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Iosonouncane


TomThom

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Ripensandoci e riorganizzando, in una sorta di flusso di coscienza

Hajar devastante in "chiusura" del live, con volumi da sangue alle orecchie. Ashes momento in cui il concerto è decollato e da li non si è più smosso. La chitarra di Ojos a volumi stellari, di una sporcizia (buona) unica. Prison mannaggia al cazzo al mellotron, ma pezzo allucinogeno. Soldiers toccante. Cri la giusta decompressione. La percussionista me la sposerei, pure se non l'ho vista che a mezza faccia e a volte randellava quelle percussioni come na sadica. Un po' di delusione quando ho scoperto che parti che pensavo facesse lei le fanno invece i synth.  L'altra tipa all'estremità del palco, ai cori e ai synth ci voleva. Piu donne ai synth! Ci sono parti del concerto di una violenza unica, ma ad un certo punto c'è uno squarcio di luce che ti fa mettere tutto in prospettiva, una tensione tra buono e demoniaco. hiver con la pianola degli eiffel 65 - 'tacci sua. Foulè con l'inizio rubato a jon hassel (:prego:). I visual che compaiono a muzzo in mezzo al concerto. Jacopo ha proprio cambiato il suo modo di cantare, grandissimo per lo sforzo. I colpi di woodblock su piel (:wub:), per me una delle robe più belle del disco e quindi anche del live. Non potete capire che casino (in senso buono) sia avere 5 synth che suonano contemporaneamente. Ci sono parti curate al millimetro - come nel disco. Simone Cavina è identico ad un mio conoscente. A fine concerto ringrazio i fonici per il loro lavoro, anche se mi hanno distrutto i lobi. Fino alla fine non rono riuscito a vedere una delle componenti, perchè era nascosta dalla percussionista. Da bravo professorino de stocazzo ho diviso il pubblico tra chi era li perchè amava il dsco e chi se lo faceva piacere a forza. Io invece devo imparare a capire che non ci capisco un cazzo. 

Ad ascoltarlo in anteprima probabilmente c'avrebbe fatto schifo come un merluzzo andato a male.

Concerto pazzuesco, come si dice.

Preparatevi. 

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On 4/5/2022 at 4:38 PM, jimy84 said:

Ricordo che durante il bis, inizió a suonare un pezzo del primo album in versione acustica, e lo interruppe bruscamente dopo mezza strofa perché disturbato dal pubblico, dicendo incazzato "ah, volete il singolone eh, adesso ve lo faccio", iniziando a fare Stormi. Considerando che eravamo 4 gatti, solo italiani, la reazione mi sembró spropositata e francamente senza senso. Oltretutto, venni a sapere che a Parigi qualche sera dopo fece la stessa identica scenata. E questo secondo me si riallaccia a quanto diceva Lacatus prima, sull´auto-sabotarsi. A me sembra che Il cane non abbia preso bene il successo di DIE. Che poi insomma, non é che sia finito dalla De Filippi eh, é un successo esclusivamente nel circuito indipendente italiano. La mia sensazione é che a lui non piaccia essere finito sotto i riflettori, e che abbia fatto un disco quasi diametralmente opposto al precedente proprio per mandare tutti a cagare.

Ciao, mi permetto di segnalare che in questo il successo di Die non c'entra nulla: Jacopo sul palco era molto più "spaccone" e provocatore (relativamente alla commercialità, all'attenzione del pubblico, al contesto in cui si trovava...). ai tempi della Macarena su Roma (e anche nei live precedenti all'uscita del promo disco) uno dei riferimenti era palesemente il teatro canzone di Gaber. Nel tempo si è decisamente rilassato utilizzando come strategia il silenzio; ma continua ad avere una visione molto radicale di cosa debba essere l'ascolto della musica e cerca di costruire spettacoli che favoriscano quel tipo di ascolto.

Poi tieni conto che il successo è una questione sempre relativa: ci sono interviste in cui i Bachi da Pietra (per chi non li conosce, conoscevateli) parlano della svolta che hanno vissuto dopo la pubblicazione del singolo Fessura, che a loro dire era volutamente commerciale. Mo, anche dopo l'ultimo disco, il più pop della loro carriera, non sono manco lontanamente noti quanto Iosonouncane. Eppure per loro c'è stato un buon cambiamento, che sentono.

 

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Due parole sul live fullband di IRA...

è una cosa davvero incredibile! Io mi son commosso più volte durante il concerto, e non mi capitava da tanto.

