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Brian Eno firma per la Warp per un nuovo disco


Sexbeatles

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Beh, cosa posso dire…
Sin da quando ho scoperto la sua musica – grazie a mio fratello – Brian Eno per me è stata prima una rivelazione musical-filosofica e poi un Maestro dal quale rubare sempre qualcosa. Non conosco tanti artisti che mi abbiano cambiato cosi radicalmente la mia prospettiva musicale, il suo ascolto, il suo linguaggio. E mi spingo oltre nel dire che io, che la filosofia e l’arte non le ho minimamente studiate nel mio percorso di formazione, ho trovato in Eno una lanterna la cui luce ha capovolto molte delle mie convinzioni non solo musicali. Per me Eno è studio e scoperta, in modo totalmente unico. Eno rimane e rimarrà sempre uno dei, se non il, mio spirito guida. E poi mi ha fatto scoprire la musica ambient, e già questo basterebbe. Ma in fin dei conti ha fatto ben di piu: mi ha donato una nuova prospettiva di arte e di vita, tanto da radicarsi nelle mie sinapsi...

Riuscire quindi ad ascoltare tre delle sue installazioni stamattina a Trento è stata la cosa piu vicina che potessi sperare rispetto ad un concerto o, meglio ancora, ad una conversazione con lui - eventi entrambi impossibili per motivi diversi. Perché in quei suoni che si propagano nell’aria degli esterni o delle stanze che li accolgono, in quegli squarci nel silenzio c’è una parte di Eno. Lo studio dello spazio naturale e fisico come elemento sonoro e come la musica possa interagire con esso, questo è Eno (non è solo questo, ma è anche questo). E quindi quando senti quelle note dense di riverbero perdersi tra gli eleganti e severi giardini asburgici del Castello del Buonconsiglio; quando li ascolti da seduto e ti paiono essere un qualcosa e quando li ascolti passeggiando per il giardino, ti paiono altro; quando a quelle note semplici ma inafferrabili si mischiano le voci delle persone, gli scalpicci delle scarpe, i rumori delle fontana, le campane…succede qualcosa. La realtà è che quando senti certa musica di Eno entri in uno stato di sospensione e ti accorgi di quanto queste piccole note facciano parte di quello che stai vivendo solo nel momento in cui esci dal luogo dove sono riprodotte e..boom il “silenzio” normale ti assale. E allora capisci cosa hai appena sentito. D’altronde, come preconizzava lui stesso tanti anni fa, la musica ambient dovrebbe essere “ignorabile tanto quanto ascoltabile”.

Si, è vero, la musica presentata nei tre ambienti specifici del Castello del Buonconsiglio non ha niente di innovativo rispetto alla sua ormai 50ennale produzione ambient; eppure nessuno, - davvero credetemi nessuno - è in grado di far suonare quello sparuto grappolo di note al momento giusto quanto lui, nessuno riesce a cogliere lo spazio tra nota e ambiente esterno quanto lui. E quindi sentirle dal vivo è, per chi è cresciuto con la sua musica, una strana, razionale emozione. E quando poi, come nella prima installazione, la musica si accompagna ad una notevole installazione visiva di quadri che.. cambiano il soggetto continuamente, beh, un po’ ci rimani.

Io sono ancora sospeso per aria. Grazie Brian, grazie di tutto.

 

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Allora, partendo dal presupposto che le installazioni di Eno al Castello di Trento erano tre e in teoria dovrebbero accompagnare la visita dei turisti al Castello; ecco presuppoto questo, io ho fatto una visita totalmente rapsodica perchè io volevo trovare le installazioni sonore e gustarmele standoci li per un bel po'. Quindi la mia visita agli altri spazi è stata molto veloce (e pure al contrario, ad un certo punto). 

 

1a installazione: "Face To Faces" - Posizionata in un punto di passaggio della Sala dei Vescovi, sono tre quadri che cambiano continuamente immagine molto lentamente tra loro. Sono 18 foto di volti ricombinate tra loro per creare variazioni pressochè infinite; i volti cambiano fisionomia e colore in maniera molto grduale, realizzato un effetto poetico ed ipnotico; ad accompagnare, una musica brinosa di synth abbastanza generica ma ben congegnata. Sono rimasto un'ora a guardarlo. Ogni tanto spuntava pure il faccione di brian :D 

 

2a installazione: in un cortile  interno di passaggio, che collega un uscita del castello con un porticato affrescato (molto bello) che poi si dirige verso la scala per il piano superiore. La musica era diffusa da quattro speaker posti 2 agli angoli e due ad inizio porticato. Musica molto aurea e alla Nicolas Jaar, piaciuta. Si sposava benissimo con il rumore dell'acqua della fontana dei leoni (da cui il nome del giardino) posta a lato giardino. 

 

3a installazione: posta nei giardini a cinta dele mura del castello e che, visita alla mano, sono l'ultima cosa che vedi: sono giardini molto piccoli e di stile "asburgico". Qui la musica si diffondeva tramite tre giare di terracotta poste al centro del giardino. Le giare contenevano 5 diffusori (due la centrale, una a testa le laterali); la musica si poteva ascoltare da seduti sulle panchine vicino alle giare (ed era una cosa), oppure vagabondando per il giardino stesso e il suo porticato (ed era un'altra cosa). Girando ho scoperto altri diffusori: un paio posti sopra la tettoia del porticato (che, se ascolti la musica stando seduti, non cogli: e quindi hai questo suono che ti arriva alla nuca e non capisci bene da dove venga) e, sospetto ce ne erano alcuni posti e nascosti sotto il muro di cinta.

Musica molto alla Reflection, con wind chimes e vibrafono che si intersecano con note di pianoforte riverberate e QUALCHE piccola trama elettronica. 

Molto elegante e un po' scura, piaciuta molto. 

 

Come ho scritto, per me è stata un'occasione più unica che rara!

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Intervista a padre brian

«Smettetela di dire che vado in tour. Poi la gente pensa di vedermi davanti a un microfono che scuoto i capelli, ma per prima cosa non ho i capelli"

https://www.corriere.it/spettacoli/23_giugno_17/brian-eno-l-intelligenza-artificiale-fine-noiosa-musica-vincono-sentimenti-a3e314aa-0c59-11ee-b335-09dfc8f3bac5.shtml

 

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