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L'ora del jazz


Lacatus

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Mentre sto ancora attendendo, in campo "rock" un disco che dia una svolta a questo 2012, in campo Jazz ci sono già stae tre uscite davvero degne di nota, sebbene non le abbia ancora ascoltate tutte per bene

Robert Glasper Experiment, che sembra una bella sopresa; questo suo "Black Radio" fonde pianismo jazz a ritmi chillout e voci rap. Sembra il classico minestrone downtempo anni 90, ma qualcosa di più sembra esserci. Album comunque che stà riscuotendo un bel successo in USA.

Vijay Iver Trio, Accelerando: prova assolutamente convincete per il trio di questi giovane pianista di orgine indiana. Composizioni tese e interplay particolarissimo, sono le prime note che mi vengono in mente sentendolo. Merita una ascolto approfondito, perchè le soluzioni sembrano ad un ascolto cursorio, fresche e originali e la band sembra ben coesa. Anche qui troviamo qualche recupero dal mondo pop e elettronico: riarrangiamenti per Human Nature di Micheal Jackson (ma non è una novità dato che già Miles la suonava con la sua band a fine anni 80) e Mhhhhh di Flying Lotus. Spero di avere presto il tempo per ascoltarlo come si deve.

Brad Mehldau: Dopo ben 7 anni Mehldau ritorna al suo formato "canonico" di piano trio, dopo aver disseminato esperimenti in giro negli anni(orchestra/duo di piano ecc) e mi viene da dire: ottima scelta. Senza nulla togliere alla creatività del pianista americano, sentirlo con il trio è sempre un piacere enorme. Quando poi hai Larry Grenadier al contrabbasso e il funambolico Jeff Ballard dietro le pelli tutto diventa più semplice e ormai si aspettava con ansia una loro nuova prova in studio dopo i tantissimi concerti nel corso degli anni. Che dire se non che, pur da un ascolto parziale, il lavoro di Mehldau sembra sempre più convincente e straordinario. Capcità melodica fine e sempre in bella presenza (è il suo primo disco composto da suoi pezzi originali interamente) e gusto improvvisativo straordinario, appunto. Ma l'interplay non manca e i compagni del pianista sanno condurlo al meglio in territori sonoro dall'ampio respiro. Fantastico Ballard alla batteria, perfetto contrappunto del pianismo di Mehldau.

Anche qui, voglio avere altri momenti per ascoltarlo bene

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Una piccola analisi sulla discografia di Coltrane ...

(la divido in parti sennò e da incubo)

Premetto: per me l'ascolto della musica di Coltrane è una delle cose più intense che possano capitare. Al di là del mero aspetto tecnico, aspetto sul quale Coltrane comunque profuse enorme impegno, quello che colpisce della sua musica è la capacità di comunicare esattamente quello che sta suonando in modo spaventosamente lucido. Con Coltrane non esiste la differenza tra sax e sassofonista: lui è il suo sax, c'è poco da fare e la sua persona è veramente quello che suona. Porta ai massimi livelli il concetto emotivo dell'improvvisazione, ovvero che in quel momento li e solo in quel momento li sei cosi e lo comunichi. Per questo la sua musica ha una portata emotiva cosi importante perchè si riesce a sentire (e senza troppo sforzo) che in quelle note c'è lui e tutto se stesso. Ed essendo Trane una persona estremamente profonda, tutto ciò porta a risultati sorprendenti. Per questo molta della sua musica sembra quasi terapeutica. Pensa, per fare un esempio, che tutti i jazzisti che lo conobbero dicevano sempre che Trane era ossessionato dalla musica e dal processo creatvo: non riusciva a non suonare nemmeno per un minuto. Durante i concerti, finito il suo assolo, se ne stava nel bagno del locale a provare e riprovare scale e accordi. E quando suonava sembrava un tutt'tuno con la sua musica.

Tutto questo sembrerà elogiativo in maniera esagerata, ma è essenziale capire l'uomo per capire la sua musica.

Primo periodo: lavori come sideman e incontro con Miles Davis e Thelonius Monk

Il primo periodo di lavoro di Coltrane è quello meno celebrato da un certo punto di vista. E forse a ben donde, dato che lo stesso Trane ebbe a dire, degli iizi di carriera: "Stavo nell'oscurità perchè suonavo quello che gli altri volevano che suonassi, senza aggiungere qualcosa di mio". Lavorò prima a Philadelphia con varie orchestre jazz tra cui quella di Dizzy Gillespie. Poi si trasferi a New York (dove all'epoca impazzavno i boppers) e comiinciò a repsirare l'aria della capitale del jazz. Tanti ingaggi salutari in questo periodo, ma il vero Trane non era ancora venuto fuori. Aveva già una eccellente padronanza dello strumento ma gli mancava una voce propria.