Visto a Bologna, dove i volumi erano fortunatamente decentissimi.

Inizio coi contro, uno legato forse alla location e uno alle scelte della band:

- certe frequenze dei synth entravano come in risonanza nel teatro e finivano per rendere il suono di alcune parti di tastiere un po' confuso e meno definito che su disco. Anche certi suoni percussivi elettonici pagavano il riverbero naturale della sala, perdendo in definizione. Temo non fosse colpa dei tecnici del suono, anzi: comunque nel complesso l'impatto era eccellente, proprio grazie al loro lavoro.

- per quanto fosse probabilmente programmatico avrei preferito un pelo più di dinamiche, invece il suono era quasi sempre pienissimo.

Detto ciò sticazzi: questo disco è stato composto per essere eseguito da quei musicisti (la mandria) e si sente: bedere questo live è come vedere un disegno tecnico del disco: si apprezzano i raddoppi delle percussioni (quasi nella scuola di phil spektor), le sfumature timbriche, la natura dei singoli strumenti (su disco la produzione favoriva l'organicità del suono, più che l'identità delle varie parti).

Il senso di IRA, nella sua coralità, emerge ancor più che su disco. È terrificante, splendido. Anche le luci concorrono alla costruzione emozionale e ai contenuti del progetto. Non c'è Jacopo: ci sono tante voci, lo smarrimento, la paura, la fuga.

Rispetto al live elettronico di questa estate c'è meno muro verso lo spettatore, ma più emozionale e partecipato (qui il muro tra palco e pubblico, più che dalla musica è dato dalle luci).

comunque davvero una resa davvero pazzesca. A fine concerto non riuscivo a parlare, ad articolare pensieri, ero troppo commosso.

 

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1 hour ago, marco83p said:

Due parole sul live fullband di IRA...

è una cosa davvero incredibile! Io mi son commosso più volte durante il concerto, e non mi capitava da tanto.

Visto a Bologna, dove i volumi erano fortunatamente decentissimi.

Inizio coi contro, uno legato forse alla location e uno alle scelte della band:

- certe frequenze dei synth entravano come in risonanza nel teatro e finivano per rendere il suono di alcune parti di tastiere un po' confuso e meno definito che su disco. Anche certi suoni percussivi elettonici pagavano il riverbero naturale della sala, perdendo in definizione. Temo non fosse colpa dei tecnici del suono, anzi: comunque nel complesso l'impatto era eccellente, proprio grazie al loro lavoro.

- per quanto fosse probabilmente programmatico avrei preferito un pelo più di dinamiche, invece il suono era quasi sempre pienissimo.

Detto ciò sticazzi: questo disco è stato composto per essere eseguito da quei musicisti (la mandria) e si sente: bedere questo live è come vedere un disegno tecnico del disco: si apprezzano i raddoppi delle percussioni (quasi nella scuola di phil spektor), le sfumature timbriche, la natura dei singoli strumenti (su disco la produzione favoriva l'organicità del suono, più che l'identità delle varie parti).

Il senso di IRA, nella sua coralità, emerge ancor più che su disco. È terrificante, splendido. Anche le luci concorrono alla costruzione emozionale e ai contenuti del progetto. Non c'è Jacopo: ci sono tante voci, lo smarrimento, la paura, la fuga.

Rispetto al live elettronico di questa estate c'è meno muro verso lo spettatore, ma più emozionale e partecipato (qui il muro tra palco e pubblico, più che dalla musica è dato dalle luci).

comunque davvero una resa davvero pazzesca. A fine concerto non riuscivo a parlare, ad articolare pensieri, ero troppo commosso.

 

Peccato che tutto questo non ha il riconoscimento che meriterebbe, in una nazione che musicalmente parlando non ha mai toccato dei livelli così bassi, dove l'indie: che io inizialmente avevo salutato come una ventata di aria fresca) si è completamente ripiegato su una "musica leggera, anzi leggerissima" (basti pensare all'involuzione artistica di personaggi della stessa generazione di Incani quali lo stesso Colapesce, Calcutta, e il caso più eclatante Giorgio Poi.

E' emblematico che Incani per questo disco abbia deciso di abbandonare la lingua italiana per straniare il pubblico, sempre più attaccato al contenuto dei testi e sempre meno abituato ad emozionarsi con la musica come è capitato a te al concerto a Bologna.

