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Friend of a Friend


Lacatus

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21 hours ago, @li said:

 

oh io ci ho provato a trovare il "tema",  prendendo spunto dal bel post di @Gasba qui sopra

... è lunga vi avviso ma secondo me torna :)

 

The Smile by William Blake
There is a Smile of Love
And there is a Smile of Deceit
And there is a Smile of Smiles
In which these two Smiles meet

C’è un sorriso d’Amore
E c’è un sorriso di Inganno
e c’è un Sorriso dei Sorrisi
nel quale questi due sorrisi si incontrano.

 

Il tema della dualita’ comincia dalla presentazione degli Smile, a Glastonbury (l’edizione pandemica online) nel 2021 ed è subito una dichiarazione di intenti.
 

Ci sono due grossi argomenti ricorrenti che popolano i testi di Yorke fin dal primo album e culminano in questo Wall of Eyes.

 

-          Il primo è appunto il tema della dualita’ (tra verita’ e menzogna, tra immagine privata e pubblica)

-          Il secondo è il tema liberta’/repressione

 

Il secondo tema è fortemente legato al primo perche’, dipanando i testi, si scopre che la liberta’ e’ disegnata come la chiave per avvicinarsi “Verita”, allontanarsi da ipocrisia e menzogne e affermare il se’.

Panavision, dal primo album, per me è sempre stato un pezzo chiave di questa fase fin dal titolo che indica una visione “cinematografica”.

La voce narrante di Panavision guarda davanti a se’ e vede un orizzonte di possibilità (ricorre il termine wide: aperto, ampio) ed si chiede quale direzione prendere, senza ancora saperne la risposta.

 

Il disco di esordio degli Smile, ALFAA rappresenta, anche musicalmente uno spettro di possibilita’ aperte, riflesso nella sua natura cosi composita e variegata. E’ l’espressione di tre musicisti che sfogano la loro necessita’ espressiva senza porsi limiti, un po’ come se facessero un’abbuffata di musica (dub, new wave, punk, math, pop) dopo un lungo periodo di digiuno (la pandemia).

 

A door that opens wide
My, how you've altered
Oh, Heaven, help me
Is that the time?

Beginning without end
Never lost, never dies
Unending, a beam of light
A tunnel in my mind

As it all pans wide
With a filter on the lens

She sees everything I do
She sees everything I do

And without my shoes on
Over broken glass
I am dancing for pennies
I am staring straight ahead

A view that is so wide
It's gonna break
It's like it holds me in its gaze

 

Le possibilità, tutte aperte due anni fa, si incanalano nel secondo lavoro della band, Wall of Eyes in una direzione e visione molto più precisa e definita. Dell’esordio mantengono la stessa voglia di “liberta’ espressiva” che questa volta, anziche’ spaziare tra i generi, si esprime nella forma “libera” dei brani.

Liberta quindi come forma, ma anche come sostanza.

 

Ma dovevamo divertirci a trovare un canovaccio di temi e quindi procediamo.
Verita’/Menzogna, Liberta/Costrizione dicevamo. Due temi subito affrontati nel brano di apertura Wall of Eyes che è una fotografia di tutti noi, dietro i nostri telefonini e computer (your own device), osservati costantemente dal muro di occhi degli altri utenti (e ben rappresentato dallo schermo con l’occhio gigante che scruta Thom del video di PTA).

 

Quella che vediamo (e rimandiamo agli altri) però è un’immagine falsa, lontana dalla nostra vera essenza individuale.

La frase chiave è ovviamente “let us raise our glasses, to what we don’t deserve, or we are not worthy of” a descrivere, tramite i social e in generale l’immagine pubblica, un finto benessere, che nemmeno ci meriteremmo e che è talmente effimero da scivolare via come granelli di sabbia. Abbiamo tutti occhi svuotati di espressione e siamo diventati irriconoscibili (Is that still you? With the hollow eyes?)

 

Down a peg or two you'll go
Behind a wall of eyes
Of your own device
Is that still you
With the hollow eyes?

