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I 100 album di Scatterbrain.


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94. AREA - Arbeit macht frei

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Classificati come progressive secondo me abbastanza a torto, sono forse il più grande gruppo italiano dei '70. Innovativi e originali, con la personalità e la voce incredibile del compianto Demetrio Stratos.

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(visto che ieri sono stato fermo, e visto che sarebbero stati in molti a rimpiangere la loro assenza...)

96. Low - I COULD LIVE IN HOPE

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Singole corde di chitarra annebbiate da leggere pennellate di echi e riverberi. Un ride e un rullante suonati con due stuzzicadenti. Un basso secco e ghignante come uno scheletro. Qualcuno lo chiama slow-core, invece sono semplicemente i Low. Un piccolo miracolo.

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(visto che ieri sono stato fermo, e visto che sarebbero stati in molti a rimpiangere la loro assenza...)

96. Low - I COULD LIVE IN HOPE

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Singole corde di chitarra annebbiate da leggere pennellate di echi e riverberi. Un ride e un rullante suonati con due stuzzicadenti. Un basso secco e ghignante come uno scheletro. Qualcuno lo chiama slow-core, invece sono semplicemente i Low. Un piccolo miracolo.

Bravo der, volevo farlo io ma mi scocciavo troppo.

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@Korg: perché dici che senza Meddle i Radiohead per-come-li-conosciamo-ora non esisterebbero?

Non sono polemico, solo curioso. Personalmente a parte il basso ossessivo di one of these days non ci trovo così tante somiglianze - anzi, l'approccio Echoes alla forma canzone mi pare lontanissimo da quello radioheadiano.

Non che non ci siano parallelismi tra Floyd e Radiohead ma - mi chiedevo perché dai questa importanza proprio a Meddle in questo legame.

Beh, anzitutto c'era una dichiarazione di Jonny mi pare relativa alle sessioni di Ok Computer o Kid A in cui diceva d'aver' sostanzialmente consumato Meddle, quindi ci sarebbe una prima "ammissione di colpa"! :D

In generale, però, Meddle è un po' il disco che ha aperto la psichedelia e la sperimentazione al "cuore", alla rappresentazione di uno stato fisico e psicologico "reale" e non "autoimposto" o "estraneo", ma si tratta d'una rappresentazione in termini potenzialmente "inauditi": un conto è dire "io sto bene" con chitarra acustica, Mi maggiore e strofa-ritornello-strofa-ritornello-special-ritornello, un altro è dire la stessa cosa con gong, Farfisa ed echo, brani divisi in "movimenti" e non subendo il vincolo della forma canzone.

Da quel punto di vista già la sola "Paranoid Android" pagherebbe tributo proprio a Echoes nella sola idea di non doversi per forza contrarre nei 3':15" specialmente se la necessità è quella di non limitarsi a un solo stato d'animo e ad un solo stadio di narrazione, ma soprattutto "Meddle" - fungendo da perfetto trait d'union tra quelli che erano i Pink Floyd prima e quelli che saranno dopo, ma mantenendo un perfetto equilibrio fra le due personalità, equilibrio che, per dire, già in "The Dark Side Of The Moon" verrà perso in favore di un avvicinamento troppo più marcato alla "realtà", alla "concretezza" - per me deve aver' fatto loro capire di potersi permettere molto più di "Bones" e di "Anyone Can Play Guitar" nell'idea di "travalicare" un limite senza per questo perdere in comunicabilità e "accessibilità".

Peraltro ci sarebbero anche dei ritorni quasi "diretti" di brani di Meddle nella produzione Radioheadiana da Ok Computer in poi, potrebbero suonare un po' forzati ma se pensi alle chitarre di "Subterranean Homesick Alien" scevre da tutti gli effetti, a livello di arrangiamento (tipo di parti, scelta dei voicing...) sono paurosamente vicine a quelle dello "special" di "A Pillow Of Winds" con il solo di Gilmour, come la chitarra di Jonny in Optimistic può essere ravvicinata nel tipo di suono ("sconsideratamente" alto, pieno di medio alte e ferroso) a quello delle chitarre di Gilmour dal minuto 17':20" al minuto 18':03"; l' "echo mangling" dal minuto 20':32 al 20':38 che verrà ricreato da Godrich in "Pulk Pull/Revolving Doors" (e in realtà diverrà una sorta di "trademark" perchè lo si sente anche in "Chaos & Creation in The Backyard" di Paul McCartney mi pare nell'ultima traccia).

