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L'angolo concertistico


echoes

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3 minutes ago, Wanderer said:

Non credo sia fattibile - nè forse nemmeno giusto - boicottare alcunchè; mi piacerebbe però che su certe dinamiche si facciano riflessioni diverse dal semplice "E' il mercato, bellezza", parlando di mera irreversibilità del sistema (sistema che ha, e mostra, belle crepe).

Forse ci stiamo disabituando a pensare che il mondo può, molto lentamente, cambiare.

Decisamente, del resto da quando sono crollate le grandi narrazioni in favore di una giungla mercanteggiante tutto ciò che non si conformi alla follia imperante è bollato come utopistico. La prima vittima del capitalismo è stato il pensiero critico, a cascata è arrivato tutto il resto: dall'ambiente allo stato sociale, passando per cultura, senso civico, collettività. Oggi perfino la scuola persegue come competenza di cittadinanza "la capacità imprenditoriale" e quella "digitale", considerate quindi una pietre miliari dell'esistenza stessa di essere umano. Non è contemplato, nemmeno nelle stanze della formazione, ragionare su modelli differenti.

0101111010111010: questo è l'uomo contemporaneo.

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Beh se la scuola mi avesse formato dal punto di vista informatico forse ora sarei in una buona posizione lavorativa invece che nel pantano

 

Comunque sì la gente sta diventando sempre più asociale, più chiusa, parlano di metaverso, di realtà virtuale ecc e io dico tra 30 anni quando nessuno uscirà più di casa perchè scapperanno tutti dalla realtà per stare nel metaverso rimpiangeremo anche i concertoni commerciali tipo lollapalooza 2016, almeno li si provavano emozioni vere non di realtà aumentata

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25 minutes ago, MyIronAlien said:

Beh se la scuola mi avesse formato dal punto di vista informatico forse ora sarei in una buona posizione lavorativa invece che nel pantano

 

Comunque sì la gente sta diventando sempre più asociale, più chiusa, parlano di metaverso, di realtà virtuale ecc e io dico tra 30 anni quando nessuno uscirà più di casa perchè scapperanno tutti dalla realtà per stare nel metaverso rimpiangeremo anche i concertoni commerciali tipo lollapalooza 2016, almeno li si provavano emozioni vere non di realtà aumentata

Ecco, ora non per andare OT, ma il problema è se la scuola debba formare "lavoratori" oppure cittadini liberi. Fino agli anni '80 del Novecento tendeva di più alla seconda opzione, poi ha iniziato a cambiare...Io sono dell'idea che dovrebbe formare cittadini con spirito critico e sviluppare la capacità di ragionare, mettere in discussione, "costruire" e non meri esecutori di mansioni utili al sistema in essere.

Come può definirsi realmente libera una società in cui fin dall'infanzia si tende a sfornare persone abili al lavoro e non invece capaci di, eventualmente, creare una loro idea di società e di mondo? Attenzione: con questo non sto dicendo che la competenza digitale non sia importante ma dovrebbe esserlo funzionalmente a quanto dicevo sopra e non per fini "imprenditoriali" e di inserimento nel mondo lavorativo.

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11 minutes ago, echoes said:

Ecco, ora non per andare OT, ma il problema è se la scuola debba formare "lavoratori" oppure cittadini liberi. Fino agli anni '80 del Novecento tendeva di più alla seconda opzione, poi ha iniziato a cambiare...Io sono dell'idea che dovrebbe formare cittadini con spirito critico e sviluppare la capacità di ragionare, mettere in discussione, "costruire" e non meri esecutori di mansioni utili al sistema in essere.

Come può definirsi realmente libera una società in cui fin dall'infanzia si tende a sfornare persone abili al lavoro e non invece capaci di, eventualmente, creare una loro idea di società e di mondo? Attenzione: con questo non sto dicendo che la competenza digitale non sia importante ma dovrebbe esserlo funzionalmente a quanto dicevo sopra e non per fini "imprenditoriali" e di inserimento nel mondo lavorativo.

Minchia Ale ti “passo” mio figlio che mi pare di sentire lui 😅

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2 hours ago, Wanderer said:

Forse ci stiamo disabituando a pensare che il mondo può, molto lentamente, cambiare.

Sollevi un punto che occupa il centro dei miei pensieri, ultimamente.
Dovremmo parlarne in un thread apposito - e vorrei consigliare a chiunque si interessi alla questione del "progresso", di recuperare l'illuminante Razza e Storia di Lévi-Strauss, piccolo opuscolo che traccia i contorni del problema in maniera semplice ed efficace.

