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Friend of a Friend


Lacatus

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Pyramid Song qualcuno di ben piu skillato (come si dice ora, argh) di me l'ha trovata come comparazione - per quanto poi siano pezzi agli antipodi - , quindi mi fido.

3 minutes ago, @li said:

YAWA si dai... (musicalmente)

Riascolterò con orecchie aperte:)

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2 hours ago, @li said:

Bending Hectic, a dreamlike ballad that freeze-frames on a vintage sports car hurtling towards a deadly Alpine precipice

Gravissimo errore, visto che le Alpi non c'entrano niente con Bending Hectic.

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On 1/10/2024 at 11:12 PM, SmashingHead said:

Concordo sul feeling beatlesiano del pezzo. Mi piace molto.

Per la progressione di accordi del piano e sottostante ritmo di batteria è anche parente di Pyramid Song.

Sono d' accordo, atmosfere beatlesiane ce ne sono eccome! A me piace molto 🤩

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Mhhhh l'ho risentita e non riesco ancora a vedere paragoni con quei due pezzi di amnesiac, sinceramente.:) A parte l'impressione, ovvero di un brano molto sessantiano - cosa che in you and whose army, strasicata e dolente, non trovo - c'è da dire che Amico di amico è un valzer.... in 5, mentre army è un quattro quarti; il pianoforte del pezzo di woe è suonato da Jonny con meno staccati, mentre army è puro thom, che al pianoforte suona molto spesso con staccati abbastanza segnati; in army poi non ci sono gli archi, che su friend of a friend hanno un ruolo molto marcato...:timido:

Idem Glasshouse:o

 

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Ma Edo alla fine è Pyramid song quella che più le sia avvicina (anche in questo caso è la sua versione “positiva”) e proprio tu che la ami così tanto… 

In ogni caso anche per quanto riguarda YAWA parlavo di suggestioni e atmosfera che secondo me a volte, siccome ti concentri su parti più tecniche, ti sfuggono.

Per me questa e Bending sono i due “perni emotivi” del disco comunque.

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10 hours ago, The_Tourist said:

Nel video si nota una bambina con una anguria sulla maglietta, chissà se è un messaggio per la moglie di Jonny. 

 

C'è anche un bambino con il maglione con la faccia di Phil in 8 bit

 

10 hours ago, @li said:

Ma Edo alla fine è Pyramid song quella che più le sia avvicina (anche in questo caso è la sua versione “positiva”) e proprio tu che la ami così tanto… 

In ogni caso anche per quanto riguarda YAWA parlavo di suggestioni e atmosfera che secondo me a volte, siccome ti concentri su parti più tecniche, ti sfuggono.

Per me questa e Bending sono i due “perni emotivi” del disco comunque.

Boh mi pare che si parlasse anche di Army e Glasshouse. Comunque con Pyramid avrà sicuramente delle robe di spartito in comune ma per me i pezzi come spirito sono distrantissimi. 

PS. Beh che mi piaccia Pyramid credo non sia così strano 😂

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On 1/26/2024 at 12:17 AM, qwerty said:

credo che quello che è passato prima senza audio fosse il famoso "Wall of Eyes - the movie"

intendi questo?

https://www.youtube.com/watch?v=e-Ki7Jzs-Q8

io purtroppo non sono ancora riuscita a sentire il cd che ho comprato venerdì.

Il lettore cd dello stereo non funziona e neanche quello del pc (concidenze nefaste).

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On 1/24/2024 at 6:57 PM, Gasba said:

Qui il tema del social non è più solo un'allusione ma è evidentissimo, non solo nel testo ma anche nella forma, cioè questo continuo scontro tra libertà e repressione (secondo me in perfetta continuità con alfaa). Libertà/repressione è un binomio di cui non riesco a sbarazzarmi ascoltando la loro musica. In alfaa si risolveva in una serie di “bozze” dai contorni strappati, che iniziano e finiscono senza fronzoli, con insolenza, stile shuffle (o la “libertà controllata” dello zapping su instagram). Qui viceversa si traduce in questa specie di “istantanea” di un processo in trasformazione, la libertà dell’improvvisazione contro la repressione del “mettere giù”, del registrare e dare forma, che mi ricorda addirittura le toccate del '600, in cui le sbavature e le insofferenze dell’improvvisazione si cristallizzano sullo spartito (con tempi e armonie astruse annesse). È un elemento presente in tutto l'album, ma qui è perfettamente compiuto, proprio perché persiste più che altrove il fantasma della forma-canzone. Il che è meraviglioso perché permette loro di divertirsi e di sperimentare nuovi metodi, ma nel fare questo fotografano un’intera generazione di beoti, di smile, di selfie, di zombie appesi alla croce…