Ci sarebbe molto da aggiungere ma per il momento mi fermo qui! ;)

Su De Andrè il mio pensiero è questo: non lo discuto minimamente come paroliere nè nei contenuti testuali, ma per me il suo contributo "musicale" - intendendo meramente un discorso di "musica" in sè - è 2 su una scala di 10. La vera perla italiana tout court per me, semmai, è Franco Battiato, un autore che ha sempre scritto in un certo modo, su certi temi, con certe idee ma soprattutto preoccupandosi di andare "oltre" musicalmente, di trovare un proprio linguaggio, di sperimentarne diversi, di fare "ricerca" in margini vastissimi.

Alla stregua di De Andrè, per lo stesso ragionamento, per me non è influente neanche De Gregori - per quanto non ne discuta soprattutto Rimmel e Bufalo Bill - ma lo è pienamente Lucio Dalla, per fare un esempio.

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Su De Andrè il mio pensiero è questo: non lo discuto minimamente come paroliere nè nei contenuti testuali, ma per me il suo contributo "musicale" - intendendo meramente un discorso di "musica" in sè - è 2 su una scala di 10.

Sono abbastanza d'accordo, purché sia chiaro che stiamo parlando del De Andrè degli esordi, che musicalmente altro non era che una trasposizione in suolo italico della chanson francese. Lo stesso ragionamento, tuttavia, non è applicabile ad un Creuza de ma, né a tutta la ricerca posteriore in ambito di musica popolare caratteristica di singole regioni italiane, che ha dato vita ad una forma di world music tutta italiana - e sulla quale il giudizio di Byrne mi pare sia eloquente.

Ma pure fermandoci ad album come "Tutti morimmo a stento", "Non al denaro, non all'amore, né al cielo", "Storia di un impiegato"... il lavoro di scrittura/arrangiamento/concezione dell'album come opera organica non credo sia quello di album da 2 in pagella. Che poi l'influenza di tali album sia limitata ai confini italiani - a parte che io, coi miei mezzi, non so se riuscirei a dimostrarlo - non mi pare un dato tanto eccessivamente rilevante... nel senso... capito?

Per la sezione pinkfloydiana del tuo post, saprò ricompensarti in separata sede. :ventre:

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siamo quasi a cento! qualcuno pensi a un nuovo thread bellino dove ognuno possa continuare a eiaculare i propri suggerimenti!

infatti..secondo me l'idea di DEMOS e' buona ....ma forse un po' troppo vaga e ampia soprattutto !!!!.....perche' non si fa una cosa tipo decade x decade

i migliori dei 60' 70' ecc...... sarebbe meno confusionale .... un po' alla scaruffi..... ma chi se ne fott...... :)

che ne dite .....?????' :D

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Sono abbastanza d'accordo, purché sia chiaro che stiamo parlando del De Andrè degli esordi, che musicalmente altro non era che una trasposizione in suolo italico della chanson francese. Lo stesso ragionamento, tuttavia, non è applicabile ad un Creuza de ma, né a tutta la ricerca posteriore in ambito di musica popolare caratteristica di singole regioni italiane, che ha dato vita ad una forma di world music tutta italiana - e sulla quale il giudizio di Byrne mi pare sia eloquente.

Ma pure fermandoci ad album come "Tutti morimmo a stento", "Non al denaro, non all'amore, né al cielo", "Storia di un impiegato"... il lavoro di scrittura/arrangiamento/concezione dell'album come opera organica non credo sia quello di album da 2 in pagella. Che poi l'influenza di tali album sia limitata ai confini italiani - a parte che io, coi miei mezzi, non so se riuscirei a dimostrarlo - non mi pare un dato tanto eccessivamente rilevante... nel senso... capito?

Per la sezione pinkfloydiana del tuo post, saprò ricompensarti in separata sede. :ventre:

Sì ma anche in tema di nostrana World Regional Music e ricerca popolare, per me De Andrè non è comunque affatto al livello - per dirne uno - dello stesso Branduardi (fossilizzatosi sul medioevo e sul rinascimentale, vero, ma siamo su un altro pianeta in quanto a metodologia, perizia e accuratezza di ricerca), di Teresa De Sio, dei Tazenda, di Alfio Antico, di Eugenio Bennato, di Enzo Del Re...! Da questo punto di vista, eventualmente, andrebbe reso infinito onore al merito di Mauro Pagani, anche un po' più di quanto per Battisti - cosa che io per primo, però, mi dimentico sempre di fare - andrebbe reso onore al merito di Panella.

