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Iosonouncane


TomThom

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21 hours ago, Lacatus said:

 

D'altro canto però dobbiamo fare ammenda pure noi che cominciamo ad essere demodé e forse siamo attaccati a un tipo di musica che ormai è superata. Forse ci sono dei geni che noi ignoriamo solo perché fanno un genere che non siamo in grado di decifrare, esattamente come i tanti che non riescono a decifrare Ira perché non hanno le coordinate per capire che la seconda parte di Fleuve riprende un idea dei Radiohad o che Ashes cita Robert Wyatt (eccetera...)

Quindi se Ira è passato quasi inosservato è un po' colpa del "pubblico di merda" italiano e di "mandiamoli in pensione i direttori artistici", ma anche un po' colpa nostra (mia, tua e di Incani) che cominciamo ad essere demodé.

 

Ah si, questo può essere benissimo. Ma questa è una cosa assolutamente normale nell'ambito dell'evoluzione continua della percezione popolare della musica. Non mi preoccupa, nè mi fa abbaiare alla luna ;) 

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3 hours ago, modifiedbear said:

Qui si va dritti al punto.
IRA son 20 anni che ci piace, perché l'avevamo già ascoltato e ci era già piaciuto.
"Capolavoro" spetterebbe a chi, pescando a piene mani da sacchi di farina altrui (la storia del mondo e dell'arte di questo è fatta) si appropria dei codici presi in prestito per provocare una farina nuova. Un collage non è sufficiente.
Hai ragione: vivisezioniamo e capiamo, numeri e "click" a parte.

:pollice:

E allora vivisezioniamo: seguendo il tuo discorso, io avrei gridato al miracolo se il "saccheggio" dei Radiohead, si fosse tradotto in una scrittura italiana (per fare un esempio i Marlene Kuntz hanno saccheggiato a piene mani dai Sonic Youth e dai Bad Seeds, ma hanno forgiato il materiale nella lingua italiana, e questo lo considero un valore aggiunto).

Invece la mia esultanza per Ira rimane contenuta (mentre su Die non ho riserve, è un disco che amo senza ritegno).

Alla fine ritengo che con questa operazione (saccheggio + multilingua) Incani si sia sabotato due volte: in Italia perché ha portato una musica "nuova" senza però italianizzarla nella lingua, all'estero perché ha portato un linguaggio "nuovo" su stilemi musicali vecchi di 20 anni. Sono d'accordissimo quando dici che Ira sono 20 anni che ci piace: questi giorni tra l'altro ho ripreso finalmente ad ascoltarlo e scorre che è una meraviglia :music: ma è come ascoltare un disco che ho consumato completamente e già mi è un po' venuto a noia, anche se non lo ascoltavo da esattamente 9 mesi, quindi qualcosa che non funziona c'è (e ho provato a spiegarla).

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2 hours ago, The_Tourist said:

È solo la lingua italiana a fare di Incani un talento italiano?

Cesare Basile è gradualmente passato dal cantare in italiano al cantare in siciliano, questo me lo fa sentire meno affine? per nulla.

Creuza de mä è cantato per intero in genovese, ma anche qui lo sento come un disco italiano(*).

 

(*) Personalmente Creuza de mä dovrebbe essere patrimonio dell'umanità.

Finché non riuscirà a esprimersi in maniera artistica in un altra lingua sì.

Per ora, in Ira abbiamo sentito solo della fonetica: non è linguaggio, non è poesia, sono suoni. Infatti secondo me Ira avrebbe potuto essere benissimo un disco strumentale. 

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1 hour ago, Wanderer said:

Ma il fatto che Incani non canti in italiano - o non possa farlo in futuro, e non è detto - nulla cambia sul fatto che qualcuno possa considerare il disco - quel disco - miracoloso. Al massimo potrebbe essere un'appendice sul suo futuro. Anzi! Se qualcuno pensa che questo esperimento filologico sia un plus per il disco - quel disco - lo dice e lo sottolinea.

