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Rocco Tanica intervista Thom


karmapoliceman

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rocco tanica degli elio e le storie tese ha da poco pubblicato il suo primo libro "scritti scelti male", edito da bompiani: una raccolta di saggi, racconti brevi, poesie, intervite, fumetti e chi più ne ha più ne metta. manco a dirlo: fa sdraiare.

c'è anche un passo nel quale rocco parla del nostro thommino, e ve lo riporto integralmente.

da sdraiarsi...!

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Gli articoli rifiutati da Rolling Stone - 1

Thom Yorke

"Rotten roses on the courtyard...

Kill the gardener, kill the gardener"

Manchester in Chains, 1987

La casa di Thom Yorke arriva che non te l'aspetti, dopo la curva pigra e appena accennata di Lapster Crescent. Tutta l'eco annoiata e snob di Milfield Road si ferma all'angolo con Elizabeth Way, non prima di rimbalzare sul kebab di Magdi, un pachistano allegro che mi tiene mezz'ora a parlare dell'Arsenal. Non so niente dell'Arsenal, ma Magdi non se ne accorge oppure se ne accorge e ne é contento, così può mettermi nero su bianco la formazione ideale della prossima stagione su un foglio di carta oleata senza il disturbo dei miei commenti.

Gallas, Ljungberg e Van Persie sono quelli che mi dicono qualcosa, ma lui sistema nella piramide elegante anche gli altri nove. A conti fatti sono dodici uomini. Fargli notare l'anomalia mi sembra poco gentile. "Una garanzia," mi dice. "Una garanzia, amigo." Il mio tentativo di spiegargli - mi obbligo a farlo con tutti quelli che ci cascano - che "amigo" è spagnolo e non italiano funziona come un riff dei Gondrands dopo l'uscita di Mike Guru. Zero. Magdi perde all'istante ogni interesse per me e ora vaporizza un'indifferenza tutt'altro che ostile, intendiamoci; alzare il volume di Al Jazeera fino al rumore puro è solo il suo modo di dirmi che ho cessato di essere nell'orbita della sua attenzione. Thom direbbe: “Focus fades to gray and changes happen” (Corrugated Lascivia, 1989), ma vaglielo a spiegare, a Magdi. Cosa ne sa Magdi di Thom Yorke. Non ce l’ha l’acetato di “Pablo Honey”, io ce l’ho. Bottino di Camden, 1993. Fumavo un sacco di sigarette. Avevo sviluppato un sistema interessante, in parte copiato da una mania di Grego, il bassista dei Corrupted Youth; comprare, al mattino, un pacchetto della prima cicca che trovavo per terra uscendo da casa di G.I. quando abitava ancora sopra il Cypress Bell, prima di fottersi il cervello con le polveri. Trovavo una Pall Mall, la fumavo, compravo un pacchetto di Pall Mall. Trovavo una North Pole, la fumavo, mi maledicevo e compravo le North Pole. Mentolo di merda. Trovavo una Benson&Hedges, la fumavo e compravo le Lark (unico sgarro che mi concedevo). Entro sera dovevo averle finite. Questo era il gioco. Fine del gioco. Niente di che, solo la disciplina di G.I. “Mint carburators are gasoline for the happy ones, warship gonzo means no rope...” (Made of Stone, demotape, 1993). Sto pensando ai fatti miei, oltre che alla release australiana di “The Bends” (1995). La release australiana contiene una traccia, Heroes for Nowhere, che non esiste in nessun’altra edizione in giro per il mondo. Una sera che eravamo ubriachi di brandy scadente, John Leckle mi ha raccontato – appena prima di vomitare su Marianne Faithfull, a casa di Damon Albarn – che era stato un errore di mastering, un outtake mixato pure male e finito lì per sbaglio. E’ il mio pezzo preferito, e anche quello di John. A Marianne piace meno.

Del resto anche Magdi lo fa - pensare ai fatti suoi, intendo - e io non ho ancora finito la mia Sprite nel bicchiere di plastica. Ho smesso di bere quando è morto Joe (Strummer). Non gli ho mai detto che i Mescaleros mi facevano cagare. Riposa in pace, Hobo. Io lo chiamavo Hobo. Lui mi chiamava Giovanni. Giovanni Pazzietti. Devo smetterla di cambiare discorso. Anche Nikki Sudden cambiava sempre discorso, e guarda che fine ha fatto. Io gli dicevo: “Nick, non cambiare sempre discorso.” Lui rideva e cambiava discorso. Nick, grandissimo figlio di puttana, mi manchi.

