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Recensioni e articoli su "The King of Limbs"


CutToShreds

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M poi qualcuno ha mai parlato di "Lotus flower" come singolo? Per ora c'è un video. Stop. O sbaglio?

Beh non c'e' alcun singolo nel senso tecnico del termine, cosi' come non ce ne furono per Kid A.

Comunque le radio, almeno in UK, la stanno trasmettendo molto. La si sente un po' ovunque in questo periodo :rolleyes:

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Beh non c'e' alcun singolo nel senso tecnico del termine, cosi' come non ce ne furono per Kid A.

Comunque le radio, almeno in UK, la stanno trasmettendo molto. La si sente un po' ovunque in questo periodo :rolleyes:

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sei sicuro ?

Questo nonostante di canzoni riuscite ce ne siano eccome. La seconda parte del disco è da brividi, e da applausi. La prima proprio non si sfanga. E se l’intro tribale e ancestrale di “Bloom” è molto vicino a un vaneggio a suon di beat e controtempi

Da qui in avanti pare di sentire un altro disco, un’altra storia. Tocca alla splendida “Lotus Flowers” fare da spartiacque, coi suoi riff sciamanici di basso e la voce di Yorke mai così sottile e struggente. Un refrain da brividi per una canzone che, video parodia a parte, si candida a restare bella impressa nella storia musicale Radiohead.

:lol:

però diciamo che di questa recensione condivido alcuni passaggi, specialmente il sentore che qualcosa manchi e che i pezzi non sembrino poter crescere nel tempo!

riascoltavo in rainbows l'altro giorno dopo un'astinenza di mesi : continua a crescere, incredibile

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sei sicuro ?

Questo nonostante di canzoni riuscite ce ne siano eccome. La seconda parte del disco è da brividi, e da applausi. La prima proprio non si sfanga. E se l’intro tribale e ancestrale di “Bloom” è molto vicino a un vaneggio a suon di beat e controtempi

Da qui in avanti pare di sentire un altro disco, un’altra storia. Tocca alla splendida “Lotus Flowers” fare da spartiacque, coi suoi riff sciamanici di basso e la voce di Yorke mai così sottile e struggente. Un refrain da brividi per una canzone che, video parodia a parte, si candida a restare bella impressa nella storia musicale Radiohead.

:lol:

però diciamo che di questa recensione condivido alcuni passaggi, specialmente il sentore che qualcosa manchi e che i pezzi non sembrino poter crescere nel tempo!

riascoltavo in rainbows l'altro giorno dopo un'astinenza di mesi : continua a crescere, incredibile

Beh se è per questo liquida malamente Little By Little che invece secondo me è uno dei brani salvabili...

Ma in genereale mi trovo d'accodo quando parla di "pregievole delusione". Penso siano i termini giusti per definire questi 37 minuti, nonchè tutto l'affare che sta girando attorno ai Radiohad ultimamente.

"Manca qualcosa e continua a mancare"

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sono d'accordo. Anche a me Bloom e Little by Little piacciono, comunque il modo in cui il recensore le descrive (e non le distrugge, al contrario - e giustamente - di Morning Mr Magpie e Feral...) e' assolutamente lecito.

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  • 2 weeks later...

Rispettiamo la canzone asprigna e lo stile esplorativo (ormai fermo però sulla normalizzazione di quei moduli che vanno dall'out-ismo rock al febbrile sinfonismo Oum Kalthoum passando per l'occasionale venatura elettronica british, prima era la Warp ora compare qualche richiamo a Burial, vedi la strumentale Feral), rispettiamo l'icona di un'umanità confinata al pianto, che alla lunga però rischia di sembrare quello di un coccodrillo, o di evocare la salma di Nick Drake conservata in una ghiacciaia, rispettiamo la macchina Radiohead insomma. Ottimi qui gli off-beats dell'iniziale Bloom, intriga la natura subdola della conclusiva Separator, e ha senz'altro una bontà strutturale quest'album. E però non ci arriva la scossa. Non che fossimo mai stati dei fan, ma quegli album là viaggiavano e sembravano portarti in un nuovo percorso oltre che muoversi, o se prendi una canzone antecedente a quegli album, come Climbing Up The Walls, quella era una canzone coi controcazzi, emotiva, pazzesca. Ora che l'emotività sembra finita, e i trick non danno questi grandi fremiti, se dobbiamo stare sul noioso allora molto meglio The Final Cut dei Pink Floyd.

