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no papa, no party


karmapoliceman

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Intanto al WSJ si divertono, intanto guardando le foto dei manifestanti alla Sapienza si nota una taotale mancanza di belle femmine (sono tutte in Aula Nervi) la battuta più bella di questi giorni è di Massimo Crippa: "Su questo, ti sentiremo un'altra volta" (i filosofi a San Paolo, Università dell'Areopago).

zazà non ti sta leggendo nessuno

Uno vale mille, se è il migliore :D :D

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Intanto al WSJ si divertono, intanto guardando le foto dei manifestanti alla Sapienza si nota una taotale mancanza di belle femmine (sono tutte in Aula Nervi) la battuta più bella di questi giorni è di Massimo Crippa: "Su questo, ti sentiremo un'altra volta" (i filosofi a San Paolo, Università dell'Areopago).

zazà non ti sta leggendo nessuno

Uno vale mille, se è il migliore :D :D

200px-Palmiro_Togliatti.jpg

"sono tutt'orecchie"

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Mentre qualcuno si dà da fare e il post qui sopra dimostra l'eleganza, la preparazione e il gusto della controparte (Doisneau non ne sarebbe certo contento, di esserne partecipe :D)

zazà, l'unica cosa che ho da dire, e lo farò elegantemente, è che sinceramente mi sembra tu, in particolare, voglia far vedere a tutti quanto sei colto e letterato, senza alcuna motivazione che esuli dalla vanagloria.

per carità, per me puoi continuare :)

ma sei pure monotematico tu :smoke::P

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Mentre qualcuno si dà da fare e il post qui sopra dimostra l'eleganza, la preparazione e il gusto della controparte (Doisneau non ne sarebbe certo contento, di esserne partecipe :D)

zazà, l'unica cosa che ho da dire, e lo farò elegantemente, è che sinceramente mi sembra tu, in particolare, voglia far vedere a tutti quanto sei colto e letterato, senza alcuna motivazione che esuli dalla vanagloria.

per carità, per me puoi continuare :)

ma sei pure monotematico tu :smoke::P

il mio monotema è ben altro.

il calcio.

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la parte iniziale su Socrate è una cazzata, cioè è un'interpretazione equivoca e astorica della storiografia filosofica di orientamento cristiano.

Spiegare più chiaramente.

In questo senso si può vedere l’interrogarsi di Socrate come l’impulso dal quale è nata l’università occidentale. Penso ad esempio – per menzionare soltanto un testo – alla disputa con Eutifrone, che di fronte a Socrate difende la religione mitica e la sua devozione. A ciò Socrate contrappone la domanda: "Tu credi che fra gli dei esistano realmente una guerra vicendevole e terribili inimicizie e combattimenti … Dobbiamo, Eutifrone, effettivamente dire che tutto ciò è vero?" (6 b – c). In questa domanda apparentemente poco devota – che, però, in Socrate derivava da una religiosità più profonda e più pura, dalla ricerca del Dio veramente divino – i cristiani dei primi secoli hanno riconosciuto se stessi e il loro cammino
.

è una bella e buona mistificazioni a fini apologetici dire che in Socrate vi sia una ricerca di una "religiosità più profonda e più pura" e, soprattutto, la "ricerca del Dio veramente divino". il nucleo del discorso socratico, riportato da platone, è prettamente etico-politico e non viene mai menzionato un dio con le caratteristiche di quello cristiano. quindi quell'esegesi socratica è totalmente antistorica. neppure sofia vanni-rovighi, storiografa della filosofia di orientamento cattolico, oserebbe affermare tanto. sarebbe come dire che l'utopistica comunità definita nella "repubblica" di platone rappresenti un'anticipazione del comunismo.

Purtroppo, holden, non sono daccordo.

