Jump to content

Nuovo libro: Radiohead. A kid. Testi commentati.


jack the fly

Recommended Posts

Appena finito di leggere, mi ha lasciato piuttosto interdetto, nel senso che mi aspettavo un testo completamente diverso.

Prima di tutto quello che mi è piaciuto: l'enorme lavoro di ricerca e alcune conseguenti interpretazioni dei brani, che, in molti casi, non avevo mai letto altrove. Ho apprezzato la citazione delle fonti nel corpo stesso del saggio, che facilita molto la lettura.

Non ho gradito, invece, diverse cose: prima di tutto il tono adottato, quasi da DJ della Notte, sembra Lucignolo (quello di Italia1 :D) che parla dei Radiohead; non mi è piaciuta l'enorme presenza dell'autore del libro perché, nonostante la prefazione (o era l'intervista su Idioteque? non ricordo) in cui dischiara di voler far spazio a Thom, è presente quanto, se non più, dell'autore dei testi; non mi è piaciuta la mistificazione che si è fatta di Thom, troppe volte additato come letterato, che è un dato importante ma non così fondamentale, troppe volte definito stilnovista. Questa concezione di Thom ha anche pregiudicato l'interpretazione (altra cosa che mi è piaciuta, ovvero il lucido elenco dei vari possibili significati, non prevaricando completamente il lettore nella scelta degli stessi) dei brani d'amore, e la cosa è particolarmente evidente in In Rainbows, in cui, proprio per non smontare la coppia Thom-Rachel (di cui in realtà si sa molto, molto meno di quanto è sospettato nel libro), si è ignorato il filo conduttore primario dell'album, e cioè il tormentato rapporto di coppia (che sia autobiografico o meno), scegliendo di mettere in primo piano quello più nascosto, apocalittico, in sottofondo.

Ultimi due appunti: i giudizi altalenanti non li ho graditi per nulla: o si giudica sempre, o non si giudica mai: in questo saggio i giudizi sono pochi, ma quando ci sono sono feroci e quasi sempre in negativo, cosa che avrei evitato, oppure esteso a tutti i brani.

Infine, l'intento stesso del libro, e qui siamo proprio sul personale (mio), e cioè giudicare i testi di Thom slegati dalla musica, è un'operazione che considero, semplicemente, sbagliata. Dico così perché, da fumettista, capisco quello che fa Thom, seppure dalla barricata opposta: per me le parole sono prima di tutto immagini, segni che occupano uno spazio; per il poeta, invece, devono vivere e significare autonomamente; per il musicista, e questo è il caso di Thom, possono (non devono) dipendere strettamente dall'accompagnamento musicale.

Visto che viene fatto un parallelismo con Jim Morrison (l'altro mio autore rock preferito), lo uso anch'io come metro di paragone: siccome Jim era musicalmente analfabeta, e dato che a occuparsi della melodia e delle musiche erano i Doors, nel suo caso, dato che i testi venivano scritti, inizialmente, come poesie, ecco, nel suo caso è giusto giudicarli autonomamente: quelli di Thom, invece, sono parte integrante, un tutt'uno con la musica. Quello che non esprimono con la metrica probabilmente lo dicono con il commento musicale (e infatti in alcune parti non si può fare a meno di accennare a questo elemento, vedi Let Down).

My two cents, ancora complimentoni per l'abnorme lavoro di ricerca/rielaborazione :)

Link to comment
Share on other sites

  • Replies 424
  • Created
  • Last Reply

Top Posters In This Topic

Appena finito di leggere, mi ha lasciato piuttosto interdetto, nel senso che mi aspettavo un testo completamente diverso.

Prima di tutto quello che mi è piaciuto: l'enorme lavoro di ricerca e alcune conseguenti interpretazioni dei brani, che, in molti casi, non avevo mai letto altrove. Ho apprezzato la citazione delle fonti nel corpo stesso del saggio, che facilita molto la lettura.

Non ho gradito, invece, diverse cose: prima di tutto il tono adottato, quasi da DJ della Notte, sembra Lucignolo (quello di Italia1 :D) che parla dei Radiohead; non mi è piaciuta l'enorme presenza dell'autore del libro perché, nonostante la prefazione (o era l'intervista su Idioteque? non ricordo) in cui dischiara di voler far spazio a Thom, è presente quanto, se non più, dell'autore dei testi; non mi è piaciuta la mistificazione che si è fatta di Thom, troppe volte additato come letterato, che è un dato importante ma non così fondamentale, troppe volte definito stilnovista. Questa concezione di Thom ha anche pregiudicato l'interpretazione (altra cosa che mi è piaciuta, ovvero il lucido elenco dei vari possibili significati, non prevaricando completamente il lettore nella scelta degli stessi) dei brani d'amore, e la cosa è particolarmente evidente in In Rainbows, in cui, proprio per non smontare la coppia Thom-Rachel (di cui in realtà si sa molto, molto meno di quanto è sospettato nel libro), si è ignorato il filo conduttore primario dell'album, e cioè il tormentato rapporto di coppia (che sia autobiografico o meno), scegliendo di mettere in primo piano quello più nascosto, apocalittico, in sottofondo.