La svolta in un certo senso arrivò quando incontrò Miles Davis. Miles in quel periodo era una stella e suonare con lui voleva dire due cose: una certa stabilità lavorativa e ottimi guadagni. Per un periodo breve Trane affiancò Sonny Rollins (ovvero quello che poi sarebbe diventato L'ALTRO tenorsassofinista del jazz!) poi quando Rollins venne spedito in carcere per dei mesi, lo sostitui. La gente diceva a Miles che era una mossa sbagiata, ma come al solito Davis l'aveva vista molto lunga e si tenne Coltrane per un periodo.

Il primo periodo con Miles fu fruttifero a livello di visibillità per Coltrane ma la sua ossessione per la ricerca musicale non trovava sbocchi con Miles che, alle sue domande ripondeva sempre in modo netto e tagliente. Ma nonstante ciò Trane imparò moltissimo da Davis in questo suo primo incontro con lui.

Sarà in questo periodo che Trane "firmerà" una serie importante di dischi a nome Miles quelli del "primo grande quintetto" (con Philly Joe Jones, Red Garland, Miles, Trane stesso e Paul Chambers) ovvero "Steamin with Miles Davis", "Relaxing with M:D", "Cooking with MD" "Workin With Md". Lo stile è quello del bop, con la band in stato di grazia (se volete sentire un ò di suond jazz dei 50, eccoveli qui) ma Trane, pur costruendo assoli eccellenti, sembra ancora alla ricerca di altro.

Sarà l'incontro con Monk a dargli più soddisfazone. L'enigmatico pianista lo prese con sè per delle date e tra di loro nacque subito una relazione fortissima. Monk era l'esatto contrario di Miles: Coltrane chiedeva e chiedeva ce Monk rispondeva e spiegava svelandogli molti segreti di accordi, armonia, scale. Trane imparò moltissimo da Monk e lo citerà sempre come tra le sue figure di riferimento nell'ambito jazzistico.

Dopo l'ingaggio con Monk Trane tornerà con Davis e tornerà con un sound nuovo e maturo. Da questo secondo incontro con Miles nascono dei veri e propi capolavori come "Round About Midnight" con il quintetto, "Milestones" con l'aggiunta di Julian Adderley al sax alto e quel capolavoro della musica tutta che risponde al nome di Kind Of Blue sempre in sestesso ma con il giovane Bill Evans al pianoforte.

Proprio in concomitanza dell'inizio dell'interesse di Miles e Evans per la musica modale, inizierà l'iteresse di Trane per la stessa. Musica modale che lo interesserà molto nel futuro.

I tempi ormai erano maturi per formare un gruppo proprio, dopo l'esclation di Kind of Blue. Nonostate le diffidenze di Trane legae a motivi economici (nel gruppo di Miles si guadagnava bene...) la carrierà da leader era ormai avviata. Arriva Giant Step!

Ascolti del periodo: Kind Of Blue (Miles), Round Midnight (Miles), Milestones (Miles), Live at carnegie Hall (con Monk)

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Ragazzi voglio iniziare SERIAMENTE ad ascoltare Coltrane, per ora non mi sono mai spinto oltre le varie Summertime e Impressions.

Istruitemi! :ok:

Meditations è fondamentale.

Se non capisci Meditations, rinuncia ad ascoltare Coltrane maturo e fermati a A Love Supreme.

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Inizio carriera da leader: i dischi fondamentali per l'Atlantic

Uscito dal gruppo di Davis, Trane inizio a sondare il terreno per la formazione di un proprio gruppo. Si interessò fin da subito al pianista McCoy Tyner, ma quando gli propose un ingaggio, Tyner rifiutò per impegni con un orchestra. Lo stesso fece Elvin Jones. Scartate queste ipotesi (per ora) Coltrane si portò dietro Paul Chambers dal quintetto di Miles (uno dei più grandi cotrabbasisti ogni epoca), ingaggiò Tommy Flanagan al piano e Art Tayor alla batteria. Con questo quartetto entrò in sala di incisione per registrare Giant Steps, forte di un nuovo contratto discografico con l'Atlantic.

In questo periodo Trane era ossessionato dagli accordi e dalle loro concatenazioni. Studiava per ore e ore al pianoforte (da solo o in compagnia di Ornette Coleman). Studiava in maniera talmente cocentrata che se suonavi alla porta lui non rispondeva e stavi li ad aspettarlo per ore (successo a più di qualcuno)! In questo periodo provo tutta una seire di soluzioni armoniche e teniche che lo proposerò come certamente il tenorsassofonista più dotato della sua generazione. E' qui che nascono quello che i jazzisti chiamano "sheet of sounds" (gruppi di note suonati velocissimi e in sequenza) e i "Coltrane changes" o "accordi à la Giant Steps" ovvero cambi di accordi repentini e frequenti sui quali bisognava improvvisare.