Rivediamo il testo:

Ma ora ci si deve chiedere: e che cosa è l’università? Qual è il suo compito? È una domanda gigantesca alla quale, ancora una volta, posso cercare di rispondere soltanto in stile quasi telegrafico con qualche osservazione. Penso si possa dire che la vera, intima origine dell’università stia nella brama di conoscenza che è propria dell’uomo. Egli vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole verità. In questo senso si può vedere l’interrogarsi di Socrate come l’impulso dal quale è nata l’università occidentale. Penso ad esempio – per menzionare soltanto un testo – alla disputa con Eutifrone, che di fronte a Socrate difende la religione mitica e la sua devozione. A ciò Socrate contrappone la domanda: "Tu credi che fra gli dei esistano realmente una guerra vicendevole e terribili inimicizie e combattimenti … Dobbiamo, Eutifrone, effettivamente dire che tutto ciò è vero?" (6 b – c). In questa domanda apparentemente poco devota – che, però, in Socrate derivava da una religiosità più profonda e più pura, dalla ricerca del Dio veramente divino – i cristiani dei primi secoli hanno riconosciuto se stessi e il loro cammino. Hanno accolto la loro fede non in modo positivista, o come la via d’uscita da desideri non appagati; l’hanno compresa come il dissolvimento della nebbia della religione mitologica per far posto alla scoperta di quel Dio che è Ragione creatrice e al contempo Ragione-Amore.

In questa piccola parte mi pare di capire che Ratzinger voglia, e lo dice, rispondere alla domanda "da dove nasce quell'impulso, che ha poi portato alla nascita dall'università medievale?", e vede un'origine lontana, in Socrate, e nel suo costante desiderio di verità ("Quid est veritas? chiede Pilato a Cristo). Questa volontà di verità, nel brano citato, si interroga sul fatto se fossero, diciamo, verosimili, gli dei che bisticciano tra loro in consiglio, o se fosse più ragionevole, forse, un Dio vero.

Questo Dio, non fosse altro per motivi cronologici, non è certo il Dio Cristiano, il Dio che si incarna nel seno di Maria, ma ne è prefigurazione, ma è un passo avanti.

I Cristiani dei primi secoli quindi "si riconoscono" (non "si identificano"!) in questa visione, iniziano a credere che forse qualcosa del loro credo era stato già annunciato ai pagani (non lo dice anche San Paolo ai Romani? rimprovera i pagani dicendo "Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità". E Sant'Agostino, non deve parte della sua conversione alla lettura di Cicerone?), ne sono sollevati, recuperano i testi più antichi, e il loro studio, nelle università.

in ottica cristiana non dimenticare che "tutto quello che è buono viene dallo Spirito", e la fusione di caratteri della migliora filosofia greca con la Rivelazione di Gesù ha portato ad una sintesi, in cui si ha un Fatto (la Croce) e una prefigurazione di quel fatto, nei profeti, ma anche in tutti quelli "spiriti magni", in cui lo Spirito aveva instillato una frazione di quella verità che avrebbe poi, con Cristo, avuto compimento.

io mi riferivo unicamente al fatto che socrate, stando a platone, non ha mai parlato di dio vero - il suo demone non ha nulla a che fare con ciò. sono stati i cristiani che gliel'hanno messo in bocca, che hanno distorto il pensiero del maestro di platone. tale distorsione è avvenuta in particolare con la patristica, tramite il filtro dei neoplatonici. quindi dal punto di vista e filologico e filosofico l'affermazione di rat è eufemisticamente molto equivoca.

anche il riferire la nascita dell'università medievale a socrate risulta piuttosto problematico. certo egli stimolava all'interrogazione e alla ricerca continua - non tanto della verità, introdotta piuttosto da platone ed aristotele -, ma diceva di mettere in dubbio ogni certezza - e ciò poco si concilia con la Verità cristiana -, di non presupporre nulla nel cammino conoscitivo umano. ma sostenere che l'impulso provenga da socrate mi sembra piuttosto forzato. più aristotele e il neoplatonismo che socrate - a mio avviso. socrate, al contrario, avrebbe messo in dubbio l'esistenza di Dio come presupposto della conoscenza, al limite, forzando molto l'ipotesi, avrebbe - come storicamente è avvenuto - dimostrato a posteriori, razionalmente la sua esistenza - ad es. fecero cartesio, anselmo d'aosta...

insomma tutta la questione non mi convince affatto, e la storiografia filosofica mi supporta in questo dubbio... metodico.