Certo, se ne poteva discutere di più.

 

Poi personalmente non è che sento Incani meno vicino a me perchè canta in una neolingua. 

Anzi, proprio il atto che è una neolingua, lo rende di tutti e di nessuno: e sta cosa che un francese come un cinese può avere le stesse sensazioni mie, senza filtri di linguaggio, se ci pensi è una cosa interessante.

 

Non esageriamo, sia nel nel considerare IRA mera derivazione, sia nel considerare i Radiohead il centro dell'universo di ogni album venuto dopo di loro.

Voglio bene ai Radiohead, ma sinceramente sta cosa che senza di loro il pianeta non esiste può anche essere un po' messa da parte, almeno dopo 20 anni. 

 - che poi io di Kid A ci sento poco.  

Te la metto così: se fossi straniero non avrei alcun interesse ad ascoltare Ira: con tutta la musica che c'è in giro me ne fregherei di Iosonouncane come se ne sono fregati gli italiani fino a Stormi; viceversa da italiano apprezzo il lavoro musicale, ma rimango deluso dal fatto che il miglior autore di testi della sua generazione si sia ridotto a cantare parole in libertà prese da 4 o 5 lingue, proprio in un disco così bello e curato nelle musiche.

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5 hours ago, pandroid said:

Aggiungo: la grossa differenza tra l'ieri (ieri = dai primi anni '50 a inizio anni '00, è un processo graduale che inizia lì e ci mette un decennio a finire) c'era un bottleneck decisivo tra la produzione e la distribuzione, e questo bottleneck era gestito interamente dalle etichette discografiche, che agivano come un monopsonio: decidiamo la domanda e decidiamo pure l'offerta; decidiamo noi chi produrre, decidiamo noi dove e come pubblicizzarlo, dove e come farti suonare dal vivo. Anche ignorando il fatto che la produzione era molto più complicata di oggi, nel senso che ti servivano fisicamente più persone che suonavano più strumenti* per produrre la tua musica, mentre adesso puoi fare tutto letteralmente da solo, questo bottleneck è saltato completamente con internet. Oggi non hai più bisogno di un intermediario perché la tua musica venga prodotta e successivamente messa in distribuzione, l'intermediario al più ti serve per pubblicizzarla il più possibile.

Già ne discutemmo su hookii, ma ribadisco che concordo con te.

In particolare, la parte in grassetto ti dice quello che tutti cercano con le etichette. Ed è, in effetti, l'unica cosa, l'unica leva che oggi hanno le etichette. Si può fare molto bene - magari non a livelli professionali, ma decenti si. Sopratutto oggi che il lo-fi è stato ampiamente sdoganato - quasi tutto in casa, ma oggi, con tutto il marasma di roba, se vuoi uscire devi trovare qualcuno che ti "elevi" rispetto al maelstrom di roba che c'è nell'internet. Ma le etichette sono in perdita costante da anni, e di rischiare non hanno nessuna voglia. Questo non significa che non ci siano artisti bravissimi che finiscono sotto contratto non per una major ma neanche per l'ultima etichetta degli stronzi - tipo la Trovarobato, appunto -, però appunto l'offerta è cosi aumentata che sta diventando quasi impossibile fare selezione. 

5 hours ago, pandroid said:

Questo per dire che non deve stupire che Battiato venisse prodotto dalla Ricordi nel 1976 per fare collages e musica concreta (M.elle Le Gladiator e Battiato), mentre adesso una roba del genere è semiimpensabile, era normale per le etichette discografiche buttare soldi a babbo morto per qualsiasi cosa, tanto il loro modello di business tirava avanti comunque con gli artisti popolari, e diversificare pubblicando materiale in odore di avanguardia era visto di buon occhio dal pubblico e sopratutto dalla critica (e sappiamo chi ringraziare per questo, esatto, quei quattro cialtroni di Liverpool).