Giant Steps è la seconda registrazione da leader di Trane (la prima fu l'ottimo lp Blue Train del 1957) ed è un "landmark" album se non altro per le innovazioni tecnche di strumento li affrontate. La titletrack soprende per i suo cambi di accordi repentini e velocissimi in cui si staglia un improvvisazione al fulmicotone di Coltrane, improvvisazione a cui nemmeno il pianista Flanagan riesce a stare appresso. E' un esplosione di suoni e di colori nuovi un biglietto da visità tra i più esuberanti del jazz (Giant stesp è visto ancora come banco di prova per l'improvvsazione di molti studenti jazz). Seguono l'ancora più incalzante Countdown, la cantabile Syeeda Song Flute (melodia suggeritagli dalla figlia!) e l'incantevole ballad Naima. Ma tutto il disco è un concetrato di innovazione purissima, che farà discutere. E' un disco un pò didattico se vogliamo (manca un pò quell'esplosione emotiva tipica dei sui lavori successivi) ma è troppo importante per non essere considerato. E poi basta solo la titletrack per consegnarlo alla storia.

Sempre del periodo Atlantic vi sono altre due registrazioni di notevolissimo spessore: My Favourite Things e Olè Coltrane. My Favourite Things" esce nel 1960 ed è la prima registrazione con Elvin Jones alla batteria (credo semplicemnte tra i 5 migliori batteristi di sempre, poi io ho un adorazione per lui) e McCoy Tyner (idem come sopra) al piano. Completa il quartetto l'ottimo Art Davis al contrabbasso. E' passato un anno ma la musica è totalmente cambiata: non più lavoro sugli accordi ma abbraccio completo della musica modale. Esempio perfetto è la titletrack: da semplice motivetto di musical, Trane sforna un improvvisazione al sax soprano (prima reigstrazione per lui con questo strumento) lunga e fluente, ispirata alla musica indiana di cui è sempre più appassionato. E' un valzer che assume toni meditativi e medioerientali, aconrato su pochissimi accordi di piano in cui si scatena libera la fantasia del quartetto in particolare del leade e di Tyner, autore di uno sprepitoso assolo di piano. Emergono i primi caratteri della musica di Trane: struttura modale, pochi accordi e basso continuo e "salmodiante", quasi una preghiera. L'assolo di Coltrane nel brano è, inutile dirlo, pazzesco.

Seguono la ballad di Cole Porter "Everytime We Say Goodbye" toccante e perfetta, la funambolica rivistazione di Summertime, trasformata da malinconica ballad ad un vero e proprio attacco ritmico veloce e diretto condotto magistralmente da Jones (pauroso lo stacco centrale di scambi con Art Davis). brano che diventerà un vero e proprio caso nella comunità jazz e la veloce But Not For Me. Un capolavoro. Punto.

Olè Coltrane è invece l'ultimo album per l'Atlantic, registrato quando già Trane aveva un accordo con la Impulse!, con Tyner, Jones, Art Davis, Freddie Hubbard e la prima collaborazione con Eric Dolphy. Il disco registrato in fettissima per adempiere agli oneri contrattuali prevede la funabolica Olè, 18 minuti di febbre spagnola in salsa modale, un pò sullo stesso tema di My Favourite Things ma qui il sostegno ritmico si fà più intenso e meno leggiadro, i soli (Trane sempre al soprano) si fanno più aspri, frutto anche forse dell'ensemble allargata. Un brano che è uno dei più celebri del sassofinsta americano e merita uno studio attento.

Seguono la ballad a firma Tyner Aisha, scritta per la moglie e il blues Dohmey Dance. In generale un disco da aver anche solo per la titletrack e per vedere i primi "scambi" musicali tra Coltrane e Dolphy, scambi che continueranno per le pubblicazioni successive, per l'etichetta Impulse!.

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Il periodo Impulse e la maturità pre svolta free

Scaduto il contratto con l'Atlantic e iniziato il periodo di contratto con la Impulse, Coltrane elabora un nuovo progetto. Vuole espandere il suo suono quindi ingaggia un orcehstra jazz e la fà condurre a Tyner e Dolphy. Le nuove composizioni di Trane si assestano sui canoni delle ultime reigstrazioni con l'Atlantic, con lunghi brani modali intervallati a blues e vecchi tradizionali recuperati. Caratteristica in più del disco è la presenza dell'esemble, che dona un tono aggressivo e scuro alla musica. In Africa Brass tre sono le composizoni: la lunga Africa, 19 minuti di tensione e improvvisazione al fulmicotone, sotto il tappetto sonoro srotolato dall'orchestra e uo dei massimi vertici epsressivi del nostro, il blues Blues minor e il tradizionale folk inglese Greenesleeves, suonato spesso in quartetto nei cocerti del periodo. Se la struttura del disco sembrerà molto simile ad olè è perchè fondametamentalmente dono stati registrati uno a a pochi giorni dall'altro, ma la musica è già diversa, propettata su sonorità più ampie e tese.