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zazà, l'unica cosa che ho da dire, e lo farò elegantemente, è che sinceramente mi sembra tu, in particolare, voglia far vedere a tutti quanto sei colto e letterato, senza alcuna motivazione che esuli dalla vanagloria.

per carità, per me puoi continuare :)

ma sei pure monotematico tu :smoke::P

il mio monotema è ben altro.

il calcio.

Bah, io preferisco lo zinco. :fifone:

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la parte iniziale su Socrate è una cazzata, cioè è un'interpretazione equivoca e astorica della storiografia filosofica di orientamento cristiano.

Spiegare più chiaramente.

In questo senso si può vedere l’interrogarsi di Socrate come l’impulso dal quale è nata l’università occidentale. Penso ad esempio – per menzionare soltanto un testo – alla disputa con Eutifrone, che di fronte a Socrate difende la religione mitica e la sua devozione. A ciò Socrate contrappone la domanda: "Tu credi che fra gli dei esistano realmente una guerra vicendevole e terribili inimicizie e combattimenti … Dobbiamo, Eutifrone, effettivamente dire che tutto ciò è vero?" (6 b – c). In questa domanda apparentemente poco devota – che, però, in Socrate derivava da una religiosità più profonda e più pura, dalla ricerca del Dio veramente divino – i cristiani dei primi secoli hanno riconosciuto se stessi e il loro cammino
.

è una bella e buona mistificazioni a fini apologetici dire che in Socrate vi sia una ricerca di una "religiosità più profonda e più pura" e, soprattutto, la "ricerca del Dio veramente divino". il nucleo del discorso socratico, riportato da platone, è prettamente etico-politico e non viene mai menzionato un dio con le caratteristiche di quello cristiano. quindi quell'esegesi socratica è totalmente antistorica. neppure sofia vanni-rovighi, storiografa della filosofia di orientamento cattolico, oserebbe affermare tanto. sarebbe come dire che l'utopistica comunità definita nella "repubblica" di platone rappresenti un'anticipazione del comunismo.

Purtroppo, holden, non sono daccordo.

Rivediamo il testo:

Ma ora ci si deve chiedere: e che cosa è l’università? Qual è il suo compito? È una domanda gigantesca alla quale, ancora una volta, posso cercare di rispondere soltanto in stile quasi telegrafico con qualche osservazione. Penso si possa dire che la vera, intima origine dell’università stia nella brama di conoscenza che è propria dell’uomo. Egli vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole verità. In questo senso si può vedere l’interrogarsi di Socrate come l’impulso dal quale è nata l’università occidentale. Penso ad esempio – per menzionare soltanto un testo – alla disputa con Eutifrone, che di fronte a Socrate difende la religione mitica e la sua devozione. A ciò Socrate contrappone la domanda: "Tu credi che fra gli dei esistano realmente una guerra vicendevole e terribili inimicizie e combattimenti … Dobbiamo, Eutifrone, effettivamente dire che tutto ciò è vero?" (6 b – c). In questa domanda apparentemente poco devota – che, però, in Socrate derivava da una religiosità più profonda e più pura, dalla ricerca del Dio veramente divino – i cristiani dei primi secoli hanno riconosciuto se stessi e il loro cammino. Hanno accolto la loro fede non in modo positivista, o come la via d’uscita da desideri non appagati; l’hanno compresa come il dissolvimento della nebbia della religione mitologica per far posto alla scoperta di quel Dio che è Ragione creatrice e al contempo Ragione-Amore.

In questa piccola parte mi pare di capire che Ratzinger voglia, e lo dice, rispondere alla domanda "da dove nasce quell'impulso, che ha poi portato alla nascita dall'università medievale?", e vede un'origine lontana, in Socrate, e nel suo costante desiderio di verità ("Quid est veritas? chiede Pilato a Cristo). Questa volontà di verità, nel brano citato, si interroga sul fatto se fossero, diciamo, verosimili, gli dei che bisticciano tra loro in consiglio, o se fosse più ragionevole, forse, un Dio vero.