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15 minutes ago, echoes said:

Ecco, ora non per andare OT, ma il problema è se la scuola debba formare "lavoratori" oppure cittadini liberi. Fino agli anni '80 del Novecento tendeva di più alla seconda opzione, poi ha iniziato a cambiare...Io sono dell'idea che dovrebbe formare cittadini con spirito critico e sviluppare la capacità di ragionare, mettere in discussione, "costruire" e non meri esecutori di mansioni utili al sistema in essere.

Come può definirsi realmente libera una società in cui fin dall'infanzia si tende a sfornare persone abili al lavoro e non invece capaci di, eventualmente, creare una loro idea di società e di mondo? Attenzione: con questo non sto dicendo che la competenza digitale non sia importante ma dovrebbe esserlo funzionalmente a quanto dicevo sopra e non per fini "imprenditoriali" e di inserimento nel mondo lavorativo.

Hai ragione sicuramente dovrebbe fare anche un lavoro di formazione umana sui ragazzi, però alla fine questo è il mondo in cui viviamo e non è il fatto di dover essere dei lavoratori alla fitter happier, ma semplicemente aiutare lo studente ad essere consapevole di che direzione sta prendendo il mondo, dandogli la possibilità di formarsi e chissà, magari cambiare questa direzione usando la tecnologia in maniera meno distopica. Tanto se poi il mondo gira in una maniera è velleitario uscire dalla scuola soltanto con gli ideali, bisognerebbe cambiare la testa di un sacco di generazioni. 

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3 minutes ago, MyIronAlien said:

Hai ragione sicuramente dovrebbe fare anche un lavoro di formazione umana sui ragazzi, però alla fine questo è il mondo in cui viviamo e non è il fatto di dover essere dei lavoratori alla fitter happier, ma semplicemente aiutare lo studente ad essere consapevole di che direzione sta prendendo il mondo, dandogli la possibilità di formarsi e chissà, magari cambiare questa direzione usando la tecnologia in maniera meno distopica. Tanto se poi il mondo gira in una maniera è velleitario uscire dalla scuola soltanto con gli ideali, bisognerebbe cambiare la testa di un sacco di generazioni. 

va anche detto che tra 15 anni certe competenze richieste oggi nel mondo del lavoro magari non lo saranno più.

Per questo (e per tanti altri motivi) ritengo che la scuola debba formare la mente, non il problem solving. 

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29 minutes ago, Wanderer said:

va anche detto che tra 15 anni certe competenze richieste oggi nel mondo del lavoro magari non lo saranno più.

Per questo (e per tanti altri motivi) ritengo che la scuola debba formare la mente, non il problem solving. 

quello è anche vero

 

comunque cose come problem solving, capacità di argomentare ecc sono cose che possono servire in tutti gli ambiti non solo nel lavoro

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3 hours ago, Wanderer said:

Forse ci stiamo disabituando a pensare che il mondo può, molto lentamente, cambiare.

Purtroppo i cambiamenti sociali degli ultimi 50 anni sono avvenuti/avvengono a velocità insostenibili.

È tutto così veloce che non si fa a tempo ad adeguarsi, motivo per cui oggi ci ritroviamo con un linguaggio inadeguato e codici inadeguati per interpretare il presente.

Forse è per questo che oggi si sente la generalizzata esigenza di riformare il linguaggio (anche se in maniera secondo me un po’ forzata, ad es. la schwa per il cosiddetto linguaggio “inclusivo”, che se poco poco dici “tutti” invece che “tutt*” ti si mangiano vivo).

E poi basti pensare che oggi i giovani conoscono circa 300 vocaboli in tutto, e il trend è a scendere. Non c’è bisogno di scomodare Orwell, ma insomma, mi sembra che siamo lì.
Prima di attuare un cambiamento c’è bisogno di immaginarlo, e per immaginarlo si deve prima poterlo “dire”.