I can go anywhere that I want
I just gotta turn myself inside out and back to front
With cut out shapes and worn out spaces
Add some sparkles to create the right effect
They're all smiling, so I guess I'll stay
At least 'til the disappointed have eaten themselves away

 

oh io ci ho provato a trovare il "tema",  prendendo spunto dal bel post di @Gasba qui sopra

... è lunga vi avviso ma secondo me torna :)

 

The Smile by William Blake
There is a Smile of Love
And there is a Smile of Deceit
And there is a Smile of Smiles
In which these two Smiles meet

C’è un sorriso d’Amore
E c’è un sorriso di Inganno
e c’è un Sorriso dei Sorrisi
nel quale questi due sorrisi si incontrano.

 

Il tema della dualita’ comincia dalla presentazione degli Smile, a Glastonbury (l’edizione pandemica online) nel 2021 ed è subito una dichiarazione di intenti.
 

Ci sono due grossi argomenti ricorrenti che popolano i testi di Yorke fin dal primo album e culminano in questo Wall of Eyes.

 

-          Il primo è appunto il tema della dualita’ (tra verita’ e menzogna, tra immagine privata e pubblica)

-          Il secondo è il tema liberta’/repressione

 

Il secondo tema è fortemente legato al primo perche’, dipanando i testi, si scopre che la liberta’ e’ disegnata come la chiave per avvicinarsi “Verita”, allontanarsi da ipocrisia e menzogne e affermare il se’.

Panavision, dal primo album, per me è sempre stato un pezzo chiave di questa fase fin dal titolo che indica una visione “cinematografica”.

La voce narrante di Panavision guarda davanti a se’ e vede un orizzonte di possibilità (ricorre il termine wide: aperto, ampio) ed si chiede quale direzione prendere, senza ancora saperne la risposta.

 

Il disco di esordio degli Smile, ALFAA rappresenta, anche musicalmente uno spettro di possibilita’ aperte, riflesso nella sua natura cosi composita e variegata. E’ l’espressione di tre musicisti che sfogano la loro necessita’ espressiva senza porsi limiti, un po’ come se facessero un’abbuffata di musica (dub, new wave, punk, math, pop) dopo un lungo periodo di digiuno (la pandemia).

 

A door that opens wide
My, how you've altered
Oh, Heaven, help me
Is that the time?

Beginning without end
Never lost, never dies
Unending, a beam of light
A tunnel in my mind

As it all pans wide
With a filter on the lens

She sees everything I do
She sees everything I do

And without my shoes on
Over broken glass
I am dancing for pennies
I am staring straight ahead

A view that is so wide
It's gonna break
It's like it holds me in its gaze

 

Le possibilità, tutte aperte due anni fa, si incanalano nel secondo lavoro della band, Wall of Eyes in una direzione e visione molto più precisa e definita. Dell’esordio mantengono la stessa voglia di “liberta’ espressiva” che questa volta, anziche’ spaziare tra i generi, si esprime nella forma “libera” dei brani.

Liberta quindi come forma, ma anche come sostanza.

 

Ma dovevamo divertirci a trovare un canovaccio di temi e quindi procediamo.
Verita’/Menzogna, Liberta/Costrizione dicevamo. Due temi subito affrontati nel brano di apertura Wall of Eyes che è una fotografia di tutti noi, dietro i nostri telefonini e computer (your own device), osservati costantemente dal muro di occhi degli altri utenti (e ben rappresentato dallo schermo con l’occhio gigante che scruta Thom del video di PTA).

 

Quella che vediamo (e rimandiamo agli altri) però è un’immagine falsa, lontana dalla nostra vera essenza individuale.

La frase chiave è ovviamente “let us raise our glasses, to what we don’t deserve, or we are not worthy of” a descrivere, tramite i social e in generale l’immagine pubblica, un finto benessere, che nemmeno ci meriteremmo e che è talmente effimero da scivolare via come granelli di sabbia. Abbiamo tutti occhi svuotati di espressione e siamo diventati irriconoscibili (Is that still you? With the hollow eyes?)