Punto di svolta sarà invece la pubblicazione dei dischi "Live At Village Vanguard" e "Impressions" che documntano le serata del 1,2,3,4,5 Novembre 1961 al Village Vanguard del quartetto (Jones/Tyner/Workman/Coltrane) più Eric Dolphy. La musica del quartetto è scintillante, spirituale, ricca e con un occhio a quello che sarà la usica di Trane del periodo. Le strtture modali danno vita ad improvvisazioni di fuoco tra Trane e Dolphy, con Elvin Jones che fa l'Elvin Jones ovvero suona come se avesse sei braccia, con un impeto ma al tempo sresso un controllo rimasti ineguagliati. L'affiatamento del quintetto in queste serate è qualcosa di ineguagliabile e solo l'ottusità dei critici poteva stroncare (cosa che fece e molto pesamentamente) un lavoro simile, reo di essere portatore di un Jazz "strano" e senza senso. In realtà la musica qui tocca vertici altissimi che ti consiglio di recuperare nel bellissimo box inegrale delle serate "The Complete Village Vanguard Recordigs". Un vero e proprio inno al jazz.

Se il risultato artistico fu tanto straordinario, cosi non fu il successo di pubblico e critica che stroncò senza pietà i soli torrenziali, le ricerche dissonanti e l'abolizione di accordi e armonie. Per cui la Impulse corse ai ripari e promosse Trane in tre dischi "canonici" in cui si poteva sentire l'animo più "convenzionale" e caldo del sassofonista. Tre dischi da contratto insomma. Ma i risultati sono comunque ottimi.

Il primo disco è registrato da quello che è definito il quartetto "classico", ovvero la formazione piccola tra le più famose del jazz: Coltrane al sax, Tyner al piano, Jimmy Garrison al contrbasso e Elvin Jones alla batteria. Il disco è "Ballads" ed è una raccolta di lenti, stadard della tradizione jazz. Il disco fu registrato in un giorno con il seguete metodo: lettura veloce degli accordi e poi via all'improvivsazione, senza nessuna seconda take. Il risultato è squisito e garbato, con il sax di Trane ormai a livelli di profondità di suono elaborato.

Seguono un disco del quartetto con Duke Ellington e uo con il cantante Johnny Hartman.

Tre lavori imposti ma condivisi dal sassofonista, che si dimostò entusiasta di poter lavorare con Ellington, una figura ispirativa per lui e per tantissimi altri jazzisti. Per questo "In a sentimental mood" va comunque recuperato e sentito.

Ma il lavoro di Coltrane non poteva fermarsi e giunge a sublimazione in quella coppia di lavori che lo consegneranno per sempre alla storia: "Crescent" e "A Love Supreme". Se il secondo è forse il disco jazz più celebrato di tutti i tempi, il primo passa un pò inosservato, ma è tra i 3 migliori dischi del sassofonista e del quartetto storico ed è un perfetto avvisaglio di quello che sarà A Love Supreme, intriso com'è anche Crescent di una spiritualità fortissima.

Crescent esce nel 1964 ed è una sorta di "pastorale" coltraniana, una raccolta di 5 pezzi a metà tra il contemplativo e il profetico; unica interruzione l'immancabile blues, ovvero Bessie Blues. Affiancato dal quartetto classico (Tyner/Jones/Garrison/Trane) Coltrane esplora ancora ogni limite possibile del suo strumento e della composizione per piccolo gruppo. Quello che colpisce di Crescent è il suo carattere meditativo e la purezza del suo messaggio sonoro. Il quartetto qui è fuso in maniera SENSAZIONALE, sono completamente telepatici ed emotivamente al massimo. Non è, come detto, un lavoro di brani uptempo, ma il suo lirismo è impareggiabile. La titletrack è un lungo viatico swing sapientemente condotto da Jones (con il suo particolare modo di swingare in cui la mano sinistra è un continuo scambiarsi di poliritime), perfetto accompagnatore dei voli di Coltrane al tenore che costruisce uno dei suoi assoli più belli, pensati, ragionati e profondi. Wise One è un bran scritto per la moglie Alice ed è di una purezza raramente eguagliata con l'andamento elegantissimo e notturno del latin di Jones e Garrison (i deu si trovano a meraviglia) con un assolo di piano e di sax da togliere il fiato. Detto del veloce blues Bessie Blues in cui emergono le qualità di Tyner, il lato b si pare con il classicissimo "Lonnie's Lament" anche questo manco a dirlo brano dal carattere riflessivo e meditativo, in cui si staglia un importante spazio in solo il contrabbasista Jimmy Garrison, fondamentale elemento di raccordo del quartetto, perfettamente a metà tra i lavori polirtimici di Jones e Trane e le ancore sicure delle armonie di Tyner. Chiude il disco "The Drum Thing", che come spiega il titolo è un tema che sfocia in un assolo di Elvin Jones, mirabile nella sua ricerca sonora e cantabilità nella prima parte e nella sua perizia strumentale nella seconda.