Ultimi due appunti: i giudizi altalenanti non li ho graditi per nulla: o si giudica sempre, o non si giudica mai: in questo saggio i giudizi sono pochi, ma quando ci sono sono feroci e quasi sempre in negativo, cosa che avrei evitato, oppure esteso a tutti i brani.

Infine, l'intento stesso del libro, e qui siamo proprio sul personale (mio), e cioè giudicare i testi di Thom slegati dalla musica, è un'operazione che considero, semplicemente, sbagliata. Dico così perché, da fumettista, capisco quello che fa Thom, seppure dalla barricata opposta: per me le parole sono prima di tutto immagini, segni che occupano uno spazio; per il poeta, invece, devono vivere e significare autonomamente; per il musicista, e questo è il caso di Thom, possono (non devono) dipendere strettamente dall'accompagnamento musicale.

Visto che viene fatto un parallelismo con Jim Morrison (l'altro mio autore rock preferito), lo uso anch'io come metro di paragone: siccome Jim era musicalmente analfabeta, e dato che a occuparsi della melodia e delle musiche erano i Doors, nel suo caso, dato che i testi venivano scritti, inizialmente, come poesie, ecco, nel suo caso è giusto giudicarli autonomamente: quelli di Thom, invece, sono parte integrante, un tutt'uno con la musica. Quello che non esprimono con la metrica probabilmente lo dicono con il commento musicale (e infatti in alcune parti non si può fare a meno di accennare a questo elemento, vedi Let Down).

My two cents, ancora complimentoni per l'abnorme lavoro di ricerca/rielaborazione :)

Ti quoto. L'ho trovato molto ben fatto sotto molti punti di vista, ma a volte si perde in un bicchier d'acqua, soprattutto per quanto riguarda l'interpretazione dei testi, in particolar modo per quelli di In Rainbows. Definire House of cards una tenera canzone d'amore mi pare una bestemmia, ma sono tante le canzoni alle quali l'autore dà un'interpretazione troppo "ragionata" e spesso eccessivamente cervellotica, sfociando a parer mio nell'"off topic".

Comunque complimenti, nel complesso l'ho trovato davvero ben fatto.

Link to comment
Share on other sites

Acquistato ieri e subito divorato fino alla fine Pablo Honey.

I complimenti (per il momento) sono soprattutto alla bella penna che ha concepito il tutto. Lo scritto è in bello stile e con buon ritmo, scorre via che è un piacere.

grazie:).

Ti assicuro che uno dei chiodi fissi era assicurare leggibilità e fluidità a dispetto dello spessore del testo (e della quantità di schede necessarie). Felice di scoprire che, in questo senso, le cose stiano funzionando. Grazie.

Link to comment
Share on other sites

Appena comprato alla Feltrinelli di Perugia, spero sarà un buon compagnio di viaggio in un lungo Perugia - Avellino, dovrebbe bastare a coprire i ritardi dei regionali. ;)

:).

Spero che ti accompagni in più di un viaggio...

;)

Link to comment
Share on other sites

Appena finito di leggere, mi ha lasciato piuttosto interdetto, nel senso che mi aspettavo un testo completamente diverso.

Prima di tutto quello che mi è piaciuto: l'enorme lavoro di ricerca e alcune conseguenti interpretazioni dei brani, che, in molti casi, non avevo mai letto altrove. Ho apprezzato la citazione delle fonti nel corpo stesso del saggio, che facilita molto la lettura.

Non ho gradito, invece, diverse cose: prima di tutto il tono adottato, quasi da DJ della Notte, sembra Lucignolo (quello di Italia1 :D) che parla dei Radiohead; non mi è piaciuta l'enorme presenza dell'autore del libro perché, nonostante la prefazione (o era l'intervista su Idioteque? non ricordo) in cui dischiara di voler far spazio a Thom, è presente quanto, se non più, dell'autore dei testi; non mi è piaciuta la mistificazione che si è fatta di Thom, troppe volte additato come letterato, che è un dato importante ma non così fondamentale, troppe volte definito stilnovista. Questa concezione di Thom ha anche pregiudicato l'interpretazione (altra cosa che mi è piaciuta, ovvero il lucido elenco dei vari possibili significati, non prevaricando completamente il lettore nella scelta degli stessi) dei brani d'amore, e la cosa è particolarmente evidente in In Rainbows, in cui, proprio per non smontare la coppia Thom-Rachel (di cui in realtà si sa molto, molto meno di quanto è sospettato nel libro), si è ignorato il filo conduttore primario dell'album, e cioè il tormentato rapporto di coppia (che sia autobiografico o meno), scegliendo di mettere in primo piano quello più nascosto, apocalittico, in sottofondo.

