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Fuori i nomi.


KidKP ThE InSaNe

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Il passato remoto è terrone.

Il passato prossimo è nordico (nonché francese).

nella grammatica siciliana, il passato semplice e' uno, e anche se suona come il remoto italiano, esprime normalmente il significato del passato prossimo. Purtroppo molti quando passano all'italiano, pensano di tradurre letteralmente e parlano al passato remoto.

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nella grammatica siciliana, il passato semplice e' uno, e anche se suona come il remoto italiano, esprime normalmente il significato del passato prossimo. Purtroppo molti quando passano all'italiano, pensano di tradurre letteralmente e parlano al passato remoto.

Da noi in dialetto non esiste il passato remoto, e comunque usiamo il passato prossimo per parlare di una cosa successa mentre ci tagliavano il cordone ombelicale così come 5 minuti fa. :laugh:

Poi per noi "stare" non è sempre sinonimo di "essere", nel senso: "stavo a Roma", non lo dirà mai uno nato sopra Firenze. Dirà sempre "quando ero a Roma".

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Da noi in dialetto non esiste il passato remoto, e comunque usiamo il passato prossimo per parlare di una cosa successa mentre ci tagliavano il cordone ombelicale così come 5 minuti fa. :laugh:

Poi per noi "stare" non è sempre sinonimo di "essere", nel senso: "stavo a Roma", non lo dirà mai uno nato sopra Firenze. Dirà sempre "quando ero a Roma".

E quindi tu, amico mio, dici che io dovrei in tal caso, inondare voi amici nordici di MUNNEEEEEEEEZZ ??laugh.gif

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Da noi in dialetto non esiste il passato remoto, e comunque usiamo il passato prossimo per parlare di una cosa successa mentre ci tagliavano il cordone ombelicale così come 5 minuti fa. :laugh:

Poi per noi "stare" non è sempre sinonimo di "essere", nel senso: "stavo a Roma", non lo dirà mai uno nato sopra Firenze. Dirà sempre "quando ero a Roma".

secondo me stare=essere, non esiste sotto napoli

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Chiudi la luce=Sud

Da noi si dice "astuta 'a luce", e astuta non vuol dire chiudi, letteralmente sarebbe "spegnere", però lo puoi usare pure come sinonimo di ammazzare; si può dire che indichi l'atto, simbolico o meno, di spegnere qualcosa, una vita, una candela o una rissa.

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Da noi si dice "astuta 'a luce", e astuta non vuol dire chiudi, letteralmente sarebbe "spegnere", però lo puoi usare pure come sinonimo di ammazzare; si può dire che indichi l'atto, simbolico o meno, di spegnere qualcosa, una vita, una candela o una rissa.

da noi si dice sia "stut'a luci" che "gghiud'a luci". pero' credo che solo i meno avvezzi alla lingua italiana sarebbero capaci di tradurre letteralmente il secondo.

"stùtiti" come imperativo si usa per dire a qualcuno di stare zitto, di farla finita con una discussione.

"mi scendi le chiavi"?

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al sud l'uso del passato remoto è esasperato, ma spesso corretto. nel resto d'italia purtroppo va perdendosi (secondo me, in genere, per paura di sbagliarlo).

una cosa che mi fa troppo ridere del sud è, come diceva greenplastic, l'uso transitivo di alcuni verbi (tipo: "ho sceso il cane" :D ).

comunque, le traduzioni letterali dal dialetto sono spesso da :prego:

per dire, in sardo gola si dice utturu. se tradotto sbadatamente con il false friend italiano può dar vita a fraintendimenti imbarazzanti ("Dottore dottore, mi fa male l'uttero")

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al sud l'uso del passato remoto è esasperato, ma spesso corretto. nel resto d'italia purtroppo va perdendosi (secondo me, in genere, per paura di sbagliarlo).

una cosa che mi fa troppo ridere del sud è, come diceva greenplastic, l'uso transitivo di alcuni verbi (tipo: "ho sceso il cane" :D ).

comunque, le traduzioni letterali dal dialetto sono spesso da :prego:

per dire, in sardo gola si dice utturu. se tradotto sbadatamente con il false friend italiano può dar vita a fraintendimenti imbarazzanti ("Dottore dottore, mi fa male l'uttero")

Non so nel resto del sud, ma in siciliano non e' un problema di esasperazione del remoto. Il fatto e' che, come dicevo, quel passato che somiglia al remoto italiano, funge da passato prossimo (e credo anche da remoto) in siciliano. Non e' una traduzione del remoto italiano. E' il passato siciliano.

riguardo le traduzioni assurde, la classica traduzione assurda delle mie parti era riferita alla parola "UNNI", che vuol dire sia DOVE (es: Unni si'?=Dove sei?/ Unn'annati a st'ura?=Dove andate a quest'ora?), ma vuol dire anche DA, nel senso di PRESSO, A CASA DI. Un po' come il francese CHEZ. Esempio: "Unni vai? Vaiu unni me' patri." = "Dove vai? Vado da mio padre". Solitamente i bambini sbagliavano traducendo UNNI sempre con DOVE. "Nino dove vai? Vado a giocare dove Giovanni!"

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Nord= "Eh?!"

Sud= "Ah?!"

ma anche (visto che la discussione a preso questa piega):

al Sud:[ domanda frequente ]"We cumpà buongiorno! cumu sta???" "tutto bene carissimo, che piacere vederti!"

al nord: buongiorno come stai? [risposta alla domanda frequente] = "..." + smorfia di disapprovazione.

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