Non mi stupirebbe se il prossimo lavoro di Iosonouncane sarà completamente o quasi completamente strumentale.

VAFFANCULO ITALIA.

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20 hours ago, Lacatus said:

Peccato che tutto questo non ha il riconoscimento che meriterebbe, in una nazione che musicalmente parlando non ha mai toccato dei livelli così bassi, dove l'indie: che io inizialmente avevo salutato come una ventata di aria fresca) si è completamente ripiegato su una "musica leggera, anzi leggerissima" (basti pensare all'involuzione artistica di personaggi della stessa generazione di Incani quali lo stesso Colapesce, Calcutta, e il caso più eclatante Giorgio Poi.

E' emblematico che Incani per questo disco abbia deciso di abbandonare la lingua italiana per straniare il pubblico, sempre più attaccato al contenuto dei testi e sempre meno abituato ad emozionarsi con la musica come è capitato a te al concerto a Bologna.

Non mi stupirebbe se il prossimo lavoro di Iosonouncane sarà completamente o quasi completamente strumentale.

VAFFANCULO ITALIA.

Francamente non sarei così drastico, la sua non è una proposta facile, eppure fa sold out ed è osannato dalla critica. Per uno che non fa nulla per compiacere il pubblico non è male…

È vero che dopo l’uscita del disco, l’hype su di lui si è spento, però anche lui non ha fatto molto per promuovere e continuare ad essere visibile, anche se non so se dipende solo da lui…

Sul discorso dell’indie italiano io non ho mai messo Incani in quel calderone…è assolutamente una spanna sopra, Colapesce e Di Martino alla fine avevano fatto un dischetto cerino insieme ma il successo sanremese li ha rincitrulliti ora sembrano i ricchi e poveri…

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In effetti questa storia che non lo ascolta nessuno fa abbastanza ridere: sold out ovunque in location prestigiose (a Roma suona nella sala dove in passato ho visto Notwist, Low, Mùm, Alva Noto tanto per citare qualche nome), disco più chiacchierato del 2021 su quasi tutte le webzine italiane. Invitato al Primavera.

A me pare che IRA abbia consacrato Incani piuttosto che farlo cadere nell'oblio. Poi d'accordo ha fatto fuori diversi fan di Stormi ma questo non mi sembra un demerito: quanti fan di The Bends spazzò via Kid A?

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2 hours ago, OKPC_82 said:

Francamente non sarei così drastico, la sua non è una proposta facile, eppure fa sold out ed è osannato dalla critica. Per uno che non fa nulla per compiacere il pubblico non è male…

È vero che dopo l’uscita del disco, l’hype su di lui si è spento, però anche lui non ha fatto molto per promuovere e continuare ad essere visibile, anche se non so se dipende solo da lui…

Sì ma torniamo al discorso che si faceva nelle pagine precedenti con @TomThom: la musica non è un simulacro, non è fatta per essere osannati, consacrati, eccetera, ma per essere ASCOLTATA e se come ha notato Tommaso gli ascolti di Ira vanno a picco, se Novembre ha più ascolti del brano più ascoltato di Ira, se gli ascoltatori non riesco a "superare l'Hiver", un problema c'è. 

Se Jacopo Incani avesse pubblicato Ira subito dopo La Macarena, senza passare per Stormi, non se lo inculerebbe nessuno come i milemila artisti italiani che sono rimasti chiusi nella loro cameretta a produrre le loro "Ira" che nessuno ascolterà. Laszlo De Simone per esempio faceva parte di questa categoria: il suo album del 2017 Uomo Donna era chiuso in un cassetto da anni, nemmeno lui ci credeva che sarebbe stato pubblicato e che l'avrebbe portato pure in tour: si era ormai rassegnato a fare musica per sé stesso e per gli amici. E' solo per un caso fortuito che è emerso.

La situazione in Italia purtroppo è questa. 

In più bisogna ammettere che tutta la musica italiana, anche quella di qualità come Iosonouncane e Laszlo, è completamente ripiegata sul passato: se hai le coordinate giuste un disco come Ira o la suite Immensità sono facili da assimilare. Se Ira fosse uscito nei primi anni 2000, avremmo potuto salutare Iosonouncane come il "Radiohead italiano" e il paragone con Kid A proposto da  @echoes non sarebbe stato nemmeno così azzardato. Ma fare un disco come Ira, che è quasi una decalcomania di Kid A e Amnesiac (ma anche di cose più "antiche", come i Pink Floyd di Waters), nel 2022 non ha nulla di rivoluzionario. Può essere rivoluzionario nella provincialissima Italia, ma torniamo lì, semplicemente perché tutti gli altri Iosonouncane italiani hanno la loro Ira chiusa in un hard-disk.

