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rubbish

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  1. Il discorso degli anelli è ovviamente da parametrare: quello che intendevo dire è che tra un supercampione e uno che passerà alla storia della NBA, a fare la differenza sono le vittorie. Allen Iverson ha 0 anelli, è vero, ma i Sixers del 2001 sono arrivati in finale NBA solo ed esclusivamente grazie a lui (MVP della Lega, Miglior Marcatore e primo anche nei recuperi). Cosa che ovviamente non si può dire di Brian Scalabrine ( :P ) così come, per il momento, non si può dire di Steph Curry. Che - sia chiaro - è un giocatore che a me piace tantissimo sin dai tempi della NCAA. Il problema "vero" è che l'NBA è attualmente a caccia di "future stars" per alimentare una sorta di alternativa a LeBron James che attualmente - tranne forse il solo Durant, che quest'anno rischia pure di non fare i playoff - non c'è. Quindi ok, se mi chiedete a chi darei il mio voto per l'MVP dell'anno, ovviamente direi Steph Curry (anche se col cuore direi Jeff Teague, uno in cui comincio a rivedere qualche similitudine con "Gibo" Arenas), ma aspettiamo a santificarlo, tutto qua. :)

  2. Oh Curry bravo, bravissimo e tutto quello che volete, ma quanto lo esaltano? Me lo stanno facendo diventare insopportabile. Ogni giocata è ormai leggendaria, velocissima, incredibile, mai vista...ma anche basta eh. Grande giocatore, che sta facendo una stagione di livello molto alto, ma basta per carità.

    Vero, anche perché i giocatori si misurano dalla quantità di anelli che si mettono al dito. ;)

  3. Pozzecco > chiunque con l'apparizione in campo negli ultimi due minuti :prego:

    In NBA intanto Datome retrocesso in D-League, dove ha già fatto capire chi è che è forte.

    Spero che gli serva da vetrina, Gigi la NBA se la merita tantissimo.

    Pozzecco > chiunque ma non c'erano molti dubbi al riguardo :prego:

    Datome: ha fatto bene a "scendere" in D-League perché Van Gundy non lo vede proprio, a questo punto spero che le partite coi Drive (prime due, 16 punti di media) gli servano per essere richiamato al piano superiore da qualcun altro, magari inserendolo in una trade.

  4. Molto bene Varese ieri sera, Avellino invece mi è sembrata proprio allo sbando: il fatto che la qualificazione alla Coppa Italia fosse già matematica per gli irpini mi sembra una scusa un po' deboluccia. Stasera Milano (altra squadra che non sta proprio benissimo, vedere le scoppole in Top16 di Eurolega) ha l'occasione per tentare la prima fuga del 2015, vedremo...

  5. Bravi tutti., Hunting Bears, Rubbish, Voyant, FranzK, Ma il vostro è il punto di vista della minoranza che ha il culetto al caldo.

    Chi non ha il culetto al caldo (e in Italia ormai è la maggioranza) la pensa diversamente ed è incazzato.

    Ovviamente questo ragionamento che applicate è quello classico del bonario bolognese massone che vive ai Colli vota PD o SEL, va gli aperitivi radical chic e si bea perché campa sulle spalle degli africani e asiatici che lavorano per lui in condizioni nelle quali noi (italiani disoccupati) non lavoreremo mai. E non è colpa nostra: è colpa dello Stato massone che fiancheggia questa divaricazione tra ricchi sempre più ricchi (voi) e poveri sempre più poveri (gli immigrati).

    In mezzo c'è quel 44% di italiani disoccupato, perché non appartiene a nessuna delle due categorie: e cosa dovrebbe fare questo 44%? O da fuoco ai Colli o da fuoco alla Bolognina. O da fuoco a tutti e due!

    Oppure, più civilmente, manda al Parlamento Europeo Salvini, Le Pen, eccetera, che facciano valere i propri diritti e non quelli di chi qui viene per mantenere l'harem di 3 mogli e 10 figli in Yemen o del radical chic che se non si fa l'aperitivo intellettuale tutti i giorni nel centro di Bologna dove conoscere 4-5 cazzi da succhiare per fare le orgette e mettere le foto su tumblr.

    A working class hero is something to be...

    Lacà, perdonami, ma sei tu che sputi sentenze, quindi tra me e te non mi pare di essere io il radical chic. Stai parlando ad una persona che per prendersi un titolo di studio è andato a fare l'operaio metalmeccanico, il magazziniere in un mobilificio e un sacco di altre robe, figlio di genitori operai e con madre attualmente disoccupata. Ho un lavoro fisso, è vero, ma per averlo mi sono fatto il mazzo, permettimi, non è che nessuno mi ha regalato niente. :)

    Ripeto: gli immigrati sono spesso il "bersaglio grosso", quello su cui è più facile sparare. Ma ciò non significa che sia il bersaglio "giusto". Se vai a rileggere i miei post degli anni scorsi, io sono sempre stato un convinto sostenitore del fatto che, se qualcuno ha delle bestemmie da tirare per come vanno le cose, e ha gli argomenti per sostenere le proprie tesi, ci sono un sacco di partiti in Italia: si può prendere una tessera, andare alle riunioni, dire la propria. Se si è "maggioranza schiacciante", le tesi si imporranno. Troppo facile urlare ai quattro venti che "è ora di finirla" (per dire), o scriverlo sui forum o sui social network. Sporcarsi le mani, metterci la faccia. Se la classe politica è sempre più distante dal "paese reale", è anche (o forse soprattutto) perché il "paese reale" ha smesso di andare nelle sezioni di partito a rovesciare tavoli.