Change to black and white
Strap yourself in


Let us raise our glasses
To what we don't deserve
What we're not worthy of

So rich and wide
To the grains of sand
Slipping through our hands

 

L'ipocrisia e la menzogna tornano anche in Teleharmonic che usa il campo semantico della guerra per descrivere ancora una volta uno stato d’animo. “Arrivero’ a domani? Non so” si chiede la voce narrante, “costretto in mezze verita’, voglio un risarcimento, una vendetta”.
Qui credo torni un po’ l’idea di Panavision: dove andare, dove farsi portare, tra tante alternative e quello della liberta’ e della costrizione (tied up, caught in dragnets by fishermen) che culmina con una richiesta a un ideale partner di essere “sepolti in una via d’uscita” mentre il passato è visto come una prigione a cui si è addirittura inchiodati (In the past, Oh, Lord, how should I forget? Hung up, pinned up, by hammer and nails). Il futuro anche qui si intravvede in modo indefinito (Where are you taking me?)

 

Will I make the morning?
I don't know

Tied up
In half-truths
Wanting
Payback, payback

Whining drones
On a cold sea
Ramming down doors
Piling in
Caught in dragnets
By fishermen
Wanting
Payback, payback
Where are you taking me?
Where are you taking me?

Somewhere you'll be there
So long
Somewhere you'll be there
So long
Soon you'll be there
So long
Soon you'll be there

In all that fire and ice
In all that fire
In all that ice

 

Bury me
In the way out
In the past
Oh, Lord, how should I forget?
Hung up, pinned up
By hammer and nails


Somewhere you'll be there
So long
Somewhere you'll be there
So long
Soon you'll be there

In all that fire
In all that ice

Where are you taking me?
Where are you taking me?

 

Read the Room (traducibile con “Cerca di capirla” ) è un brano caustico, filosoficamente un po’ una Bodysnatcher (che guarda caso trattava della costrizione - dentro un corpo). Anche qui vengono stigmatizzati gli ego ipertrofici con cui tutti i giorni dobbiamo scontrarci sul web dove l’opinione personale assurge a verita’ assoluta tanto da essere assimilata da Yorke a un arcobaleno magico.

 

That's your opinion
That's how your story goes
A magic rain-, a magic rainbow (A magic rainbow)
So big, it bends the light high, high

Se non fosse abbastanza chiaro Thom ci mette un altro carico da 100 sui “massive egoes”

 

Maybe I can't, maybe I can't be arsed
This crashing currency
These kind of phone calls (These kind of phone calls)
These candy aerosols
These massive e-, these massive egos
So big, they bend the light high, high

 

Ma ancora una volta c’e’ l’esortazione a uscire da questa isteria collettiva e affermare la propria individualita’

 

Who knows what it wants from me?
This goes where it wants to be
Honey for the honey bee
But I am gonna count to three
Keep this shit away from me

Honestly?
Maybe you should read the room
What on earth?
Come on, honey, read the room


Come on out
Come on out
We know
You're in there
We know
You're in there"

 

L'argomento viene ripreso anche in Under Your Pillows che sembra un invito riconnettersi col proprio se’ per distanziarsi dalla massa che condivide ogni cosa ma che non ha piu’ un cuore pulsante (Nowadays everyone's for sharing , that doesn't have a heartbeat)
 

Just allow it all to sink in
And you give yourself, give yourself, freely

Don't let them take me!
Try to convert me
With a voice I can only see though

Friend of a Friend parla della pandemia vissuta in Italia e la gente sui balconi a cantare durante il lockdown, ma anche qui è tutto un pretesto per denunciare la menzogna delle possibilita’ (fittizie) che ci danno i social/Skype Calls etc di trovarci in qualunque posto, con un bello sfondo dietro e qualche effetto speciale per abbellirci ma “seppelliti dalla vita in giu” davanti a uno schermo.

 

Ancora una volta pero’ troviamo una affermazione di individualita: se c’e’ qualche deluso, beh che si fotta (They're all smiling, so I guess I'll stay, At least 'til the disappointed have eaten themselves away). 

 

I can go anywhere that I want
I just gotta turn myself inside out and back to front
With cut out shapes and worn out spaces
Add some sparkles to create the right effect
They're all smiling, so I guess I'll stay
At least 'til the disappointed have eaten themselves away

Buried from the waist down
Stop looking over our shoulder

 

I Quit è la resa finale e l’affermazione definitiva della propria volonta': la destinazione non è ancora chiara; la tensione è ad uscire da un presente scomodo per cercare una nuova direzione.
 