Certo, ma nella sa "follia" quel metodo economico permetteva di far arrivare anche ad una percentuale più importante di persone anche robe di nicchia. Sopratutto se a patrocinare quella roba era un nome di grido dell'etichetta o addirittura direttamente lui stesso. Questo non significa che negli anni '70 a casa Rossi si sentiva "Clic" - più facile che si sentisse più roba Sanremese, ma credo ci fosse una possibilità in più. Poi oh, io sono convinto che tanti dischi dell'epoca sono stati riscoperti decenni dopo...

5 hours ago, pandroid said:

 

In più c'è anche una questione di ordini di grandezza: se nel 1970 potevo pubblicare X e far sentire al pubblico X autori, nel mondo de-intermediarizzato del 2022 questo X lo devi moltiplicare per 1000. Auguri ad ascoltare tutto.

 

Assolutamente impossibile. Ma la critica deve provare a farlo, ma per stare dietro a questa fiumana di uscite - che peraltro in certi generi nicchhiosi non sono più solo angloamericanocentriche -, ad ascoltatori appassionati sempre più famelici e che pare - piccola polemica, ma anche io ci sono di mezzo - che se non esce un album da ascoltare ogni settimana si sentono male, a generi, sottogeneri, ecc, o si specializza (da qui la pletora di siti internet che parlano di musica), però cosi disperdendo ancora di più gli appassionati, o deve fare una cernita in base al prestigio. Arrivando cosi al fenomeno che la critica non "scopre" più, ma si "limita" al suo secondo lavoro, quello notarile di certificare. Ruolo che peraltro deve fare con una fretta spasmodica, perche deve correre dietro alle uscite. Ma se non ci sono più gli scout delle etichette, se la musica è troppa, se il mondo è fottutamente grande, se l'incubatore non esiste più, e se nemmeno la critica può assumersi dei rischi - e più diventa grande un sito di recensioni, meno può farlo, vedi Pitchfork, che ormai non è un sito musicale, ma un'agenda politica -, chi può farlo?

Hai voglia cosi a creare degli ascolti generazionali. Ad oggi è inutile, perchè le grandi narrazioni non esistono più. Non esistono più ideologicamente, politicamente, figurati nell'arte che, da sempre - ma qui @Gasba @echoes e @Lacatus che di ste robe un po' ne sanno, non sono dei meri azzeccagarbugli come me possono dire di più - è specchio di ciò che la circonda, a volte anche anticipando tendenze li li ad esplodere nel sociale - quando ascolto "La Sagra della primavera" penso che Stravinskij avesse non solo capito il mondo attorno a lui, ma predetto la guerra. Oltre ad aver iniziato l 900 musicale!

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6 minutes ago, Lacatus said:

...rimango deluso dal fatto che il miglior autore di testi della sua generazione si sia ridotto a cantare parole in libertà prese da 4 o 5 lingue, proprio in un disco così bello e curato nelle musiche.

Ma non sono parole in libertà, c'è un gran lavoro dietro e se uno si mette a codificare trova dei gran passaggi anche a livello di immagini e visioni. Rimane chiaro, però, che sia un lavoro troppo stancante da fare.

Il fatto è che su questo versante sono parzialmente d'accordo con te, come ho già scritto: parte del fascino del disco risiede sicuramente anche nella sua metalingua, nel suo essere fluviale e poco recintabile, ma non possiamo non essere certi completamente di che cosa sarebbe potuto "diventare da grande" se avesse avuto dei testi totalmente comprensibili e capaci di colorare ulteriormente il quadro.

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7 minutes ago, Lacatus said:

Te la metto così: se fossi straniero non avrei alcun interesse ad ascoltare Ira: con tutta la musica che c'è in giro me ne fregherei di Iosonouncane come se ne sono fregati gli italiani fino a Stormi; viceversa da italiano apprezzo il lavoro musicale, ma rimango deluso dal fatto che il miglior autore di testi della sua generazione si sia ridotto a cantare parole in libertà prese da 4 o 5 lingue, proprio in un disco così bello e curato nelle musiche.