Ormai per Coltrane la musica era evidentemente un viatico per qualcosa di più grande. Non che lui si sentisse un messagero o chissa chè, però lo interessavano enormemtne la filosofia e la religione e cercava di trasferire tali concetti nel suo suono (e in quello del quartetto). Un volta ebbe a dire che "non era di alcuna relgione ma gli interessavano tutte". In particolare lo entusiasmava il fatto di poter essere veramente un messaggero di pace (interiore all'ascoltatore in primis, poi per altre vlautazioni vi lascio giudicare da soli) con il suo suono. E se qualcuno coglieva questo suo carattere spirituale nella musica ne era ben felice, perchè era quello che voleva comunicare. Sarebbe ingiusto dire che con "A Love Supreme" la sua musica divenne spirituale, perchè lo era anche prima; però con questo lavoro raggiungerà il suo massimo, vuoi per ricerca, vuoi per tema del disco.

A Love Supreme è una suite di quattro parti, registrata il 9 Dicembre del 1964 a New York, dall'ormai stabile quartetto. Vuole essere una sorta di ringraziamento in musica di Coltrane a Dio (da intendersi in senso panteistico) per averlo liberato anni prima dalla droga e avergli permesso questa rinascita intelettuale e spirituale. Si sentiva in debito e sentiva di aver compreso come rendere produttiva la sua vita e voleva comubicarlo anche agli altri. Cosa rende tanto straordinario questo disco? Beh che ascoltandolo il messaggio è chiarissimo e arriva dritto al punto, ovviamente a livelli diversi a seconda dell'ascoltatore, ma tutti ne rimangono colpiti perchè ha una forza interiore questa musica che raramente si è sentito. Per quersto ascoltarlo diventa un esperienza quasi mistica, perchè la musica sembra veramente essere al servizio di alto, comunicativa come mai, almeno per Coltrane era stata. Almeno non a questi livelli.

Ma non è solo un fatto improvvisativo. Coltrane era preparato e aveva studiato bene quello che voleva dire. Si ascolti la prima parte della suite "Acknowledgment" (Ringraziamento) e la famosa cellula centrale di quattro note della suite: sembra veramente di sentire un predicatore prrgare e ringraziare, grazie al suo ritmo costante e sempre identico (la ripetizione nella preghiera è una formula comune a tutte le religioni. Esistono tutta una serie di studi che tracciano la "spiritualità effettiva" di "A Love Supreme" ma adesso più di cosi non saprei dirti. Ma spero di averti dato un esempio.

La suite si apre con "Acknowledgment", appunto. Il suono del gong di Jones, una squillante fanfara di sax. Poi le quattro note di contrabbasso che cantano il tema e poi via con un improvvisazione di sax che è semplicemtne incommentabile nella sua grandiosità. E che dire di Jones qui straordinario, alle prese con un ritmo latin assolutamente irriproducibile e che solo lui poteva rendere in quel modo (davvero anche nelle versioni di altri artisti enormi del jazz, nessuno la suna come fa lui!). Sembra che voli tra le pelli. Trane sembra sempre alla ricerca di qualcosa, di un climax massimo da cui poi scendere. Lo troverà dopo un culmine di scale ripetute e dopo aver raggiunto questo massimo sforzando al massimo il sax sui sovracuti, lascerà spazio aslla voce e CANTERA' lui stesso il tema di contrabbaso che da il titolo alla suite. Quasi a dire che aveva raggiunto il sui massimo e che da li solo la voce umana poteva continuare.

"Resolution" (Presa di conoscenza) è la seconda parte: uno swing bruciante e veloce in cu si mette in mostra Tyner con un solo a bruciapelo; Jones sosteien con il suo solito sovrapporsi di polirtimi che ha fatto scuola e poi Trane suggella tutto con un veloce solo al sax tenore. I ritmi sono sostenuti e la traccia è segnata da un urgenza comunicativa forse ineguagliata nella produzione coltraniana.

"Pursuance" è la terza parte: si pare con un solo di Jones, perfettamentelirico nel destreggairsi tra pelli e piatti, alternando potenza a lirismo. Un solo costruto in maniera perfetta (ovviamente improvvisato sul momento) che rende "cantabile" la batteria. Neanche il tempo di riprendersi che parte una delle più grandi cavalcate che il jazz abbia mai prodotto. E' un ritmo forsennato (credo che fare quello che fa jones qui sia insostenbile, è completamente oltre il suo strumento, sembra indiavolato) su cui si innesta il tema veloce di sax che lascia subito spazio ad un veloce ma intensissimo assolo di piano di Tyner, al solito maestro nell'accostamento dei voicing di pianoforte; un assolo mozzaifaot ma anche lirico e, dispiace ripeterlo, ma è cosi, spirituale. Poi entra Trane e vabbè qua non posso dexcriverlo, per me è il punto più alto della musica che ho sentito in vita. Dico solo che un assolo torrenziale, in cui viene spuata fuori ogni convinzione del nostro; ad un certo punto raggiunge un climax che fà attorvcigliare lo stomaco da quanto intenso è, grazie al fondamentale apporto di Elvin alla batteria che qui si produce probabilmente nella migliore performance batteristica del jazz, ma non parlo di tecnica, parlo di dare emotività al suo strumento. Quando arriva anche lui a quel punto è veramente in un altra dimensione. Raggiunto quel punto Trane ripeghera velocemtne sul tema e lascerà lo psazio a Jones e Garrison che non si fermano, in particolare Elvin andrà avanti ancora per 30 secondi buoni nella sua folle corsa.

