Jump to content

Radiohead e La Repubblica


Ale_T

Recommended Posts

volete capire il nuovo mondo sintonizzatevi sui Radiohead

Repubblica — 17 giugno 2008  pagina 1  sezione: MILANO

Se volete comprendere le sensibilità, le lunghezze d' onda, gli stati d' animo del nuovo mondo avanzato e dei giovani umani che lo abitano, lasciate perdere analisi sociologiche e interpretazioni filosofiche: ascoltate piuttosto i Radiohead. Ascoltate i Radiohead anche se del nuovo mondo avanzato volete sentire la musica migliore: il loro In Rainbows è una delle più grandi imprese sonore di ogni epoca. SEGUE A PAGINA XII Se poi volete avventurarvi nella nuova frontiera del mercato e del consumo, anche lì ci sono loro, i Radiohead, con il loro coraggioso esperimento di vendere In Rainbows in rete a offerta libera, scompigliando e reinventando tutte le regole del marketing. Perché oltre a essere una band raffinatissima e sperimentale che - come succede soltanto nella più appassionante cultura pop - diventa oggetto di culto ampio se non di massa, i Radiohead impersonano innanzitutto un particolare prototipo antropologico. No, nessuna delle classiche categorie: niente trasgressione né nichilismo, e tantomeno qualche nuova moda o fenomeno di costume. Nei Radiohead si rispecchiano quelle fanciulle e quei ragazzi (di ogni età) che non stanno in nessun gruppo, quelli meno plateali e più indefinibili. Nella musica dei Radiohead ci sono quegli esseri umani ipersensibili che più di ogni altro vivono le meraviglie e le lacerazioni di un mondo che negli ultimi dieci anni è mutato più che nei mille precedenti, quelli che - nell' esistenza quotidiana, nel lavoro, nelle relazioni personali - provano a inventarsi da sé la propria nuova identità. è una musica instabile per un' umanità instabile in un mondo instabile, sempre in bilico fra inquietudine e forza, fra connessione e individualismo, fra senso di spaesamento e senso di enormi opportunità. A questo modello di vita tanto avanzato quanto irrisolto i Radiohead trasmettono - è questa la quintessenza della loro credibilità - il coraggio di essere autentici, di presentarsi senza difese. Non si tratta né di intrattenimento né di avanguardia, stasera e domani all' Arena, non di uno stile né di un altro. C' è semplicemente una band che è se stessa in tutta la sua pienezza, per migliaia di altri se stessi in condivisione: il suono, il metabolismo, il senso stesso del nuovo mondo avanzato e globale. - FRANCO BOLELLI

Non sò se qualcuno l'ha già postato.

Che ne pensate?

Link to comment
Share on other sites

non mi sono piaciuti molto i passaggi in cui dice che alla fine sono "un pò tutto e un pò niente".

cioè..secondo me,volendo in buona fede esprimere la complessità dei sentimenti che si vivono e si affrontano nelle loro canzoni,ha dato una idea del gruppo un pò "indefinità".

loro non sono il gruppo dei ragazzi che "non stanno in nessun gruppo..quelli indefinibili".

un conto è il senso di "alienazione"che si può provare nei confronti della società e il conseguente disorientamento...e un conto è l'indefinibilità.

per me ha descritto i radiohead come un gruppo inconsistente.