Si, ti posso capire. Questo dipende anche dal fatto che l'Italia è provincia dell'impero discografico. Quindi, fuori dall'Italia, o IRA ti capita sotto l'orecchio - ne leggi in giro, ecc - o non lo ascolti, esattamente come io non conosco la scena nazionale spagnola, o greca, ma neanche francese, se ci pensi.  Qualcosa ne conosco, ma si tratta magari di dischi folk che per loro stessa natura sono radicati nel paese da cui provengono. Pensa all'ultimo disco non anglofono (eccetto l'Italia, ovvio) che hai sentito: io sinceramente devo pensarci 

Credo però che per noi appassionati dovrebbe essere comunque interessante vedere un artista che "usa" - brutto termine, ma passamelo - il suo successo per fare qualcosa di molto personale. 

Però considera pure che se canta in Italiano...molti non lo ascolterebbero proprio perche canta in Italiano :D

C'è un motivo se molte band cantano in inglese

O fanno jazz ahaha

 

ps. Secondo me non sono parole in libertà, se ti spulci i testi...

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12 minutes ago, Lacatus said:

Te la metto così: se fossi straniero non avrei alcun interesse ad ascoltare Ira: con tutta la musica che c'è in giro me ne fregherei di Iosonouncane come se ne sono fregati gli italiani fino a Stormi; viceversa da italiano apprezzo il lavoro musicale, ma rimango deluso dal fatto che il miglior autore di testi della sua generazione si sia ridotto a cantare parole in libertà prese da 4 o 5 lingue, proprio in un disco così bello e curato nelle musiche.

Scusa ma dissento, la scelta linguistica di IRA è sempre stata pensata e realizzata così come l'abbiamo ascoltata. Parole di Incani, non mie.

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7 minutes ago, TomThom said:

Ma non sono parole in libertà, c'è un gran lavoro dietro e se uno si mette a codificare trova dei gran passaggi anche a livello di immagini e visioni. Resta il fatto, però, che sia un lavoro troppo stancante da fare.

Il fatto è che su questo versante sono parzialmente d'accordo con te, come ho già scritto: parte del fascino del disco risiede sicuramente anche nella sua metalingua, nel suo essere fluviale e poco recintabile, ma non possiamo non essere certi completamente di che cosa sarebbe potuto "diventare da grande" se avesse avuto dei testi totalmente comprensibili e capaci di colorare ulteriormente il quadro.

Just now, The_Tourist said:

Scusa ma dissento, la scelta linguistica di IRA è sempre stata pensata e realizzata così come l'abbiamo ascoltata. Parole di Incani, non mie.

Non mi interessa in che lingua è cantato Ira (potrebbe essere anche un disco strumentale), mi interessa in che lingua NON è cantato Ira, che è la lingua utilizzata dal suo autore fino a Die, che era fino a prova contraria il miglior autore in lingua italiana di quella generazione.

Mi rode che proprio nel momento in cui fa un ulteriore salto di qualità a livello musicale (per il livello della musica in Italia) decide di voltare le spalle all'Italia smettendo di utilizzare la lingua italiana, che peraltro, utilizzava magistralmente. E se adesso voglio sentire qualcuno che scrive bene in lingua italiana devo tornare indietro di una generazione, ai Godano, ai Bianconi, ecc... 

E la cosa più grave è che nessuno degli "addetti alla cultura" ha sollevato questa questione quando ha scritto/parlato di Ira. Forse perché per loro esistono autori della generazione nata negli anni '80 dello stesso rilievo di Jacopo Incani. A questo punto è lecito pensare che credano che Tommaso Paradiso o Calcutta siano grandi autori di testi.

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1 minute ago, Lacatus said:

Non mi interessa in che lingua è cantato Ira (potrebbe essere anche un disco strumentale), mi interessa in che lingua NON è cantato Ira, che è la lingua utilizzata dal suo autore fino a Die, che era fino a prova contraria il miglior autore in lingua italiana di quella generazione.

