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acm1989

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  1. e cosa c'entra il liceo scientifico con quello che si insegna a matematica? Comunque vai, iscriviti e raddoppia l'impegno: per quanto mi riguarda, se fatta con motivazione, l'università non è per nulla una scelta sbagliata!
  2. dipende iniziare cosa, ma soprattutto come! In linea di massima direi di no, comunque: a quale percorso saresti interessato?
  3. Da come scrivi, sembra che il consiglio che dai sia quello di usare l'università per divertirsi, non di non disdegnare il divertimento nel periodo universitario. Se però così non fosse, ma al contrario dipendesse solo da una misinterpretazione, meglio
  4. questo è ovvio, ma il punto è l'atteggiamento di partenza: un conto è divertirsi nel mentre, un conto è porsi quello come obiettivo primario.
  5. Laca, ma perché continui a sostenere il cazzeggio universitario come prima cosa? Ora, non dico che lo studio della materia debba diventare totalizzante - visto che quello è solo per i tremendamente appassionati e dannatamente motivati - e non dico che uno non possa anche divertirsi, ma non deve essere quello uno degli obiettivi primari. Partire con l'idea di cazzeggiare il più possibile secondo me è la cosa più sbagliata possibile: primo perché l'università si paga, e allora diventa una mancanza di rispetto nei confronti di chi ti paga gli studi (anche nel caso uno se li autofinanzi: si lavora duro per potersi permettere di stare sui libri, e poi si passano le serate al covo, al magnolia, al circolo, o alle feste dei crookers già vomitati (cit): ma allora che ti iscrivi a fare?), secondo perché è così che si genera il meccanismo dei fuori corso, che svaluta l'istituzione universitaria stessa. Per quanto mi riguarda, l'iscrizione all'università dovrebbe essere un impegno alla serietà: impegnarsi a finire il corso di studi nei 5 (o 3, o 2, o quel che è) anni, nel cercare di imparare la materia nei dettagli, nel rinunciare a un bel po' di divertimenti liceali per lo studio. Anche perché - appunto -non è obbligatoria e costa anche, e se uno non è disposto a un po' di sacrificio, che la fa a fare? Ripeto, non dico che uno debba fare esclusivamente la mummia sui libri, ma se l'idea di partenza è 'faccio il fuorisede, vado a tutte le feste, tutta la notte coca e mignotte', allora tanto vale fare come dice panic: prendersi un anno sabbatico, andare a ibiza o quello che volete, scaricare le proprie pulsioni cazzeggiatorie, e poi partire con serietà, se ne si ha voglia.
  6. Basterebbe questo, in teoria!
  7. Se c'è qualcosa che veramente ti appassiona, fatti il culo per cinque anni in beni culturale/storia dell'arte/quellocheè, e poi punta a rimanere in ambito universitario, ovviamente emigrando di corsa per il dottorato e il postdoc. Però deve essere una passione bella forte e totalizzante. Altrimenti, fai matematica
  8. hai una qualche passione forte? o in alternativa, riesci particolarmente bene in qualcosa?
  9. Ci penso io, ma tu intanto torna ad ascoltare gli Zen
  10. diciamo che aveva già una buona base da cui partire!
  11. Lacatus, per curiosità, hai poi deciso cosa fare riguardo al tuo futuro universitario?
  12. ma infatti credo che nessuno abbia detto una cosa simile! (anche perché mi iscrivo a pieno titolo nell'elenco dei frequentanti una laurea autoreferenziale, e non finalizzata a trovare al mercato del lavoro)
  13. Qui son d'accordo: i mestieri che come obiettivo esclusivamente quello di produrre ricchezza -per sé o ancor peggio per altri - mi restano davvero invisi. Se non altro son felice anche solo di avere la possibilità (poi come andrà, andrà) di operare solo ed esclusivamente sotto la logica umana, e non quella del profitto.
