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Zazà

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Airbag (6/66)

  1. Certo, che domande, il saggio comunque si chiama "Letture e Lettori". Sì, è vero, c'è un po di guazzabuglio in rete. Io ritengo in Lost ci sia stato un cammino che avrebbe potuto portare uno spettatore sveglio ad una crescita intellettuale (forse anche morale? forse sì). Alla fine della scala di Lost si vede una magnifica vista e si respira aria fresca. Se qualcuno si affezziona ai primi gradini, peccato per lui, dico io, mica lo tiro su a forza.
  2. Devo essere stato estremamente spiacevole, allora. Comunque ho pianto come un vitello per tutta la puntata, da quando Jin e Sun ricordano in poi (un'ora e venti buona, noto).
  3. Dell'Hardrock cafè mi ricordo una cameriera piuttosto fìga, e basta.
  4. Oddio, ce n'erano, eh! Mi pare di potere dire che nei quesiti essenziali si sia avuto una risposta soddisfacente. Non a tutti, attenzione: ma tutto sommato anche nella vita si hanno delle cose che semplicemente rimangono lì, e non si spiegano, qui ci sono i leoni. Può capitare, inoltre non è da sottovalutare il fascino del "non raccontato". Ritengo forse un po' stucchevole la pretesa di avere tutto spiegato: un'opera deve avere inizio e fine, il tema deve essere trattato e deve avere una conclusione, ma alcuni punti possono essere lasciati in sospeso: Dante entra nella selva, passa i tre regni e alla fine vede Dio, quindi la trama è svolta nel suo punto fondamentale. Sapere con precisione chi fosse la Metelda che de li occhi suoi fece dono nel Paradiso Terrestre al Poeta, cosa significhi tra feltro e Montefeltro sarebbe bello, ma non essenziale. In un saggio piccolo e snello, C.S.Lewis (quello di Narnia che estemporaneamente faceva il docente universitario. Nessunta parentela con Charlotte) afferma, tra le altre cose, che esistono più generi di lettori. Chiama (prego di credere come lo faccia in maniera del tutto bonaria e affettuosa) una categoria di lettori "illetterati",i quali, come la Mopsa di Shakespeare, devono avere una certa qual assicurazione che le cose che leggono "siano vere" (o direi, "verosimili"), che non sono troppo sensibili d'occhio e orecchio, e per cui l'elemento verbale deve essere ridotto al minimo, e la narrazione deve essere veloce, deve "accadere" qualcosa di continuo. Sono quei lettori, per capirci, che leggendo Poe si crucciano alla fine di Gordon Pym per sapere chi accidenti fosse il vecchio luminoso, e che sono piuttosto scontenti del fatto che gli evangelisti non parlino adeguatamente delle scazzottate negli inferi di Cristo il Sabato Santo. Anthony Trollope, romanziere vittoriano, criticava Dickens (che non lo sappia Desmond!) perché giocava un po' troppo su questa fame di trama, e così spesso nei suoi testi anticipava tutto all'inizio, per poi dire "e adesso che sapete tutto, potete stare ad ascoltarmi, se ne avrete la grazia". Io penso che bearsi in Lost e di Lost (sempre richiedendo una coerenza narrativa, che in Lost mai è mancata. Ci sono stati dei punti in cui la tensione è calata, ma è normale anche nei poemi più grandi) sia stato davvero piuttosto piacevole.
  5. Forse potrebbe essere utile ricordare le ultime battute tra Jack e Christian (glosso personalmente) Ovvero: il fatto di non essere più vivi e di avere una forma diversa non ci estranea dalla realtà. Siamo reali di una realtà che prima non potevamo comprendere, ma che comunque esiste. La "realtà" come la conoscevamo si muoveva nel tempo. Nel luogo in cui sono arrivati non c'è più questo motivo d'essere. Tutto questo è stato creato da voi, perché eravate necessari l'un l'altro. Per "passare oltre" è necessario comprendere che sono l'amore e la comunione ad essere il fondamento di tutte le cose. Voi dell'Isola avete vissuto tutto questo sull'isola: qui dovevate solo ricordare, tralasciare il superfluo e comprendere l'essenziale, avere l'opportunità di condividere con occhio diversi, "scoprirlo" nuovamente, riassaporarlo come fosse la prima volta. E fatto questo, imparato questo, abbandonare tutto. Non scapperemo. Semplicemente, avremo una condizione ancora differente da questa. Prima, eravamo nel tempo, qui non lo siamo più. Prepariamo a qualcosa di diverso, ora, che grande avventura, l'esistenza!