In sostanza la mia posizione è questa: Iosonouncane non è un genio, è un genio fortunato in un'Italia di geni sfortunati. Geni sfortunati fra i quali includo anche me stesso (concedetemi questo momento di narcisismo nannimorettiano B) ), ma, giusto per fare un altro nome, anche un altro (vecchio) utente di questo forum @Korg con i suoi Unmade Bed, oppure i Lips Against The Glass di @garrel @Cremo e del fratello di @jakkal... per non parlare di tutto il sottobosco alternativo che c'è in Sardegna tra WAS, Lilies On Mars, Diverting Duo, giusto per fare alcuni nomi di amici. 

P.S. ci sarebbe da fare pure un discorso su Maneskin e Verdena,  ma il post diventerebbe troppo lungo...

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Nemmeno i Radiohead erano rivoluzionari rileggendo esperienze di intelligent techno dei primi anni '90. IRA rielabora influenze dei '70 e dei '00 sintetizzandole in un linguaggio personalissimo, in più per me l'essere rivoluzionari non è un parametro qualitativo così come non lo è il numero di ascolti su Spotify (che non è un parametro tout court perché magari il pubblico di Incani preferisce usare il vinile ad esempio).

Insomma continuiamo a parlare di parametri quantitativi e non qualitativi. Mi interessano di più le sensazioni, il coraggio, la capacità di fare arte senza compromessi e in questo Incani è un campione del mondo in questo periodo storico che dà piste su piste agli altri italiani e alla maggior parte della scena internazionali compresi nomi ben più grossi. 

Van Gogh era Van Gogh anche quando non se lo cagava nessuno. Conta solo l'opera, il resto è sovrastruttura.

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Aggiungo che praticamente tutta l'arte è una continua rielaborazione e perfino in periodo avanguardista la rottura dei canoni classici fu spinta da un ritorno al passato (nello specifico al primitivismo come nel caso dei cubisti). In Iosonouncane non c'è traccia di copiatura ma appunto di rielaborazione di diverse influenze esattamente come fatto, ad esempio, dai Blur di "13" o dagli AIR di Moon Safari e Virgin Suicides.

Poi certo ci sono una manciata di artisti/dischi che riescono addirittura ad inventarsi nuovi strade, tipo gli alfieri del trip hop nei '90 o i Neu! nei '70, ma, premesso che questo non è affatto garanzia di qualità artistica, sono peculiarità riservate a pochissime epoche di passaggio e di "rottura".

IRA vale tranquillamente un Virgin Suicides ed anzi forse vanta anche più veemenza espressiva.

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2 hours ago, Lacatus said:

Sì ma torniamo al discorso che si faceva nelle pagine precedenti con @TomThom: la musica non è un simulacro, non è fatta per essere osannati, consacrati, eccetera, ma per essere ASCOLTATA e se come ha notato Tommaso gli ascolti di Ira vanno a picco, se Novembre ha più ascolti del brano più ascoltato di Ira, se gli ascoltatori non riesco a "superare l'Hiver", un problema c'è. 

Se Jacopo Incani avesse pubblicato Ira subito dopo La Macarena, senza passare per Stormi, non se lo inculerebbe nessuno come i milemila artisti italiani che sono rimasti chiusi nella loro cameretta a produrre le loro "Ira" che nessuno ascolterà. Laszlo De Simone per esempio faceva parte di questa categoria: il suo album del 2017 Uomo Donna era chiuso in un cassetto da anni, nemmeno lui ci credeva che sarebbe stato pubblicato e che l'avrebbe portato pure in tour: si era ormai rassegnato a fare musica per sé stesso e per gli amici. E' solo per un caso fortuito che è emerso.

La situazione in Italia purtroppo è questa. 

In più bisogna ammettere che tutta la musica italiana, anche quella di qualità come Iosonouncane e Laszlo, è completamente ripiegata sul passato: se hai le coordinate giuste un disco come Ira o la suite Immensità sono facili da assimilare. Se Ira fosse uscito nei primi anni 2000, avremmo potuto salutare Iosonouncane come il "Radiohead italiano" e il paragone con Kid A proposto da  @echoes non sarebbe stato nemmeno così azzardato. Ma fare un disco come Ira, che è quasi una decalcomania di Kid A e Amnesiac (ma anche di cose più "antiche", come i Pink Floyd di Waters), nel 2022 non ha nulla di rivoluzionario. Può essere rivoluzionario nella provincialissima Italia, ma torniamo lì, semplicemente perché tutti gli altri Iosonouncane italiani hanno la loro Ira chiusa in un hard-disk.