Postludio alla terza parte: il magnifico assolo di Jimmy Garrison al contrabbasso. Lirico, emotivo, rispkendente, rappresenta l'adatto ponte di collegamento tra la furia di Pursuance e l'invacazione finale di "Psalm".

La suite difatti si chiude con "Psalm" (Salmo) che è la sublimazione emotiva di tutta l'opera. Su un sostegno ritmoc creato da tyner con accordi aperti, Jones con i mallet e Garrison con degli ostinati di contrabbasso, Coltrane declama "in sax" i versi della poesia da lui scritta che correda il libretto del disco fin dalla prima edizione. Se la si legge ascoltnado il sax si vedrà che vanno di pari passo. E' il pinnacolo emotivo del disco, in un crescere di tensione che poi si libera nell'ultima nota in cui il sax di Trane viene doppiato in overdub con il suo stesso sax, in un effetto stereofonico che ha sconvolto i critici più puristi (gli overdub sono inconcepibili per il jazz!) ma di sicuro impatto.

La musica si acquieta rapidamente e il disco si chiude, ma chiramente la musica ha un nuovo gioielloda annoverare alle sue dita.

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La svolta free

La pubblicazione di A Love Supreme soprese la comunità jazzistica e non solo, diventando in breve uo dei dischi jazz più venduti di sempre (d oggi è il secondo più venduto dietro a Kind of Blue). A Coltrane entusiasmava che il suo messaggio fosse arrivato a cosi tante persone, ma la sua creatività ribolliva ancora e non poteva certo fermarsi.

Dopo aver dato alle stampe un altro disco con il quartetto classico "John Coltrane Quartet Plays" (su cui non mi soffermo ma, come avrai capito, vale un ascolto, come ogni cosa del quartetto), Trane si trova ad una svolta. Comincia ad interessarsi sempre di più alla musica free, ovvero quella rivoluzione (musicale ma anche politica e sociale) portata avanti da Ornette Coleman, Don Cherry, Pharoah Sanders e tutti quei bravi giovincelli che animavano dibattiti e paloscenisici della new york di metà anni Sessanta.

Sembra davvero difficile immaginare un accostamento di Coltrane a quel tipo di musica, lui che era cosi accorto nello studio degli accordi e delle scale: sembrava difficile potesse imbracciare quel nuovo stile cosi diverso.

;a lo fece e lo fece con convinzione, Convinto delle possibilità intrisehe di quella musica cosi espressiva Coltrane si fece caposcuola del movimento avantgrade.

Tre sono i dischi, tra i molti (la maggioranza postumi) rappresentativi di questa svolta (anche perchè non potete pretendere che li conosca tutti infatti premetto che mi manca da sentire Kulu Se Mama!): Ascension, Meditations, Interstellar Space.

Ascnesion è forse il suo progetto più ambizioso. Prendendo pieno spunto dal disco "Free jazz" di Ornette Coleman, Coltrane chiama a se un esemble allargato, formato da: Trane stesso al sax tenore, Pharoah Sanders al tenore, Freddie Hubbard alla tromba, Deway Johnson alla tromba, Marion Brown all'alto, Archie Sheep al tenore, John Tichiai all'alto, Art Davis al contrabbasso. Ovviamente non manca il quartetto abituale (Jones, Garrison e Tyner). La musica costituisce un unica suite di quaranta minuti crica in cui si intervallano fuorise parti in esemble dal chiaro sapore cacofonico, intervallate da sezioni in assolo per ogni solista. Proprio come il disco di Coleman. Ovviamente le varie parti in esemble durano in maniera variabile a seconda del momento della suite.

L'effetto è dirompente: le parti in esemble sono incendiare, mentre i soli non sono tutti della stessa qualità ma mantengono tutti un corpo estremamente dissonante: danno quasi l'idea di liberarsi a fatica dal magma sonoro dell'ensemble per liberarsi in volo, in un effetto molto suggesstivo. Inutile dire che il lavoro della ritmica è paurosamente fisico (tenere su cosi tanti fiati non è facile) ma qui Jones e Garrison si superano in una performance insostituibile per tenere su tutta la baracca. L'assolo di Trane (il prim della serie) è abrasivo e ruvido, infuocato, diversisimo da ofgni suo stile precedente. Fantastici anche gli assoli di Sanders (che troveremo, e non a caso, in seguito) e di Freddie Hubbard molto diversi tra loro ma di impatto emotivo assicurato. Il momento più interessante è comunque il solo (senza ensemble e batteria e piano) in combinata dei due contrabbasissti, uno con l'archetto e l'altro in pizzicato, a creare un perfetto ponte di collegamento per la fine della suite, in un raro momento di abbassamento della tensione della stessa.