Ultimi due appunti: i giudizi altalenanti non li ho graditi per nulla: o si giudica sempre, o non si giudica mai: in questo saggio i giudizi sono pochi, ma quando ci sono sono feroci e quasi sempre in negativo, cosa che avrei evitato, oppure esteso a tutti i brani.

Infine, l'intento stesso del libro, e qui siamo proprio sul personale (mio), e cioè giudicare i testi di Thom slegati dalla musica, è un'operazione che considero, semplicemente, sbagliata. Dico così perché, da fumettista, capisco quello che fa Thom, seppure dalla barricata opposta: per me le parole sono prima di tutto immagini, segni che occupano uno spazio; per il poeta, invece, devono vivere e significare autonomamente; per il musicista, e questo è il caso di Thom, possono (non devono) dipendere strettamente dall'accompagnamento musicale.

Visto che viene fatto un parallelismo con Jim Morrison (l'altro mio autore rock preferito), lo uso anch'io come metro di paragone: siccome Jim era musicalmente analfabeta, e dato che a occuparsi della melodia e delle musiche erano i Doors, nel suo caso, dato che i testi venivano scritti, inizialmente, come poesie, ecco, nel suo caso è giusto giudicarli autonomamente: quelli di Thom, invece, sono parte integrante, un tutt'uno con la musica. Quello che non esprimono con la metrica probabilmente lo dicono con il commento musicale (e infatti in alcune parti non si può fare a meno di accennare a questo elemento, vedi Let Down).

My two cents, ancora complimentoni per l'abnorme lavoro di ricerca/rielaborazione :)

Caro Bakke,

intanto grazie di cuore per la condivisione delle tue impressioni, delle tue sensazioni e dei tuoi giudizi. Ti dico subito di cosa sono felice: di averti lasciato interdetto. Dopo aver letto (tutti noi, credo) almeno 5-6 libri sulla band credo servisse qualcosa di un po' diverso dal solito. Da parecchi punti di vista (poi se volete parliamo dell'edito IT sulla band. Ho cose da suggerire e altre da criticare, con grande franchezza. Magari siete d'accordo, non so).

Grazie anche per le osservazioni sul lavoro di ricerca e di interpretazione dei pezzi.

Quanto al tono... tu dici "Dj della notte". Oddio, in effetti ho lavorato in radio, qua a Roma, per un bel po', qualche anno fa. Qualcosa rimane di certe esperienze, non ci piove. In realtà stavo cercando semplicemente di tenere viva l'attenzione del lettore e di mantenere un certo livello di coinvolgimento: senza artifici, ma scendendo di tono (sicuramente colloquiale: in aperto contrasto con quello dell'analisi di certi pezzi).

Da lettore forte so quanto si soffrono i saggi ponderosi - per numero di pagine, per tecnicismi, etc - e quindi volevo attenuare le difficoltà. Non so quanti si attendessero di leggere digressioni su Okri o Monbiot o Vonnegut o Rinpoche in un contesto del genere; e non so quanti possano sopportarle (realismo...). So invece che parecchi si attendevano schede slegate l'una dall'altra. Io ho cercato di dare un corpo romanzesco - da biografia romanzata - a un saggio che doveva comporsi di microcapitoli. Non è stato facile:). Questo per chiarirti almeno l'intento. Se sei arrivato fino in fondo ha funzionato. Last night a dj saved my life, no?:)

*

Quanto alla questione Thom-letterato, c'è poco da mistificare: è così. Quelli sono i suoi studi, quella la sua formazione, quella la sua inclinazione artistica. Magari è un po' grottesco che altri media non ne abbiano parlato abbastanza, questo sì. Tutto sembra, in ogni caso, fuorché una rockstar (sin dal principio: Anyone can play guitar)

*

Testi-musica slegati: sono d'accordo con te, ma purtroppo o per fortuna quella collana si chiama "Testi". Mi sarei messo volentieri a parlare di musica ma non era consentito dal format. Devo rispettare la collana e il lavoro di chi mi ha preceduto (e di chi pubblicherà dopo di me). Non posso snaturare il format perché magari non condivido certe scelte. Posso farlo presente al direttore della collana (fatto!).

L'argomento del libro sono i testi... e tutto quel che ha a che fare con i testi (narrativa, saggistica, poesia; interviste, diari; cinema, fumetti, radio, tv; etc): i testi ho analizzato. Scoprendo cose che non sospettavo nemmeno, e che probabilmente andavano messe alla luce (adesso ne sono convinto, ti dico: ma credo non serva ribadirlo).

