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Wanderer

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  1. Io questa settimana sono riuscito a smuovermi un pò fuori, dopo il primo semestre direi d'ambientamento (leggasi: non ho fatto un caxxo ) ho preso 25 in Filosofia del Diritto e 24 in Inglese. Questo va a sommarsi con il 24 in Diritto Pubblico preso non si sa come a Giugno e ora ho ben 24 crediti. In teoria Martedi avrei un appello per Diritto Privato, ma, diciamo che le speranze sono...bassine Comunque, come sempre: non iscrivetevi a Padova se volete fare legge A meno che non siate masochisti, come me
  2. A me Creep è sempre piaciuta molto, la trovo una canzone estremamente diretta e "cruda", se volete. L'ostracismo che la band ha dimostrato nei confronti del pezzo, non può, per me, mettere in dubbio la qualità del pezzo. Fermo restando che hanno scritto roba molto superiore. Sull'operazione di Vasco non commento, ormai non ho più parole per quell'uomo. Mi chiedo se ha ancora senso chiamarlo musicista/artitsta. Ma sono opinioni mie
  3. Grazie mille! Comunque, oltre a Music For Airports, anche gli altri quattro capitoli "Ambient" sono molto belli. Io ho un debole per The Plateaux Of Mirror, credo uno dei primi dischi di piano-ambient, scritto con Harold Budd. Poi c'è pure On Land, decisamente più oscuro e cupo, anche quello da ascoltare e avere, secondo me (senon altro per le canzoni scritte con Jon Hassell). Day Of Radiance invece è decisamente più particolare e, anche se ne apprezzo il valore culturale-musicale, non riesce a convincermi appieno. Ovviamente, i lavori Ambient di Eno non sono solo questi, ma questi quattro rappresentano un ottimo punto di partenza
  4. Brian Eno - Ambient 1. Music For Airports Come esordio, voglio proporvi un disco storico. Disco che segna la nascita di un genere, l'inizio di una rivoluzione musicale di enorme portata, che in questo lavoro raggiunge l'apice. Brian Eno qui crea la "non musica", la musica che non ha bisogno di essere ascoltata, la musica che è con noi ogni giorno, anche se non la sentiamo come tale. L'Ambient Music è quasi più un concetto filosofico-musicale, che non musica vera in sè; qui tutto assume, finalmente, una forma definita. Quattro movimenti, senza nome, anzi, nominati con numeri e immagini, che scorrono non dentro le nostre orecchie, ma affianco alle nostre orecchie. "1/1" è l'Ambient. 16 minuti di scarne note ripetute all'infinito (opera di Robert Wyatt) supportate dai soli interventi di Eno in sottofondo. 1/2 è un unico coro a quattro voci femminili, condito da puase progressivamente sempre più lunge; 2/1 è un pastorlae che è un giusto comendio tra i primi due movimenti, in un incrociarsi di poche, toccanti note al piano e voci femminili. A chiudere, l'intensissima "2/2", apoetosi finale di 10 minuti di solo syhint che attanaglia l'ascoltatore in un senso di vaga incompiutezza. Forse non a caso, perchè questa è musica che trascende la durata del disco. Potrebbe durare niente, come all'infinito. Può essere ascoltata, come no. Certo è che ua volta ascoltata non se ne può fare a meno. ed è strano perchè di fondo, l'intento di questa opera è proprio quella di non essere indisepnsabile. Seguiranno altri 3 lavori denominati sotto "Ambient" (The Plateaux Of Mirror, Day Of Radiance e On Land)
  5. Wanderer