Sugli arrangiamenti di "Creuza de Ma", come di "Tutti Morimmo A Stento", come quelli di "Non al Denaro nè All'Amore nè Al Cielo" e "Storia Di Un Impiegato" non discuto e non mi riferivo a loro con quel "2", bensì al peso "musicale" di De Andrè tout court; in ogni caso quegli arrangiamenti, per quanto ineccepibili, non sono "nuovi", non rappresentano soluzioni "ardite", "innovazioni", "esperimenti", "passi avanti": sono arrangiamenti che rendono perfette delle ottime idee, esattamente come gli arrangiamenti de "La Donna Cannone" di De Gregori rendono perfetta un'ottima idea, dando origine ad un brano ineccepibile, ma come parimenti "ineccepibile" è "Cattiva" di Samuele Bersani, non so se rendo l'idea! ;)

Questa "impeccabilità", non è la stessa che permea - ad esempio - gli arrangiamenti di "Stranizza D'Amuri" (che nessun fanatico di Battiato toccherebbe mai ma che per me, per dire, creano sostanzialmente 3 brani in uno) ma si tratta d'un' "impeccabilità statica", che non solo nulla aggiunge, ma in taluni casi nulla spartisce con un discorso di "ricerca" e "sperimentazione" tale da collocare il Faber ai massimi gradi di una scala d'influenza sulla ricerca musicale nazionale.

Sul fatto dell'influenza extranazionale no, vabbè, quello non è un parametro che sto tenendo in considerazione perchè in generale in pochissimi italiani dalla prima guerra mondiale ad oggi sono riusciti ad essere assunti a mentori anche all'estero: non penso ci sia riuscito Battiato (sicuramente non nella prima fase poichè faceva sostanzialmente kraut e il kraut c'era già) e non penso ci sia riuscito in molti altri Paesi al di fuori della Francia; forse c'è riuscito qualche gruppo della scena punk underground degli anni '80 tipo i Negazione, ci sono riusciti i nostri compositori "classici" come Berio e Nono, ci sarà riuscito Morricone... ma se il parametro fosse quello, dovremmo cambiare discorso. :D

Poi, che c'entra, non starò certo ad equiparare De Andrè al rango di altri cantautori comunque onorevoli come Vecchioni, Paoli, Fossati (per me ampiamente sottovalutato)..., è chiaro che non siamo nello stesso solco e che Faber sia una "mosca bianca" con peculiarità tutte sue; ma per l'umile e contorto parere del sottoscritto, dietro la figura del nostro genovese (come dietro quella di Rino Gaetano - non parliamo di Rino Gaetano...! - o quella di Giorgio Gaber) c'è attualmente un 15% di comprensione precisa e puntuale, un 20% di sincero affetto, un 5% di sincera immedesimazione nei contenuti e un 60% di moda.

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ma per l'umile e contorto parere del sottoscritto, dietro la figura del nostro genovese (come dietro quella di Rino Gaetano - non parliamo di Rino Gaetano...! - o quella di Giorgio Gaber) c'è attualmente un 15% di comprensione precisa e puntuale, un 20% di sincero affetto, un 5% di sincera immedesimazione nei contenuti e un 60% di moda.

D'accordo su De Andrè e Gaetano, meno su Gaber... da Polli d'allevamento in poi ha cercato lui stesso di smarcarsi non da quello che aveva fatto ma da quello che gli si era (è) creato intorno.

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Beh ma non penso sia De Andrè che Gaetano cercassero di o ambissero a diventare un fenomeno di costume (Gianni Morandi, toh, Rita Pavone... questi sì, loro non credo); in questo senso io credo Gaber abbia fatto cose splendide, è la considerazione che attualmente se ne ha, il bersaglio della mia critica!

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Sì ma anche in tema di nostrana World Regional Music e ricerca popolare, per me De Andrè non è comunque affatto al livello - per dirne uno - dello stesso Branduardi (fossilizzatosi sul medioevo e sul rinascimentale, vero, ma siamo su un altro pianeta in quanto a metodologia, perizia e accuratezza di ricerca), di Teresa De Sio, dei Tazenda, di Alfio Antico, di Eugenio Bennato, di Enzo Del Re...! Da questo punto di vista, eventualmente, andrebbe reso infinito onore al merito di Mauro Pagani, anche un po' più di quanto per Battisti - cosa che io per primo, però, mi dimentico sempre di fare - andrebbe reso onore al merito di Panella.