Un altra prova da incastonare la nella storia per Trane e i suoi compagni; disco che ovviamente spiazzerà critici e tutti, ma la qualità (altissima anche qui) parla da sola.

Se Ascension fu registrato i Giugno del 1965, il suo seguito non si fece attendere: "Meditations" esce a Novembre dello stesso anno. Il disco prosegue il cammino free di Coltrane, ma le traiettorie cambiano. Intanto la formazione si riduce diventando un sestetto ed entra in formazione un compnente fondamentale per il nuovo suono di Coltrane, il batterista Rashied Ali. Egli affiancherà Jones nella ritmica, a sostegno del bisogno di Coltrane di volere più ritmi intorno a lui, bisogno specificato dal sassofonista in più dichiarazioni pubbliche. Il sestetto composto dal quartetto classico più Sanders al tenore e percussioni e Rashed Alì alla batteria entra in studio e dà vita ad un altra suite free jazz ancora una volta dal carattere profondamente spirituale. Meditations infatti si divide in 5 parti e rappresenta lultimo capitolo di quella che io chiamo "quaterna spirituale" di Trane che comprende Crescent/A Love Supreme/Ascension/Meditations.

L'apertura è affidata a "The Father The Son And the Holy Ghost", assalto all'armata bianca condotta da Jones e Ali in tandem ,a supporto degli scambi velocissi tra Trane e Sanders, veramente due gemelli nelle intenzioni sonore. Le scle si susseguono senza soluzione di continuità e si imbraccia il più delle volte il noise (!). Ma in quella che a prima vista sembra un ribollente bordello, lascia a poco a poco intravdere caratteri di forza comuni solo a Trane. Il risultato è quella di un atmosfera rindontante ma che lascia ampio psazio per divagazioni quasi "metafisiche". Ormai, e mi sembra chiaro, la musica non è più musica, siamo da un altra parte. Segue "Compassion" sistenuta dall'andamento ondulante di Jones; Tyner qui improvvisa un solo di piano che è a metà tra il suo stile classico e le nuove concezioni di Coltrane: ma appoare sempre più chiaro che Tyner non è convintissimo della scelta del leader e non abbraccia pienamente la sua idea, pur producendosi in idee notevoli. In generale questa seconda parte da l'idea di un rasseneramento rispetto alla prima, grazia al suono comunque semprel impido del pianista. "

"Love"apre il lato b ed è un solo di contrabbasso di Garrison, lui si a suo agio nelle nuove concezioni di Trane. Trane stesso si unira poi al suo contrabbasista per un tema veloce ricco di pathos.

Quarta parte è "Consequences" (titolo non a caso!) ancora dominata dagli scambi tra Sanders e Trane, anche qui impegnati in folli gare di velocità su un andamento ritmico frenetico e ossessivo tra due batteire e percussioni varie. Tyner si ritaglia uno spazio per un ottimo solo di piano, dal spore dissonante, sicuramente il più dissonante che abbia mai fatto con Trane.

Chiude Serenity, ovvero tre minuti di sublimazione finale ovviamente completamente free.

In generale per me è il disco più ostico di Coltrane, anche il pià compito della sua fase free assieme ad Ascension, con bagliori di assoluto splendore.

Dopo Meditations, Jones e Tyner, in disaccordo con le scelte stilistiche del sassofonista, abbandoneranno il gruppo (Jones diceva che per lui suonare cosi era impossibile perchè si sentiva a malapena!)

A chiudere c'è il disco "Interstellar Space": una serie di duetti registrati tra Coltrane e Rashied Ali. Seguono tutte lo stesso schema: inzio con Coltrane che suona dele campane e poi attacco per un improvvisazione libera e folle. E' un disco interessante perchè segnala una nuova fase, quella dela completa libertà ritmica. Dopo aver abbandonato accordi, modi, adesso Trane voleva liberarsi pure del ritmo. E Ali in questo senso era perfetto perchè completamente fuori tempo. Poliritmico non come Jones che comunque amava far rientrare il suo beat, ma completamente fuori dal beat. L'iniziale Mars è un pò l'emblea del lavoro e ne racchiude lo spirito. Un lavoro ostico e che si deve aver pazienza di seguire (anche a me manca ancora un ascolto attento sul lavoro in questione). Ma interessante perchè l'ultimo lavoro che Coltrane vedrà pubblicato in vita e può vedersi come sua ultima ricerca, l'ultimo volo di questo artista tant straordinario.

