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gilbertstrang

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Everything posted by gilbertstrang

  1. Non è vero che si sta sollevando il problema dell'eutanasia, visto che in quel caso uno dei punti fondamentali è che non coinvolge solo la volontà di una persona.
  2. Sì, sono d'accordo con te, tranne che sul fatto che il ritorno di immagine sia meno certo: parlando di debolezza dell'amministrazione Obama ufficializzata dalle elezioni di mid-term, intendevo che l'ipotetico ritorno di immagine fosse tutto in chiave interna. Sotto questo profilo, mi sembra che le rivelazioni di wikileaks (rimanendo a quanto per ora noto) tendano a generare fiducia e unità nell'elettore medio americano, considerando che lo spirito egemonico è proprio uno dei capisaldi della propaganda statunitense in generale e repubblicana in maniera più radicale. Poiché penso che questo per l'amministrazione Obama non sia proprio un effetto collaterale negativo, mi chiedo perché la comunicazione si affanna, invece, a sostenere che ciò sia un "brutto colpo per Obama". Il messaggio che mi sembra giungere al volgo americano (ufficializzato dalla credibilità delle fonti di wikileaks) mi pare essere qualcosa di simile a: [Parla Obama] "Abbiamo a che fare con gentaglia di ogni specie nel mondo (vedi Corea, Iran, ecc.) e, come se non bastasse, i nostri "alleati" sono un branco di incompetenti, corrotti, inaffidabili e pazzi (ma in maniera ancora tutto sommato lieve, che tocca le singole persone e non i nostri alleati intendendoli come "sistemi alleati"!). Inoltre la Cina prima o poi riuscirà a limitare la nostra libertà e deteriorerà i nostri interessi economici minacciando Google (il Simbolo). Inoltre, anche i "media filo-anarchici europei di wikileaks" tentano di mettere a repentaglio la nostra sicurezza. Però, come potete vedere, siamo un grande paese e, anche se si prospettano tempi brutti, disoccupati e tagliati, siamo sempre in allerta! Chi ha il coraggio di sottovalutare la difficoltà nella quale ci troviamo da un bel po'? Chiedo scusa, popolo americano, per la forma argomentativa della domanda retorica ma è una superficialità dettata da ragioni di lobby: chi mi può consigliare un documento di wikileaks nel quale si parli di Piombo-fuso? [Non parla più Obama]
  3. Supponiamo che Assange e, più in generale, la "struttura" Wikileaks abbiano consapevolezza circa l'inevitabile tentativo di delegittimazione che subiranno. Dobbiamo, quindi, anche ipotizzare che abbiano studiato una strategia mediatica da accostare all'eticizzazione pubblica: come dice Max, dosare il flusso per evitare, da un lato, l'effetto assuefazione e, dall'altro, quello di saturazione. Evidentemente, tali strategie mediatiche devono essere concordate con le 5 testate che hanno già ricevuto e vagliato tutto il materiale. Supponendo che un coordinamento di questo tipo sia possibile (mi riesce ipotizzabile che ciascuna testata riesca ad accordarsi con wikileaks, ma non riesco a ritenere perfettamente realistico che possa reggere la transitività fra 5 accordi), perché wikileaks ed i suoi "editori" avrebbero dovuto iniziare proprio dalle soffiate più banali (ritenute tali perché rivolte a rivelare giudizi, pur tecnici e seri, riferiti prettamente a persone, piuttosto che a sistemi in una loro più ampia globalità) invece che da informazioni di riflesso più profondo? Mi scuso ancora per la forma argomentativa della domanda retorica, ma è una superficialità dettata da ragioni di educazione: il motivo per cui ho postato è che sono grato a chi mi ha segnalato il buon saggio storico sulla questione palestinese, di cui non rivelo le coordinate perché non ne ho diritto.
