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Dudu Tassa & Jonny Greenwood - Jarak Qaribak


@li

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1 hour ago, molonovo said:

Peccato davvero che non scendano più a sud di Parigi.

PS: mi aspetto che in prossimità dell'uscita dell'LP diano in streaming la versione completa del Live at The Hamam

Peccato davvero che non passano per il bel paese.

Per quanto riguarda il Live at The Hamam, mi pare di aver visto la scritta "2/3"sul video per Taq Ou Dub quando girava per i social al momento dell'uscita, questo mi fa pensare che uscirà un terzo brano con video live e poi basta.

Ma avete ascoltato la versione studio di Taq Our Dub? Secondo me è molto superiore alla versione live (che già mi piaceva).

 

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On 5/23/2023 at 11:36 AM, Billy Beach said:

Ma avete ascoltato la versione studio di Taq Our Dub? Secondo me è molto superiore alla versione live (che già mi piaceva).

 

Non avendo account su piattaforme di streaming, no. Ho sentito solo il minuto di anteprima disponibile su Apple Music e mi è sembrata più bella anche a me. Però va bene così, non voglio spoilerarmi l'album che attendo con trepidazione :) 

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42 minutes ago, molonovo said:

Non avendo account su piattaforme di streaming, no. Ho sentito solo il minuto di anteprima disponibile su Apple Music e mi è sembrata più bella anche a me. Però va bene così, non voglio spoilerarmi l'album che attendo con trepidazione :) 

Dai è disponibile anche su YouTube.

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On 6/2/2023 at 1:27 PM, @li said:

Bell'articolo!

Mi ha fatto piacere leggere queste parole di Greenwood a proposito del concetto di appropriazione culturale (che ho sempre ritenuto una cagata pazzesca):

Quote

"If I worried about that, then I wouldn’t play electric guitars or use blues scales or even use violins, which are Italian,” he says. “Where do you stop? It’s sort of insane. I can’t just stick to morris dancing music and accordions, which probably aren’t English either. It’s about being respectful. But there’s also something slightly exhausting about the respectful world music recordings which are done so tastefully and without any dirt or passion or energy. We were keen to avoid that.”

 

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1 hour ago, molonovo said:

Bell'articolo!

Mi ha fatto piacere leggere queste parole di Greenwood a proposito del concetto di appropriazione culturale (che ho sempre ritenuto una cagata pazzesca):

 

Mi pare ci sia una completa misconcezione del concetto di appropriazione culturale (che è tra l'altro ovviamente giudicabile come "cagata pazzesca" quando le cose sono viste dalla prospettiva del dominatore :)).
Ma non mi
 sembra un argomento che il forum sia pronto / abbia interesse ad affrontare.

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On 6/3/2023 at 5:10 PM, modifiedbear said:

Mi pare ci sia una completa misconcezione del concetto di appropriazione culturale (che è tra l'altro ovviamente giudicabile come "cagata pazzesca" quando le cose sono viste dalla prospettiva del dominatore :)).
Ma non mi
 sembra un argomento che il forum sia pronto / abbia interesse ad affrontare.

Sono d'accordo che ci sia una misconcenzione ed è proprio ciò che apprezzavo nelle parole di Jonny Greenwood. Il concetto di appropriazione culturale visto nelle dinamiche post-colonialistiche non è applicabile laddove si parli di processi che traggono linfa vitale proprio dallo scambio, dall'appropriazione e rielaborazione di segni, linguaggi e stilemi provenienti da mondi, epoche e culture differenti. Sono i meccanismi che stanno alla base della storia delle arti e, tanto per fare un esempio, se così non fosse invece di ascoltare la musica pop saremmo ancora a ballare in pantacalze con i menestrelli alle sagre di paese (detto che tutta la musica folk mediterranea deriva da utilizzo di scale, tonalità e ritmi che provengono dal mondo arabo, quindi anche lì finiremmo per cadere nell'onta dell'appropriazione culturale). "It's insane", tanto per usare le parole di Jonny Greenwood.

"Life in a Glasshouse" dei Radiohead cosa sarebbe allora? Un'approprazione culturale al cubo: un gruppo di studenti di Oxford (una delle università più importanti del mondo occidentale e quindi fucina per antonomasia della classe dirigente "dominatrice") che fa un pezzo arrangiato come un blues di New Orleans (tipo di musica che nasce dagli afro-americani in un contesto sociale e storico ben preciso e che a sua volta rielabora un linguaggio proveniente dalla musica africana) impiegando musicisti jazz bianchi. Roba da denuncia! E invece è un pezzo bellissimo per ciò che è.