Sugli arrangiamenti di "Creuza de Ma", come di "Tutti Morimmo A Stento", come quelli di "Non al Denaro nè All'Amore nè Al Cielo" e "Storia Di Un Impiegato" non discuto e non mi riferivo a loro con quel "2", bensì al peso "musicale" di De Andrè tout court; in ogni caso quegli arrangiamenti, per quanto ineccepibili, non sono "nuovi", non rappresentano soluzioni "ardite", "innovazioni", "esperimenti", "passi avanti": sono arrangiamenti che rendono perfette delle ottime idee, esattamente come gli arrangiamenti de "La Donna Cannone" di De Gregori rendono perfetta un'ottima idea, dando origine ad un brano ineccepibile, ma come parimenti "ineccepibile" è "Cattiva" di Samuele Bersani, non so se rendo l'idea! ;)

Questa "impeccabilità", non è la stessa che permea - ad esempio - gli arrangiamenti di "Stranizza D'Amuri" (che nessun fanatico di Battiato toccherebbe mai ma che per me, per dire, creano sostanzialmente 3 brani in uno) ma si tratta d'un' "impeccabilità statica", che non solo nulla aggiunge, ma in taluni casi nulla spartisce con un discorso di "ricerca" e "sperimentazione" tale da collocare il Faber ai massimi gradi di una scala d'influenza sulla ricerca musicale nazionale.

Sul fatto dell'influenza extranazionale no, vabbè, quello non è un parametro che sto tenendo in considerazione perchè in generale in pochissimi italiani dalla prima guerra mondiale ad oggi sono riusciti ad essere assunti a mentori anche all'estero: non penso ci sia riuscito Battiato (sicuramente non nella prima fase poichè faceva sostanzialmente kraut e il kraut c'era già) e non penso ci sia riuscito in molti altri Paesi al di fuori della Francia; forse c'è riuscito qualche gruppo della scena punk underground degli anni '80 tipo i Negazione, ci sono riusciti i nostri compositori "classici" come Berio e Nono, ci sarà riuscito Morricone... ma se il parametro fosse quello, dovremmo cambiare discorso. :D

Poi, che c'entra, non starò certo ad equiparare De Andrè al rango di altri cantautori comunque onorevoli come Vecchioni, Paoli, Fossati (per me ampiamente sottovalutato)..., è chiaro che non siamo nello stesso solco e che Faber sia una "mosca bianca" con peculiarità tutte sue; ma per l'umile e contorto parere del sottoscritto, dietro la figura del nostro genovese (come dietro quella di Rino Gaetano - non parliamo di Rino Gaetano...! - o quella di Giorgio Gaber) c'è attualmente un 15% di comprensione precisa e puntuale, un 20% di sincero affetto, un 5% di sincera immedesimazione nei contenuti e un 60% di moda.

Beh, ma Alfio Antico e Teresa De Sio, in qualche modo, sono la musica popolare. Secondo me il discorso è analogo a quello che avevi fatto tempo fa sull'opposizione USA-UK: i primi hanno in molti casi fornito le idee e la materia, mentre i secondi hanno provveduto ad ingabbiarla in forme destinate ad una maggiore fortuna. Si parla, comunque, di sintesi e di rielaborazione, quindi di uno sforzo che secondo me va comunque oltre il 2 (non che mi sia fissato col 2, eh, è per capirsi :laugh: ). Se non si parla di rielaborazione bensì di revival, beh, lì magari un 2 ci sta, se si valuta secondo parametri di innovazione e ricerca - poi, per esempio, diverse band """nu-new-wave""" sono valide per ben altri motivi.

Che De Andrè avesse un approccio sicuramente più lo-fi rispetto a Branduardi è risaputo, ma per l'appunto parliamo di due approcci diversi che hanno dato adito a frutti diversi, nel bene e nel male, ovvero: la ricerca dietro la musica di Branduardi sarà pure spropositata, ma come dicevi pure tu è roba vecchia; laddove De Andrè ha sperimentato una sintesi pop e cantautorale che ha un saldo legame coi propri tempi.

Capiolo moda: personalmente escluderei dalla torta quella parte di pubblico che ascolta - o dice di ascoltare - De Andrè perché fa figo; quella della condivisione di determinati ascolti come veicolo di affermazione sociale è storia vecchia. Ma questi, perlopiù, non sono ascoltatori sinceri, bensì farisei. Per quanto riguarda gli altri, la moda mi sembra un pretesto come un altro per approfondire la discografia di un artista.

Questo è quello che un profano della musica come me vede in De Andrè.

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