  4. Non vi sembra un po’ troppo eclatante che tutta questa enorme ribalta mediatica mondiale giochi così spudoratamente solo a favore dell’amministrazione americana? Credo che tutti i rapporti inviati dalle vari ambasciate all’amministrazione americana e “intercettati” da wikileaks siano percepiti dai corrispondenti elettori dei paesi coinvolti come sostanzialmente congrui al vero e obiettivi, in quanto frutto di opinioni di tecnocrati della diplomazia e professionisti delle informative, piuttosto che come chiacchiere da politici. In fondo, non è una gran pubblicità “gratuita” che il governo americano (che le elezioni di mid-term hanno palesato come debole) si guadagna nei confronti, perlomeno, della sua popolazione? Di quanto possono davvero deteriorarsi le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e resto del mondo per la pubblicazione di tali banalità pluriaffermate già migliaia di volte dalla stampa nei vari paesi (persino nella nostra italia mediaticamente asfissiata)? Tra l'altro Berlusconi è l'unico inetto al mondo a commentare che i rapporti disvelati non sarebbero credibili perché provenienti da funzionari, sostenendo che ciò dovrebbe togliere credibilità piuttosto che aggiungerne. Secondo voi, interpretando o generando il solito populismo, vuol solo ribadire che sia l'importanza politica ed il potere della fonte a dare obiettività ad un'affermazione? O forse ci crede davvero? Mi scuso per la forma argomentativa della domanda retorica, ma è una superficialità dettata solo da ragioni di comodo: il motivo per cui ho postato è che sarei grato a chiunque mi segnalasse un buon saggio storico sulla questione palestinese, considerando che Ilan Pappè, Storia della moderna Palestina è fuori commercio
  5. gilbertstrang

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    Potrebbe essere questo o uno della saga...
  6. Ovviamente è troppo pensare che si possa ritenere il minimo sindacale lo scrivere, soprattutto affermazioni così perentorie!, solo quando si sa di cosa si parla, vero? Ebbene?
  7. Ma io non intendo dire che sia inimmaginabile un hobby sano, fra i quali quelli che hai citato sono sicuramente importanti ma, a parer mio, anche un po' banali. Per come riesco a vederla io, gli hobbies non sono iniettabili come una flebo, ma nascono come necessità più o meno spontanea, se stimolati da un ambiente ricco e sano: quello degli scout io lo intendo, per l'appunto, come un ambiente. Immaginare come "coltivare" la crescita di un figlio è un problema molto più concreto di come, mi rendo conto, appaia prima dei 30...
  8. Nell'insieme di tutte le discussione mai avvenute tra scout è seriamente probabile che siano stati esibiti senza vergogna meno luoghi comuni che in questo thread, già dalla prima pagina. Bisognerebbe usare molta più prudenza verso ciò di cui non si ha né esperienza diretta né informazioni raccolte e analizzate criticamente. Toh, ecco una testimonianza diretta: ho frequentato per un paio d'anni durante la mia (lontana...) adolescenza un gruppo di scout ASSOLUTAMENTE ACONFESSIONALI, financo blasfemi (ma questo è stato solo un piacevole surplus e non un pre-requisito). Se ora avessi un figlio di età sopra i 10, non immagino quale altro modo per inserirlo in un contesto sociale più vario, educativo e meno corrotto esista... Il catechismo? La scuola? Su!
  9. Lungi da me piegare il ragionamento ad una mera questione di topic, ma ti devo far notare che ti sbagli, dal momento che il discorso si è originato dalle affermazioni di sallu e jeppoloman sulla qualità degli studi e non della ricerca: apparentemente controcorrente, i due sostenevano che la qualità degli studi in media sia migliore in Italia ("Se ancora è competitiva, per quanto ancora lo sarà?" potrebbe essere uno spunto di riflessione...). Sulle variabili di valutazione del sistema lla ricerca, quello che dici è piuttosto ovvio anche senza il bisogno di chiamarle, accademicamente, variabili qualitative...
  10. Credo che il tuo caso sia un po' particolare per valere a generalità: studiare (bene) economia alla Bocconi (tra l'altro privata) credo equivalga più a studiare fisica in Normale che scienze politiche a Parma, più rappresentativo della media degli studenti: è chiaro che sia molto difficile trovare un istituto che offra la stessa qualità della didattica...
  11. Ma cosa c'entra Roma Tre come "università coi controcazzi" in "robe di cosmologia"? :-P (Non in ordine) al tuo posto proverei la strada del dottorato alla Sissa (!), all'università di Trieste (i dottorati dell'università risentono molto positivamente della presenza dell'ICTP) e negli Stati Uniti. Se, come mi sembra di aver capito, avrai studiato astronomia e non astrofisica, il campo per il dottorato (in Italia) si restringe molto. Ad ogni modo, credo che sia professionalmente più importante capire se sei interessato agli aspetti teorici o sperimentali della ricerca (se studi astronomia, vada per la seconda) piuttosto che al soggetto stesso (se studi astronomia, vada per questa). Probabilmente quando sarà il momento ti aiuteranno i tuoi prof a cogliere le occasioni migliori per te...