(non so cosa c'entri questo con i concerti e da dove siamo partiti, ma come al solito mi accodo all'ultima cosa letta e rispondo incurante degli OT :martel:)

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2 hours ago, MyIronAlien said:

aiutare lo studente ad essere consapevole di che direzione sta prendendo il mondo

Sarebbe molto sbagliato perché "il mondo", seppure sia in corso da decenni un suo processo di occidentalizzazione (di cui ancora oggi è molto difficile predire l'esito), è fortunatamente molto, molto lontano dal viaggiare in un'unica direzione. L'idea che il progredire sia una forma di convergenza lineare verso un futuro unico per l'umanità è falsa e molto distante dalla realtà. È probabile (ed auspicabile) che l'impennata neo-liberale, industriale e tecnologica che una parte del mondo sta conoscendo non si riveli che una semplice condizione necessaria all'organizzazione probabilistica per la nascita di un nuovo ordine ancora sconosciuto.
D'altronde, se la nascita dell'agricoltura corrisponde temporalmente al solo 2% della storia dell'umanità, le rivoluzioni scientifiche, industriali e digitali dell'Occidente ne rappresentano tutte insieme solo mezzo millesimo.
Sarebbe dunque opportuno mostrarsi prudenti nell'inserire l'epoca contemporanea in un discorso sul significato o sulla "direzione" (mai univoca, mai lineare) dell'umanità o del "mondo".

 

1 hour ago, Gasba said:

Prima di attuare un cambiamento c’è bisogno di immaginarlo, e per immaginarlo si deve prima poterlo “dire”.

Invece personalmente credo nel compito delle alleanze aleatorie come motore di cambiamento.
E credo anche che all'uomo spetti il duplice compito di
1. mantenere vive le differenze del mondo (rinnovandole) - non per forza in maniera indolore - per poter permettere il più grande numero di combinazioni immaginabile
2. mantenere viva la capacità di stupire sé stesso. L'umanità è fatta ed è sempre stata fatta di un'enormità di probabilità impreviste e imprevedibili. Non è possibile immaginare o "dire" il cambiamento per il fatto che questo non può avvenire come un processo lineare ma solamente attraverso rotture e scandali.

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18 minutes ago, modifiedbear said:

Sarebbe molto sbagliato perché "il mondo", seppure sia in corso da decenni un suo processo di occidentalizzazione (di cui ancora oggi è molto difficile predire l'esito), è fortunatamente molto, molto lontano dal viaggiare in un'unica direzione. L'idea che il progredire sia una forma di convergenza lineare verso un futuro unico per l'umanità è falsa e molto distante dalla realtà. È probabile (ed auspicabile) che l'impennata neo-liberale, industriale e tecnologica che una parte del mondo sta conoscendo non si riveli che una semplice condizione necessaria all'organizzazione probabilistica per la nascita di un nuovo ordine ancora sconosciuto.
D'altronde, se la nascita dell'agricoltura corrisponde temporalmente al solo 2% della storia dell'umanità, le rivoluzioni scientifiche, industriali e digitali dell'Occidente ne rappresentano tutte insieme solo mezzo millesimo.
Sarebbe dunque opportuno mostrarsi prudenti nell'inserire l'epoca contemporanea in un discorso sul significato o sulla "direzione" (mai univoca, mai lineare) dell'umanità o del "mondo".

 

Invece personalmente credo nel compito delle alleanze aleatorie come motore di cambiamento.
E credo anche che all'uomo spetti il duplice compito di
1. mantenere vive le differenze del mondo (rinnovandole) - non per forza in maniera indolore - per poter permettere il più grande numero di combinazioni immaginabile
2. mantenere viva la capacità di stupire sé stesso. L'umanità è fatta ed è sempre stata fatta di un'enormità di probabilità impreviste e imprevedibili. Non è possibile immaginare o "dire" il cambiamento per il fatto che questo non può avvenire come un processo lineare ma solamente attraverso rotture e scandali.

Sì hai ragione è un errore che noi occidentali facciamo spesso. Diciamo allora il microcosmo di riferimento. Dico soltanto che non mi sarei messo a piangere se al liceo mi avessero detto, hey ragazzi chi vuole imparare un po' di programmazione? Magari vi piace!

 

Tutto qua

 

Poi anche io ho il terrore di finire in una società dove arte e emozioni non conteranno più nulla e tutti staranno a casa con gli occhiali del metaverso. Penso spesso che sarei dovuto nascere 20 anni prima

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3 hours ago, @li said:

Minchia Ale ti “passo” mio figlio che mi pare di sentire lui 😅

Beh questo gli fa onore, vuol dire che è un ragazzo che pensa e si fa domande. Ottimo che ragioni in questo modo anche se nella vita vive meglio chi le domande non se le pone.