  6. Dal momento che il topic l'ho aperto io, è giusto che lo chiuda. Dato che c'è scritto grosso come una casa SPOILER nell'intestazione, non starò qua a mettere testi invisibili ed altre cosette. Puntata commovente e che chiude magnificamente una grande serie. Brevemente, sulla puntata, per spiegarla (anche se è molto chiara). La chiave sta nelle ultime battute tra Christian e Jack. I flashside di questa stagione, la sesta, NON sono flashside, ma il racconto che si pone cronologicamente al termine della linea temporale di Lost. Così l'ho intesa io: dopo la "prima morte corporale" (che avviene per tutti, Boone e Shannon muoiono nelle prime stagioni, Sun e Jin poche puntate fa, Jack in quest'ultima, Kate e Sawyer molto tempo dopo, mi auguro, la lor fuga sull'aereo Ajira, Hurley dopo essere stato il nuovo guardiano) c'è un luogo in cui tutto si farà chiaro, ma la comprensione di questa chiarezza è dettata ancora dal nostro fare, e agire, persino allora liberi di non comprendere (come Ana Lucia; forse Ben non si unisce agli altri perché aspetta che anche la Rousseu e Alex capiscano). Quello che qui è intuizione e scandalo, che cioè è l'amore (agàpe, di cui eros è una sottocategoria) il modo e il fine del Creato, lì diventa palese e certo, e allora incontriamo coloro che abbiamo amato e da cui siamo stati amati. Appresa l'essenza di questa relazione, che fornisce una giustificazione alla tribolazione che passiamo nel mondo e una anticipazione di quello che verrà poi, siamo poi pronti per "passare oltre". Jacob aveva spiegato di avere scelto coloro che erano "rotti", per il ruolo di candidato, gente per cui non c'era nulla al di fuori: ed è questa la causa per cui sono uniti in questa "anticamera del dopo". Detto questo: mi pare che tutta la serie abbia una sonora direzione "induttiva", e dimostri grande coerenza. Con Lost, in questi sei anni, siamo un po' cresciuti, sia nel "gusto letterario", sia nei temi trattati. Siamo partiti da un caso particolare e tutto sommato usuale (lo schianto di un aereo) per poi passare alle particolarità misteriose dell'Isola (analizzate da un punto di vista "scientifico-sperimentale" con la Dharma), le lotte "politiche" del possesso di potere tra Widmore e Ben, poi abbiamo avuto la sensazione che l'Isola avesse avuto una genesi e una importanza più vasta, ci siamo soffermati su un dualismo mitico tra due antagonisti, ed infine, con questa splendida puntata, abbiamo riflettuto sulla morte.
  7. Non esagerate. Sexyastronaute, e magari qualche esplosione.
  8. Ho sempre pensato che 2001 con due tipe (creava tante difficoltà mettere delle sexyastronaute?) in bikini in più sarebbe stato un film davvero buono.
  9. Tu non sei neanche una brutta persona, sei direttamente un muso da cane, quei cani piccoli e rompicòglioni che non si capisce da che banda son le chiappe e da che banda è il muso, quindi sei un muso da chiappecane, un chiappomuso di cane. Ah, xfactor non l'ho guardato, però lo guarderei volentieri, mi pare decadente e divertente. Se a Guccini piace, io mi fiderei anche, per dire. Poi il gruppo quello dei montanari l'han visto dei miei amici a Cavalese, m'han riportato che sono dei personaggi, nell'ambito dei montanari, intendo, assolutamente fuori portata per i nati e vissuti sotto i mille metri.
  10. Lo so che dopo vi incàzzate perché si parla difficile, però credo di potere dire che la bellezza abbia dignità ontologica, ovvero un qualcosa è bello in quanto tale, non a seconda dell'osservatore, all'epoca, alla convenzione sociale, al gusto del secolo. Un affresco romanico è bello oggi come novecento anni fa, ed è bello per un occidentale ed è bello per un orientale, cosiccome è bello un verso della Battaglia di Maldon, un capoverso di Trollope, una scena d'amore di Murasaki, una piastrella turchina safavide, una cascata, una kore greca e un quadro di Modigliani, la curva del tetto d'una pagoda, una venere preistorica, il teatro dell'opera di Sydney, le fiorentine di Botticelli e le grasse donne di Rubens e le donne slanciate di Mucha, la spiaggia d'un atollo, il Cerro Torre visto dal versante Sud e così via. Certo, se poi mi vuoi dire che negli anni '80 vestivano alla càzzo di cane e i capelli vaporosi sono una pena, siamo daccordo, eh.