Link to comment
Share on other sites

volete capire il nuovo mondo sintonizzatevi sui Radiohead

Repubblica — 17 giugno 2008   pagina 1   sezione: MILANO

Se volete comprendere le sensibilità, le lunghezze d' onda, gli stati d' animo del nuovo mondo avanzato e dei giovani umani che lo abitano, lasciate perdere analisi sociologiche e interpretazioni filosofiche: ascoltate piuttosto i Radiohead. Ascoltate i Radiohead anche se del nuovo mondo avanzato volete sentire la musica migliore: il loro In Rainbows è una delle più grandi imprese sonore di ogni epoca. SEGUE A PAGINA XII Se poi volete avventurarvi nella nuova frontiera del mercato e del consumo, anche lì ci sono loro, i Radiohead, con il loro coraggioso esperimento di vendere In Rainbows in rete a offerta libera, scompigliando e reinventando tutte le regole del marketing. Perché oltre a essere una band raffinatissima e sperimentale che - come succede soltanto nella più appassionante cultura pop - diventa oggetto di culto ampio se non di massa, i Radiohead impersonano innanzitutto un particolare prototipo antropologico. No, nessuna delle classiche categorie: niente trasgressione né nichilismo, e tantomeno qualche nuova moda o fenomeno di costume. Nei Radiohead si rispecchiano quelle fanciulle e quei ragazzi (di ogni età) che non stanno in nessun gruppo, quelli meno plateali e più indefinibili. Nella musica dei Radiohead ci sono quegli esseri umani ipersensibili che più di ogni altro vivono le meraviglie e le lacerazioni di un mondo che negli ultimi dieci anni è mutato più che nei mille precedenti, quelli che - nell' esistenza quotidiana, nel lavoro, nelle relazioni personali - provano a inventarsi da sé la propria nuova identità. è una musica instabile per un' umanità instabile in un mondo instabile, sempre in bilico fra inquietudine e forza, fra connessione e individualismo, fra senso di spaesamento e senso di enormi opportunità. A questo modello di vita tanto avanzato quanto irrisolto i Radiohead trasmettono - è questa la quintessenza della loro credibilità - il coraggio di essere autentici, di presentarsi senza difese. Non si tratta né di intrattenimento né di avanguardia, stasera e domani all' Arena, non di uno stile né di un altro. C' è semplicemente una band che è se stessa in tutta la sua pienezza, per migliaia di altri se stessi in condivisione: il suono, il metabolismo, il senso stesso del nuovo mondo avanzato e globale. - FRANCO BOLELLI

Non sò se qualcuno l'ha già postato.

Che ne pensate?

per me e' un perfetto esempio di "articolo ruffiano".

Poi quei "se volete,ascoltate,quintessenza ecc ecc ,per essere Yeah (citazione 15steppiana )mi sembrano un po' fuori luogo

.... i Radiohead, con il loro coraggioso esperimento di vendere In Rainbows in rete a offerta libera, scompigliando e reinventando tutte le regole del marketing.....mmmm mi sembra che Prince aveva gia' fatto una cosa del genere prima,se non erro

risultato: Bolelli <_<<_<

Link to comment
Share on other sites

non mi sono piaciuti molto i passaggi in cui dice che alla fine sono "un pò tutto e un pò niente".

cioè..secondo me,volendo in buona fede esprimere la complessità dei sentimenti che si vivono e si affrontano nelle loro canzoni,ha dato una idea del gruppo un pò "indefinità".

loro non sono il gruppo dei ragazzi che "non stanno in nessun gruppo..quelli indefinibili".

un conto è il senso di "alienazione"che si può provare nei confronti della società e il conseguente disorientamento...e un conto è l'indefinibilità.

per me ha descritto i radiohead come un gruppo inconsistente.

per me invece è la parte migliore dell'articolo...

No, nessuna delle classiche categorie: niente trasgressione né nichilismo, e tantomeno qualche nuova moda o fenomeno di costume...vuol dire che i fans dei rh non rientrano in quegli stereotipi emo/metal/dark/rap/punk/house/cazzi e mazzi/.. che contraddistinguono i giovani.."l'indefinibilità" è riferito a quello...nel senso che non c'è omologazione..

:cervo:

Link to comment
Share on other sites

non mi sono piaciuti molto i passaggi in cui dice che alla fine sono  "un pò tutto e un pò niente".

cioè..secondo me,volendo in buona fede esprimere la complessità dei sentimenti che si vivono e si affrontano nelle loro canzoni,ha dato una idea del gruppo un pò "indefinità".

loro non sono il gruppo dei ragazzi che "non stanno in nessun gruppo..quelli  indefinibili".

un conto è il senso di "alienazione"che si può provare nei confronti della società e il conseguente disorientamento...e un conto è l'indefinibilità.

per me ha descritto i radiohead come un gruppo inconsistente.

per me invece è la parte migliore dell'articolo...