Infatti io credo che le nuove generazioni siano tutt'altro che sprovvedute come le si dipinge, poveracce vivono in un mondo infinitamente complesso e indecifrabile oltre che enormemente stressante.

3 hours ago, Wanderer said:

va anche detto che tra 15 anni certe competenze richieste oggi nel mondo del lavoro magari non lo saranno più.

Per questo (e per tanti altri motivi) ritengo che la scuola debba formare la mente, non il problem solving. 

Esatto e invece pensa che si va sempre di più nella direzione di rendere i ragazzi pronti per l'industria e per il "produrre". Sempre meno umanesimo e più performance, problem solving, digitale, STEM (di STA-M). Lungi da me demonizzare queste discipline eh, il problema è in che modo vengono utilizzate e cioè sempre in ottica di programmazione-data analysis e vaccate dell'industria 4.0. Si vuole un esercito di produttori che mandi avanti il baraccone, poi nel concreto per fortuna la scuola riesce ancora a formare menti ma la crisi in atto è terribile. Del resto da quando è stata trasformata in pseudo azienda con tanto di campagne acquisti e di marketing si è assistito ad una progressiva prostituzione intellettuale di un sistema che dovrebbe essere il fiore all'occhiello della società.

2 hours ago, Gasba said:

Purtroppo i cambiamenti sociali degli ultimi 50 anni sono avvenuti/avvengono a velocità insostenibili.

È tutto così veloce che non si fa a tempo ad adeguarsi, motivo per cui oggi ci ritroviamo con un linguaggio inadeguato e codici inadeguati per interpretare il presente.

Forse è per questo che oggi si sente la generalizzata esigenza di riformare il linguaggio (anche se in maniera secondo me un po’ forzata, ad es. la schwa per il cosiddetto linguaggio “inclusivo”, che se poco poco dici “tutti” invece che “tutt*” ti si mangiano vivo).

E poi basti pensare che oggi i giovani conoscono circa 300 vocaboli in tutto, e il trend è a scendere. Non c’è bisogno di scomodare Orwell, ma insomma, mi sembra che siamo lì.
Prima di attuare un cambiamento c’è bisogno di immaginarlo, e per immaginarlo si deve prima poterlo “dire”.

(non so cosa c'entri questo con i concerti e da dove siamo partiti, ma come al solito mi accodo all'ultima cosa letta e rispondo incurante degli OT :martel:)

Verissimo sia il discorso sulla velocità che quello sul linguaggio, del resto il digitale non ha solo accelerato i processi ma impoverito il linguaggio e di conseguenza i meccanismi cognitivi.

44 minutes ago, modifiedbear said:

Sarebbe molto sbagliato perché "il mondo", seppure sia in corso da decenni un suo processo di occidentalizzazione (di cui ancora oggi è molto difficile predire l'esito), è fortunatamente molto, molto lontano dal viaggiare in un'unica direzione. L'idea che il progredire sia una forma di convergenza lineare verso un futuro unico per l'umanità è falsa e molto distante dalla realtà. È probabile (ed auspicabile) che l'impennata neo-liberale, industriale e tecnologica che una parte del mondo sta conoscendo non si riveli che una semplice condizione necessaria all'organizzazione probabilistica per la nascita di un nuovo ordine ancora sconosciuto.
D'altronde, se la nascita dell'agricoltura corrisponde temporalmente al solo 2% della storia dell'umanità, le rivoluzioni scientifiche, industriali e digitali dell'Occidente ne rappresentano tutte insieme solo mezzo millesimo.
Sarebbe dunque opportuno mostrarsi prudenti nell'inserire l'epoca contemporanea in un discorso sul significato o sulla "direzione" (mai univoca, mai lineare) dell'umanità o del "mondo".

 

Invece personalmente credo nel compito delle alleanze aleatorie come motore di cambiamento.
E credo anche che all'uomo spetti il duplice compito di
1. mantenere vive le differenze del mondo (rinnovandole) - non per forza in maniera indolore - per poter permettere il più grande numero di combinazioni immaginabile
2. mantenere viva la capacità di stupire sé stesso. L'umanità è fatta ed è sempre stata fatta di un'enormità di probabilità impreviste e imprevedibili. Non è possibile immaginare o "dire" il cambiamento per il fatto che questo non può avvenire come un processo lineare ma solamente attraverso rotture e scandali.