Mi rode che proprio nel momento in cui fa un ulteriore salto di qualità a livello musicale (per il livello della musica in Italia) decide di voltare le spalle all'Italia smettendo di utilizzare la lingua italiana, che peraltro, utilizzava magistralmente. E se adesso voglio sentire qualcuno che scrive bene in lingua italiana devo tornare indietro di una generazione, ai Godano, ai Bianconi, ecc... 

Scusa ma qui ormai è una questione di gusti e aspettative. Tu ti aspettavi un disco in italiano, perché era quello che volevi e per carità liberissimo di volere qualunque cosa, però c'è anche la libertà artistica di Incani di fare il cazzo che gli pare senza curarsi delle aspettative altrui (qualcuno ha detto Kid A?).

 

4 minutes ago, Lacatus said:

A questo punto è lecito pensare che credano che Tommaso Paradiso o Calcutta siano grandi autori di testi.

Vuoi che muoro?

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5 minutes ago, Lacatus said:

E la cosa più grave è che nessuno degli "addetti alla cultura" ha sollevato questa questione quando ha scritto/parlato di Ira. Forse perché per loro esistono autori della generazione nata negli anni '80 dello stesso rilievo di Jacopo Incani. A questo punto è lecito pensare che credano che Tommaso Paradiso o Calcutta siano grandi autori di testi.

Questa è una cosa che hai ripetuto molto e che non capisco, limite mio. Maperché si sarebbe dovuta aprire una questione? Perché mi sembra ti stia molto a cuore la cosa e che in questo i recensori di IRA abbiano una grave colpa da scontare.

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23 minutes ago, The_Tourist said:

Comunque di una cosa mi stupisco: del fatto che in questo topic si parli di Incani quasi al passato, come se dopo questo disco non farà più nulla, o peggio, sia un disco uscito postumo. 😂

ahahaha spero che Jacopo si tocchi gli zebedei :D 

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33 minutes ago, The_Tourist said:

Questa è una cosa che hai ripetuto molto e che non capisco, limite mio. Maperché si sarebbe dovuta aprire una questione? Perché mi sembra ti stia molto a cuore la cosa e che in questo i recensori di IRA abbiano una grave colpa da scontare.

Praticamente è come se non l'avessero mai recensito. Fai un pò te... 

"CAPOLAVORO" e poi tutti a cantare Musica Leggerissima. 

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boh...forse troppe pippe mentali per nulla: cioè a me che piace molto e lo considero un capolavoro (nel genere) non è che mi vien voglia di ascoltarlo tutti i santi giorni e in tutte le situazioni, possiamo dire serenamente che pur essendo un discone non è molto fruibile e inevitabilmente il numero degli ascolti non potrà mai raggiungere quelli di altri album...

con le dovute differenze e distanze:  KID A-AMNESIAC hanno dei "singoli", anche radiofonici (ricordo Idioteque-Optimistic e Knives out spesso in radio) hanno delle melodie, le puoi cantare e alla fine quello conta anche, non solo la musica, il sound ecc...

cazzo canti con IRA?? 

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43 minutes ago, myxo said:

con le dovute differenze e distanze:  KID A-AMNESIAC hanno dei "singoli", anche radiofonici (ricordo Idioteque-Optimistic e Knives out spesso in radio) hanno delle melodie, le puoi cantare e alla fine quello conta anche, non solo la musica, il sound ecc...

cazzo canti con IRA?? 