 

Down a peg or two you'll go
Behind a wall of eyes
Of your own device
Is that still you
With the hollow eyes?

Change to black and white
Strap yourself in


Let us raise our glasses
To what we don't deserve
What we're not worthy of

So rich and wide
To the grains of sand
Slipping through our hands

 

L'ipocrisia e la menzogna tornano anche in Teleharmonic che usa il campo semantico della guerra per descrivere ancora una volta uno stato d’animo. “Arrivero’ a domani? Non so” si chiede la voce narrante, “costretto in mezze verita’, voglio un risarcimento, una vendetta”.
Qui credo torni un po’ l’idea di Panavision: dove andare, dove farsi portare, tra tante alternative e quello della liberta’ e della costrizione (tied up, caught in dragnets by fishermen) che culmina con una richiesta a un ideale partner di essere “sepolti in una via d’uscita” mentre il passato è visto come una prigione a cui si è addirittura inchiodati (In the past, Oh, Lord, how should I forget? Hung up, pinned up, by hammer and nails). Il futuro anche qui si intravvede in modo indefinito (Where are you taking me?)

 

Will I make the morning?
I don't know

Tied up
In half-truths
Wanting
Payback, payback

Whining drones
On a cold sea
Ramming down doors
Piling in
Caught in dragnets
By fishermen
Wanting
Payback, payback
Where are you taking me?
Where are you taking me?

Somewhere you'll be there
So long
Somewhere you'll be there
So long
Soon you'll be there
So long
Soon you'll be there

In all that fire and ice
In all that fire
In all that ice

 

Bury me
In the way out
In the past
Oh, Lord, how should I forget?
Hung up, pinned up
By hammer and nails


Somewhere you'll be there
So long
Somewhere you'll be there
So long
Soon you'll be there

In all that fire
In all that ice

Where are you taking me?
Where are you taking me?

 

Read the Room (traducibile con “Cerca di capirla” ) è un brano caustico, filosoficamente un po’ una Bodysnatcher (che guarda caso trattava della costrizione - dentro un corpo). Anche qui vengono stigmatizzati gli ego ipertrofici con cui tutti i giorni dobbiamo scontrarci sul web dove l’opinione personale assurge a verita’ assoluta tanto da essere assimilata da Yorke a un arcobaleno magico.

 

That's your opinion
That's how your story goes
A magic rain-, a magic rainbow (A magic rainbow)
So big, it bends the light high, high

Se non fosse abbastanza chiaro Thom ci mette un altro carico da 100 sui “massive egoes”

 

Maybe I can't, maybe I can't be arsed
This crashing currency
These kind of phone calls (These kind of phone calls)
These candy aerosols
These massive e-, these massive egos
So big, they bend the light high, high

 

Ma ancora una volta c’e’ l’esortazione a uscire da questa isteria collettiva e affermare la propria individualita’

 

Who knows what it wants from me?
This goes where it wants to be
Honey for the honey bee
But I am gonna count to three
Keep this shit away from me

Honestly?
Maybe you should read the room
What on earth?
Come on, honey, read the room


Come on out
Come on out
We know
You're in there
We know
You're in there"

 

L'argomento viene ripreso anche in Under Your Pillows che sembra un invito riconnettersi col proprio se’ per distanziarsi dalla massa che condivide ogni cosa ma che non ha piu’ un cuore pulsante (Nowadays everyone's for sharing , that doesn't have a heartbeat)
 

Just allow it all to sink in
And you give yourself, give yourself, freely

Don't let them take me!
Try to convert me
With a voice I can only see though

Friend of a Friend parla della pandemia vissuta in Italia e la gente sui balconi a cantare durante il lockdown, ma anche qui è tutto un pretesto per denunciare la menzogna delle possibilita’ (fittizie) che ci danno i social/Skype Calls etc di trovarci in qualunque posto, con un bello sfondo dietro e qualche effetto speciale per abbellirci ma “seppelliti dalla vita in giu” davanti a uno schermo.

 

Ancora una volta pero’ troviamo una affermazione di individualita: se c’e’ qualche deluso, beh che si fotta (They're all smiling, so I guess I'll stay, At least 'til the disappointed have eaten themselves away). 