Questo Dio, non fosse altro per motivi cronologici, non è certo il Dio Cristiano, il Dio che si incarna nel seno di Maria, ma ne è prefigurazione, ma è un passo avanti.

I Cristiani dei primi secoli quindi "si riconoscono" (non "si identificano"!) in questa visione, iniziano a credere che forse qualcosa del loro credo era stato già annunciato ai pagani (non lo dice anche San Paolo ai Romani? rimprovera i pagani dicendo "Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità". E Sant'Agostino, non deve parte della sua conversione alla lettura di Cicerone?), ne sono sollevati, recuperano i testi più antichi, e il loro studio, nelle università.

in ottica cristiana non dimenticare che "tutto quello che è buono viene dallo Spirito", e la fusione di caratteri della migliora filosofia greca con la Rivelazione di Gesù ha portato ad una sintesi, in cui si ha un Fatto (la Croce) e una prefigurazione di quel fatto, nei profeti, ma anche in tutti quelli "spiriti magni", in cui lo Spirito aveva instillato una frazione di quella verità che avrebbe poi, con Cristo, avuto compimento.

io mi riferivo unicamente al fatto che socrate, stando a platone, non ha mai parlato di dio vero - il suo demone non ha nulla a che fare con ciò. sono stati i cristiani che gliel'hanno messo in bocca, che hanno distorto il pensiero del maestro di platone. tale distorsione è avvenuta in particolare con la patristica, tramite il filtro dei neoplatonici. quindi dal punto di vista e filologico e filosofico l'affermazione di rat è eufemisticamente molto equivoca.

anche il riferire la nascita dell'università medievale a socrate risulta piuttosto problematico. certo egli stimolava all'interrogazione e alla ricerca continua - non tanto della verità, introdotta piuttosto da platone ed aristotele -, ma diceva di mettere in dubbio ogni certezza - e ciò poco si concilia con la Verità cristiana -, di non presupporre nulla nel cammino conoscitivo umano. ma sostenere che l'impulso provenga da socrate mi sembra piuttosto forzato. più aristotele e il neoplatonismo che socrate - a mio avviso. socrate, al contrario, avrebbe messo in dubbio l'esistenza di Dio come presupposto della conoscenza, al limite, forzando molto l'ipotesi, avrebbe - come storicamente è avvenuto - dimostrato a posteriori, razionalmente la sua esistenza - ad es. fecero cartesio, anselmo d'aosta...

insomma tutta la questione non mi convince affatto, e la storiografia filosofica mi supporta in questo dubbio... metodico.

Ma mi sembra evidente come non sia, secondo quanto solo accenna Ratzinger, che lo spunto effettivo venga da Socrate, come fosse un rapporto di causa-effetto, quanto un rapporto diffuso. Come dire: è lì, in quell'ambiente, in quel calderone d'idee che è stata Atene in quel periodo, e Socrate tra i primi che possiamo vederne l'origine più lontana: e penso che questo sia magari non condivisibile, ma certo ragionevole, non una mistificazione, e menchemeno una càzzata (soprattutto se consideri la posizione piuttosto particolare di essere Vicario di Cristo, insomma :))

Non mi pare, voglio dire, sia un'esposizione rigorosa, quella di Ratzinger, tutto qua.