I quit
My head is lit
A piece of me

This is the end of the trip
A new path
Out of the madness

To wherever it goes
To wherever it goes
And wherever it goes
And wherever it goes

 

Libero arbitrio e costrizione tornano anche in Bending Hectic che parla di un tentativo di suicidio (se portato a compimento o meno è lasciato alla nostra interpretazione). Nonostante le difficolta (slings and arrows, citazione shakespeariana) mi costringero’ a svoltare, la macchina certo, verso il precipizio, ma anche metaforicamente la propria vita?

 

The ground is coming for me now
Wе've gone over the edge
If you've got something to say
Say it now

No one's gonna bring me down, no
No way and no how
I'm letting go of the wheel

Despite these slings
Despite these arrows
I'll force myself to
Despite these slings
Despite these arrows
I'll force myself to
Turn, turn

 

E infine anche You Know Me!… una specie di salmo conclusivo con tema l’impossibilita di conoscere davvero un l'altro a e quindi ancora una grossa affermazione di individualita': ti sei avvinghiata a me come se mi conoscessi ma nn pensare che sia vero.

La maschera, che nel pezzo di apertura era collettiva, finisce con un primo piano sul protagonista.
 

Don't think you know me
Don't think that I am everything you say...

 

Molto interessante, grazie.

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Sempre a proposito di Friend ho letto poco fa il commento di un cineasta sul video che diceva che i bambini nel filmato reagiscono, piuttosto che alla musica, alle luci e agli atteggiamenti più buffi di Thom e che pertanto sarebbe una sottile parodia del pop. Interessante  :)

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14 hours ago, @li said:

Sempre a proposito di Friend ho letto poco fa il commento di un cineasta sul video che diceva che i bambini nel filmato reagiscono, piuttosto che alla musica, alle luci e agli atteggiamenti più buffi di Thom e che pertanto sarebbe una sottile parodia del pop. Interessante  :)

Beh, si vede proprio, fino a che non partono le luci i pikkoli ancieli si annoiano.

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3 minutes ago, The_Tourist said:

Beh, si vede proprio, fino a che non partono le luci i pikkoli ancieli si annoiano.

 

1 minute ago, Lacatus said:

A light for attracting attention :presomale:

bravi, io nn l'avevo notato. Dopo lo riguardo.
Se è cosi è parecchio figo (e in fondo lo stesso stratagemma di perculare il pop mettendo Knowledge dopo Floodgates nella tracklist di ALFAA).

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1 minute ago, The_Tourist said:

Era solo per sottolineare che il commento del cineasta Guidobaldo Maria Riccardelli è abbastanza lapalissiano.

spero che con quel nome prima o poi giri un thriller ambientato in un'anagrafe comunale

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2 minutes ago, The_Tourist said:

Era solo per sottolineare che il commento del cineasta Guidobaldo Maria Riccardelli è abbastanza lapalissiano.

e che io sono evidentemente una che nn nota i particolari specie visivi (nn lo scopro oggi :P )

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10 minutes ago, The_Tourist said:

Ma no, è che se chi ha fatto notare la cosa ti dice che la nota perché è cineasta, allora è un cazzaro.

ma no l'ho detto io che era un cineasta perche erano commenti su una pagina che parlava di cinema :D

ecomesieteprecisi :P

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Ho letto meglio il testo, molto interessante. Come atmosfera/metrica/ritmo (parlo del testo!!) mi ricorda A wolf at the door e subterranean. 
 

comunque il verso “buried from the waist down” mi rimanda ad un immagine: Giorni Felici di Beckett, in cui i protagonisti son sepolti dalla vita in giù. 

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13 minutes ago, principles said:

Ho letto meglio il testo, molto interessante. Come atmosfera/metrica/ritmo (parlo del testo!!) mi ricorda A wolf at the door e subterranean. 

Life In A Glasshouse

13 minutes ago, principles said:

comunque il verso “buried from the waist down” mi rimanda ad un immagine: Giorni Felici di Beckett, in cui i protagonisti son sepolti dalla vita in giù. 

Vero! Ottimo spunto. Effettivamente porrebbe essere un riferimento a Samuel Beckett, autore molto thomyorkiano.

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1 hour ago, principles said:

Ho letto meglio il testo, molto interessante. Come atmosfera/metrica/ritmo (parlo del testo!!) mi ricorda A wolf at the door e subterranean. 
 

comunque il verso “buried from the waist down” mi rimanda ad un immagine: Giorni Felici di Beckett, in cui i protagonisti son sepolti dalla vita in giù. 