Non credo che i testi di TY vengano composti solo e soltanto per le canzoni. L'impressione è che, come nel caso di JDM (che merita un discorso a parte, magari a partire da Fowley, Schipa jr, Pasini, etc), la sua sia una scrittura che ha radici lontane nel tempo e destinazioni (anche) altre dal rock. Con esiti a volte decisamente inferiori rispetto a Morrison, tecnicamente: culturalmente superiori (cfr. libro).

Saluto e omaggio e ringrazio di tutto. Spero di averti intrattenuto e divertito, in generale, e che qualcosa di nuovo ti sia rimasto, al termine del viaggio. Uno degli scopi del gioco era anche questo; non soltanto farti riascoltare tutti i vecchi dischi della band, ma invitarti a saccheggiare i loro scaffali (cfr. appendice. Non sai che mazzo tirar giù tutti quei nomi e verificare fossero correttamente attribuiti...)

scappo che ho valanga di mail qua in redazione

salut

grazie

e grazie ancora

gf

gf

Link to comment
Share on other sites

Spero di averti intrattenuto e divertito, in generale, e che qualcosa di nuovo ti sia rimasto, al termine del viaggio. Uno degli scopi del gioco era anche questo; non soltanto farti riascoltare tutti i vecchi dischi della band, ma invitarti a saccheggiare i loro scaffali

Su questo sicuramente sei riuscito, non c'è dubbio :P

Tra l'altro avevo già letto la saga di Adams (i primi due libri), ma gran parte dei riferimenti non li avevo colti; soprattutto, concordo con la parziale dissociazione che hai fatto tra OkComputer e Orwell: è vero che i rimandi ci sono, mainterpretare tutto il disco da quell'ottica (come molti hanno fatto), come se fosse l'unica e vera chiave di volta, mi è sempre sembrato eccessivo.

Link to comment
Share on other sites

Spero di averti intrattenuto e divertito, in generale, e che qualcosa di nuovo ti sia rimasto, al termine del viaggio. Uno degli scopi del gioco era anche questo; non soltanto farti riascoltare tutti i vecchi dischi della band, ma invitarti a saccheggiare i loro scaffali

Su questo sicuramente sei riuscito, non c'è dubbio :P

Tra l'altro avevo già letto la saga di Adams (i primi due libri), ma gran parte dei riferimenti non li avevo colti; soprattutto, concordo con la parziale dissociazione che hai fatto tra OkComputer e Orwell: è vero che i rimandi ci sono, mainterpretare tutto il disco da quell'ottica (come molti hanno fatto), come se fosse l'unica e vera chiave di volta, mi è sempre sembrato eccessivo.

Probabilmente Orwell è più letto di Douglas Adams, in IT. Altra spiegazione non la vedo. Debiti così enormi come quelli di TY con la Guida Galattica non esistono, a memoria mia, in nessun canzoniere rock. comunque - grazie ancora, stammi bene

:dance:

Link to comment
Share on other sites

Appena finito di leggere, mi ha lasciato piuttosto interdetto, nel senso che mi aspettavo un testo completamente diverso.

Prima di tutto quello che mi è piaciuto: l'enorme lavoro di ricerca e alcune conseguenti interpretazioni dei brani, che, in molti casi, non avevo mai letto altrove. Ho apprezzato la citazione delle fonti nel corpo stesso del saggio, che facilita molto la lettura.

Non ho gradito, invece, diverse cose: prima di tutto il tono adottato, quasi da DJ della Notte, sembra Lucignolo (quello di Italia1 :D) che parla dei Radiohead; non mi è piaciuta l'enorme presenza dell'autore del libro perché, nonostante la prefazione (o era l'intervista su Idioteque? non ricordo) in cui dischiara di voler far spazio a Thom, è presente quanto, se non più, dell'autore dei testi; non mi è piaciuta la mistificazione che si è fatta di Thom, troppe volte additato come letterato, che è un dato importante ma non così fondamentale, troppe volte definito stilnovista. Questa concezione di Thom ha anche pregiudicato l'interpretazione (altra cosa che mi è piaciuta, ovvero il lucido elenco dei vari possibili significati, non prevaricando completamente il lettore nella scelta degli stessi) dei brani d'amore, e la cosa è particolarmente evidente in In Rainbows, in cui, proprio per non smontare la coppia Thom-Rachel (di cui in realtà si sa molto, molto meno di quanto è sospettato nel libro), si è ignorato il filo conduttore primario dell'album, e cioè il tormentato rapporto di coppia (che sia autobiografico o meno), scegliendo di mettere in primo piano quello più nascosto, apocalittico, in sottofondo.

Ultimi due appunti: i giudizi altalenanti non li ho graditi per nulla: o si giudica sempre, o non si giudica mai: in questo saggio i giudizi sono pochi, ma quando ci sono sono feroci e quasi sempre in negativo, cosa che avrei evitato, oppure esteso a tutti i brani.