  12. Sono assolutamente d'accordo che il discorso sui parametri andrebbe ben discusso, perché è solo in base a tutta una nuova serie di dati certi che si potrebbe far pendere la bilancia verso "7 a 1 è troppo pur considerando il divario dell'economia di scala" piuttosto che verso "l'economia di scala è così importante da offrire tutta una nuova classe di servizi che sotto una certa soglia non sono neanche definibili": bisognerebbe, appunto, stabilire il valore ed il peso di tutte queste nuove variabili inserite nel ragionamento, prima di poter fare affermazioni certe. Tuttavia, rimanendo nell'estetica della generalità e senza scendere nel volgarismo degli esempi, è d'obbligo notare che il discorso originario si basava sulla qualità del percorso di studi e non sulla qualità della ricerca: la qualità degli studi per una generalità degli studenti non è così costosa come la qualità della ricerca (soprattutto se di base, dal momento che restituisce un valore economico (finanziario?) basso) e non soffre, se non marginalmente, del problema delle soglie da superare...
  13. Sinceramente questo risposta non mi sembra risponda all'obiezione sollevata, perchè a me sembra si limiti a spiegare attraverso l'esempio il concetto di economia di scala e di raggio d'azione, che io non ho negato abbia una sua importanza (sebbene per me non un'importanza sufficiente a spiegare un divario di 7 a 1!). Il mio ragionamento si poggia sulla spesa per studente perchè i numeri in ballo sono sufficienti a, diciamo, superare una soglia oltre la quale si appianano le differenze dovute alla differenza di scala: è chiaro che uno stato di 50 persone con 10 studenti, se anche spendesse 1000 volte la spesa italiana per studente non sarebbe sufficiente neanche a comprare le sedie per l'aula della scuola materna; si fa un paragone tra due stati che, per i numeri di persone che coinvolgono, sono ampiamente confrontabili. Ciò è anche provato dal fatto stesso che la Norvegia abbia un'economia completa, un sistema statale ed un tenore di vita altissimo per la maggior parte dei parametri socio economici e non solo un PIL pro capite doppio rispetto a quello italiano. Inoltre, il mio ragionamento tende a voler sottolineare che una spesa pro studente 7 volte superiore non è possibile spiegarla solo con un ragionamento di economia di scala, è davvero troppa la differenza.
  14. Per me più che altro è un KO juventino... Forse esplicitando un po' i calcoli (e correggendo i dati inesatti) si può evidenziare che il perno del tuo ragionamento, ovvero l'economia di scala e l'importanza del raggio d'azione, non sia comunque sufficiente a colmare le grosse differenze sostanziali. Presumendo che in Norvegia ed in Italia ci siano lo stesso numero di studenti per milione di abitanti, risulta che in Norvegia ci siano 1/12 degli studenti che ci sono in Italia, mentre la Norvegia non spende una somma di un dodicesimo di quanto spende l'Italia ma di dieci diciassettesimi (abbastanza più di un mezzo). (Infatti l'Italia spende 1/100 di 1740 miliardi, ovvero 17 miliardi, e la Norvegia spende 4/100 di 250 miliardi, ovvero 10 miliardi) Fra dieci diciassettesimi ed un dodicesimo c'è un mostruoso rapporto di 7 a 1 che è, pertanto, approssimativamente quanto la Norvegia spende per studente rispetto all'Italia. Tu sostieni che questo rapporto di 7 a 1 di spesa per ogni studente sia del tutto appianato dall'economia di scala e dal raggio d'azione. Intanto bisogna correggere i tuoi dati: le università finanziate dal settore pubblico in norvegia sono 38 e non 50. le università finanziate dal settore pubblico in Italia sono 68 e non 60. Quindi già il passare da 60/50 a 68/38 riduce il fattore che consideri sufficiente ad appianare quel gigantesco 7 a 1. Inoltre, ad eccezione di una decina di centri più grandi, la maggior parte delle restanti 28 università norvegesi non è costituita da vere e proprie università, ma da "university college", ovvero strutture con poche facoltà e molto specializzate, con ovvia riduzione della dispersione di fondi proprio in direzione del "fattore di scala e del raggio di azione": la stragrande maggioranza delle università italiane, invece, ha un alto numero di facoltà ed un altissimo numero di dipartimenti, che tendono a frammentare l'economia e peggiorare la gestione di spese e risorse. Tutto considerato, quindi, non credo proprio che i numeri siano sufficienti a spiegare una differenza così grossa come quella di una spesa di 7 a 1. Se una spesa per studente 7 volte più grossa serve solo a colmare le differenze rappresentate dall'economia di scala e dal raggio d'azione, e se si assume che la gestione della spesa norvegese non sia mostruosamente distratta, non si spiegherebbe come mai la Norvegia non corregga il suo sistema frammentato, responsabile di tale abominio.