In sostanza la mia posizione è questa: Iosonouncane non è un genio, è un genio fortunato in un'Italia di geni sfortunati. Geni sfortunati fra i quali includo anche me stesso (concedetemi questo momento di narcisismo nannimorettiano B) ), ma, giusto per fare un altro nome, anche un altro (vecchio) utente di questo forum @Korg con i suoi Unmade Bed, oppure i Lips Against The Glass di @garrel @Cremo e del fratello di @jakkal... per non parlare di tutto il sottobosco alternativo che c'è in Sardegna tra WAS, Lilies On Mars, Diverting Duo, giusto per fare alcuni nomi di amici. 

P.S. ci sarebbe da fare pure un discorso su Maneskin e Verdena,  ma il post diventerebbe troppo lungo...

Trovo il tuo discorso assolutamente interessantissimo, ma che il panorama italiano sia stantio e fermo è un dato di fatto, ma se ci pensi lo è sempre stato.

Anche quando negli anni 90 da noi spopolavano Afterhours, Subsonica e Marilena Kuntz tra il 97 ed i primi anni 2000 m, non erano altro che sonorità che provenivano dall’estero, Smashing Pumpkins, Sonic Youth, Chemical Brothers, lo dice uno che ci è cresciuto con questi gruppi. Discorso a parte ovviamente i CSI che avevano un impronta fortemente italiana.

È vero che IRA è probabilmente fuori tempo massimo come sonorità, e che un personaggio colme Incani è considerato un fenomeno perché non c’è molta concorrenza qualitativa, ma questo non toglie nulla al valore dll’opera in sè, e lo streaming non c’entra nulla, lui non fa presa su gente che ascolta dalla mattina alla sera Spotify, piuttosto mette su il CD…è lo stesso pubblico dei Radiohead se vogliamo.

Negli ultimi anni c’è stato un investimento su nomi nuovi del panorama italiano, i già citati Colapesce e a Dimartino sono delle buone penne, perse nel mainstream, ma hanno un loro talento, Levante è un altro esempio di buona scrittura, così come il successo raggiunto da Diodato. Sono esempio comunque di cantautore dignitoso per quanto mi riguarda.

 

 

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L'Italia è artisticamente provincia almeno dal '700, non c'è nulla di cui stupirsi. Ciò non toglie che possa produrre vette di rara intensità come nel caso di Battisti o dei cantautori degli anni '70 che nulla avevano da invidiare ai colleghi americani.

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1 hour ago, echoes said:

Nemmeno i Radiohead erano rivoluzionari rileggendo esperienze di intelligent techno dei primi anni '90. 

Chiaro che, come dice Scaruffi, Kid A è "muzak per quelli che si sono persi la storia del rock" :

https://www.scaruffi.com/vol6/radiohea.html#kid

... però bisogna tenere conto del contesto: i Radiohead nel 2000 erano un gruppo mainstream che aveva prodotto nel 1993 un singolone di livello planetario (Creep) e nel 1997 un album di livello planetario (Ok Computer) con video che passavano su MTV e poi tirano fuori un disco "senza chitarre" (per l'epoca senza chitarre) come Kid A.

1 hour ago, echoes said:

in più per me l'essere rivoluzionari non è un parametro qualitativo così come non lo è il numero di ascolti su Spotify (che non è un parametro tout court perché magari il pubblico di Incani preferisce usare il vinile ad esempio).

Insomma continuiamo a parlare di parametri quantitativi e non qualitativi. Mi interessano di più le sensazioni, il coraggio, la capacità di fare arte senza compromessi e in questo Incani è un campione del mondo in questo periodo storico che dà piste su piste agli altri italiani e alla maggior parte della scena internazionali compresi nomi ben più grossi. 

Van Gogh era Van Gogh anche quando non se lo cagava nessuno. Conta solo l'opera, il resto è sovrastruttura.