Infine, l'intento stesso del libro, e qui siamo proprio sul personale (mio), e cioè giudicare i testi di Thom slegati dalla musica, è un'operazione che considero, semplicemente, sbagliata. Dico così perché, da fumettista, capisco quello che fa Thom, seppure dalla barricata opposta: per me le parole sono prima di tutto immagini, segni che occupano uno spazio; per il poeta, invece, devono vivere e significare autonomamente; per il musicista, e questo è il caso di Thom, possono (non devono) dipendere strettamente dall'accompagnamento musicale.

Visto che viene fatto un parallelismo con Jim Morrison (l'altro mio autore rock preferito), lo uso anch'io come metro di paragone: siccome Jim era musicalmente analfabeta, e dato che a occuparsi della melodia e delle musiche erano i Doors, nel suo caso, dato che i testi venivano scritti, inizialmente, come poesie, ecco, nel suo caso è giusto giudicarli autonomamente: quelli di Thom, invece, sono parte integrante, un tutt'uno con la musica. Quello che non esprimono con la metrica probabilmente lo dicono con il commento musicale (e infatti in alcune parti non si può fare a meno di accennare a questo elemento, vedi Let Down).

My two cents, ancora complimentoni per l'abnorme lavoro di ricerca/rielaborazione :)

Ti quoto. L'ho trovato molto ben fatto sotto molti punti di vista, ma a volte si perde in un bicchier d'acqua, soprattutto per quanto riguarda l'interpretazione dei testi, in particolar modo per quelli di In Rainbows. Definire House of cards una tenera canzone d'amore mi pare una bestemmia, ma sono tante le canzoni alle quali l'autore dà un'interpretazione troppo "ragionata" e spesso eccessivamente cervellotica, sfociando a parer mio nell'"off topic".

Comunque complimenti, nel complesso l'ho trovato davvero ben fatto.

Ave Kid Fabio.

Su House of Cards ti invito a proporre - se non l'hai già fatto: dammi tempo di scandagliare il forum, in questi giorni - una tua lettura (se c'è già un thread aperto ditemi e irrompo:) ). Subito dopo scatta il confronto tra fan, fonti alla mano

omaggi e grazie anche a te!

gf

Link to comment
Share on other sites

Appena finito di leggere, mi ha lasciato piuttosto interdetto, nel senso che mi aspettavo un testo completamente diverso.

Prima di tutto quello che mi è piaciuto: l'enorme lavoro di ricerca e alcune conseguenti interpretazioni dei brani, che, in molti casi, non avevo mai letto altrove. Ho apprezzato la citazione delle fonti nel corpo stesso del saggio, che facilita molto la lettura.

Non ho gradito, invece, diverse cose: prima di tutto il tono adottato, quasi da DJ della Notte, sembra Lucignolo (quello di Italia1 :D) che parla dei Radiohead; non mi è piaciuta l'enorme presenza dell'autore del libro perché, nonostante la prefazione (o era l'intervista su Idioteque? non ricordo) in cui dischiara di voler far spazio a Thom, è presente quanto, se non più, dell'autore dei testi; non mi è piaciuta la mistificazione che si è fatta di Thom, troppe volte additato come letterato, che è un dato importante ma non così fondamentale, troppe volte definito stilnovista. Questa concezione di Thom ha anche pregiudicato l'interpretazione (altra cosa che mi è piaciuta, ovvero il lucido elenco dei vari possibili significati, non prevaricando completamente il lettore nella scelta degli stessi) dei brani d'amore, e la cosa è particolarmente evidente in In Rainbows, in cui, proprio per non smontare la coppia Thom-Rachel (di cui in realtà si sa molto, molto meno di quanto è sospettato nel libro), si è ignorato il filo conduttore primario dell'album, e cioè il tormentato rapporto di coppia (che sia autobiografico o meno), scegliendo di mettere in primo piano quello più nascosto, apocalittico, in sottofondo.

Ultimi due appunti: i giudizi altalenanti non li ho graditi per nulla: o si giudica sempre, o non si giudica mai: in questo saggio i giudizi sono pochi, ma quando ci sono sono feroci e quasi sempre in negativo, cosa che avrei evitato, oppure esteso a tutti i brani.

Infine, l'intento stesso del libro, e qui siamo proprio sul personale (mio), e cioè giudicare i testi di Thom slegati dalla musica, è un'operazione che considero, semplicemente, sbagliata. Dico così perché, da fumettista, capisco quello che fa Thom, seppure dalla barricata opposta: per me le parole sono prima di tutto immagini, segni che occupano uno spazio; per il poeta, invece, devono vivere e significare autonomamente; per il musicista, e questo è il caso di Thom, possono (non devono) dipendere strettamente dall'accompagnamento musicale.

