vita :wub: 

Per me una delle vette melodiche di Ira e della discografia di Incani. Quando ci si mette, Jacopo riesce a scrivere delle cose davvero commoventi :bye: La melodia iniziale è una ninna-nanna senza tempo...appena l'ho sentita, non so perché mi sono immaginato io bambino e mia madre che la cantava. Il cambio a 1:12 e quello a 2:50 traboccano di Brian Wilson (già citato in Nuit).

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On 5/29/2021 at 3:06 PM, Lacatus said:

A proposito di scale "arabeggianti" utilizzate in Ira (fra gli esempi portati nel video c'è anche Pyramid Song):

 

Oltre all'uso di queste scale, in Ira c'è anche un certo gusto per la microtonalità, specie nei sintetizzatori, mutuata ancora una volta da Radiohead e Nigel Godrich:

 

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12 minutes ago, echoes said:

Come trasformare un gospel in una carneficina sciamanica. Pezzo totale.

Vero. 

La grande novità di questo Ira è un Incani blues: quello di Prison e Fleuve, già nominate, ma anche di Sangre e Horizon. Del resto i negri americani altro non sono che i pronipoti degli schiavi deportati dall'Africa negli USA, paragonabili ai migranti che oggi raggiungono l'Europa attraverso il Mediterraneo, Gibilterra, o la Turchia, per fare da schiavi nelle nostre campagne (con la benedizione di Letta e della Bellanova).

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Ieri ho effettuato il primo ascolto in macchina: è un disco che si presta tantissimo al paesaggio che scorre fuori dal finestrino, sempre che non esploda il cruscotto durante le percussioni di Prison.

E' un disco ostico ma più per la durata che peraltro, si divora con avidità tra melodie di cristallina malinconia e cupa violenza. Credo sia il mio prototipo di disco ideale.

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20 minutes ago, echoes said:

Ieri ho effettuato il primo ascolto in macchina: è un disco che si presta tantissimo al paesaggio che scorre fuori dal finestrino, sempre che non esploda il cruscotto durante le percussioni di Prison.

E' un disco ostico ma più per la durata che peraltro, si divora con avidità tra melodie di cristallina malinconia e cupa violenza. Credo sia il mio prototipo di disco ideale.

*per altro ovviamente. Lo rimettiamo 'sto benedetto edit @max [idioteque.it]? :martel:

 

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27 minutes ago, echoes said:

E' un disco ostico ma più per la durata che per altro

Sì, col tempo e con gli ascolti questa cosa sarà sempre più chiara a tutti.

Così come sarà chiaro che si tratta di un disco di musica blues. Non blues americano, ma blues mediterraneo. 

Così come sarà chiaro che Die era un disco molto più complesso, molto più sperimentale, molto più epocale, in quanto rivolto al mercato italiano. 

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51 minutes ago, Lacatus said:

Sì, col tempo e con gli ascolti questa cosa sarà sempre più chiara a tutti.

Così come sarà chiaro che si tratta di un disco di musica blues. Non blues americano, ma blues mediterraneo. 

Così come sarà chiaro che Die era un disco molto più complesso, molto più sperimentale, molto più epocale, in quanto rivolto al mercato italiano. 

DIE era un disco più made in Italy, questo è più internazionale. Riguardo la complessità in DIE c'era più stratificazione, qui un dominio della percussione e del sintetizzatore. A me sembrano due facce diverse di una stessa medaglia. 

DIE introiettava influenze contemporanee in un'anima nuragica, calcarea mediterranea, IRA invece spezia un sound elettronico contemporaneo con profumi mediterranei.

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51 minutes ago, echoes said:

DIE introiettava influenze contemporanee in un'anima nuragica, calcarea mediterranea, IRA invece spezia un sound elettronico contemporaneo con profumi mediterranei.

Ecco, non so se l'ho già scritto, ma una cosa che mi ha stupito di Ira è che non ci sono quei rimandi alla musica sarda, che c'erano in Die. Questo nonostante Jacopo mi avesse rivelato che stava utilizzando una chitarra sarda, cioè una chitarra accordata in do, con un accordatura quasi baritonale. In Die invece c'erano parecchi campioni di canto polifonico sardo (tenores), sicuramente in Buio e Carne e poi campanacci stile maschere carnevalesche (Mamuthones, Merdules, Boes, ecc...) un po' in tutti i brani da Tanca a Mandria.

P.S. io vedo comunque una sottotrama "nuragica" anche in Ira, ma più che nella musica, nei contenuti: penso alle migrazioni alla fine dell'età del bronzo dei popoli in fuga dalla sponda nord del Mediterraneo orientale e dal Mediterraneo occidentale, verso l'Egitto. 

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52 minutes ago, kid a said:

Die secondo me non gli si avvicina minimamente. Riascoltato in questi giorni, per me è molto più confusionario e fuori fuoco di Ira. 

Die però, calato in un contesto italiano, è una vera pietra miliare; mentre Ira, nel contesto internazionale a cui è indirizzato, è un disco fra tanti. 

36 minutes ago, Wanderer said:

A me sembrano due disconi entrambi😋

Su questo non c'è il minimo dubbio.

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1 hour ago, kid a said:

Die secondo me non gli si avvicina minimamente. Riascoltato in questi giorni, per me è molto più confusionario e fuori fuoco di Ira. 

Non so come si faccia a definire DIE confusionario e fuori fuoco. Anzi tra i due il primo è in pratica una suite compattissima e iper-omogenea, il secondo un disco molto più "calderone" (non lo dico in senso dispregiativo ma "babelistico").

50 minutes ago, Wanderer said:

A me sembrano due disconi entrambi😋

Ovvio.

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