E' indubbio, ma quello che sostengo io è che le sensazioni, il coraggio, la capacità di fare arte senza compromessi, ce l'hanno migliaia e migliaia di altri musicisti italiani e internazionali che non conosciamo semplicemente perché sono rimasti fermi al loro "stadio Adharma", cioè lo stadio-bruco della farfalla Iosonouncane, per dirla con la tua metafora lo stadio-Van Gogh.

Io Jacopo Incani lo conosco da quando avevamo tipo 16-17 anni. C'ero quando gli Adharma di Risvegli venivano ignorati da tutti, compresi i Verdena che con la Jestrai avevano prodotto il disco e non organizzarono nemmeno un tour di supporto, facendo fallire il progetto e il contratto con l'etichetta:

Io c'ero ai tempi di Mano Ai Pulsanti, registrato nel 2006 e pubblicato postumo nel 2011, quando ormai gli Adharma non esistevano più e c'era Iosonouncane solo sotto contratto con la Trovarobato che aveva appena pubblicato La Macarena Su Roma: 

https://trovarobato.bandcamp.com/album/mano-ai-pulsanti

Io c'ero quando usciva Die e @TomThom apriva questo stesso topic a mo' di presa per culo di quello che era considerato probabilmente uno zimbello amico di Lacatus.

Insomma, io c'ero quando Iosonouncane era Iosonounbruco o IosonoVanGogh. Ora ci ritroviamo qui a cantare gli osanna, gli alleluia, i magnificat per Ira, ma voi prima dove eravate? 

Non voglio togliere nulla a Iosonouncane, ma credo che Ira per come è stato concepito, non è un oggetto di valenza puramente estetica ma ha anche un risvolto, per così dire, etico. Ira dice questo: gli ascoltatori in streaming si sono fermati a Hiver. E' un dato oggettivo che dev'essere messo in conto, perché Jacopo Incani ha cercato volutamente questo effetto straniante, non è un effetto accessorio, ma fa parte dell'opera tanto quanto una provocazione dadà, situazionista o futurista e quindi deve essere giudicato come parte dell'opera.

Io comunque penso sempre che sia molto più apprezzabile chi riesce a coniugare popolarità e estetica come hanno fatto in Italia i vari Battiato, Battisti, rispetto a chi cerca invece la nicchia e l'élite, in quanto ritengo la musica una forma di comunicazione e non un oggetto squisitamente estetico.

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Non comprendo molto la natura di questa polemica francamente: "gli ascoltatori in streaming si sono fermati a Hiver". E sti cazzi? :D

Non penso neanche faccia parte dell'opera, molto più semplicemente non è un disco da streaming e menomale aggiungo io.

 

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Just now, echoes said:

Non comprendo molto la natura di questa polemica francamente: "gli ascoltatori in streaming si sono fermati a Hiver". E sti cazzi? :D

Io ho provato ad argomentare più e più volte; se non ci siamo capiti vuol dire che stiamo ragionando proprio su due piani diversi.

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34 minutes ago, Lacatus said:

Io ho provato ad argomentare più e più volte; se non ci siamo capiti vuol dire che stiamo ragionando proprio su due piani diversi.

Non dico che non argomenti ma continuo a non capire quale sia il punto focale del discorso.

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4 hours ago, echoes said:

L'Italia è artisticamente provincia almeno dal '700, non c'è nulla di cui stupirsi. Ciò non toglie che possa produrre vette di rara intensità come nel caso di Battisti o dei cantautori degli anni '70 che nulla avevano da invidiare ai colleghi americani.

Oddio mica tanto, basta citare il celebre episodio della tourneé di Mozart in Italia che sicuramente tutti qui conoscerete. 

Certo, io sono il primo che schifa l'opera e preferisce di gran lunga il sinfonismo degli tedeschi, ma questo è un giudizio che prescinde dall'effettivo prestigio che l'Italia rivestiva in quel periodo in ambito musicale. 

 

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2 hours ago, Lacatus said:

 

Io comunque penso sempre che sia molto più apprezzabile chi riesce a coniugare popolarità e estetica come hanno fatto in Italia i vari Battiato, Battisti, rispetto a chi cerca invece la nicchia e l'élite, in quanto ritengo la musica una forma di comunicazione e non un oggetto squisitamente estetico.

Io t’ho capito e condivido. Che poi è il motivo per cui “di la” dicevo che spero nn ci sarà mai un disco di masturbazioni mentali tipo Gawpers. 
Il fatto che l’Italia sia sempre indietro di 20 anni musicalmente e’ invece il motivo per cui praticamente musica italiana non ne ascolto.

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