  6. Perdonate lo sfogo.

    Rub non so come è la situazione ad Arezzo,

    Così http://www.arezzonotizie.it/art_generi/art_attualita/attacco-a-charlie-ebdo-lassociazione-culturale-islamica-aretina-atto-contro-democrazia/

    Scherzi a parte, la situazione ad Arezzo è un po' come dappertutto, una percezione diffusa ed estremamente fumosa di "minaccia immigrazione" (ma più verso rumeni e albanesi, onestamente), non supportata da dati reali o da fatti concreti. Prendi l'esempio delle risse al sabato sera: se si menano due italiani, la cosa non fa notizia, se si menano due extracomunitari, ecco che Arezzo si trasforma in un moderno Bronx.

    Il tessuto produttivo aretino, per esempio, senza immigrati imploderebbe nel giro di un mese, perché due dei grandi volani (su tre, escludendo la meccanica specialistica) sono supportati dal lavoro degli "stranieri". Parlo del settore orafo, dove gli immigrati fanno i lavori più sporchi, brutti, sottopagati, quelli che gli italiani non vogliono più fare perché si torna a casa con le mani nere e screpolate, e perché all'occorrenza si fanno anche turni da 14 ore. E parlo dell'agricoltura, dove a parte alcuni casi sporadici non si trovano italiani disposti a piegarsi verso la terra, perché come dicono i nostri vecchi, "la terra è bassa parecchio". Ma di questo nessuno rende merito agli immigrati, né loro per dire la verità lo reclamano. La stragrande maggioranza degli immigrati con cui mi è capitato di avere a che fare è gente che riga dritto, lavora (parecchio) sodo, mutismo e rassegnazione. Poi, come giustamente è stato fatto notare, sarebbe il caso di aprire un ragionamento sulle regole e sulla loro applicazione, uno dei VERI nodi della Giustizia italiana, quella con la G maiuscola che dovrebbe riguardare chiunque si trovi a compiere reati sul nostro patrio suolo, e non la sola Amanda Knox, perdonatemi.

    Sull'imprenditoria giovanile, infine, il problema non è (solo) della concorrenza degli immigrati, ma entrano in gioco altri due fattori. Il PRIMO è quello della domanda classica che ogni potenziale imprenditore rivolge a sé stesso prima di aprire un'attività: sei disposto a rischiare sulle tue chiappe? Sempre più spesso, la risposta dei giovani italiani è "no". Il SECONDO è legato a una questione di banche: oggi "non si fa credito a nessuno"; in altre parole il sistema bancario italiano ha abdicato alla sua funzione primaria. Non si ottengono fidi a meno che non si sia già in grado di dare garanzie, ecco perché ad esempio la gente apre pizzerie in Spagna o in Germania o in Inghilterra piuttosto che in Italia.

    Quindi, a parte i discorsi da "ultras da tastiera" (perché poi vi ci vorrei vedere, ad imbracciare sul serio un fucile e sparare contro un vostro simile), se proprio una rivolta si vuol fare, mi pare che si stia mancando clamorosamente il bersaglio. Poi fate vobis. ;)

  7. Sono le esatte parole del mio capo. Chi compra i giornali, soprattutto in un mercato piccolo come Reggio? Mah.

    No ma in realtà ho afferrato il ragionamento del tuo capo, che evidentemente è fermo al mercato giornalistico di 20-30 anni fa: "non ci si può inimicare i tifosi perché altrimenti potrebbero boicottare il giornale". Peccato che oggi i tifosi leggano il giornale di sfuggita al bar durante la pausa pranzo, se va bene, o su internet. Io temo - ma è una remora probabilmente solo mia - che troppa condiscendenza verso i propri lettori non stia portando niente di buono, in termini di vendite. Nè - ça va sans dire - in termini di "qualità" dell'informazione.

  8. Questo attentato avrebbe potuto farlo chiunque, non dimentichiamoci di gente come Breivik.

    E proprio questa è la cosa che mi lascia senza parole: il fatto che "tutti" (intesi come il mio spaccato di timelines di social network, colleghi di lavoro et similia) abbiano dimenticato Breivik, e siano pronti a puntare genericamente il dito sull'Islam, a "sparare nel mucchio".

    La prima cosa che mi viene in mente, personalmente, è che è inquietante l'influsso negativo che ancora oggi, nel 2015, le religioni abbiano sulla nostra vita, intesa come società. Quando si parla di arretratezza culturale del mondo islamico si percorre una china pericolosa: per me è "arretratezza culturale" anche il fatto che i ginecologi, in Italia, possano dichiararsi "obiettori di coscienza" e rifiutarsi di praticare interruzioni di gravidanza che la legge permette di fare. Siamo tutti molto indietro culturalmente, e un attentato come quello di stamattina non farà, purtroppo, che gettare benzina sul fuoco del primordiale "sangue chiama sangue". :(

  9. Scrivo qui perché, ovviamente, il mio giornale è anch'esso dalla parte dei tifosi e non ho potuto scriverne di ogni agli ultras come avrei voluto.

    Ora, per curiosità: come può un giornale essere "dalla parte dei tifosi"? :unsure:

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