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A Light For Attracting Attention - Le Recensioni della stampa


@li

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12 minutes ago, Lacatus said:

La più bella che ho letto questa :clapclap:

io sto ancora ridendo per quella di Clash 😄

Anyway, brilliant stuff is still very much spooling out of Thom Yorke. His voice is revelatory on these tracks, better than ever, a peerless instrument; buttery and mellifluous in falsetto, snide and viperish on the growly bits. His magpie instincts for a tart one-liner remain razor sharp. ‘Don’t bore us, get to the chorus’ he intones on ‘Open The Floodgates’. But there’s a palpable desire to please on this record, too – a will to entertain. Who can resist the title, or Jonny Greenwood beating the shit out of his telecaster, on ‘You Will Never Work In Television Again’?

So I’m happy to confirm ‘A Light For Attracting Attention’ is NOT all wonky and weird, like those other post-OK Computer Thom records you forced your poor girlfriend to sit though. Nothing on this LP sounds like a MOOG having a nervous breakdown, or a robot wanking into a Pringles can.

 

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11 minutes ago, @li said:

io sto ancora ridendo per quella di Clash 😄

Anyway, brilliant stuff is still very much spooling out of Thom Yorke. His voice is revelatory on these tracks, better than ever, a peerless instrument; buttery and mellifluous in falsetto, snide and viperish on the growly bits. His magpie instincts for a tart one-liner remain razor sharp. ‘Don’t bore us, get to the chorus’ he intones on ‘Open The Floodgates’. But there’s a palpable desire to please on this record, too – a will to entertain. Who can resist the title, or Jonny Greenwood beating the shit out of his telecaster, on ‘You Will Never Work In Television Again’?

So I’m happy to confirm ‘A Light For Attracting Attention’ is NOT all wonky and weird, like those other post-OK Computer Thom records you forced your poor girlfriend to sit though. Nothing on this LP sounds like a MOOG having a nervous breakdown, or a robot wanking into a Pringles can.

 

hahaha

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Repubblica

https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2022/05/13/news/the_smile_tornano_thom_yorke_e_jonny_greenwood-349358410/

 

Copincollo per chi nn riesce ad aprire per via del paywall
 

The Smile, i debuttanti Thom Yorke e Jonny Greenwood: ecco com'è 'A light for attracting attention'
di Carmine Saviano
 
Metà dei Radiohead, ovvero Yorke e Greenwood, con Tom Skinner, batterista dei Sons of Kemet, e la produzione dello storico compagno Nigel Godrich, pubblicano il primo disco del nuovo progetto discografico. Saranno in tour in Italia a luglio.
 
29 gennaio 2022, al Magazine di Londra, verso sera. Prima di salire sul placo per il livestream in cui presenteranno le loro nuove canzoni, i The Smile sono introdotti dalla voce fuori campo di Cillian Murphy. Il protagonista di Peaky Blinders recita i versi della poesia di William Blake che porta lo stesso titolo del nome del gruppo. “C’è un sorriso d’amore e un sorriso di inganno. E c’è un sorriso di sorrisi nel quale questi due sorrisi si incontrano”. E poi c’è anche il sorriso di chi da Thom Yorke e Jonny Greenwood, ovvero dal motore creativo dei Radiohead, non si aspettava niente di diverso: qualcosa che sta in mezzo a una scissione. Qualcosa che contempla allo stesso tempo follia e lucidità, paranoia ed empatia, inganno e amore, il sogno e la luce del giorno.
Esce oggi il primo disco del progetto parallelo di Yorke e Greenwood, A light for attracting attention, prodotto da Nigel Godrich. Alla batteria che li segue c’è Tom Skinner che tra Sons Of Kemet e Floating Point si è fatto un nome all’interno del gruppo di musicisti che a Londra sta rinnovando la lingua antica del jazz. Tredici inediti che purtroppo subiranno per sempre il paragone con qualsiasi cosa sia stata mai incisa dai Radiohead. Tredici canzoni che restituiscono uno degli intrecci creativi più sorprendenti e influenti degli ultimi trent’anni di musica. Quello che si dipana quando Thom Yorke e Jonny Greenwood suonano insieme.
 