Alle spalle dei mezzibusti di Al Jezeera compare in foto la faccia di Sammy Davis Jr.; Sammy Davis su Al Jazeera un mercoledì pomeriggio, mentre bevo Sprite ghiacciata nel kebab di Magdi. E’ troppo. Mi fa male il petto, ho bisogno di fumare. Pago. “Ghost returning on the pavement, begging for helping cash” (Concrete Suicide, 1995). Magdi prende il mucchietto di monete, ha smesso di sorridere del tutto ma in un tardivo moto di compassione per l’italiano “amigo” mi saluta pure. “Adios.” Sì, vaffanculo Magdi.

La casa di Thom Yorke, dicevo. In mattoni color mattone sporco. Un gatto caccia moscerini nell’aria bassa del giardino curato. Thom compare di traverso, nel cortiletto laterale vicino al capanno degli attrezzi. "Rotten roses on the courtyard... Kill the gardener, kill the gardener" (Manchester in Chains, 1987). Un ragazzo invecchiato dall’aria tranquilla, lontano dagli eccessi furibondi e rosei di Walking the Bargain, questo mi sembra mentre lo abbraccio senza parlare. Lui tiene le braccia lungo il corpo. Cristo come ti conosco, Thom. Non servono le parole, non si usano fra coloro che ammazzano la morte a morsi. E io e Thom siamo così. Fratelli bastardi che non hanno bisogno di parlare. Comunque gli chiedo se ha una sigaretta. Risponde che non fuma. Fottuto bugiardo. Faccio per entrare in casa, voglio guardare tra i suoi dischi. Spero che abbia qualcosa di Sarah Vaughan. Me lo impedisce. Gli spiego che di pomeriggio non riesco ad ascoltare altro. Niente da fare. Mi viene da ridere. Non mi interessa fargli domande. Non mi interessano le sue risposte, le conosco già tutte e le temo, come temo la ferita lancinante di suono e di sangue di “Purple Soup”, un EP del ’90 stampato in dieci esemplari. Io ne ho un paio. Uno l’ho rubato a Ed Bazalgette dei Vapors. Non me lo perdona. “Purple Soup” non riesco a non ascoltarlo in primavera a Varsavia. Non riesco a non andare a Varsavia in primavera. Devo farlo. Non conosco un posto migliore della Rynek Starego Miasta per smaltire la ganja del mio amico August: mi siedo su un gradino e leggo i vecchi editoriali di Adam Michnik sulla Gazeta Wyborcza.

Restiamo così per un po’, in silenzio, io e Thom. Sembra nervoso. Lo sarei anch’io nei suoi panni. Troppa responsabilità, capite cosa voglio dire. Mi siedo nell’erba scura, gli chiedo di fare altrettanto. Non lo fa, va alla siepe e grida qualcosa ad un vicino. Il vicino somiglia a Simon Tong quando stava nei Verve, ma ovviamente non è lui. Mi addormento e sogno di camminare sull’acqua con Richard Hell. Thom mi sveglia con un calcio. Accanto a lui il sosia di Simon Tong regge una vanga con fare aggressivo. Thom mi chiede cosa voglio.

Cosa voglio. Me lo chiedo anch’io a volte cosa voglio, Thom. Forse voglio solo un’alternativa al dolore che mi pugnala quando ascolto la linea di basso di Fake Plastic Tree. Anche tu sei pugnalato dal dolore quando ascolti la linea di basso di Fake Plastic Tree, Thom? No, non rispondermi. I fratelli bastardi non hanno bisogno di parlare.

“Se ne vada o chiamo la polizia.”

“In che senso, Thom?”

“E la smetta di chiamarmi Thom. Esca dalla mia proprietà.”

“Ma scusi, lei non è Thom Yorke dei Radiohead?”

Silenzio minaccioso. Come quello tra una traccia e l’altra di “Kid A”.

Guardo sul mio taccuino.

“Scusa, ma questa non è 36, Lapster Crescent?”

“Lapster Road, idiota.”

“Ah, ecco. E comunque tenga giù le mani.”

In effetti me lo ricordavo più basso. E senza occhiali. Dicevo, io.

“Don’t ask my name to radioactive teardrops

They might be dead to shine across the carpet

Beyond the awful legenda”

Visible Sheets, 1999

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:lol:

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a me non mi ha detto niente

mandetemi un PM se ci tenete a convincermi che questo scritto di Tanica è geniale

a me non mi.. :arbitro:

a me mi succhi il cetriolo

beh, sono lusingato ma..hai mica una sorella? :dance:

grande_sorella.jpg

:clapclap:

Allora serve un cetriolo grande! (o un grande cetriolo?)

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a me non mi ha detto niente

mandetemi un PM se ci tenete a convincermi che questo scritto di Tanica è geniale

a me non mi.. :arbitro:

a me mi succhi il cetriolo

beh, sono lusingato ma..hai mica una sorella? :dance:

grande_sorella.jpg

:clapclap:

Allora serve un cetriolo grande! (o un grande cetriolo?)

la situazione di mia sorella non è buona

ma perggior sciagura sono gli architetti

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