Verissimo. Infatti non parlo di plagi (giammai!), ma ci sono numerosissime idee di Kid Amnesia che sono state trasferite chirurgicamente dentro Ira. Mi viene in mente per esempio quando in Fleuve rimane da solo quel kick, che è paro paro alla canzone Kid A quando si interrompe la parte di basso e parte appunto un pattern di kick coi sintetizzatori che sfumano piano piano come una nevicata e poi Thom canta "the rats and the children follow me out of town". Sempre Kid A canzone, torna in Pétrole (anche in altri brani, ma soprattutto in Pétrole) dove l'effetto alla voce è praticamente identico a quello della canzone dei Radiohead. Poi ci sono un po' di pezzi con sintetizzatori che suonano melodie orientaleggianti su parti percussive simil-tribali e non può non venirti in mente Dollars And Cents... eccetera... l' elenco sarebbe lunghissimo. Qualcuno degli "addetti alla cultura" che ha parlato di CAPOLAVORO dovrebbe prendersi la briga di stilarlo, ma mi pare che pure loro, come il "pubblico di merda", conoscono solo i fenomeni di Bomba Dischi con le loro canzoni da cantarae a squarciagola "IO SENTO IL CUORE A MILLE!"

Ecco come ci siamo ridotti in Italia: un artista di calibro di Jacopo Incani, prima ignorato per almeno un decennio, poi finalmente riconosciuto grazie a Die e infine costretto all'esilio per non venire inghiottito nel gorgo dalla scena "indie" italiana. 

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42 minutes ago, OKPC_82 said:

Ma tipo un’apparizione al concertone del Primo Maggio per alzare un po’ il livello?

È svendersi troppo?

22 minutes ago, Wanderer said:

No, perchè? Secondo me sarebbe bello lo facesse.

16 minutes ago, OKPC_82 said:

Considerando che a detta di tutta la critica il miglior disco italiano del 2021 e del 2022 è il suo, mi sembra il minimo quantomeno invitarlo…

Condivido.

Il problema è che ho l'impressione si sia proprio consumato un divorzio tra Iosonouncane e la scena musicale italiana alternativa, per cui nessuna delle parti (organizzatori del 1 Maggio - Iosonouncane) avrebbe intenzione di venire incontro all'altra. Incomunicabilità totale.

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On 4/13/2022 at 3:37 PM, Lacatus said:

"CAPOLAVORO" e poi tutti a cantare Musica Leggerissima. 

Non darei troppo retta a questa gentaglia, Lac. L’ho sempre detto: la critica moderna ha fatto alla musica quel che il porno ha fatto alla fantasia sessuale. I ciritici sono strani voyeur, che stanno lì tutto il tempo a farsi le seghe con la pretesa che io trovi interessante il resoconto di ciò che vedono.
Gentaccia perversa... meglio evitare.

On 4/13/2022 at 9:49 AM, Lacatus said:

chi ha gridato al miracolo nelle recensioni di Ira non si è accorto che musicalmente siamo quasi alla decalcomania dei momenti più belli di Kid A e Amnesiac? Non si è accorto che quei dischi sono usciti 20 anni fa e che in Italia per sentire qualcuno percorrere quei territori si è dovuto aspettare al 2021? 
 

On 4/13/2022 at 11:03 AM, modifiedbear said:

Qui si va dritti al punto.
IRA son 20 anni che ci piace, perché l'avevamo già ascoltato e ci era già piaciuto.
"Capolavoro" spetterebbe a chi, pescando a piene mani da sacchi di farina altrui (la storia del mondo e dell'arte di questo è fatta) si appropria dei codici presi in prestito per provocare una farina nuova. Un collage non è sufficiente.
Hai ragione: vivisezioniamo e capiamo, numeri e "click" a parte.