Io credo che andrebbe fatta una distinzione più chiara tra l'espropriazione culturale - che sì, esiste ed è esistita nel mondo post-colonialistia in ambiti diversi da quelli delle arti - e l'appropriazione culturale in ambito artistico che è un meccanismo fisiologico del processo stesso di creazione artistica nonché mezzo fondemantale di conoscenza e valorizzazione del contesto sociale e storico in cui quel determinato linguaggio si è inizialmente diffuso.

Io la penso così, poi comprendo che sono argomenti che andrebbero affrontati davanti a una birra, un caffè o un bicchiere di vino piuttosto che dietro a uno schermo a cristalli liquidi.

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2 hours ago, molonovo said:

Sono d'accordo che ci sia una misconcenzione ed è proprio ciò che apprezzavo nelle parole di Jonny Greenwood. Il concetto di appropriazione culturale visto nelle dinamiche post-colonialistiche non è applicabile laddove si parli di processi che traggono linfa vitale proprio dallo scambio, dall'appropriazione e rielaborazione di segni, linguaggi e stilemi provenienti da mondi, epoche e culture differenti. Sono i meccanismi che stanno alla base della storia delle arti e, tanto per fare un esempio, se così non fosse invece di ascoltare la musica pop saremmo ancora a ballare in pantacalze con i menestrelli alle sagre di paese (detto che tutta la musica folk mediterranea deriva da utilizzo di scale, tonalità e ritmi che provengono dal mondo arabo, quindi anche lì finiremmo per cadere nell'onta dell'appropriazione culturale). "It's insane", tanto per usare le parole di Jonny Greenwood.

"Life in a Glasshouse" dei Radiohead cosa sarebbe allora? Un'approprazione culturale al cubo: un gruppo di studenti di Oxford (una delle università più importanti del mondo occidentale e quindi fucina per antonomasia della classe dirigente "dominatrice") che fa un pezzo arrangiato come un blues di New Orleans (tipo di musica che nasce dagli afro-americani in un contesto sociale e storico ben preciso e che a sua volta rielabora un linguaggio proveniente dalla musica africana) impiegando musicisti jazz bianchi. Roba da denuncia! E invece è un pezzo bellissimo per ciò che è.

Io credo che andrebbe fatta una distinzione più chiara tra l'espropriazione culturale - che sì, esiste ed è esistita nel mondo post-colonialistia in ambiti diversi da quelli delle arti - e l'appropriazione culturale in ambito artistico che è un meccanismo fisiologico del processo stesso di creazione artistica nonché mezzo fondemantale di conoscenza e valorizzazione del contesto sociale e storico in cui quel determinato linguaggio si è inizialmente diffuso.

Io la penso così, poi comprendo che sono argomenti che andrebbero affrontati davanti a una birra, un caffè o un bicchiere di vino piuttosto che dietro a uno schermo a cristalli liquidi.

No! Finalmente c'è una discussione interessante! Continuate @molonovo e @modifiedbear :chips: 

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3 minutes ago, @li said:

comunque @modifiedbear ci sottovaluta un pochettino mi sa ;)

l'ho scritto in modo brutto in effetti, ma quel che volevo intendere è che presumo manchi semplicemente la volontà di entrare nei meriti politici della storia coloniale (dalla questione israeliana al problema della presunta appropriazione culturale).

appena trovo un minuto riprendo dal discorso di @molonovo – grazie nel frattempo per la risposta.
(sono sostanzialmente d'accordo con te, e lungi da me fare un discorso woke di stocazzo. il nocciolo della questione risiede nel concetto di profitto, come per tutte le cose problematiche. a riparlarne!)

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Appena terminato primo ascolto dell'album, approfittando di una splendida alba: WOAH 😮

Sono contentissimo.

Delizia assoluta, questa roba mi darà parecchio filo da torcere per del lungo tempo, e necessiterà di parecchi riascolti prima che io possa riordinare le idee a proposito.
Per ora ho capito che il gusto è buonissimo: il mélange delle sezioni ritmiche Moog DFAM + percussioni acustiche, i fiati, le corde, i bassi e le chitarre splendidi, i cori, l'Hammond... tutte leccornie, non una sola nota o un solo click abusati, ma tutto dosato e suonato alla perfezione. Tutti gli abbinamenti e gli arrangiamenti, senza alcuna sorpresa, sono portati dal solito gusto sopraffino di Jonny. 
Non c'è che dire, questi matrimoni nordico-desertici rappresentano per me una notevole fonte di godimento.

Djit Nishrab!!!!!!!!

Risalgo verso il Mediterraneo con un poco di timore a Jalitah, dopo questo primo viaggio di prelibatezze mediorientali.

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