Piuttosto, sarei curioso di sapere una cosa, se hai letto l'ultima enciclica, e se hai qualche idea sull'argomento: parlo di come viene citato lì Kant, da Benedetto (mi rendo conto che non interessi a nessuno, eh, ma non è che qui stavate scoprendo la pietra filosofale, anche se si spezza un po' la trattazione di quanto è poco fico il Papa, mica muore nessuno)

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che l'esposizione del papa non fosse filologicamente e filosoficamente rigorosa è proprio quello che volevo sostenere. comunque, quasi tutta l'esegesi teologica interpreta ("un po'" forzosamente) la filosofia pagana come anticipazione di quella cristiana - ciò è tuttavia comprensibile.

non ho letto l'ultima enciclica - mia suocera vuole sbolognarmela perché non ci ha capito una ceppa... -, quindi non posso risponderti con cognizione di causa. tuttavia, presumo che rat faccia riferimento al kant della "critica della ragion pratica", in cui il prussiano pietista di konisberg afferma che i presupposti della legge morale, dell'imperativo categorico sono: l'immortalità dell'anima, l'esistenza di Dio e la libertà umana. tali postulati non sono comunque di carattere gnoseologico ma eminentemente pratico.

potrebbe anche essersi riferito alla prima critica (della ragion pura) in merito alle idee trascendentali della ragione (anima, mondo, Dio), ma qui la questione è più spinosa e facilmente equivocabile - un po' come quella di socrate...

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che l'esposizione del papa non fosse filologicamente e filosoficamente rigorosa è proprio quello che volevo sostenere. comunque, quasi tutta l'esegesi teologica interpreta ("un po'" forzosamente) la filosofia pagana come anticipazione di quella cristiana - ciò è tuttavia comprensibile.

non ho letto l'ultima enciclica - mia suocera vuole sbolognarmela perché non ci ha capito una ceppa... -, quindi non posso risponderti con cognizione di causa. tuttavia, presumo che rat faccia riferimento al kant della "critica della ragion pratica", in cui il prussiano pietista di konisberg afferma che i presupposti della legge morale, dell'imperativo categorico sono: l'immortalità dell'anima, l'esistenza di Dio e la libertà umana. tali postulati non sono comunque di carattere gnoseologico ma eminentemente pratico.

potrebbe anche essersi riferito alla prima critica (della ragion pura) in merito alle idee trascendentali della ragione (anima, mondo, Dio), ma qui la questione è più spinosa e facilmente equivocabile - un po' come quella di socrate...

No, cita "la fine di tutte le cose".

E fattelo un giro sul sito del vaticano, mica succede niente, mica ti schedano, e puoi leggere con comodo il punto. :D

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che l'esposizione del papa non fosse filologicamente e filosoficamente rigorosa è proprio quello che volevo sostenere. comunque, quasi tutta l'esegesi teologica interpreta ("un po'" forzosamente) la filosofia pagana come anticipazione di quella cristiana - ciò è tuttavia comprensibile.

non ho letto l'ultima enciclica - mia suocera vuole sbolognarmela perché non ci ha capito una ceppa... -, quindi non posso risponderti con cognizione di causa. tuttavia, presumo che rat faccia riferimento al kant della "critica della ragion pratica", in cui il prussiano pietista di konisberg afferma che i presupposti della legge morale, dell'imperativo categorico sono: l'immortalità dell'anima, l'esistenza di Dio e la libertà umana. tali postulati non sono comunque di carattere gnoseologico ma eminentemente pratico.

potrebbe anche essersi riferito alla prima critica (della ragion pura) in merito alle idee trascendentali della ragione (anima, mondo, Dio), ma qui la questione è più spinosa e facilmente equivocabile - un po' come quella di socrate...

No, cita "la fine di tutte le cose".

E fattelo un giro sul sito del vaticano, mica succede niente, mica ti schedano, e puoi leggere con comodo il punto. :D

ho paura di venire traviato... sai, i gesuiti sono molto fini dialetticamente...

comunque preferisco leggere il testo cartaceo dell'enciclica, e prima o poi lo farò - per curiosità aristotelica eh...

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purtroppo come spesso accade, è stato fatto di un potenziale atto di protesta e denuncia verso una situazione insostenibile (il problema della ricerca, che guarda caso in italia pare "imbavagliata"), una mera accozzaglia di slogan e di luoghi comuni sulla laicità , su galileo, sulla libertà di parola... sulla filosofia insomma, e non sulla politica.