Verissimo anche questo, cioè che un futuro è sempre inimmaginabile. Il problema odierno però è che la rottura, lo scandalo, il crack in una società sempre più individualizzata, individualista, competitiva e iper-produttiva è sempre più difficile ed improbabile. In un contesto del genere è molto ma molto più difficile rompere lo schema e tirare fuori il buono dall'imprevedibile.

 

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28 minutes ago, MyIronAlien said:

Però io avevo sentito il contrario cioè che a scuola si fa poca scienze, matematica ecc detto però da chi lavora nel settore scientifico insomma sta scuola sbaglia su questo siamo d accordo

A mio parere non è questione di "poco" o "tanto" ma di come. Oggi si tende sempre di più a demonizzare lo studio delle materie umanistiche (come la filosofia o la storia) in quanto non sarebbero "utili dopo la laurea" peccato che siano quelle che ti fanno comprendere l'uomo, la storia, la politica, la vita e infine te stesso. Lo fanno anche le materie scientifiche ovviamente, specialmente le scienze naturali e la fisica, ma ho l'impressione che chi rivendica il maggior impiego delle STEM lo faccia principalmente perché così sarà per loro più facile fare i programmatori o gli analisti dati in azienda.

Per me ad esempio andrebbe introdotto lo studio obbligatorio in tutti i cicli e gli indirizzi di istruzione dell'educazione civica come materia dedicata (oggi si fanno 33 ore l'anno gestite da tutto il consiglio di classe) e dell'educazione ambientale. Vi pare normale che un futuro elettore studi per pochissime ore l'anno tematiche cruciali per la cittadinanza attiva? Vi pare normale che mentre si pompa l'auto elettrica non si introduca minimamente una serie formazione per educare a diminuire la propria impronta ecologica? 

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43 minutes ago, echoes said:

A mio parere non è questione di "poco" o "tanto" ma di come. Oggi si tende sempre di più a demonizzare lo studio delle materie umanistiche (come la filosofia o la storia) in quanto non sarebbero "utili dopo la laurea" peccato che siano quelle che ti fanno comprendere l'uomo, la storia, la politica, la vita e infine te stesso. Lo fanno anche le materie scientifiche ovviamente, specialmente le scienze naturali e la fisica, ma ho l'impressione che chi rivendica il maggior impiego delle STEM lo faccia principalmente perché così sarà per loro più facile fare i programmatori o gli analisti dati in azienda.

Per me ad esempio andrebbe introdotto lo studio obbligatorio in tutti i cicli e gli indirizzi di istruzione dell'educazione civica come materia dedicata (oggi si fanno 33 ore l'anno gestite da tutto il consiglio di classe) e dell'educazione ambientale. Vi pare normale che un futuro elettore studi per pochissime ore l'anno tematiche cruciali per la cittadinanza attiva? Vi pare normale che mentre si pompa l'auto elettrica non si introduca minimamente una serie formazione per educare a diminuire la propria impronta ecologica? 

Metterla in questi termini mi suona già come privilegio (l'istruzione pubblica francese essendo secondo me IL grosso buco nero del Paese, a livelli peggio che da terzo mondo dove molto più urgente della tabella di marcia sono oramai le questioni di violenza quotidiana, di estremismi religiosi e di alfabetizzazione basica. Make colonialismo great again).

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6 minutes ago, modifiedbear said:

Metterla in questi termini mi suona già come privilegio (l'istruzione pubblica francese essendo secondo me IL grosso buco nero del Paese, a livelli peggio che da terzo mondo dove molto più urgente della tabella di marcia sono oramai le questioni di violenza quotidiana, di estremismi religiosi e di alfabetizzazione basica. Make colonialismo great again).

E' una crisi in atto un po' in tutta Europa secondo me, si salvano forse i paesi scandinavi che infatti investono cifre abnormi in istruzione. L'Italia comunque è il fanalino di coda come al solito in termini di investimenti pro-capite (credo seconda solo alla Grecia). Poi va detto che, nonostante ciò, abbiamo un sistema di istruzione e universitario di livello molto alto perché ancora ci portiamo dietro gli strascichi degli anni '70-'80 ma temo che la pacchia stia per finire. 