Visto che viene fatto un parallelismo con Jim Morrison (l'altro mio autore rock preferito), lo uso anch'io come metro di paragone: siccome Jim era musicalmente analfabeta, e dato che a occuparsi della melodia e delle musiche erano i Doors, nel suo caso, dato che i testi venivano scritti, inizialmente, come poesie, ecco, nel suo caso è giusto giudicarli autonomamente: quelli di Thom, invece, sono parte integrante, un tutt'uno con la musica. Quello che non esprimono con la metrica probabilmente lo dicono con il commento musicale (e infatti in alcune parti non si può fare a meno di accennare a questo elemento, vedi Let Down).

My two cents, ancora complimentoni per l'abnorme lavoro di ricerca/rielaborazione :)

Ti quoto. L'ho trovato molto ben fatto sotto molti punti di vista, ma a volte si perde in un bicchier d'acqua, soprattutto per quanto riguarda l'interpretazione dei testi, in particolar modo per quelli di In Rainbows. Definire House of cards una tenera canzone d'amore mi pare una bestemmia, ma sono tante le canzoni alle quali l'autore dà un'interpretazione troppo "ragionata" e spesso eccessivamente cervellotica, sfociando a parer mio nell'"off topic".

Comunque complimenti, nel complesso l'ho trovato davvero ben fatto.

Ave Kid Fabio.

Su House of Cards ti invito a proporre - se non l'hai già fatto: dammi tempo di scandagliare il forum, in questi giorni - una tua lettura (se c'è già un thread aperto ditemi e irrompo:) ). Subito dopo scatta il confronto tra fan, fonti alla mano

omaggi e grazie anche a te!

gf

Qui c'è la discussione su tutto in rainbows.

Se poi volete aprirne una a parte per HOC accomodatevi.

Aspetto che cominciate per poter assistere :bong:

Link to comment
Share on other sites

;).

Mi pare che Karmapoliceman sia più vicino alla mia interpretazione, intanto. Mi incuriosisce molto quella di kidfabio, a questo punto.

Domanda:

Album che preferisci musicalmente e album che preferisci testualmente e se questi coincidono quale?

Rispondo di cuore "Ok Computer" a entrambe le domande. Allo stesso livello o quasi "Kid A". Quei due su tutti, non ci piove. Quindi, "The Bends".

A livello testuale, la sorpresa è stato proprio "Pablo Honey", che avevo sottovalutato, da quel punto di vista, a suo tempo. E' sinceramente carico di significati e riferimenti imprevisti (imprevedibili, devo dire).

Ciao;)

Link to comment
Share on other sites

A livello testuale, la sorpresa è stato proprio "Pablo Honey", che avevo sottovalutato, da quel punto di vista, a suo tempo. E' sinceramente carico di significati e riferimenti imprevisti (imprevedibili, devo dire).

Ciao;)

a questo proposito, sono rimasta molto colpita dall'interpretazione di Vegetable, legata a Qualcuno volò sul nido del cuculo.. :o

Link to comment
Share on other sites

A livello testuale, la sorpresa è stato proprio "Pablo Honey", che avevo sottovalutato, da quel punto di vista, a suo tempo. E' sinceramente carico di significati e riferimenti imprevisti (imprevedibili, devo dire).

Ciao;)

a questo proposito, sono rimasta molto colpita dall'interpretazione di Vegetable, legata a Qualcuno volò sul nido del cuculo.. :o

sì, pazzesco.

Per l'occasione, per fare verifiche e confronti, mi sono riletto il romanzo e rivisto il film di Forman. Quel pezzo ha assunto tutta una serie di significati diversi. Micidiale.

Link to comment
Share on other sites

;).

Mi pare che Karmapoliceman sia più vicino alla mia interpretazione, intanto. Mi incuriosisce molto quella di kidfabio, a questo punto.

Ok datemi un pò di tempo e butterò giù qualcosa...

Ciao a tutti

Posto qui la mia interpretazione di House of cards per comodità...

Dunque, scrivo questa mia interpretazione di House of cards, forte della convinzione che In rainbows non sia altro che un concept album che ha come argomento la nascita e la fine di una storia d’amore. La canzone in oggetto credo sia la più “disarmante” e sottilmente crudele dell’album.

Le prime strofe mi fanno subito pensare ad una relazione extraconiugale:

Io non voglio essere tuo amico

Io voglio essere il tuo amante

Non importa come va a finire

Non importa come comincia

Il traditore fondamentalmente è una persona egoista, alla quale non interessa altro se non avere quella persona tutta per se, ignorando le possibili conseguenze ed il dolore che potrebbe provocare. Da qui quel “non importa come comincia, né come finisce” e quel “non mi interessa essere tuo amico”.