Non è che avresti voglia di fare una disamina del testo?

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On 2/1/2024 at 11:52 AM, kidfabio said:

Non è che avresti voglia di fare una disamina del testo?

Cito da samuelbeckett.it

. Ancora una volta Beckett ci sorprende con un’immagine scenica al tempo stesso semplice e terribile: una donna conficcata nel terreno fino alla vita. Il suo nome è Winnie ed è lì da tempo immemorabile con un lezioso ombrellino come unico riparo contro sole o pioggia. Accanto a lei, ma quasi fuori dalla portata del suo sguardo, il marito (Willie) che vegeta in un buco nel terreno, come un verme. Alla loro degradata condizione fisica fa da contrasto il tono del dialogo (o meglio del quasi-monologo, visto che Willie non dice che poche brevissime battute): un testo che spesso riproduce le dinamiche e i toni del teatro borghese. Winnie stessa è una perfetta borghese, tutta concentrata sulla cura del suo corpo (pettinarsi, truccarsi, essere sempre in ordine) e in un continuo chiacchiericcio da salotto. E Willie è il marito perfetto per questa situazione: borbotta, sopporta con fatica la petulanza della moglie, legge il giornale.

 

felicità di Winnie è la chiave dell’opera. Winnie non vuole ammettere che si trova in una situazione infernale. Lei si proclama felice, la sua è una vita felice. Cosa può desiderare di più? Ha la sua borsetta con la spazzola, lo specchio (e una piccola pistola con la quale potrebbe velocemente farla finita, ma significherebbe ammettere la sconfitta della sua esistenza). Ha un marito che può tormentare col suo continuo parlare. È una vita meravigliosa. E i suoi giorni – che trascorrono tra l’assordante campanello del risveglio e l’altrettanto assordante campanello del sonno – sono giorni felici.

Nel secondo atto la sua condizione diventa ancora più terribile. Winnie si ritrova infatti interrata fino al collo. Non può più distrarsi con la sua borsetta, non può più fare niente altro che stare lì e parlare. Willie è ormai sempre meno presente. Ma nonostante questo lei continua a dire che la sua è una vita felice, che i suoi giorni sono giorni felici. E quando per l’ennesima volta il campanello del sonno porta la pietà delle tenebre sulla sua esistenza larvale lei saluta il giorno felice appena trascorso cantando una allegra aria d’operetta.

 

insomma non credo tratti giorni felici nello specifico ma credo ne tragga ispirazione per creare una metafora con il periodo della pandemia. 

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5 hours ago, principles said:

Cito da samuelbeckett.it

. Ancora una volta Beckett ci sorprende con un’immagine scenica al tempo stesso semplice e terribile: una donna conficcata nel terreno fino alla vita. Il suo nome è Winnie ed è lì da tempo immemorabile con un lezioso ombrellino come unico riparo contro sole o pioggia. Accanto a lei, ma quasi fuori dalla portata del suo sguardo, il marito (Willie) che vegeta in un buco nel terreno, come un verme. Alla loro degradata condizione fisica fa da contrasto il tono del dialogo (o meglio del quasi-monologo, visto che Willie non dice che poche brevissime battute): un testo che spesso riproduce le dinamiche e i toni del teatro borghese. Winnie stessa è una perfetta borghese, tutta concentrata sulla cura del suo corpo (pettinarsi, truccarsi, essere sempre in ordine) e in un continuo chiacchiericcio da salotto. E Willie è il marito perfetto per questa situazione: borbotta, sopporta con fatica la petulanza della moglie, legge il giornale.

 

felicità di Winnie è la chiave dell’opera. Winnie non vuole ammettere che si trova in una situazione infernale. Lei si proclama felice, la sua è una vita felice. Cosa può desiderare di più? Ha la sua borsetta con la spazzola, lo specchio (e una piccola pistola con la quale potrebbe velocemente farla finita, ma significherebbe ammettere la sconfitta della sua esistenza). Ha un marito che può tormentare col suo continuo parlare. È una vita meravigliosa. E i suoi giorni – che trascorrono tra l’assordante campanello del risveglio e l’altrettanto assordante campanello del sonno – sono giorni felici.