No, nessuna delle classiche categorie: niente trasgressione né nichilismo, e tantomeno qualche nuova moda o fenomeno di costume...vuol dire che i fans dei rh non rientrano in quegli stereotipi emo/metal/dark/rap/punk/house/cazzi e mazzi/.. che contraddistinguono i giovani.."l'indefinibilità" è riferito a quello...nel senso che non c'è omologazione..

:cervo:

credo anch'io che si riferisca a quello, anche se l'articolo mi pare piuttosto tumido ed esalante gonfiore eccessivo.

Link to comment
Share on other sites

per me e' un perfetto esempio di "articolo ruffiano".

Poi quei "se volete,ascoltate,quintessenza ecc ecc ,per essere Yeah (citazione 15steppiana )mi sembrano un po' fuori luogo

.... i Radiohead, con il loro coraggioso esperimento di vendere In Rainbows in rete a offerta libera, scompigliando e reinventando tutte le regole del marketing.....mmmm mi sembra che Prince aveva gia' fatto una cosa del genere prima,se non erro

risultato: Bolelli <_<<_<

Perdona Blowout...ma...per quale motivo questo Bolelli si dovrebbe atteggiare a ruffiano e soprattutto nei confronti di chi ?!?...chiedo a te...io di motivi non ne vedo... :blink:. C'e`da ammettere comunque che l'articolo risulta un po' troppo caramelloso e buonista per i miei gusti, questo e`vero...ma nel complesso tutto sommato rispetta alcune delle tante motivazioni che mi hanno spinto verso questo forum, ad esempio quando dice: niente trasgressione né nichilismo, e tantomeno qualche nuova moda o fenomeno di costume. Nei Radiohead si rispecchiano quelle fanciulle e quei ragazzi (di ogni età) che non stanno in nessun gruppo, quelli meno plateali e più indefinibili. Nella musica dei Radiohead ci sono quegli esseri umani ipersensibili che più di ogni altro vivono le meraviglie e le lacerazioni di un mondo che negli ultimi dieci anni è mutato più che nei mille precedenti, quelli che - nell' esistenza quotidiana, nel lavoro, nelle relazioni personali - provano a inventarsi da sé la propria nuova identità. è una musica instabile per un' umanità instabile in un mondo instabile, sempre in bilico fra inquietudine e forza, fra connessione e individualismo, fra senso di spaesamento e senso di enormi opportunità. A questo modello di vita tanto avanzato quanto irrisolto i Radiohead trasmettono - è questa la quintessenza della loro credibilità - il coraggio di essere autentici, di presentarsi senza difese...

...con tutta franchezza, queste parte la condivido in pieno, e ti diro`, amplifica oltremodo lo stato di eccitazione che mi pervade dal 18 giugno e che ancora adesso non riesco a frenare...non solo, questo tratto lo trovo un'ottima conferma di cio`che penso sui RH e soprattutto un'ottima previsione (visto che e` stato scritto prima delle date di Milano) di cio` che poi e`realmente accaduto...e cioe`un evento di grande musica sopraffina, privo di eccessi e di etichette che ha coinvolto gente di eta` che svariava tra i 15 e i 50. Sinceramente sono stufo di vedere negli eventi di massa schiere di "cloni" prodotti in serie(soprattutto nel nostro Paese),sintomo di un individualismo sfrenato che madera` tutto a puttane...beh come per magia il 18 scorso non c'e` stato un minimo particolare che mi ha fatto stare a disagio...questo... vuol dire vera globalizzazione...se state provando le mie stesse emozioni...prendete i RH e metteteveli in tasca...

bella x voi :prego:

Link to comment
Share on other sites

chiedo a te...io di motivi non ne vedo... :blink:

era solo il mio pensiero sull'articolo infatti :)

Massimo rispetto per il tuo punto di vista, la mia era semplicemente una domanda non volevo polemizzare... ;)