Ok, se il problema è terminologico va bene: IRA non è un capolavoro. Mi sta bene, figuriamoci. È un termine che uso con nonchalance visto che è ormai stra abusatissimo e ha perso ogni senso.
Però visto che siamo in mood vi rigiro la questione: allora neanche kid a e amnesiac sono capolavori.
Sono 5 ragazzi che, dopo un esordio mediocre ma fortunato, hanno ascoltato tonnellate di musica di gente avanti anni luce, e hanno saccheggiato a destra e a sinistra. Il risultato? Due album pop che sfoggiano una gran quantità di influenze colte, ma che risultano innovativi solo per chi non ha mai messo la testa fuori da mtv.
Perché la gente lo ascolta? Ad occhio e croce, penso, perché è musica meravigliosa, che provoca qualcosa di particolare e unico, che nessun altra musica, con quella specificità, è in grado di provocare. Un mix di ingredienti che ha dato vita a qualcosa che in un modo o nell’altro “funziona”. E kid A è al tempo stesso lansky, davis e aphex twin, senza essere effettivamente niente di questo. A prescindere da dove venga tutto ciò che c’è dentro, che sia pop sofisticato o sia roba tipo “famolo strano” solo per il gusto di farlo, ci sentiamo tranquillamente autorizzati a parlare di capolavoro.
Tra 100 anni, quando l’impatto innovativo sarà ormai storicizzato, se ascolteranno ancora kid A non è perché “wow, ai tempi è stato così innovativo”, ma perché continuerà a suscitare certe emozioni, certi specifici colori, che sono ascritti dal tempo, ed emozioneranno a profusione per sempre, come ora mi emoziona Frescobaldi.
Stesso valga per IRA: per me non è un calco dei succitati lavori, dirlo mi sembra pretestuoso. Sì, ci sono delle chiare influenze - come sono chiare le influenze dell’IDM su Kid A - ma non è la stessa roba ragazzi. Se poi ci mettiamo a vivisezionare ogni singolo pezzo, va bene, facciamolo, ma consapevoli che se dai a un uomo un martello vedrà solo chiodi. Se misuriamo IRA con l'unità di misura, cazzo ne so, dei Moderat, con la loro discografia, stai pur certo che tireremo fuori alcuni passaggi che ci somigliano, pur non essendo magari i Moderat degli effettivi riferimenti di IRA.
Sì, dentro ci sono i radiohead di 20 anni fa, questo è indubbio. Quindi? Dentro Kid A c’è roba di 30 anni prima.
Non dovremmo guardare il micro ma il macro, l’aura generale dell’opera. E a me pare proprio un altro tipo di ricerca, un altro tipo di intenzione, un altro tipo di coerenza interna, non possiamo prendere e buttare tutto in un unico calderone solo perché ci sono sonorità comuni. E infatti anche la critica è impantanata in questa melma e non ne usciranno mai, sempre con l’ansia di dover trovare una pietra di paragone per dare una definizione che, alla fine della fiera, possiamo sbatterci sul pipino.

Concordo con te @modifiedbear quando dici che IRA ci piace da 20 anni, ma io do un'accezione positiva alla cosa: quell'album che avevi sulla punta della lingua ma nessuno ancora aveva detto, e ora si è realizzato. Come se l'avessi aspettato da sempre, e ora so dove trovarlo.

Io ho ascoltato tante cose simili ad IRA, è vero, ma mai niente come IRA. Non capisco i discorsi tipo “se cerco le scale arabe ascolto i pink floyd” come se un unico elemento comune li rendesse interscambiabili. È come dire non leggo Poe perché se voglio angosciarmi vado su Baudelaire... Ma Baudelaire non è Poe, come IRA non è Kid A. Fanno parte della stessa grande famiglia, ma hanno da offrire cose ben diverse.
A me l'influenza più immediata sembra essere proprio DIE: IRA è una specie di estremizzazione di alcune intuizioni di brani come Tanca, una naturale evoluzione (al nero).
Non penso sia un album che voglia colpire per la sua innovatività. Non vuole rivoluzionare niente, vuole solo dire (o disdire) qualcosa.
Accentrare le questione sull’innovazione rischia di farci perdere questo qualcosa. Tutto ciò che riguarda l’innovazione di massa è necessariamente legato alle mode; tutto ciò che riguarda lo spirito è invece eterno, e non sarà mai “demodé”. IRA sta più da queste parti.

A me la proposta di Incani ha convinto pienamente, era a un passo dall'esagerare ma è riuscito a fermarsi in quel punto in cui è difficilissimo fermarsi, a un passo dal patatrac. Un tendere verso il nulla, una voglia di nulla che si traduce nel massimo della pienezza, della saturazione. Un muro di suono dentro il quale nascondersi, a protezione dal silenzio assoluto.

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