Nel secondo atto la sua condizione diventa ancora più terribile. Winnie si ritrova infatti interrata fino al collo. Non può più distrarsi con la sua borsetta, non può più fare niente altro che stare lì e parlare. Willie è ormai sempre meno presente. Ma nonostante questo lei continua a dire che la sua è una vita felice, che i suoi giorni sono giorni felici. E quando per l’ennesima volta il campanello del sonno porta la pietà delle tenebre sulla sua esistenza larvale lei saluta il giorno felice appena trascorso cantando una allegra aria d’operetta.

 

insomma non credo tratti giorni felici nello specifico ma credo ne tragga ispirazione per creare una metafora con il periodo della pandemia. 

Interessantissimo, grazie davvero 

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On 1/28/2024 at 5:02 PM, @li said:

 

oh io ci ho provato a trovare il "tema",  prendendo spunto dal bel post di @Gasba qui sopra

... è lunga vi avviso ma secondo me torna :)

 

The Smile by William Blake
There is a Smile of Love
And there is a Smile of Deceit
And there is a Smile of Smiles
In which these two Smiles meet

C’è un sorriso d’Amore
E c’è un sorriso di Inganno
e c’è un Sorriso dei Sorrisi
nel quale questi due sorrisi si incontrano.

 

Il tema della dualita’ comincia dalla presentazione degli Smile, a Glastonbury (l’edizione pandemica online) nel 2021 ed è subito una dichiarazione di intenti.
 

Ci sono due grossi argomenti ricorrenti che popolano i testi di Yorke fin dal primo album e culminano in questo Wall of Eyes.

 

-          Il primo è appunto il tema della dualita’ (tra verita’ e menzogna, tra immagine privata e pubblica)

-          Il secondo è il tema liberta’/repressione

 

Il secondo tema è fortemente legato al primo perche’, dipanando i testi, si scopre che la liberta’ e’ disegnata come la chiave per avvicinarsi “Verita”, allontanarsi da ipocrisia e menzogne e affermare il se’.

Panavision, dal primo album, per me è sempre stato un pezzo chiave di questa fase fin dal titolo che indica una visione “cinematografica”.

La voce narrante di Panavision guarda davanti a se’ e vede un orizzonte di possibilità (ricorre il termine wide: aperto, ampio) ed si chiede quale direzione prendere, senza ancora saperne la risposta.

 

Il disco di esordio degli Smile, ALFAA rappresenta, anche musicalmente uno spettro di possibilita’ aperte, riflesso nella sua natura cosi composita e variegata. E’ l’espressione di tre musicisti che sfogano la loro necessita’ espressiva senza porsi limiti, un po’ come se facessero un’abbuffata di musica (dub, new wave, punk, math, pop) dopo un lungo periodo di digiuno (la pandemia).

 

A door that opens wide
My, how you've altered
Oh, Heaven, help me
Is that the time?

Beginning without end
Never lost, never dies
Unending, a beam of light
A tunnel in my mind

As it all pans wide
With a filter on the lens

She sees everything I do
She sees everything I do

And without my shoes on
Over broken glass
I am dancing for pennies
I am staring straight ahead

A view that is so wide
It's gonna break
It's like it holds me in its gaze

 

Le possibilità, tutte aperte due anni fa, si incanalano nel secondo lavoro della band, Wall of Eyes in una direzione e visione molto più precisa e definita. Dell’esordio mantengono la stessa voglia di “liberta’ espressiva” che questa volta, anziche’ spaziare tra i generi, si esprime nella forma “libera” dei brani.

Liberta quindi come forma, ma anche come sostanza.

 

Ma dovevamo divertirci a trovare un canovaccio di temi e quindi procediamo.
Verita’/Menzogna, Liberta/Costrizione dicevamo. Due temi subito affrontati nel brano di apertura Wall of Eyes che è una fotografia di tutti noi, dietro i nostri telefonini e computer (your own device), osservati costantemente dal muro di occhi degli altri utenti (e ben rappresentato dallo schermo con l’occhio gigante che scruta Thom del video di PTA).

 

Quella che vediamo (e rimandiamo agli altri) però è un’immagine falsa, lontana dalla nostra vera essenza individuale.

La frase chiave è ovviamente “let us raise our glasses, to what we don’t deserve, or we are not worthy of” a descrivere, tramite i social e in generale l’immagine pubblica, un finto benessere, che nemmeno ci meriteremmo e che è talmente effimero da scivolare via come granelli di sabbia. Abbiamo tutti occhi svuotati di espressione e siamo diventati irriconoscibili (Is that still you? With the hollow eyes?)