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1 hour ago, echoes said:

E' una crisi in atto un po' in tutta Europa secondo me, si salvano forse i paesi scandinavi che infatti investono cifre abnormi in istruzione. L'Italia comunque è il fanalino di coda come al solito in termini di investimenti pro-capite (credo seconda solo alla Grecia). Poi va detto che, nonostante ciò, abbiamo un sistema di istruzione e universitario di livello molto alto perché ancora ci portiamo dietro gli strascichi degli anni '70-'80 ma temo che la pacchia stia per finire. 

Chissà come se la caverebbero però le scuole scandinave con più di 20 iscritti per decennio e delle classi miste d'origine extra-europea.
Nutro scarsi dubbi riguardo la qualità del pensiero trasmesso da istituzioni scolastiche di paesi ultra-nazionalisti.

La pacchia sta per finire per tutti :capellocchiale:

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9 hours ago, modifiedbear said:

Invece personalmente credo nel compito delle alleanze aleatorie come motore di cambiamento.
E credo anche che all'uomo spetti il duplice compito di
1. mantenere vive le differenze del mondo (rinnovandole) - non per forza in maniera indolore - per poter permettere il più grande numero di combinazioni immaginabile
2. mantenere viva la capacità di stupire sé stesso. L'umanità è fatta ed è sempre stata fatta di un'enormità di probabilità impreviste e imprevedibili. Non è possibile immaginare o "dire" il cambiamento per il fatto che questo non può avvenire come un processo lineare ma solamente attraverso rotture e scandali.

E niente, avevo scritto tutto un post bello lungo e articolato ma ho perso tutto :winner:

Non ho cazzi ora di mettermi a riscrivere... amen

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On 8/2/2023 at 10:34 AM, Wanderer said:

Non credo sia fattibile - nè forse nemmeno giusto - boicottare alcunchè; mi piacerebbe però che su certe dinamiche si facciano riflessioni diverse dal semplice "E' il mercato, bellezza", parlando di mera irreversibilità del sistema (sistema che ha, e mostra, belle crepe).

Forse ci stiamo disabituando a pensare che il mondo può, molto lentamente, cambiare.

il punto è sempre il medesimo: sino ad oggi ogni altro tentativo di organizzazione delle risorse economiche diverse dal capitalismo è collassato su se stesso per la miseria che ha generato, gli esempi non si contano. 

Un modo più efficiente di allocazione delle risorse non lo abbiamo ancora trovato e di esperimenti ne sono stati fatti. 

Se poi l'idea è regredire ad uno stato preindustriale allora il discorso trascende il problema capitalismo sì/capitalismo no. 

Quindi il problema è sempre quello: o troviamo un sistema migliore, o cerchiamo di migliorare l'esistente e correggerne le storture con metodologia "riformista".

Per quanto riguarda i concerti in sé: è fattuale, il prezzo lo fanno domanda e offerta. Un sistema più efficiente di determinazione del prezzo non esiste, nessun decisore centralizzato può decidere a propria discrezione quale sia il prezzo "giusto" per ciascun evento. 

Se la collettività ravvisa nell'elevato prezzo dei concerti di massa un problema da affrontare può intervenire con la tassazione, con bonus, incentivi, etc. ma più di tanto non potrà incidere. 

Per quanto mi riguarda, sarò cinico ma anche sticazzi. 

I migliori concerti che ho visto di recente non superavano i 30 euro, se la gente vuol pagare 200 euro per vedere i Coldplaid saran cazzi loro. 

I grandi festival, anche alla luce delle recenti esperienze, li eviterò il più possibile.  Aldilà del prezzo, mi chiedo come riusciamo a fare così tanto schifo in Italia nell'organizzare simili eventi. 

 

 

 

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Ma voi ai concerti usate tappi per le orecchie o comunque protezioni per l'udito? Io no ma leggo in giro che tanti le usano, io ho problemi di udito dalla nascita quindi potrei anche non accorgermi dei volumi che magari sono altissimi e mi danneggiano l'udito e magari invece per me sono normali, tipo al concerto dei Radiohead a Firenze ero alla fine del pit, è partita Exit Music e io non avevo sentito la chitarra acustica, ho capito che era lei quando Thom ha cominciato a cantare...leggo che addirittura gente si è danneggiata l'udito però io ho assistito a comunque tanti concerti (magari non tantissimi come alcuni qui) anche spesso dalla prima fila e non mi pare di aver avuto danneggiamenti, sento male ma per il problema che ho io, ma allora è strano 

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3 minutes ago, MyIronAlien said:

Ma voi ai concerti usate tappi per le orecchie o comunque protezioni per l'udito? Io no ma leggo in giro che tanti le usano, io ho problemi di udito dalla nascita quindi potrei anche non accorgermi dei volumi che magari sono altissimi e mi danneggiano l'udito e magari invece per me sono normali, tipo al concerto dei Radiohead a Firenze ero alla fine del pit, è partita Exit Music e io non avevo sentito la chitarra acustica, ho capito che era lei quando Thom ha cominciato a cantare...leggo che addirittura gente si è danneggiata l'udito però io ho assistito a comunque tanti concerti (magari non tantissimi come alcuni qui) anche spesso dalla prima fila e non mi pare di aver avuto danneggiamenti, sento male ma per il problema che ho io, ma allora è strano 

Usare tappi a un concerto è come fare la doccia con l'ombrello  :matusipazz:

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51 minutes ago, Gasba said:

Usare tappi a un concerto è come fare la doccia con l'ombrello  :matusipazz:

La parte nella quale ti dice che ha problemi di udito dalla nascita ti ha proprio toccato nel profondo.

Comunque @MyIronAlienmi è capitato solo due volte nella vita, per gli Swans al chiuso a Bologna e per i Sunn O))) a Barcellona ALL'APERTO.

senza sarebbe stata un'esperienza dolorosa. Usali e goditi i concerti. 

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1 hour ago, MyIronAlien said:

Ma voi ai concerti usate tappi per le orecchie o comunque protezioni per l'udito? Io no ma leggo in giro che tanti le usano, io ho problemi di udito dalla nascita quindi potrei anche non accorgermi dei volumi che magari sono altissimi e mi danneggiano l'udito e magari invece per me sono normali, tipo al concerto dei Radiohead a Firenze ero alla fine del pit, è partita Exit Music e io non avevo sentito la chitarra acustica, ho capito che era lei quando Thom ha cominciato a cantare...leggo che addirittura gente si è danneggiata l'udito però io ho assistito a comunque tanti concerti (magari non tantissimi come alcuni qui) anche spesso dalla prima fila e non mi pare di aver avuto danneggiamenti, sento male ma per il problema che ho io, ma allora è strano 

Nel nord Europa vanno molto, all'inizio anche a me sembrava strano, ma basta informarsi un minimo per capire che non è sciocca come precauzione. Io li ho usati giusto in un paio di occasioni quando i volumi erano esagerati/dolorosi/insostenibili (Swans all'aperto, cane al chiuso).

Dato che hai anche problemi di udito dovresti pensarci bene e forse usarli sempre, se non ti vuoi fare danni più seri. Ce ne sono di diversi materiali (silicone, cera) e forme, se hai in mente di ri-utilizzarli potresti prendere il modello tipo Party-Plug, in genere li vendono con una custodia che è pratica per non perderli. 

Per usare il paragone di quel mattacchione di Gasba, se devi arrivare al punto di non poterti più fare il bagno, meglio mettersi l'impermeabile :martel:

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1 hour ago, MyIronAlien said:

Ma voi ai concerti usate tappi per le orecchie o comunque protezioni per l'udito? Io no ma leggo in giro che tanti le usano, io ho problemi di udito dalla nascita quindi potrei anche non accorgermi dei volumi che magari sono altissimi e mi danneggiano l'udito e magari invece per me sono normali, tipo al concerto dei Radiohead a Firenze ero alla fine del pit, è partita Exit Music e io non avevo sentito la chitarra acustica, ho capito che era lei quando Thom ha cominciato a cantare...leggo che addirittura gente si è danneggiata l'udito però io ho assistito a comunque tanti concerti (magari non tantissimi come alcuni qui) anche spesso dalla prima fila e non mi pare di aver avuto danneggiamenti, sento male ma per il problema che ho io, ma allora è strano 

Ti consiglierei decisamente di usarli. Io mi sono danneggiato l'udito ad un GP di Formula 1 e, anche se pare che non sia peggiorato in termini di sensibilità, mi porto dietro dei fischi fastidiosi da ormai 23 anni.

Ai concerti non li ho mai usati ma a volte mi sono dovuto tappare le orecchie (Godspeed all'Estragon ad esempio, su Mladic ho capito che i V10 aspirati delle F1 anni '90 erano meno dannosi per i timpani del collettivo canadese :lol: ). Secondo me puoi magari evitarli in live jazz o acustici ma quando si va di "distorsori" (cit.) meglio stare parati.

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