Tanto è vero che politici e company ci hanno sguazzato allegramente... d'altronde hanno ricevuto un assist miracoloso.

quasi quasi a pensare male sembrerebbe un'ottima strategia organizzata dal vaticano, ma purtroppo so che non è così.

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che l'esposizione del papa non fosse filologicamente e filosoficamente rigorosa è proprio quello che volevo sostenere. comunque, quasi tutta l'esegesi teologica interpreta ("un po'" forzosamente) la filosofia pagana come anticipazione di quella cristiana - ciò è tuttavia comprensibile.

non ho letto l'ultima enciclica - mia suocera vuole sbolognarmela perché non ci ha capito una ceppa... -, quindi non posso risponderti con cognizione di causa. tuttavia, presumo che rat faccia riferimento al kant della "critica della ragion pratica", in cui il prussiano pietista di konisberg afferma che i presupposti della legge morale, dell'imperativo categorico sono: l'immortalità dell'anima, l'esistenza di Dio e la libertà umana. tali postulati non sono comunque di carattere gnoseologico ma eminentemente pratico.

potrebbe anche essersi riferito alla prima critica (della ragion pura) in merito alle idee trascendentali della ragione (anima, mondo, Dio), ma qui la questione è più spinosa e facilmente equivocabile - un po' come quella di socrate...

No, cita "la fine di tutte le cose".

E fattelo un giro sul sito del vaticano, mica succede niente, mica ti schedano, e puoi leggere con comodo il punto. :D

ho paura di venire traviato... sai, i gesuiti sono molto fini dialetticamente...

comunque preferisco leggere il testo cartaceo dell'enciclica, e prima o poi lo farò - per curiosità aristotelica eh...

Domenicano, semmai, non gesuita ;)

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che l'esposizione del papa non fosse filologicamente e filosoficamente rigorosa è proprio quello che volevo sostenere. comunque, quasi tutta l'esegesi teologica interpreta ("un po'" forzosamente) la filosofia pagana come anticipazione di quella cristiana - ciò è tuttavia comprensibile.

non ho letto l'ultima enciclica - mia suocera vuole sbolognarmela perché non ci ha capito una ceppa... -, quindi non posso risponderti con cognizione di causa. tuttavia, presumo che rat faccia riferimento al kant della "critica della ragion pratica", in cui il prussiano pietista di konisberg afferma che i presupposti della legge morale, dell'imperativo categorico sono: l'immortalità dell'anima, l'esistenza di Dio e la libertà umana. tali postulati non sono comunque di carattere gnoseologico ma eminentemente pratico.

potrebbe anche essersi riferito alla prima critica (della ragion pura) in merito alle idee trascendentali della ragione (anima, mondo, Dio), ma qui la questione è più spinosa e facilmente equivocabile - un po' come quella di socrate...

No, cita "la fine di tutte le cose".

E fattelo un giro sul sito del vaticano, mica succede niente, mica ti schedano, e puoi leggere con comodo il punto. :D

ho paura di venire traviato... sai, i gesuiti sono molto fini dialetticamente...

comunque preferisco leggere il testo cartaceo dell'enciclica, e prima o poi lo farò - per curiosità aristotelica eh...

Domenicano, semmai, non gesuita ;)

no no, proprio i gesuiti intendevo. s. tommaso fa una pippa alle sottigliezze logico-dialettiche dei gesuiti - non per nulla cartesio studiò in una scuola di gesuiti...

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No, dicevo: io preferisco i domenicani, e guardo più ai domenicani.

Oggi i gesuiti sono la corrente cattolica più pericolosa all'ortodossia, in alcuni punti.

ma si dai, ma tanto è tutta nà mafia.. ehwuwuw :D

io vorrei proprio vedere Ratzigirl da Rispoli invece. anzi, io vorrei andare da Rispoli.

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No, dicevo: io preferisco i domenicani, e guardo più ai domenicani.

Oggi i gesuiti sono la corrente cattolica più pericolosa all'ortodossia, in alcuni punti.

ma si dai, ma tanto è tutta nà mafia.. ehwuwuw :D

io vorrei proprio vedere Ratzigirl da Rispoli invece. anzi, io vorrei andare da Rispoli.

ma hai visto che pappardella ha scritto?Non è umano! :lol:

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No, dicevo: io preferisco i domenicani, e guardo più ai domenicani.