Link to comment
Share on other sites

chiedo a te...io di motivi non ne vedo... :blink:

era solo il mio pensiero sull'articolo infatti :)

Massimo rispetto per il tuo punto di vista, la mia era semplicemente una domanda non volevo polemizzare... ;)

no no quale polemica,anzi,infatti e' solo il mio pensiero sull'articolo,a me non va' che l'autore dell'articolo deve per forza catalogare un determinato gruppo di persone,e considerarle di nicchia solo perche' ascoltano i Radiohead

Link to comment
Share on other sites

secondo me è sbagliato il concetto di fondo invece

i radiohead non sono associabili a nessuna corrente musicale almeno dal post ok computer

sono semplicemente da un'altra parte e in un altro periodo

ed è questa la loro grandezza secondo me, sono trasversali

Link to comment
Share on other sites

chiedo a te...io di motivi non ne vedo... :blink:

era solo il mio pensiero sull'articolo infatti :)

Massimo rispetto per il tuo punto di vista, la mia era semplicemente una domanda non volevo polemizzare... ;)

no no quale polemica,anzi,infatti e' solo il mio pensiero sull'articolo,a me non va' che l'autore dell'articolo deve per forza catalogare un determinato gruppo di persone,e considerarle di nicchia solo perche' ascoltano i Radiohead

Quoto. Io ascolto i Radiohead da sempre e non sono ipersensibile. Io sono un maledetto cinico. Adoro il mio gattino, ma lo faccio come il cattivo dell'ispettore Gadget.

:D

L'autore dell'articolo si improvvisa sociologo, in qualcosa ci prende, ma la pretesa di catalogare la realtà (anche secondo categorie sfuggenti), è lo stesso errore di tutta la sociologia, della psicologia, dell'antropologia. Tutte balle. In ogni caso i tizi che dipinge lui mi sembrano più vicini al pubblico ideale degli Smiths e dei Cure. O qualcuno tra di voi si tagliuzza? :rolleyes:

Link to comment
Share on other sites

volete capire il nuovo mondo sintonizzatevi sui Radiohead

Repubblica — 17 giugno 2008  pagina 1  sezione: MILANO

Se volete comprendere le sensibilità, le lunghezze d' onda, gli stati d' animo del nuovo mondo avanzato e dei giovani umani che lo abitano, lasciate perdere analisi sociol........C' è semplicemente una band che è se stessa in tutta la sua pienezza, per migliaia di altri se stessi in condivisione: il suono, il metabolismo, il senso stesso del nuovo mondo avanzato e globale. - FRANCO BOLELLI

Non sò se qualcuno l'ha già postato.

Che ne pensate?

L'avesse scritto uno qualsiasi di noi su il proprio blog, sarebbe stato un bel pezzo. Alcune parti più condivisibili, altre troppo pretenziose, comunque un buon pezzo.

Ma pubblicarlo su un quotidiano come La Repubblica non ha senso. Mi sembra fuori luogo, come stile, come contenuti, come pretesa.

Sono anni che penso che devo andare a cercare Gino Castaldo (critico di Repubblica) e non dargli pace finché non inizia a concentrarsi un po' sui Radiohead. Lui avrebbe scritto un bel pezzo, fatto di musica e di sensazioni, magari anche di contestualizzazione storica, ma senza tutto quel sapere di sociologia, psicologia, antrologia o qualunque cosa sia di cui Bolelli ha voluto dar sfoggio.

Troppo, soprattutto per un quotidiano

Link to comment
Share on other sites

Io direi troppo poco. . .

Dici poco perché da bravo fan ci metti tanto cuore! In quel senso, anche per me è troppo poco!

Però dai, credi davvero che sia un articolo da quotidiano nazionale? A me non sembra. E poi, c'è chi sa essre obiettivo e asciutto ma incredibilmente intenso. Lui si è perso in tante parole e alla fine risulta farraginoso.

Chiaramente è solo la mia umile opinione. Nessuna polemica, amico mio!