 

Down a peg or two you'll go
Behind a wall of eyes
Of your own device
Is that still you
With the hollow eyes?

Change to black and white
Strap yourself in


Let us raise our glasses
To what we don't deserve
What we're not worthy of

So rich and wide
To the grains of sand
Slipping through our hands

 

L'ipocrisia e la menzogna tornano anche in Teleharmonic che usa il campo semantico della guerra per descrivere ancora una volta uno stato d’animo. “Arrivero’ a domani? Non so” si chiede la voce narrante, “costretto in mezze verita’, voglio un risarcimento, una vendetta”.
Qui credo torni un po’ l’idea di Panavision: dove andare, dove farsi portare, tra tante alternative e quello della liberta’ e della costrizione (tied up, caught in dragnets by fishermen) che culmina con una richiesta a un ideale partner di essere “sepolti in una via d’uscita” mentre il passato è visto come una prigione a cui si è addirittura inchiodati (In the past, Oh, Lord, how should I forget? Hung up, pinned up, by hammer and nails). Il futuro anche qui si intravvede in modo indefinito (Where are you taking me?)

 

Will I make the morning?
I don't know

Tied up
In half-truths
Wanting
Payback, payback

Whining drones
On a cold sea
Ramming down doors
Piling in
Caught in dragnets
By fishermen
Wanting
Payback, payback
Where are you taking me?
Where are you taking me?

Somewhere you'll be there
So long
Somewhere you'll be there
So long
Soon you'll be there
So long
Soon you'll be there

In all that fire and ice
In all that fire
In all that ice

 

Bury me
In the way out
In the past
Oh, Lord, how should I forget?
Hung up, pinned up
By hammer and nails


Somewhere you'll be there
So long
Somewhere you'll be there
So long
Soon you'll be there

In all that fire
In all that ice

Where are you taking me?
Where are you taking me?

 

Read the Room (traducibile con “Cerca di capirla” ) è un brano caustico, filosoficamente un po’ una Bodysnatcher (che guarda caso trattava della costrizione - dentro un corpo). Anche qui vengono stigmatizzati gli ego ipertrofici con cui tutti i giorni dobbiamo scontrarci sul web dove l’opinione personale assurge a verita’ assoluta tanto da essere assimilata da Yorke a un arcobaleno magico.

 

That's your opinion
That's how your story goes
A magic rain-, a magic rainbow (A magic rainbow)
So big, it bends the light high, high

Se non fosse abbastanza chiaro Thom ci mette un altro carico da 100 sui “massive egoes”

 

Maybe I can't, maybe I can't be arsed
This crashing currency
These kind of phone calls (These kind of phone calls)
These candy aerosols
These massive e-, these massive egos
So big, they bend the light high, high

 

Ma ancora una volta c’e’ l’esortazione a uscire da questa isteria collettiva e affermare la propria individualita’

 

Who knows what it wants from me?
This goes where it wants to be
Honey for the honey bee
But I am gonna count to three
Keep this shit away from me

Honestly?
Maybe you should read the room
What on earth?
Come on, honey, read the room


Come on out
Come on out
We know
You're in there
We know
You're in there"

 

L'argomento viene ripreso anche in Under Your Pillows che sembra un invito riconnettersi col proprio se’ per distanziarsi dalla massa che condivide ogni cosa ma che non ha piu’ un cuore pulsante (Nowadays everyone's for sharing , that doesn't have a heartbeat)
 

Just allow it all to sink in
And you give yourself, give yourself, freely

Don't let them take me!
Try to convert me
With a voice I can only see though

Friend of a Friend parla della pandemia vissuta in Italia e la gente sui balconi a cantare durante il lockdown, ma anche qui è tutto un pretesto per denunciare la menzogna delle possibilita’ (fittizie) che ci danno i social/Skype Calls etc di trovarci in qualunque posto, con un bello sfondo dietro e qualche effetto speciale per abbellirci ma “seppelliti dalla vita in giu” davanti a uno schermo.

 

Ancora una volta pero’ troviamo una affermazione di individualita: se c’e’ qualche deluso, beh che si fotta (They're all smiling, so I guess I'll stay, At least 'til the disappointed have eaten themselves away). 