La circolarità, la sospensione, la voce di Yorke che è allo stesso tempo centrifuga e centripeta, la capacità di Greenwood di rendere sinfonico anche il suono minimo e dissonante. Tutto in chiaro già da The Same, la prima canzone del disco, un titolo scelto quasi a confondere ulteriormente le acque sui rapporti The Smile\Radiohead. Il disco che prosegue con The Opposite, messa al centro di un regno conteso tra Talking Heads e Wire. Le cose diventano solo apparentemente più classiche con You Will Never Worke in television again: tornano chitarre che non si ascoltavano da un bel po’, torna il fremito nervoso nella voce di Yorke, quello che lo ha reso indimenticabile sin dalla prima canzone del primo album dei Radiohead.
 
Pana-Vision – e la sensazione si ripete in tante altre canzoni del disco – sembra una delle strade che i Radiohead non hanno preso solo per caso: ha l’impianto di una ballata al pianoforte e l’orizzonte scomposto e sintetico da un disastro che si avvicina, con archi e synth in pura modalità Greenwood. Con The Smoke si ritorna alle atmosfere di The Opposite, ma la nevrosi viene mascherata dal soul o meglio: dal soul filtrato dalla voce di Thom Yorke. Speech Bubbles è un punto estremo di rarefazione, con il ritornello magnifico che arriva dopo quasi tre minuti e il finale che spalanca le porte sugli anni Sessanta più melanconici.
 
Poi i tempi scomposti di Thin Thing, e l’iper cinematografica Open The Floodgates che conduce a uno dei territori in cui Thom Yorke è maestro assoluto: la ballata acustica Free In The Knowledge, qualcosa che viaggia alle stesse altezze dei capisaldi che in materia hanno stabilito i Radiohead. In A Hairdryer ancora un gioco di dissonanze su un ritmo serrato, un canovaccio, anche questo, che Yorke e Greenwood governano senza esitazioni semplicemente perché lo hanno frequentato e riscritto innumerevoli volte. Fino alle ultime tre canzoni del disco che sin dai titoli rispondono all’ansia e all’angoscia di un mondo che in modo conclamato si è visto negli ultimi due anni prima malato e poi sconfitto dalla violenza della guerra: Wawing a White Flag, We don’t know what tomorrow brings. Fino al finale di Skrting on a Surface. In cui sembra vederli, Thom e Jonny, strimpellare nella stessa stanza.
 
Perché possono dichiarare quello che vogliono. I The Smile non nascono per “dare una mano” al Festival di Glastonbury durante la pandemia. I The Smile nascono nei corridoi dell’Oxford Abingdon School, anni Ottanta. Nascono quando quei due ragazzi, quelle due superbe intelligenze musicali, si ritrovano insieme nella stessa stanza con una chitarra e un basso e l’incombenza di dare corpo e suono a ciò che significa essere sospesi, perennemente, tra paranoia e empatia, sogno e consapevolezza, inganno e amore. Nascono in quel sorriso che c’è quando si è complici nell’avventura di dare forma al proprio tempo attraverso la musica. No, i The Smile non sono i Radiohead. Sono Thom Yorke e Jonny Greenwood in una delle loro tante versioni possibili. Mica poco.
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27 minutes ago, @li said:

Perché possono dichiarare quello che vogliono. I The Smile non nascono per “dare una mano” al Festival di Glastonbury durante la pandemia. I The Smile nascono nei corridoi dell’Oxford Abingdon School, anni Ottanta. Nascono quando quei due ragazzi, quelle due superbe intelligenze musicali, si ritrovano insieme nella stessa stanza con una chitarra e un basso e l’incombenza di dare corpo e suono a ciò che significa essere sospesi, perennemente, tra paranoia e empatia, sogno e consapevolezza, inganno e amore. Nascono in quel sorriso che c’è quando si è complici nell’avventura di dare forma al proprio tempo attraverso la musica. No, i The Smile non sono i Radiohead. Sono Thom Yorke e Jonny Greenwood in una delle loro tante versioni possibili. Mica poco.

Bellissimo.

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