  14. Sono d'accordo con te, specialmente sull'ultima frase. Aggiungo un'altra considerazione: io adoro la storia, per quanto possibile me la studio nei ritagli di tempo, e ho sempre pensato che - se un domani dovessi avere abbastanza tempo libero - ci prenderei anche una laurea per gusto personale. Lungi da me dunque il dire che questo tipo di lauree (storia, storia dell'arte, lettere) siano inutili. Il problema infatti non è la facoltà in sé, ma chi ci si iscrive (intendendo parcheggiati/fuoricorso/gente senza il minimo interesse per la materia che vuole solo un 'pezzo di carta'), e il meccanismo didattico, che consente di poter prendere la laurea anche a gente effettivamente impreparata. Faccio un esempio: mi è capitato di parlare recentemente con un mio conoscenze, laureato (triennale) in Storia all'università di roma 3, in tre anni e mezzo, con una votazione discreta (non ricordo precisamente il voto, ma sopra il 100). Bene, costui -oltre a non avere il minimo interesse nella materia in sé -mancava della conoscenza di base che uno dovrebbe avere uscito dal liceo. Per fare un esempio, oltre a non aver sentito mai parlare di Verdun o della Somme, sosteneva che la prima guerra mondiale fosse iniziata nel '16 (tutto questo avendo fatto una tesi sul ruolo delle donne proprio nella prima guerra mondiale). Ora, questo è solo un esempio, e Voyant potrà confermare/smentire la presenza di altri casi simili, ma penso che anche un solo caso come questo sia sintomo di quanto sia fallace il sistema universitario. Che poi, per quanto mi riguarda, le facoltà umanistiche dovrebbero tutte (senza distinzione di ateneo) richiedere un impegno quantificato in ore di studio davvero elevato, a fronte di un minore sforzo concettuale (filosofia esclusa, probabilmente), rispetto a un'ingegneria, o simili. Vedi che dopo (senza magari raggiungere le 10 ore in dipartimento al giorno) si iscriverebbe solo gente davvero interessata.
  15. Il miglior 'serbatoio' delle ripetizioni sono gli istituti superiori e le scuole medie, dove ne richiederanno sempre. Dici 'uno su diecimila': io ho dato una risposta personale perché tu hai fatto una domanda personale In caso di maggiore crisi, penso che gli effetti maggiori si osserverebbero su quelle facoltà ad oggi sovraffollate e che non offrano grandi prospettive: il taglio degli studenti si osserverebbe - a mio parere - nelle varie scienze di , nei corsi come il DAMS, e anche in economia e giurisprudenza (non perché siano valide, eh, ma perché ad oggi ci si iscrivono decine di persone senza motivazioni e/o reali capacità e voglia di fare). In questo scenario, potremmo finire per avere molti meno studenti iscritti all'università (e più lavoratori dopo gli studi superiori), ma gli stessi più motivati e pronti a studiare. Il che non sarebbe nemmeno un male, eh.
  16. Nel caso del mio corso, le borse sono effettivamente poche, ma sono anche pochi gli iscritti alla magistrale, e dunque le cose si controbilanciano. Ma anche senza borse, potrei sempre ricorrere a sessioni intensive di ripetizioni: in un paio di mesi (anche senza stare a fare solo quello) si tirano tranquillamente su i soldi per pagare le tasse! (Tutto questo per dire che, anche in caso di crisi totalmente catastrofica, studiare è e dovrà sempre restare un'opzione praticabile)
  17. Mi manca un solo anno per finire la Magistrale: la prima rata, per il mio corso di studi, consiste in una tassa regionale dall'importo minimo (indipendente da ISEE o altro): la seconda è invece una vera e propria rata, ma dal costo non improponibile. Anche se i miei, che mi hanno pagato gli studi in questi quattro anni, non si trovassero più nelle condizioni di potermi dare anche solo un centesimo, niente che non si potrebbe ripagare con un mesetto o due di lavoro 'umile' (e.g. cameriere o simili), o con una buona dose di ripetizioni intensive (la tariffa per un laureato si attesta in media sulle 25 euro per ora: seguendo 4-5 ragazzi contemporaneamente in un mese si possono raggiungere cifre discrete). Non nel mio caso però, perché conservo ancora i soldi della borsa di studio per essere uscito con 100 e Lode dalla maturità (circa un migliaio di euro, più di quanto sufficiente per le tasse). Se anche non volessi usarli, potrei chiedere l'assegnazione di una borsa come tecnico bibliotecario nella biblioteca della mia facoltà (circa 1250 euro per 3 ore al giorno di lavoro in due-tre mesetti). Di più: se il prossimo esame (a settembre) dovesse andare bene, avrei i requisiti per entrare in quello che viene chiamato 'percorso d'eccellenza', e che mi permetterebbe di ottenere il rimborso delle tasse universitarie di questa magistrale. Una volta conseguita la laurea poi, spero di riuscire a entrare in un programma di PhD in GB, Germania o America (almeno, questi sono i posti dove il mio relatore di tesi ha detto di poter inoltrare la mia candidatura): in tal caso ci sarebbe la possibilità di usufruire di una borsa di sostentamento, che mi renderebbe più o meno autonomo. Questo non per tirarmela, ma solamente per dire che, impegnandosi a fondo, si può riuscire a studiare anche in caso di difficoltà economiche.