Infatti, mentre continua incessamenteme a lavorare a nuovi sviluppi musicali (negli ultimi mesi di vita sembrava preso da una voglia di pserimentare con ancora più ritmi intorno a sè e si stava interessanto di molta musica centroafricana) Coltrane accusa malesseri continui che però tiene nascosti ad amici e pubblico. Di certo non era un tipo che ci badava molto (perse gran parte dei denti per via della sua passione per le caramelle al mou che tevea sempre in tasca durante i concerti!) e rifiutò di curarsi più volte anche quando avvertiva fitte talmente forti alla stomaco da farlo suonare seduto. La sua morte, avvenuta il 17 Luglio 1967 per tumore al fegato scioccò la comunità Jazzistica e segna la fine di un epoca.

Sono molti quelli che fanno conicdere con la sua morte la fine dell'età del Jazz, da allora risucchiato in un buco da cui alcuni dicono non sia più uscito, nonstante le mirabolanti invenzoioni di Miles negli anni 68-72. Di certo è che il testimone di Coltrane non può essere raccolto perchè troppo pesante e troppo unico lui e la sua musica.

Ma non credo che sia bisogno di un altro Coltrane: semplicemtne bisogna continuare ad ascolatrlo in modo che la sua musica el la sua lezione di vita siano sempre vivi.

"Non c'è mai fine. Ci sono sempre dei suoni nuovi da immaginare, nuovi sentimenti da sperimentare. E c'è la necessità di purificare sempre più questi sentimenti, questi suoni, per arrivare ad immaginare allo stato puro ciò che abbiamo scoperto. In modo da riuscire a vedere con maggior chiarezza ciò che siamo. Solo così riusciamo a dare a chi ci ascolta l'essenza, il meglio di ciò che siamo"

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Concudo dandoti una piccola discografia consigliata di Trane. Se ti va di ascotarla in ordine cronologico è una bella esperienza, per capire lo sviluppo di Coltrane.

Bllue Train (1957) - Prima registrazione da leader. Swing puro.

Giant Steps (1959) - Seconda da leader, prima con solo pezzi suoi.

My Favourite Things (1960) - Primo con Jones e Tyner

Africa Brass (1961) - Con ensemble allargata

The Complete Liive At Village Vanguard (1961) - Quattro dischi live del quartetto + Dolphy

Ballads (1962) - Raccolta di standard ballad jazz del quartetto

Live At Birdland (1963) - Il live del quartetto classico per antonomasia

Crescent (1964) - Il suo secondo miglior disco

A Love Supreme (964) - Capolavoro

Ascension (1965) - Punto focale per la svolta free con esemble di fiati

Meditations (1965) - Suite free in sestetto, la sua ultima fase

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Bon, io mi sto innamorando dei Portico Quartet: l'omonimo di quest'anno e Isla del 2009 sono entrambi capolavori, IHMO.

Atmosfere semplicemente spettacolari in bilico tra ambient dal sapore metropolitano, ascese "post" e ciclicità ipnotica.

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Iver?

ma te la pianti di copiare quello stupidissimo anche nei modi di dire?

comunque, vijay iyer alla bimhuis, tiè :P

E tu la pianti di atteggiarti? L' abbiamo capito che sei ad Amsterdam non serve che tu lo ribadisca in ogni topic caro "salve Salvino".

In ogni caso al Bihmuis in questi mesi sono passati Fennesz, Meldhau e Matana Roberts voglio tipo morire. :bye:

EDIT: Il "bon" è l'unica cosa sensata e che salvo di quell'orrenda cosa chiamata accento veneto.

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Ehi, piano con il dialetto veneto, non offendete :marameo:

Se potete andate a vedere vijay iver...il suo trio è una gran sorpresa per me (in realtà sono quotati già da un paio di anni)...molto innovativi come sound e soluzioni (sempre dentro il piano trio)

Dei portico non ho sentito ancora niente!

Spero che l'utente che mi ha chiesto di Coltrane (scusate ma non ricordo tutti i nick) on sia rimasto sommerso dalle informazioni che gli ho dato...forse mi son fatto prendere la mano :laugh:

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E tu la pianti di atteggiarti? L' abbiamo capito che sei ad Amsterdam non serve che tu lo ribadisca in ogni topic caro "salve Salvino".

acida :laugh:

dai, non ti arrabbiare, l'abbiamo capito tutti chi provi a imitare! io vado a farmi una canna, che qui dove vivo è legale! :jazz:

@wanderer: tranquillo, hai fatto un servizio al forum, io personalmente ti ringrazio! anche per il vijay trio, gran bel consiglio.

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acida 2%20%285%29.gif

dai, non ti arrabbiare, l'abbiamo capito tutti chi provi a imitare! io vado a farmi una canna, che qui dove vivo è legale! 2%20%2814%29.gif

@wanderer: tranquillo, hai fatto un servizio al forum, io personalmente ti ringrazio! anche per il vijay trio, gran bel consiglio.

Brutto rimbambito ma quale acidità che stavo palesemente scherzando! 2%20%281%29.gif

Detto fra noi la mia è tutta invidia visto che hai a disposizione erba e Bihmuis. :bye:

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