Dimenticati del tuo castello di carte

ed io costruirò il mio

Dimenticati del tuo castello di carte

ed io costruirò il mio

Anche qui mi pare che Thom volesse solo enfatizzare il fatto che il nostro fedifrago si disinteressa di tutto quello che sta intorno a lui e all”altra”, gli interessa solo costruire il suo bel castello di carte…

Nega tutto, nega tutto

l’infrastruttura collasserà

dall’attaccatura della moquette

getta le chiavi nella ciotola

da il bacio della buonanotte a tuo marito

Questa è la strofa che più di tutte mi fa pensare ad un tradimento: nega tutto, fai finta di nulla, dai il bacio a tuo marito e vieni con me. Addirittura se non ricordo male, qualcuno aveva scoperto che il gettare le chiavi nel vaso fosse un gesto tipico dei locali di scambisti, ma qui bisognerebbe fare qualche ricerca più approfondita… Poi l’infrastrutturà collasserà… si sta forse riferendo al matrimonio?

Ti dovrebbero bruciare le orecchie

Nega tutto

Anche qui mi pare piuttosto palese la cattiveria e l’egoismo del fedifrago che parla alla sua amante: gli fischieranno le orecchie a tuo marito ma tu continua a negare…

Vi sembro fuori asse?

Ciao

Link to comment
Share on other sites

Dimenticati del tuo castello di carte

ed io costruirò il mio

Dimenticati del tuo castello di carte

ed io costruirò il mio

non so se è giusto, ma io ho sempre tradotto il testo originale

Forget about your house of cards

And I’ll do mine

con "dimentica il tuo castello di carte e io dimenticherò il mio" (and I'll forget mine, con do a sostituire il verbo)... sbagliavo?

vabbè ma magari porrò il dubbio nella sezione appropriata... ;)

Link to comment
Share on other sites

comprato e leggiucchiato qui e là...

mi piace molto il fatto che l'autore sia decisamente un fan dei radiohead e che quindi ci abbia messo la passione che si sente ad ogni pagina

mi piace anche che sia un libro bello corposo e scritto bene

non mi piace che le canzoni siano frammentate per essere inserite nel testo, avrei preferito: canzone - traduzione - testo dell'autore, in modo da non fare spezzatini dei testi

non mi piace la santificazione di thom (e al traino di tutta la band) che sembra che nello specchio di tutte le virtù si specchi: manca solo che yorke imponga le mani e guarisca gli ammalati!!! :D

comunque consigliabile anche per tutti i rimandi letterari, cinematografici e musicali: ormai bazzicando il forum un po' di cose le avevo già sentite ma è bello ritrovarle nero su bianco...un piccolo appunto forse al fatto che si dà quasi troppo peso alle ispirazioni dei testi, pare quasi che thom sia sì bello, bravo, buono e intelligente ma ridotto un po' ad un imbuto a cui sono convogliati una serie di stimoli letterari, visivi, ecc, e lui non abbia fatto altro che musicarli e distribuirli al mondo intero...come da missione! ^_^

@greenplastic: ho pigliato il libro anche per te, ma se ci sono problemi ho già a chi regalarlo :)

Link to comment
Share on other sites

HOUSE OF CARDS

(tratto da "Radiohead. A Kid. Testi commentati", Arcana - 2009. Per gentile concessione di ARCANA)

HOUSE OF CARDS

Thom: C’è un’altra canzone… si chiama House Of Cards. È la mia preferita, nell’album. Mi ricorda una vecchia canzone dei Fleetwood Mac, Albatross. La amavo molto. House Of Cards ha un suono piacevole: è davvero estiva, e calda.

D: Tutti aggettivi estranei ai Radiohead, di norma…

Thom: Lo so (ride). Siamo associati, di solito, a parole come “elettronico”, “nevrosi”, “pazzia” e via dicendo… (Mojo, luglio 2006)

Interno giorno. Due innamorati cinguettano e danzano, corteggiandosi, come uccelli del paradiso. Noi sbirciamo dal davanzale, con l’innocenza dei bambini; e ci piace arrossire della loro intimità, che proprio non dovremmo né vorremmo rubare. Per non sgualcirla, per non rovinarla.

Questa è una canzone per tutti gli innamorati dell’amore.

È lui che vuole parlare del suo amore: del desiderio di lei, del senso del loro legame, della capacità che ha il loro sentimento di distruggere ogni altra cosa. È così intenso e forte che tutto il resto è come un castello di carte; basta uno sbuffo di vento, una ditata o un piccolo movimento incontrollato per abbatterlo. Thom torna a essere il poeta gentile e stilnovista, adoratore della sua musa e di lei soltanto. Piuttosto, c’è un’evoluzione: pur di tornare a vestire i panni dell’innamorato perso, sembra voler dimenticare d’essere marito. Sì: questa è una canzone d’amore. Una delle poche del canzoniere, e probabilmente una delle tre migliori in assoluto.

Ascoltiamola:

I don’t want to be your friend

I just want to be your lover

No matter how it ends

No matter how it starts

Forget about your house of cards

And I’ll do mine (…).