6

Vediamo se indovinate da che magazine l'ho presa. :rolleyes:

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Rispettiamo la canzone asprigna e lo stile esplorativo (ormai fermo però sulla normalizzazione di quei moduli che vanno dall'out-ismo rock al febbrile sinfonismo Oum Kalthoum passando per l'occasionale venatura elettronica british, prima era la Warp ora compare qualche richiamo a Burial, vedi la strumentale Feral), rispettiamo l'icona di un'umanità confinata al pianto, che alla lunga però rischia di sembrare quello di un coccodrillo, o di evocare la salma di Nick Drake conservata in una ghiacciaia, rispettiamo la macchina Radiohead insomma. Ottimi qui gli off-beats dell'iniziale Bloom, intriga la natura subdola della conclusiva Separator, e ha senz'altro una bontà strutturale quest'album. E però non ci arriva la scossa. Non che fossimo mai stati dei fan, ma quegli album là viaggiavano e sembravano portarti in un nuovo percorso oltre che muoversi, o se prendi una canzone antecedente a quegli album, come Climbing Up The Walls, quella era una canzone coi controcazzi, emotiva, pazzesca. Ora che l'emotività sembra finita, e i trick non danno questi grandi fremiti, se dobbiamo stare sul noioso allora molto meglio The Final Cut dei Pink Floyd.

6

Vediamo se indovinate da che magazine l'ho presa. :rolleyes:

Rolling Stronz?

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Rispettiamo la canzone asprigna e lo stile esplorativo (ormai fermo però sulla normalizzazione di quei moduli che vanno dall'out-ismo rock al febbrile sinfonismo Oum Kalthoum passando per l'occasionale venatura elettronica british, prima era la Warp ora compare qualche richiamo a Burial, vedi la strumentale Feral), rispettiamo l'icona di un'umanità confinata al pianto, che alla lunga però rischia di sembrare quello di un coccodrillo, o di evocare la salma di Nick Drake conservata in una ghiacciaia, rispettiamo la macchina Radiohead insomma. Ottimi qui gli off-beats dell'iniziale Bloom, intriga la natura subdola della conclusiva Separator, e ha senz'altro una bontà strutturale quest'album. E però non ci arriva la scossa. Non che fossimo mai stati dei fan, ma quegli album là viaggiavano e sembravano portarti in un nuovo percorso oltre che muoversi, o se prendi una canzone antecedente a quegli album, come Climbing Up The Walls, quella era una canzone coi controcazzi, emotiva, pazzesca. Ora che l'emotività sembra finita, e i trick non danno questi grandi fremiti, se dobbiamo stare sul noioso allora molto meglio The Final Cut dei Pink Floyd.

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Vediamo se indovinate da che magazine l'ho presa. :rolleyes:

Chiunque l'abbia scritta, mi trova d'accordo. Non sul voto finale però. (e non per la prima parte che è più incomprensibile della fenomenologia dello spirito.)

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Chiunque l'abbia scritta, mi trova d'accordo. Non sul voto finale però. (e non per la prima parte che è più incomprensibile della fenomenologia dello spirito.)

C'è un solo magazine, che io sappia, così incomprensibile e saccente nelle recensioni: Blow Up. E il tizio in questione poi è Zingales, figuriamoci. :vomito:

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"se prendi una canzone antecedente a quegli album, come Climbing Up The Walls, quella era una canzone coi controcazzi."

Maddai, questo è lo stato del giornalismo musicale in Italia. Disgustorama totale globale.

vorrei pisciare in testa a tutti i giornalisti.

indiscriminatamente.

tranne Fegiz

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