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Tony P.

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Coke Babies (3/66)

  1. non hai capito. non sei tu la strega: sono io, Lillohead85, "chi non si sentiva su Scatterbrain da anni e interviene per dire la sua su questa vicenda". e in generale chi non la pensa come te/voi.
  2. ahaha tu stai male, davvero, e io non ho tempo di provare a spiegarti come stanno le cose. mi eclisso e torno a lurkare, tu continua pure a pensare che i radiohead siano in pericolo di vita a causa di quel cattivone di waters... solo un'ultima cosa, anzi due, a proposito della tragedia del popolo palestinese e della campagna di boicottaggio del BDS: 1. we're not scaremongering, this is really happening 2. this goes beyond me, beyond you
  3. ragazzi, sono anch'io un talebano radioheadiano (la scelta del termine è ironica e non casuale), vi lurko da più di 10 anni leggendovi tutti i giorni, stimo wanderer, @li e pandroid tra gli altri (anche lacatus quando parla di musica), ma la risposta di thom purtroppo è stata oggettivamente imbarazzante, arrogante e di un'ignoranza colpevole: indifendibile. finge di non capire (o nel migliore dei casi non vuole capire, dando per scontato che non sia un "ritardato" che non capisce davvero) che andare a suonare in un Paese in guerra, che è sotto condanna perenne delle Nazioni Unite (ecc. ecc.) è oggettivamente una presa di posizione politica, e un endorsement alla sua "normalizzazione". nessuno dei signatari della petizione dice che i Radiohead siano sionisti. suonare in Israele significa, tuttavia e oggettivamente, mettere tra parentesi l'eccezionalità della situazione laggiù e mettersi dalla parte degli occupanti, dei bombardanti, dei torturanti, degli "uccisori": significa farsi complici, tout court. il boicottaggio d'Israele esiste da più di 10 anni, ed è una delle poche "armi" che la società civile ha modo di usare per contrastare il silenzio complice e colpevole dei governi mondiali (non tutti, per fortuna) nei confronti della riduzione progressiva dei diritti e delle più semplici aspirazioni di vita di migliaia (ma sono sempre meno) di esseri umani: i palestinesi, appunto. i Radiohead non hanno mai suonato e immagino che non suonerebbero mai in Cina, vista la militanza (passata) nella causa del Free Tibet (però hanno suonato a Taiwan, ndr). Ecco, la causa della Free Palestine non ha nulla di diverso. I Radiohead e Thom in particolare "flirtano" con la politica da almeno 20 anni, ed è per questo che nessuno si aspettava un atteggiamento del genere: c'è davvero dell'arroganza e del disprezzo nelle parole di Thom, non c'è modo di difenderlo stavolta. non conoscere la situazione in Palestina non è una scusa, l'ignoranza non è mai una scusa. compiere un gesto come quello di suonare a Tel Aviv è, ripeto, un atto politico (perché il contesto è politicizzato fortemente, volente o nolente Jonny e i suoi amici di ambo le parti). le azioni valgono quanto e più delle parole: i Radiohead hanno oggettivamente scelto di chiudere gli occhi sulle atrocità criminali (ripeto, denunciate da 50 anni dall'ONU) compiute dai governi dell'occupante israeliano chi vuole può leggere per esempio questo breve articolo di Haaretz ripreso da Internazionale (tanto per capire "chi sono gli israeliani") https://www.internazionale.it/opinione/gideon-levy/2017/06/05/cinquant-anni-occupazione-palestinesi a margine: i commenti borgheziani di lacatus sono quanto di più nocivo e inquinante ci possa essere su quest'argomento: la causa palestinese precede e supera "lo scontro di civiltà", Al-Qaeda, l'Isis e compagnia bella. non c'entra assolutamente nulla. permettetemi di ripeterlo un'ultima volta: l'ignoranza non è mai una scusa.
  4. addirittura? a te invece, mi sa che mancano ironia, autoironia e spirito (auto)critico. la tua affermazione è l'attestazione (con annesso tentativo di scagionamento) dell'imborghesimento dei radiohead, ma dopotutto direi che ormai è un fatto compiuto che si puo' solo registrare e, volendo, pure giustificare. io neppure lo condanno, alla fine. non sono una mogliettina del cazzo.
  5. la combo yorke-o'brien nelle interviste è sempre stata azzeccatissima, la migliore
  6. ma allora la data di uscita del disco è il 18 febbraio? io non ho trovato riscontri, sul sito XL non si hanno riferimenti precisi; o sono rincoglionito forte oppure c'è una coltre di nebbia non ancora dissipata... voi che informazioni avete?
  7. a me nel complesso il disco non comunica molto, nonostante buone percussioni dappertutto e discreti passaggi vocali qua e là. ma il risultato è troppo sofisticato, troppo monocorde, troppo compassato per accendermi. sono soprattutto le parti di nigel che mi lasciano un po' indifferente. qualcuno qui dentro aveva detto "godrich s'è messo in testa di essere un musicista" ecco, sono d'accordo con questa visione.
  8. il titolo? è un riferimento al fatto che, dopo anni e anni (ma tanti eh, tipo 6 o 7, prima di In Rainbows) di lurking perverso, ancor piu' perversamente mi sono iscritto e ho deciso di postare di tanto in tanto. questo, paradossalmente, poteva essere un segnale della fine del mondo, ma forse mi davo troppa importanza.
  9. a me default è piaciuta, e riguardo l'album sono abbastanza fiducioso, l'importante è che ci sia stata un po' piu' d'applicazione che per "feeling pulled apart by horses" (per quanto mi riguarda unica "sola" yorkiana).
  10. grazieh! tra l'altro, conosco personalmente difficultoconcentrate, ma non lo vedo né ci parlo da anni, ed in effetti non mi sembra nemmeno di averlo letto qui sopra ultimamente. uhm, spero che stia bene.
  11. nessun fake, esisto e ripeto, ho lurkato per anni per essere aggiornato sulle uscite dei radiohead, ma non mi ero mai iscritto né partecipato alle discussioni perché quasi mai condivido l'atteggiamento da fidanzata tradita che hanno molti qui dentro. tuttavia, alla fine mi sono iscritto, perché non avevo niente da fare... per quanto mi riguarda, ho quasi trent'anni e ascolto i ragazzi dal 2000, uscendo dritto dritto da 3 anni di clausura prog. il mio nome non è un omaggio agli spurs ma a paolo sorrentino.
  12. si il titolo piglia bene e io ho già comprato l'omonimo libro di stefan zweig in cui uno dei tre racconti, AMOK appunto, prende spunto da questa parola malese. (la storia narrata sembra interessante e a me zweig è sempre piaciuto).
  13. cdt per celebrare il prossimo anniversario del mondo, dopo anni di ostinato e altezzoso lurking mi sono iscritto, contando di scribacchiare qualcosa di tanto in tanto. in ogni caso, vogliatemi bene, non chiedo altro.
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