Oggi i gesuiti sono la corrente cattolica più pericolosa all'ortodossia, in alcuni punti.

ma si dai, ma tanto è tutta nà mafia.. ehwuwuw :D

io vorrei proprio vedere Ratzigirl da Rispoli invece. anzi, io vorrei andare da Rispoli.

ma hai visto che pappardella ha scritto?Non è umano! :lol:

chi?

il papa, zazà, o holden? :D

ah no, forse ti riferivi alle argomentazioni forti di sallu?? :rolleyes:

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No, dicevo: io preferisco i domenicani, e guardo più ai domenicani.

Oggi i gesuiti sono la corrente cattolica più pericolosa all'ortodossia, in alcuni punti.

ma si dai, ma tanto è tutta nà mafia.. ehwuwuw :D

io vorrei proprio vedere Ratzigirl da Rispoli invece. anzi, io vorrei andare da Rispoli.

ma hai visto che pappardella ha scritto?Non è umano! :lol:

chi?

il papa, zazà, o holden? :D

ah no, forse ti riferivi alle argomentazioni forti di sallu?? :rolleyes:

braaaavo BOOOOOMBERrrrr! :rolleyes::lol::dance:

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No, dicevo: io preferisco i domenicani, e guardo più ai domenicani.

Oggi i gesuiti sono la corrente cattolica più pericolosa all'ortodossia, in alcuni punti.

ah...

fassino ha studiato dai gesuiti - cartesio si starà rivoltando nella tomba...

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No, dicevo: io preferisco i domenicani, e guardo più ai domenicani.

Oggi i gesuiti sono la corrente cattolica più pericolosa all'ortodossia, in alcuni punti.

ah...

fassino ha studiato dai gesuiti - cartesio si starà rivoltando nella tomba...

E' vero, è stato un piccolo scoop di Ottoemezzo.

Fassino mi pare, da lontano, per quanto, sia una brava persona.

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Intanto su Repubblica (via Luca Sofri, non ho trovato il link sul sito) Cacciari, che è l'Anticristo, non va tanto per il sottile:

MILANO - «Cre-ti-ni! Altro che cattivi maestri. Sono dei cretini! Andiamo avanti così a farci del male»! Tuona furente, nel telefonino, il filosofo Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, dall'automobile che lo sta portando sulle colline intorno a Urbino. «Definire cattivi maestri i docenti che hanno firmato la lettera contro la visita del Papa alla Sapienza, come ha fatto il rettore Guarini, è totalmente sbagliato. Una definizione che non c'entra nulla. Quello che è successo in quell'ateneo non ha niente a che vedere con gli anni 70 e col terrorismo. I 67 docenti firmatari sono probabilmente ottimi maestri in fisica, chimica, matematica e altre eccellenti scienze. Ma hanno dato prova di assoluta cretineria politica. Tutto qui». Cacciari non avrebbe nessuna voglia di commentare la grande occasione culturale perduta nell'università romana. Poi, come vuole il suo carattere, si lascia andare a giudizi trancianti.

Professor Cacciari, quei 67 docenti non avevano forse il diritto di ritenere non opportuna la presenza di un capo religioso all'inaugurazione dell'anno accademico di un'università laica?

«La presenza del Papa all'interno dell'università è opportunissima. Potevano fare un documento intelligente con il quale aprire un dialogo, una discussione. Avrebbero potuto dire ci piacerebbe parlare con lei, capire meglio le sue posizioni in materia di rapporti tra fede e ragione, tra teologia e scienza. Ferme restando le rispettive posizioni. Per approfondirle, svilupparle. Che senso ha dire che il Papa non deve venire? Che il Papa venga anche 10 volte al giorno all'università a parlare e a discutere».

Invitarlo a un contraddittorio?