 

I can go anywhere that I want
I just gotta turn myself inside out and back to front
With cut out shapes and worn out spaces
Add some sparkles to create the right effect
They're all smiling, so I guess I'll stay
At least 'til the disappointed have eaten themselves away

Buried from the waist down
Stop looking over our shoulder

 

I Quit è la resa finale e l’affermazione definitiva della propria volonta': la destinazione non è ancora chiara; la tensione è ad uscire da un presente scomodo per cercare una nuova direzione.
 

I quit
My head is lit
A piece of me

This is the end of the trip
A new path
Out of the madness

To wherever it goes
To wherever it goes
And wherever it goes
And wherever it goes

 

Libero arbitrio e costrizione tornano anche in Bending Hectic che parla di un tentativo di suicidio (se portato a compimento o meno è lasciato alla nostra interpretazione). Nonostante le difficolta (slings and arrows, citazione shakespeariana) mi costringero’ a svoltare, la macchina certo, verso il precipizio, ma anche metaforicamente la propria vita?

 

The ground is coming for me now
Wе've gone over the edge
If you've got something to say
Say it now

No one's gonna bring me down, no
No way and no how
I'm letting go of the wheel

Despite these slings
Despite these arrows
I'll force myself to
Despite these slings
Despite these arrows
I'll force myself to
Turn, turn

 

E infine anche You Know Me!… una specie di salmo conclusivo con tema l’impossibilita di conoscere davvero un l'altro a e quindi ancora una grossa affermazione di individualita': ti sei avvinghiata a me come se mi conoscessi ma nn pensare che sia vero.

La maschera, che nel pezzo di apertura era collettiva, finisce con un primo piano sul protagonista.
 

Don't think you know me
Don't think that I am everything you say...

 

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14 hours ago, @li said:

 

oh io ci ho provato a trovare il "tema",  prendendo spunto dal bel post di @Gasba qui sopra

... è lunga vi avviso ma secondo me torna :)

 

The Smile by William Blake
There is a Smile of Love
And there is a Smile of Deceit
And there is a Smile of Smiles
In which these two Smiles meet

C’è un sorriso d’Amore
E c’è un sorriso di Inganno
e c’è un Sorriso dei Sorrisi
nel quale questi due sorrisi si incontrano.

 

Il tema della dualita’ comincia dalla presentazione degli Smile, a Glastonbury (l’edizione pandemica online) nel 2021 ed è subito una dichiarazione di intenti.
 

Ci sono due grossi argomenti ricorrenti che popolano i testi di Yorke fin dal primo album e culminano in questo Wall of Eyes.

 

-          Il primo è appunto il tema della dualita’ (tra verita’ e menzogna, tra immagine privata e pubblica)

-          Il secondo è il tema liberta’/repressione

 

Il secondo tema è fortemente legato al primo perche’, dipanando i testi, si scopre che la liberta’ e’ disegnata come la chiave per avvicinarsi “Verita”, allontanarsi da ipocrisia e menzogne e affermare il se’.

Panavision, dal primo album, per me è sempre stato un pezzo chiave di questa fase fin dal titolo che indica una visione “cinematografica”.

La voce narrante di Panavision guarda davanti a se’ e vede un orizzonte di possibilità (ricorre il termine wide: aperto, ampio) ed si chiede quale direzione prendere, senza ancora saperne la risposta.

 

Il disco di esordio degli Smile, ALFAA rappresenta, anche musicalmente uno spettro di possibilita’ aperte, riflesso nella sua natura cosi composita e variegata. E’ l’espressione di tre musicisti che sfogano la loro necessita’ espressiva senza porsi limiti, un po’ come se facessero un’abbuffata di musica (dub, new wave, punk, math, pop) dopo un lungo periodo di digiuno (la pandemia).

 

A door that opens wide
My, how you've altered
Oh, Heaven, help me
Is that the time?

Beginning without end
Never lost, never dies
Unending, a beam of light
A tunnel in my mind

As it all pans wide
With a filter on the lens

She sees everything I do
She sees everything I do

And without my shoes on
Over broken glass
I am dancing for pennies
I am staring straight ahead

A view that is so wide
It's gonna break
It's like it holds me in its gaze

 

Le possibilità, tutte aperte due anni fa, si incanalano nel secondo lavoro della band, Wall of Eyes in una direzione e visione molto più precisa e definita. Dell’esordio mantengono la stessa voglia di “liberta’ espressiva” che questa volta, anziche’ spaziare tra i generi, si esprime nella forma “libera” dei brani.

Liberta quindi come forma, ma anche come sostanza.