  15. e scrivere il libro fa parte dell'outing?
  16. Facciamo così: io intendevo qualcosa del genere quando ho quotato CutTo... Ora prova a rileggere gli ultimi 5 post
  17. Eppure il tuo avatar vorrebbe far presumere...
  18. Davvero... proprio una vita di merda...
  19. http://www.youtube.com/watch?v=gK3c4tNv3lk
  20. effettivamente la corrispondenza fra le categorie della classe politica e quelle dell'elettorato mi ricorda il rapporto onirico tra nicole kidman e le sue perversioni... roba da menage a trois se ci si mette la chiesa...
  21. Comunque, qualità eziologiche più contrastabili rispetto a quelle ormai classiche del piduismo, monopolismo mediatico e collusionismo mafioso (non me ne vogliano i kids_max per codesti eufemismi)
  22. Ma in Puglia c'è Nikita! e anche Fitto Questa combinazione spiega tutto...
  23. A me, veramente, sembra da beota la tua interpretazione di quello che ha scritto echoes. Infatti, quando si misura la verità di una "analisi politica", il metro è quasi sempre di tipo statistico: è chiaro, pertanto, che sostenere che fuori dalle città l'elettorato sia ignorante, non vuol dire che tutti siano ignoranti ma, piuttosto, solo che probabilmente la percentuale di ignoranti è più alta che nelle città. L'ipotesi fatta da echoes, in sostanza, consiste in una combinazione dell'affermazione appena sopra e dell'affermazione implicita circa il fatto che l'elettorato più ignorante tenda a votare più "di pancia" e tenda a cercare informazioni in tv. L'ipotesi complessiva, ovviamente, non è dimostrata dai dati elettorali, ma trova una confortante rafforzatura nella non smentita da parte del maggior numero di voti della lega.
  24. A me sembra che, a questo punto, sia tu la testa di minchia: 1) se non si fosse candidato e, per la sua inazione, avesse vinto la Bresso, il risultato sulla tav sarebbe stato identico perché il PD appoggia la TAV; 2) se non si fosse candidato e, per la sua inazione, avesse vinto la Bresso, il risultato sul nucleare sarebbe stato identico perché il governatore del Piemonte non ha il potere di impedire la scelleratezza nazionale, altrimenti l'avrebbe già fatto. Pertanto, dei motivi che hai citato rimarrebbe solo quello di ottenere che il centro destra non vincesse la poltrona: il risultato politico della lega, nella sostanza, non cambia per un premio di maggioranza, quindi si ritorna interamente nel contenuto della mia risposta di prima.
  25. L'unica V che conti qualcosa è quella di Nichi! Comunque, non ci trovo nulla di ragionevole nel sostenere che un soggetto politico, che non ha niente da spartire con un secondo, debba rinunciare ad esercitare il proprio diritto/dovere di fare politica per non consentire la vittoria ad un terzo. Qui non si sta parlando di una scissione di un partito, o di una coalizione, che finisce per avvantaggiare gli avversari, come molte volte è successo. Si tratta di un soggetto nuovo che, oltretutto, probabilmente intercetta più i voti degli altrimenti astensionisti, piuttosto che quelli dei "meno peggio" preferenti. Non puoi trascurare di considerare che in Piemonte quel candidato avrà la possibilità di fare politica nei fatti e che non ha disperso il voto dei suoi elettori, la x di 90000 persone che, a torto o a ragione, ci credono e lo vogliono vedere all'opera. Per me è intellettualmente lecito che il risultato a noi dispiaccia, ma non che tutto ciò ci faccia ritenere una "testa di minchia" chi l'ha ottenuto secondo le regole.
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