 

I can go anywhere that I want
I just gotta turn myself inside out and back to front
With cut out shapes and worn out spaces
Add some sparkles to create the right effect
They're all smiling, so I guess I'll stay
At least 'til the disappointed have eaten themselves away

Buried from the waist down
Stop looking over our shoulder

 

I Quit è la resa finale e l’affermazione definitiva della propria volonta': la destinazione non è ancora chiara; la tensione è ad uscire da un presente scomodo per cercare una nuova direzione.
 

I quit
My head is lit
A piece of me

This is the end of the trip
A new path
Out of the madness

To wherever it goes
To wherever it goes
And wherever it goes
And wherever it goes

 

Libero arbitrio e costrizione tornano anche in Bending Hectic che parla di un tentativo di suicidio (se portato a compimento o meno è lasciato alla nostra interpretazione). Nonostante le difficolta (slings and arrows, citazione shakespeariana) mi costringero’ a svoltare, la macchina certo, verso il precipizio, ma anche metaforicamente la propria vita?

 

The ground is coming for me now
Wе've gone over the edge
If you've got something to say
Say it now

No one's gonna bring me down, no
No way and no how
I'm letting go of the wheel

Despite these slings
Despite these arrows
I'll force myself to
Despite these slings
Despite these arrows
I'll force myself to
Turn, turn

 

E infine anche You Know Me!… una specie di salmo conclusivo con tema l’impossibilita di conoscere davvero un l'altro a e quindi ancora una grossa affermazione di individualita': ti sei avvinghiata a me come se mi conoscessi ma nn pensare che sia vero.

La maschera, che nel pezzo di apertura era collettiva, finisce con un primo piano sul protagonista.
 

Don't think you know me
Don't think that I am everything you say...

 

meraviglioso, grazie! :prego:

aggiungo a corredo che il tutto può tranquillamente sintetizzarsi in un'immagine, che è proprio quella che hanno scelto per youtube
 

maxresdefault.jpg

 

Una persona che spia altre persone socializzare, un occhio dietro un vetro, dietro un muro che sembra non riuscire a oltrepassare (la mano vorrebbe toccare ma non può).

è la sintesi dei nostri fottuti schermi, di questi falsi sorrisi, di questo merdoso palcoscenico che ci rende sempre giudici e imputati. Il muro di ghiaccio che separa le persone è liscio e levigato come uno smartphone, ed è al tempo stesso finestra e specchio.

il bambino A è cresciuto, ha messo su famiglia e sorride, sorride come un re e brinda a qualcosa che non merita, perfettamente insensibile e incapace di comunicare. Non c'è più la paranoia dell'androide, non c'è più neanche la voglia di scomparire completamente. Si accetta di buon grado la nuova condizione, si è tutti ben in mostra, purché ben nascosti dietro un paio di smiles :) :)

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1 hour ago, Gasba said:

meraviglioso, grazie! :prego:

aggiungo a corredo che il tutto può tranquillamente sintetizzarsi in un'immagine, che è proprio quella che hanno scelto per youtube
 

maxresdefault.jpg

 

Una persona che spia altre persone socializzare, un occhio dietro un vetro, dietro un muro che sembra non riuscire a oltrepassare (la mano vorrebbe toccare ma non può).

è la sintesi dei nostri fottuti schermi, di questi falsi sorrisi, di questo merdoso palcoscenico che ci rende sempre giudici e imputati. Il muro di ghiaccio che separa le persone è liscio e levigato come uno smartphone, ed è al tempo stesso finestra e specchio.

il bambino A è cresciuto, ha messo su famiglia e sorride, sorride come un re e brinda a qualcosa che non merita, perfettamente insensibile e incapace di comunicare. Non c'è più la paranoia dell'androide, non c'è più neanche la voglia di scomparire completamente. Si accetta di buon grado la nuova condizione, si è tutti ben in mostra, purché ben nascosti dietro un paio di smiles :) :)

Oserei dire un uomo che alle spalle ha un telefono. Un vecchio telefono in una cabina telefonica. Che è uno dei primi simboli di comunicazione a distanza di massa. 
 

Anche la tematica beckettiana di chi vive bloccato in una zolla di terra, fingendo che va tutto o andrà tutto bene. Persone che si tormentano chiuse e bloccate. Me la ricordo io quella sensazione di speranza che prima o poi finisse tutto. O il terrore che continuasse. 

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