«Cerchiamo di evitare il ridicolo e capire le rispettive misure con un po' di modestia. Diciamo che avrebbero potuto inviare una lettera cortese e più produttiva nella quale ribadire le differenze, che il Papa conosce benissimo, e avviare un dialogo».

E invece hanno combinato un disastro politico?

«Quello che è accaduto porterà 100mila motivazioni contro le posizioni di sinistra che costoro sicuramente credono di difendere».

Sono stati loro a scatenare la protesta degli studenti?

«Gli studenti avrebbero lanciato i loro fischi a un chilometro di distanza e nessuno se ne sarebbe accorto. Gli studenti non avevano chiesto al Papa di non venire. Sono stati i docenti a farlo».

Adesso cosa dovrebbero fare. Chiedere scusa?

«Dovrebbero tacere. Tacere per i prossimi 20 anni».

Come ricomporre la situazione?

«Tra una settimana ce la saremo già dimenticata. E buona notte. Fino alla prossima cretinata. E il Papa non stia a esagerare troppo la vicenda. Ci sono cose ben più importanti anche per lui, voglio sperare, che non la Sapienza di Roma»

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fino a quando si critica il papa o il cristianesimo, tutti cool, ognuno ha la sua opinione, noi siamo tolleranti, evviva la liberta'. appena uno dice la sua dal punto di vista cristiano, con una certa cognizione di causa (zaza'), le uniche risposte sono "seghe mentali" e "tanto non ti legge nessuno".

bah

per chi non lo sapesse, io sono cristiano, ma non cattolico. il papa non e' il mio capo, e ritengo la chiesa cattolica un problema. per non parlare del papato in genere. di questo papa in particolare non so molto, quindi non ho un giudizio ben preciso. qui in inghilterra non parlano mai di lui! :lol:

nonostante cio', apprezzo i commenti di zaza' e di holden, che stanno argomentando le loro opinioni, piu' che mostrare le loro superiori conoscenze.

allora e' vero che uno per essere cool deve far finta di essere stupido, altrimenti lo prendono per noioso e secchione?!

quest'ultima e' piu' una mia rivendicazione personale... :P

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fino a quando si critica il papa o il cristianesimo, tutti cool, ognuno ha la sua opinione, noi siamo tolleranti, evviva la liberta'. appena uno dice la sua dal punto di vista cristiano, con una certa cognizione di causa (zaza'), le uniche risposte sono "seghe mentali" e "tanto non ti legge nessuno".

bah

per chi non lo sapesse, io sono cristiano, ma non cattolico. il papa non e' il mio capo, e ritengo la chiesa cattolica un problema. per non parlare del papato in genere. di questo papa in particolare non so molto, quindi non ho un giudizio ben preciso. qui in inghilterra non parlano mai di lui!  :lol:

nonostante cio', apprezzo i commenti di zaza' e di holden, che stanno argomentando le loro opinioni, piu' che mostrare le loro superiori conoscenze.

allora e' vero che uno per essere cool deve far finta di essere stupido, altrimenti lo prendono per noioso e secchione?!

quest'ultima e' piu' una mia rivendicazione personale...  :P

Con le dovute differenze dottrinali (ed è naturale che ognuno non dico "creda", ma "sappia" di essere dalla parte giusta. Anche se la verità è una sola), credo che essere un cristiano non cattolico sia forse più impegnativo che essere un cristiano cattolico.

Beh, ci sono state delle belle conversioni dal protestantesimo anglicano (immagino) al cattolicesimo (Chesterton, Lewis) quindi non si sa mai. ;)

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quoto cacciari e quoto il concetto sartriano di controfinalità. in realtà coloro che volevano nuocere al papa non hanno fatto altro che rafforzarlo ed indebolire, invece, le ragioni di questo fantomatico laicismo - religione più ortodossa e rituale di quella cattolica...

io credo di essere teista - in entrambi i sensi -, dopo esser stato ateo (credo) e agnostico.

edit: sulla vexata quaestio è interessante l'articolo di adriano prosperi - eminente storico - su "la repubblica" di oggi.

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