  11. Beh, si potrebbe dire che la maggior parte delle persone non entrerebbe in una sala riunioni del Cern a dire "ora vi dico come secondo me dovete organizzare le cose"; la maggior parte delle persone non si mette neppure a suggerire al barman quanto inclinare il bicchiere per spinare decentemente una birra. Contestualmente però davanti a una "opera d'arte", oppure ad una "pretesa opera d'arte" queste stesse persone non avrebbero difficoltà ad esprimere un parere, pur essendo, io immagino, più complicato capire il pensiero e i mezzi d'un artista, rispetto al versare della birra in un bicchiere. Questo credo sia dovuto al fatto che vedere una tela o usare le orecchie sia particolarmente alla portata di tutti. Credo che una vera opera d'arte, un'opera d'arte universale, debba essere composta da una parte "intuitiva" (verrebbe da dire quasi "miracolosa", ma qua dentro siete una manica di senzadio quindi glisso) immediatamente comprensibile ad ogni essere dotato dell'uso della parola, una, per usare una espressione frequente, "manifestazione dell'essere", insomma; e da una seconda parte, "tradizionale", dietro cui si nasconde la scuola dell'artista, la capacità tecnica, i maestri, i più livelli di comprensione, i destinatari, insomma tutto quello che ha permesso all'opera di manifestarsi. La prima parte, è intesa da tutti, la seconda, solo da pochi: e entrambi gli aspetti sono necessari. Una mancanza del primo, fa scadere l'opera nell'autocompiacimento e nella maniera, un'assenza del secondo rende l'opera un caotico ammasso di aborti. Così, uno può rimanere affascinato davanti alle storie presenti nella Commedia, e fermarsi, ma per comprenderla e goderla appieno deve conoscerne la teologia, l'allegoria, la simbologia, le fonti. Questo credo valga solo per le grandi opere d'arte: che sono oggettivamente grandi, dico. (Che non si tiri fuori la storia della soggettività: una cosa può essere bella o meno, non si scappa. Ad essere soggettivo è il fatto che possa piacere o meno. A me gli Manet non dice niente, ma da qui a dire che non sia bello ce ne passa. Lo stesso vale con Eva Mendes: se una sera al bar Eva Mendes si siede vicino a me e me la batte, la mando via con un calcio in cùlo, però è di sicuro una bella donna, che scherziamo)
  12. Che poi, perdonate, in proposito di assoluta mancanza di criterio, alla Juve per un anno prendono registi, poi tutto d'un colpo prendono Poulsen (che diavolo centra con Xabi?)
  13. E' naturale la figheria dei ridolini che "ahahahaha Ronaldinho, ciccione, pagliaccio": soprattutto perché i ridolini perfino di calcio riescono a non capire una sega. E' invece possibile che faccia un discreto campionato, non da primissimo protagonista, ma un discreto campionato. Giocando ad albero di natale potrebbe stare un po' laterale, come a Barcellona i primi due anni, Kakà più centrale. Il problema è la prima punta, mica si sa se Pato possa giocare lì fisso o meno (più sì che no? la porta la piglia, quello è certo, ma si può già muovere come prima punta?), e Borriello, Inzaghi come rincalzi. Altrimenti, giocando come seconda punta, e Kaka più dietro, ma è già più difficile. Certo sarebbe l'unico giocatore del Milan con qualcosa di simile a Kakà, per sostituirlo almeno in parte. Sicuramente il problema sarà l'utilizzo di Seedorf in una stagione senza Champions, e l'alternanza tra Flamini-Ambrosini-Gattuso. Secondo me Flamini è FORTE. Anche cercare di far vestire Ronalidinho come un uomo adulto di trentanni potrebbe avere qualche interessante conseguenza. Un mistero, quello sì, il portiere.
  14. Osho però! Non conosco troppo bene la cosa, che probabilmente è una dignitosissima pratica di meditazione. Però non mi pare che abbia basi teologiche tanto convincenti, è tutto un po' così, mi sembra. Certo è che le (o gli, non so) avete detto peste e corna e ha conservato un ammirevole aplomb.
  15. E' una sottile differenza, neanche tanto, a dire il vero, che forse viene meglio compresa ascoltando il Cantico delle Creature di San Francesco, dove Dio viene lodato per le sue creature, tutte meravigliose, ma immeritevole di essere lodate, perchè "A Te vanno ogni laude et benedizione". Ovvero: amore per tutte le cose (in disegual misura: gli uomini sarebbero la creatura prediletta), ma lode solo al loro Creatore, che non è "Tutte le cose", ma "Fautore di tutte le cose".
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