Peace and love

Lucy

Link to comment
Share on other sites

per me invece è la parte migliore dell'articolo...

No, nessuna delle classiche categorie: niente trasgressione né nichilismo, e tantomeno qualche nuova moda o fenomeno di costume...vuol dire che i fans dei rh non rientrano in quegli stereotipi emo/metal/dark/rap/punk/house/cazzi e mazzi/.. che contraddistinguono i giovani.."l'indefinibilità" è riferito a quello...nel senso che non c'è omologazione..

:cervo:

Straquoto :bava:

Link to comment
Share on other sites

Al massimo una cosa del genere, in maniera un pò meno pomposa certo, si sarebbe potuta dire su Ok computer, per l'influenza che ha avuto per i Radiohead stessi e per tutte le band che sono venute dopo. "In rainbows" rimane certamente uno degli album migliori di questo inizio secolo, ma solo perchè la musica post-ventesimo secolo (soprattutto negli ultimi 4 anni), spesso ha lasciato un pò perplessi (almeno per il sottoscritto).

Link to comment
Share on other sites

chiedo a te...io di motivi non ne vedo... :blink:

era solo il mio pensiero sull'articolo infatti :)

Massimo rispetto per il tuo punto di vista, la mia era semplicemente una domanda non volevo polemizzare... ;)

no no quale polemica,anzi,infatti e' solo il mio pensiero sull'articolo,a me non va' che l'autore dell'articolo deve per forza catalogare un determinato gruppo di persone,e considerarle di nicchia solo perche' ascoltano i Radiohead

chiarissimo... :ok:

Link to comment
Share on other sites

Io direi troppo poco. . .

Dici poco perché da bravo fan ci metti tanto cuore! In quel senso, anche per me è troppo poco!

Però dai, credi davvero che sia un articolo da quotidiano nazionale? A me non sembra. E poi, c'è chi sa essre obiettivo e asciutto ma incredibilmente intenso. Lui si è perso in tante parole e alla fine risulta farraginoso.

Chiaramente è solo la mia umile opinione. Nessuna polemica, amico mio!

Peace and love

Lucy

Quoto...Lucy in the sky with diamonds, ma...

...credi veramente che la nota buonista di questo articolo, seppur positiva secondo me, non sia da Repubblica, quotidiano nazionale buonista qual e`?...

Link to comment
Share on other sites

Io direi troppo poco. . .

Dici poco perché da bravo fan ci metti tanto cuore! In quel senso, anche per me è troppo poco!

Però dai, credi davvero che sia un articolo da quotidiano nazionale? A me non sembra. E poi, c'è chi sa essre obiettivo e asciutto ma incredibilmente intenso. Lui si è perso in tante parole e alla fine risulta farraginoso.

Chiaramente è solo la mia umile opinione. Nessuna polemica, amico mio!

Peace and love

Lucy

Io non sono un fan dei Radioh ea d.

Il mio "troppo poco" era ironico, malinconico, sarcastico, acido. Solo perchè credo che un giornalista non sia nella posizione di poter parlare di una "cosa" come l'arte (e quindi dei Radiohead. . .).

E' vero, non dovrebbe essere un articolo da quotidiano nazionale, ma solo perchè la musica dei Radiohead (e parlo di loro perchè di loro si parla nell'articolo) è troppo importante e vera per finire svilita su un quotidiano nazionale, tra le righe del solito mediocre articolo che dice tutto e non dice niente. Lascia che i quotidiani nazionali si occupino dello stato (LO STATO!), degli zingari e degli azzurri.

Io, più che per la libertà di stampa, sono per la libertà dalla stampa.

Peace and Love a te, Lucianelcielocoidiamanti

Link to comment
Share on other sites

Create an account or sign in to comment

You need to be a member in order to leave a comment

Create an account

Sign up for a new account in our community. It's easy!

Register a new account

Sign in

Already have an account? Sign in here.

Sign In Now
  • Recently Browsing   0 members

    No registered users viewing this page.

×
×
  • Create New...