 

Ma dovevamo divertirci a trovare un canovaccio di temi e quindi procediamo.
Verita’/Menzogna, Liberta/Costrizione dicevamo. Due temi subito affrontati nel brano di apertura Wall of Eyes che è una fotografia di tutti noi, dietro i nostri telefonini e computer (your own device), osservati costantemente dal muro di occhi degli altri utenti (e ben rappresentato dallo schermo con l’occhio gigante che scruta Thom del video di PTA).

 

Quella che vediamo (e rimandiamo agli altri) però è un’immagine falsa, lontana dalla nostra vera essenza individuale.

La frase chiave è ovviamente “let us raise our glasses, to what we don’t deserve, or we are not worthy of” a descrivere, tramite i social e in generale l’immagine pubblica, un finto benessere, che nemmeno ci meriteremmo e che è talmente effimero da scivolare via come granelli di sabbia. Abbiamo tutti occhi svuotati di espressione e siamo diventati irriconoscibili (Is that still you? With the hollow eyes?)

 

Down a peg or two you'll go
Behind a wall of eyes
Of your own device
Is that still you
With the hollow eyes?

Change to black and white
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Let us raise our glasses
To what we don't deserve
What we're not worthy of

So rich and wide
To the grains of sand
Slipping through our hands

 

L'ipocrisia e la menzogna tornano anche in Teleharmonic che usa il campo semantico della guerra per descrivere ancora una volta uno stato d’animo. “Arrivero’ a domani? Non so” si chiede la voce narrante, “costretto in mezze verita’, voglio un risarcimento, una vendetta”.
Qui credo torni un po’ l’idea di Panavision: dove andare, dove farsi portare, tra tante alternative e quello della liberta’ e della costrizione (tied up, caught in dragnets by fishermen) che culmina con una richiesta a un ideale partner di essere “sepolti in una via d’uscita” mentre il passato è visto come una prigione a cui si è addirittura inchiodati (In the past, Oh, Lord, how should I forget? Hung up, pinned up, by hammer and nails). Il futuro anche qui si intravvede in modo indefinito (Where are you taking me?)

 

Will I make the morning?
I don't know

Tied up
In half-truths
Wanting
Payback, payback

Whining drones
On a cold sea
Ramming down doors
Piling in
Caught in dragnets
By fishermen
Wanting
Payback, payback
Where are you taking me?
Where are you taking me?

Somewhere you'll be there
So long
Somewhere you'll be there
So long
Soon you'll be there
So long
Soon you'll be there

In all that fire and ice
In all that fire
In all that ice

 

Bury me
In the way out
In the past
Oh, Lord, how should I forget?
Hung up, pinned up
By hammer and nails


Somewhere you'll be there
So long
Somewhere you'll be there
So long
Soon you'll be there

In all that fire
In all that ice

Where are you taking me?
Where are you taking me?

 

Read the Room (traducibile con “Cerca di capirla” ) è un brano caustico, filosoficamente un po’ una Bodysnatcher (che guarda caso trattava della costrizione - dentro un corpo). Anche qui vengono stigmatizzati gli ego ipertrofici con cui tutti i giorni dobbiamo scontrarci sul web dove l’opinione personale assurge a verita’ assoluta tanto da essere assimilata da Yorke a un arcobaleno magico.

 

That's your opinion
That's how your story goes
A magic rain-, a magic rainbow (A magic rainbow)
So big, it bends the light high, high

Se non fosse abbastanza chiaro Thom ci mette un altro carico da 100 sui “massive egoes”

 

Maybe I can't, maybe I can't be arsed
This crashing currency
These kind of phone calls (These kind of phone calls)
These candy aerosols
These massive e-, these massive egos
So big, they bend the light high, high

 

Ma ancora una volta c’e’ l’esortazione a uscire da questa isteria collettiva e affermare la propria individualita’

 

Who knows what it wants from me?
This goes where it wants to be
Honey for the honey bee
But I am gonna count to three
Keep this shit away from me

Honestly?
Maybe you should read the room
What on earth?
Come on, honey, read the room


Come on out
Come on out
We know
You're in there
We know
You're in there"

 

L'argomento viene ripreso anche in Under Your Pillows che sembra un invito riconnettersi col proprio se’ per distanziarsi dalla massa che condivide ogni cosa ma che non ha piu’ un cuore pulsante (Nowadays everyone's for sharing , that doesn't have a heartbeat)
 

Just allow it all to sink in
And you give yourself, give yourself, freely

Don't let them take me!
Try to convert me
With a voice I can only see though

Friend of a Friend parla della pandemia vissuta in Italia e la gente sui balconi a cantare durante il lockdown, ma anche qui è tutto un pretesto per denunciare la menzogna delle possibilita’ (fittizie) che ci danno i social/Skype Calls etc di trovarci in qualunque posto, con un bello sfondo dietro e qualche effetto speciale per abbellirci ma “seppelliti dalla vita in giu” davanti a uno schermo.