  18. quoterrimo. E aggiungo che uno dei problemi più grossi, a mio modo di vedere, è un'errata interpretazione del diritto allo studio che abbiamo qui in Italia. Per quanto mi riguarda tutti, a prescindere dalla condizione sociale, dovrebbero (grazie all'aiuto di borse statali, in caso) poter provare qualunque corso di studio, ma questo non dovrebbe implicare l'automatica garanzia del raggiungimento dello stesso, nel caso uno sia una zappa rara. Nelle università italiane invece il famoso 'pezzo di carta' è spesso solo questione di tempo: si vedono in giro certi esempi di lauree prese per inerzia -perché, alla decima volta che ti presenti a un esame, una buona parte dei professori si stanca di vedere contro la tua faccia e ti tira in fronte un 18 - che fanno rabbrividire, davvero, prese in una decina d'anni, con tesi ridicole e medie infime. Per quanto mi riguarda, bisognerebbe a tutti i costi invertire questa tendenza, incentivando (e.g., tramite detassazione) gli studenti a rimanere in corso, e al contrario rendere estremamente non conveniente l'andare fuori corso (potenziando al contempo strumenti -quali il part-time e il congelamento degli studi -pensati per gli studenti-lavoratori). In questo modo, a prescindere da chi tu sia, se vedi che dopo il quinto anno di triennale hai ancora dato meno della metà degli esami, magari capisci che non sei proprio portato (il che non è che debba essere per forza un male), e ci fai un pensierino sullo sprecare altrettanto tempo.
  19. In realtà il mio discorso è più ampio, e riguarda una mia opinione su come ci siano troppi corsi di laurea che svalutano il prestigio e l'utilità dell'istituzione stessa dell'università: molte cose sotto questo nome, a mio avviso, dovrebbero essere trasformate in diplomi, avviamento, e così via. Per usare le tue parole, ci sono troppe 'scienze e tecnologie di 'sto cazzo' di valore sempre minore. (poi, in generale, coltivo grande diffidenza verso tutti coloro che nella propria vita hanno come obiettivo il produrre denaro, ma questo è un altro discorso )
  20. Se avessi qualche anno di meno, ti consiglierei di scappare all'estero, ma capisco che a 32 (minimo) anni non sarà la prospettiva più attraente! (Fermo restando che - come Pan - condivido non pochi dubbi sul DAMS inteso come laurea!)
  21. A tal proposito, quali progetti avresti per il dopo, e quali strumenti pensi possa darti il DAMS che tu non abbia già, o che non sia in grado di ricavarti 'da solo'?
  22. E lo faresti con una precisa idea sul 'dopo', o semplicemente per avere un pezzo di carta? (nel secondo caso, ti consiglierei di prendere in seria considerazione l'idea di fare l'allevatore/coltivatore. Ma in fondo anche nel primo, insomma)
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