Io non voglio essere il tuo amico

Io voglio essere solo il tuo amante

Non importa come finisce

Non importa come comincia

Dimenticati del tuo castello di carte

Ed io costruirò il mio.

L’incipit è virile, aggressivo e seducente. Thom sembra totalmente e pienamente consapevole del suo fascino, e della potenza del sentimento che sta per (ri)nascere: bambina, dice, non voglio essere un amichetto. Io sarò il tuo amante. Bambina, dice, non importa né come inizia né come finisce, importa che questa storia viva. Importa che tu sia mia. Importa che tutto questo succeda adesso. Dimentica il tuo castello di carte, le tue illusioni e le tue simulazioni della realtà: dimentica le tue preoccupazioni, dimentica le tue angosce. Dimentica di tutto, dimentica di te. È il mio castello di carte che adesso andremo a popolare. È forte, e niente potrà spazzarlo via. La calce è il desiderio, il cemento è la bellezza: i mattoni saranno le parole che ci diremo, giorno dopo giorno. Bellissimo. E sai come cadrà giù, questo tuo cartello di carte? Così:

Fall off the table

Get swept under

Denial, denial

The infrastructure will collapse

From carpet spikes

Throw your keys in the bowl

Kiss your husband goodnight.

Caduto dal tavolo

E spazzato via sotto

Rifiuto, rifiuto

L’infrastruttura collasserà

Sin dalle frange del tappeto

Getta le chiavi nella ciotola

Dà il bacio della buonanotte a tuo marito.

Parafrasi scolastica: cadrà per terra, e finirà spazzato: un rifiuto, un rifiuto (ah, l’eco di Kurt! Quel “denial, denial” è la parola che annuncia l’epica grunge di Smells Like Teen Spirit…). E, metaforicamente parlando, le infrastrutture andranno giù, una dopo l’altra, sin dalle frange dei tappeti. E allora, piccola, butta le chiavi nella ciotola, all’ingresso. Bacia tuo marito, dagli la buonanotte. Adesso torna l’incendio stupendo che abbiamo visto crepitare per anni, tutte le volte che stavamo assieme. Adesso torna la magia della notte che non conosce fine, e del tuo sguardo che mi versa voglia di vivere; adesso torna il nostro codice segreto, e si gioca a spazzare via tutto, dubbi, rancori, rimpianti. Adesso torniamo a essere noi, ho inventato un castello nuovo. Vedrai che stanze, e che corridoi; guarda, ho abbassato il ponte levatoio. Fai soltanto qualche passo, i miei compagni stanno già suonando la musica del ritorno, scritta per te sola. Nessun altro la potrà ascoltare, perché per nessun altro può esistere.

È la musica delle anime, di quelle anime coscienti che andranno un giorno a infrangersi sulla riva, bianche, e là rimarranno ad attendere l’arcobaleno: è la musica dei corpi che soltanto riconoscendosi e amandosi hanno senso, altrimenti vagano, eretici della vita, annullati dalla frenesia e dal disordine del tempo, in cerca di qualcuno che assomigli almeno alla dea o al dio perduto. Quando accade, i pezzi del mosaico del destino cadono dappertutto, si disperdono. Perché niente più è vero. È una fotocopia sbiadita dell’eternità perduta.

gf

Link to comment
Share on other sites

comprato e leggiucchiato qui e là...

mi piace molto il fatto che l'autore sia decisamente un fan dei radiohead e che quindi ci abbia messo la passione che si sente ad ogni pagina

mi piace anche che sia un libro bello corposo e scritto bene

non mi piace che le canzoni siano frammentate per essere inserite nel testo, avrei preferito: canzone - traduzione - testo dell'autore, in modo da non fare spezzatini dei testi

non mi piace la santificazione di thom (e al traino di tutta la band) che sembra che nello specchio di tutte le virtù si specchi: manca solo che yorke imponga le mani e guarisca gli ammalati!!! :D

comunque consigliabile anche per tutti i rimandi letterari, cinematografici e musicali: ormai bazzicando il forum un po' di cose le avevo già sentite ma è bello ritrovarle nero su bianco...un piccolo appunto forse al fatto che si dà quasi troppo peso alle ispirazioni dei testi, pare quasi che thom sia sì bello, bravo, buono e intelligente ma ridotto un po' ad un imbuto a cui sono convogliati una serie di stimoli letterari, visivi, ecc, e lui non abbia fatto altro che musicarli e distribuirli al mondo intero...come da missione! ^_^

@greenplastic: ho pigliato il libro anche per te, ma se ci sono problemi ho già a chi regalarlo :)

Ciao, Zalucy:).

Grazie per tutto quel che scrivi. Posso aggiungere che ho dovuto frammentare le canzoni per questioni di diritti d'autore, mentre ho dovuto santificare Thom su pressioni di Rachel. Ehm.

:(

Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

Loading...
  • Recently Browsing   0 members

    No registered users viewing this page.


×
×
  • Create New...