 

Ancora una volta pero’ troviamo una affermazione di individualita: se c’e’ qualche deluso, beh che si fotta (They're all smiling, so I guess I'll stay, At least 'til the disappointed have eaten themselves away). 

 

I can go anywhere that I want
I just gotta turn myself inside out and back to front
With cut out shapes and worn out spaces
Add some sparkles to create the right effect
They're all smiling, so I guess I'll stay
At least 'til the disappointed have eaten themselves away

Buried from the waist down
Stop looking over our shoulder

 

I Quit è la resa finale e l’affermazione definitiva della propria volonta': la destinazione non è ancora chiara; la tensione è ad uscire da un presente scomodo per cercare una nuova direzione.
 

I quit
My head is lit
A piece of me

This is the end of the trip
A new path
Out of the madness

To wherever it goes
To wherever it goes
And wherever it goes
And wherever it goes

 

Libero arbitrio e costrizione tornano anche in Bending Hectic che parla di un tentativo di suicidio (se portato a compimento o meno è lasciato alla nostra interpretazione). Nonostante le difficolta (slings and arrows, citazione shakespeariana) mi costringero’ a svoltare, la macchina certo, verso il precipizio, ma anche metaforicamente la propria vita?

 

The ground is coming for me now
Wе've gone over the edge
If you've got something to say
Say it now

No one's gonna bring me down, no
No way and no how
I'm letting go of the wheel

Despite these slings
Despite these arrows
I'll force myself to
Despite these slings
Despite these arrows
I'll force myself to
Turn, turn

 

E infine anche You Know Me!… una specie di salmo conclusivo con tema l’impossibilita di conoscere davvero un l'altro a e quindi ancora una grossa affermazione di individualita': ti sei avvinghiata a me come se mi conoscessi ma nn pensare che sia vero

Don't think you know me
Don't think that I am everything you say...

 

Sono estatsiato dalla tua disanima. Complimenti davvero.

Il tema portante dell'album penso fosse ormai chiaro, ma tu hai snocciolato per bene il lavoro dando un senso alle teorie dei fans.

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11 minutes ago, kidfabio said:

Sono estatsiato dalla tua disanima. Complimenti davvero.

Grazie, troppo buono (mi sono divertita a scriverlo :) ). Non so quanto senso possa avere perche sono certa che Thom nn si sia messo li a buttare giu i testi con lo scopo di "fare un concept album" pero' sicuramente ha queste idee in testa (gia dalla doppietta The Same/The Opposite di ALFAA) e leggendo le lyrics è abbastanza evidente da trovare una specie di canovaccio.

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Che pezzo allucinante. Secondo me Friend of a Friend deve tanto a Broadway e al mondo del musical, è tinta di un retrò psichedelico decomposto ed è una traccia teatrale e cinematografica. Ci sento molto Fiona Apple e il cantautorato jazz-pop.

 

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3 hours ago, echoes said:

Che pezzo allucinante. Secondo me Friend of a Friend deve tanto a Broadway e al mondo del musical, è tinta di un retrò psichedelico decomposto ed è una traccia teatrale e cinematografica. Ci sento molto Fiona Apple e il cantautorato jazz-pop.

 

È bellissima e molto ariosa e divertita oltre che divertente, davvero atipica nella loro discografia come atmosfera. Più che promossa per me.

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5 hours ago, @li said:

Grazie, troppo buono (mi sono divertita a scriverlo :) ). Non so quanto senso possa avere perche sono certa che Thom nn si sia messo li a buttare giu i testi con lo scopo di "fare un concept album" pero' sicuramente ha queste idee in testa (gia dalla doppietta The Same/The Opposite di ALFAA) e leggendo le lyrics è abbastanza evidente da trovare una specie di canovaccio.

Ma guarda, ti dirò: se woe non è un concept album (e non lo è, almeno nelle intenzioni), ci si avvicina molto.

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