    massive attack

    A mje piacciono moltissimo. Li seguo da un annetto e mezzo e a Novembre sarò a vederli a Conegliano. Ovviamente, oltre a Mezzanine, vorrei citare i primi due dischi, Blue lines e Protection, che presentano quell'infuso geniale di reagge,dub, hip-hop elettronica e jazz (e chi più ne ha più ne metta!) che verrà poi etichettato come Trip Hop. In ffetti, i primi due dischi quasi mi piacciono di più degli altri due, più levigati e ricercati (e ovviamente diversi), ovvero Mezzanine e 100th Windows. Comunque sul sito myspace della band sono uscite tutte e quattro le canzoni che sranno contenute in "Splitting the Atom", il nuovo ep http://www.myspace.com/massiveattackcollective L'ep avrà queste tracce: "Splitting The Atom", con Del Naja/Daddy G/Horace Andy "Pray For Rain", con Tunde Adebimpe (TV On The Radio) "Psyche", con Martina Topley-Bird "Bulletproof Love", con Guy Garwey (Elbow)
  6. Questo il commento al libro che ho lasciato nel blog di un amico Non sono stato molto tenero. vi avviso... Ho finito il libro di Franchi. Sono un pò dubbioso: non sulla buona volontà dell’autore, ne su alcune analisi (davvero lucide alcune altre un pò troppo superficiali), bensì sul tono dell’autore, troppo diretto, troppo confidenziale. Inoltre alcune sparate personali (leggiti Climbimg Up The Walls) sono assolutamente imperdonabili, trattandosi di un saggio. Non lo so: da un lato sono grato perchè è il primo studio completo delle liriche dei Radiohead, dall’altro so che si poteva fare di meglio. Detto questo è un acquisto consigliato, magari non d’obbligo, ecco tutto. Mi aspettavo di più sinceramente, molte cose le ho trovate tirate per i capelli e raffazzonate (come la diesamina di In Rainbows, davvero troppo superficiale eccetto alcuni punti, ovvero Faust Arp e Videotape). Però si sapeva del rischio. In fondo è tutto un lavoro basato, nella maggioranza dei casi, su congetture, poche sono le conferme “dirette”. Di certo però mi ha aiutato ad addentrarmi e superare quella barriera di “facciata” che descrive i Radiohead come un gruppo malinconico e depresso. Inoltre, mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa anche sulla parte musicale (so che Franchi non ne è un esperto, ma a mio avviso separare cosi distintamente liriche e musica, sopratutto in un gruppo cosi comunicativo, mi è parsa una scelta azzardata. Almeno poteva parlare un attimo anche della parte musicale, senza entrare nel dettaglio ovviamente). Inoltre trovo il tutto troppo “idolatrizzante” verso Yorke; più che un artista sembra un Santo sceso in Terra a darci la Soluzione ai Problemi della Vita. In definitva, un buon acquisto, ma, i dubbi sono tanti, tra cui un paio di errori e sparate decisamente grossolane, per me imperdonabili. Resta comunque ottimo il lavoro in alcuni frangenti. Sono rimasto sopreso quando ho letto che vorrebbe accostare, per stile almeno, questo suo Saggio ai due più famosi romanzi di Hornby, “Febbre a 90” e “Alta Fedeltà”: io più di un tono un po’ colloquiale (che, per inciso trovo in Hornby fresco e genuino, in Franchi stucchevole) non vedo altre familiarità, e mi pare anche logico, sono opere completamente differenti
  7. Chi sei tu? mica ti conosco... Grazie per il benvenuto vale
  8. Suono in un gruppo da Gennaio di quest'anno, abbiamo fatto qualche data qui a Vicenza e dintorni. Siamo in quattro (3 Universitati più un ragazzo che lavora), basso, chitarra, batteria . Abbiamo una decina di pezzi circa (tutte cover ovviamente), spaziamo un pò tra quello che ci piace, mantenendo, per quanto possibile, un linea coerente di fondo. Certo è che, molte volte, se qualcuno propone è difficile dire di no. Per dirvi, si passa da message In A Bottle ad High And Dry! Studiamo tutti da anni ormai e ci riteniamo perlomeno ascoltabili
  9. Per motivi affettivi (ma non solo), preferisco In Rainbows. In quel disco trovo un omogeneità, di progetto e di suono che non trovo in Hail To The Thief, album che ritengo comunque valido. Trovo l'ultimo disco decisamente più completo, focalizzato e, in un certo senso, deicsamente più maturo, sia dal punto di vista di suoni che di sng-writing. Poi, che ci volete fare, ho passato 6 mesi con quel disco, m'haa letteralmente rubato il cuore; il mio voto non può che andare agli Arcobaleni. Pezzi come Nude, Reckoner, Videotape, Weird Fishes, tra gli altri, non li dimenticherò facilmente. Poi, parlo adesso di una cosa un pò astratta: nell'ultimo disco sento un atmosfera, cosi limpida e intima come poche volte avevo sentito. E questo, a mio avviso, non è affato una cosa negativa: avverto molto calore in quei 10 pezzi, si.
  10. Anche io ero presente a Praga! Ero con 5 amici e sono rimasnto li per 3 giorni. Concerto bellissimo, era la prima volta che li vedevo, e lo spettacolono non ha certo deluso le mie aspettative! Sarà stata anche la posizione ottimale, al centro a pochi metri dal palco. Tra i momenti più belli che ricordo, cito Lucky, Nude (canzonee che mi ha fatto innamorare di loro), Morning Bell (che non mi aspettavo proprio in scaletta), Exit Music e il finale con True Love Waits/Eeverything In It's Right Place, canzone che letterlamente aodoro, sopratutto dal vivo. Alla fine del concerto io e gli altri eravamio sfiniti, ma devo dire, c'era una certa "contentezza" di fondo. Bellissimo anche il palco e le luci, a supporto della musica e non troppo invasive. Sui 5 posso solo dire che ho potuto appurare dal vivo il fatto che sono davvero abilissimi strumentisti, in particolare Jonny che mi ha lasciato davvero a bocca aperta! Sicuramente se tornano non me li faccio scappare, assolutamente.
  11. Ciao a tutti! Mi chiamo Edoardo, ho 19 anni e leggo questo forum da un pò, ma solo ora ho deciso di iscrivermi. Ho conosciuto i Radiohead nella primavera dell'anno scorso, ascoltando In Rainbows. Ora sono tra i miei gruppi preferiti e sono andato a vederli dal vivo a Praga il 23 Agosto di quest'anno! Oltre a loro ascolto, tra gli altri U2, Massive Attack, Brian Eno, Police, Bowie e altri. Da qualche anno mi sono appassionato sempre di più anche alla musica Jazz, in particolare Bill Evans, Miles Davis, Brad Mehldau. Suono la batteria da 10 anni, ormai. Sono studente di Giurisprudenza all'Univeristà di Padova. Spero di trovarmi bene qui!
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