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Wall of Eyes (LP2)


Lacatus

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Situazione a giochi praticamente chiusi (da parte della critica). 

Voto molto vicino tra primo e secondo album degli addetti ai lavori, gli utenti sembrano aver inaspettatamente (almeno per me) preferito questo secondo (ma credo si debbano ancora assestare: per ora avranno votato in maggioranza fans e/o haters).

 

Mi fa piacere vedere che pero' ci sono gia' oltre 2000 users review contro le 3500 del primo disco, dopo 1 anno e mezzo.

Hanno superato anche il milione di ascoltatori su Spotify (mi pare fossero alla risibile cifra di 300.000 l'anno scorso). C'e' piu' interesse, come avevo "usmato".

Vediamo che effetto fa il disco con la sedimentazione e gli ascolti anche se sono ormai convinta sia un ottimo lavoro.

 

1 mesetto e 10 giorni a inizio prima leg europea. Curiosa di vedere come si giocano questo disco dal vivo.

 

 

Wall of Eyes

LP
86
 
critic score
 
(32)
82
 
user score
 
(2,060)
 
 
 

 

 

LP
84
 
critic score
 
(29)
79
 
user score
 
(3,460)
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Al termine del terzo ascolto, il più sensato per ora, rimangono (e resteranno fissate come le migliori) Wall of Eyes, Read the Room, Friend of a Friend, i primi due minuti di I Quit e tre quarti di Bending Hectic.

Disco da 7.5 garantito.

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Dopo tre ascolti:

- Wall of Eyes, Bending Hectic, Read The Room e Friend of a Friend i pezzi fortissimi e che sento di aver pienamente assorbito anche se li adoro per motivi diversi (nell'ordine: cervello-cuore-pelle-assuefazione)

- I Quit quella che promette di crescere più di tutte e di affermarsi in quanto pezzo ermetico e trip allucinogeno.

- Teleharmonic bella ma sento che sta scendendo.

- Our Pillows non convince a pieno.

- You Know Me ancora non arriva e fatico a ricordarmela.

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4 minutes ago, Lacatus said:

Okay, tante recensioni, ma quando un intervista?

Mi pare che non concedono interviste alla stampa dai tempi di Hail To The Thief 

<_<

da quanto so nn credo ne faranno.

comunque pensavo questo:

Questo secondo disco sarebbe dovuto uscire molto prima (di fatto i brani erano tutti registrati a Pasqua 2023 sembra) ed essere molto piu' simile al primo nelle intenzioni, cioe' aggiungere un po di "ciccia" per i live della leg americana della scorsa estate, e poi invece ha preso una piega piu ricercata che ha allungato i tempi.

*** Thom a Maggio 22 era sicuro di pubblicarla nel secondo album JEAM, parole sue: nn mi spiego altrimenti ne' che poi sia passato un anno e mezzo prima della pubblicazione, ne' che alla fine quel brano nn ci sia. 
Ovviamente pero' in WOE nn ci avrebbe azzeccato nulla e quindi ho pensato come sopra.

 

Che ne dite?

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31 minutes ago, Lacatus said:

Okay, tante recensioni, ma quando un intervista?

Mi pare che non concedono interviste alla stampa dai tempi di Hail To The Thief 

<_<

ma intendi come band?

perche singolarmente ne hanno fatte parecchie.

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49 minutes ago, @li said:

da quanto so nn credo ne faranno.

comunque pensavo questo:

Questo secondo disco sarebbe dovuto uscire molto prima (di fatto i brani erano tutti registrati a Pasqua 2023 sembra) ed essere molto piu' simile al primo nelle intenzioni, cioe' aggiungere un po di "ciccia" per i live della leg americana della scorsa estate, e poi invece ha preso una piega piu ricercata che ha allungato i tempi.

*** Thom a Maggio 22 era sicuro di pubblicarla nel secondo album JEAM, parole sue: nn mi spiego altrimenti ne' che poi sia passato un anno e mezzo prima della pubblicazione, ne' che alla fine quel brano nn ci sia. 
Ovviamente pero' in WOE nn ci avrebbe azzeccato nulla e quindi ho pensato come sopra.

 

Che ne dite?

Dico che erano le stesse cose che si dicevano per ALFAA.

"Doveva uscire prima" "È stato registrato mesi fa, perché non esce ancora?" e bla bla bla.

Tutte supposizioni basate sul nulla. Tutte cavolate della fanbase.

Nella realtá dei fatti, non faranno MAI uscire due album in due anni di seguito, a meno che non si tratti di un album Radiohead/Smile seguito a stretto giro di posta da una colonna sonora di Thom e/o Jonny. Lí puó succedere :ok:

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Vinile (edizione blue) acquistato sabato e ascoltato stamani per la prima volta da cima a fondo.
Prime impressioni dopo un solo ascolto:
Disco molto bello che mantiene il livello già alto del precedente LP alzando l'asticella dell'audacia. Nelle recensioni si parlava di un disco più coeso di ALFAA... Mah... Alle mie orecchie non è sembrato così tanto "coeso" ma direi, piuttosto, denso: è un disco in cui si annidano molti più dettagli rispetto ad ALFAA (e per questo può ricordare un po' TKOL ma in versione seventies).
Il livello di qualità è costantemente alto per tutta la durata del disco e, aldilà di Friend of A Friend che è messa centralmente per spezzare un po' il fiato, i brani sono musicalmente più articolati e complessi rispetto alla media di ALFAA. Da un punto di vista sonoro reputo il lavoro di Sam Petts-Davies molto più consono alle caratteristiche di questo gruppo, teso a enfatizzare le dinamiche lasciando più pulito e asciutto il suono degli strumenti nel mixaggio (diversamente dalle iniezioni di riverbero, echi e compressioni varie di Nigel presenti nel disco precedente). Anche i volumi del master finale sono più bassi e meno pompati.

E ora mi unisco al giochino più in voga tra i critici musicali dal 2021 a questa parte: il "garino di rutti" tra Smile e Radiohead. Spero che anche i più ostinati e tarati possano rendersi conto, con questo album, della diversità tra queste due band. Anche nel caso in cui la musica di queste due formazioni possa formare zone di sovrapposizione, è pur sempre figlia di due approcci molto diversi: l'ambizione estetica degli Smile è volutamente minore perché, qui, viene data la priorità alla libertà e alla spontaneità creativa ed espressiva. Laddove, nei Radiohead, tutto è cesellato, limato, plasmato fino all'ossessione per donare all'opera una forma più armoniosa, coesa e organica, negli Smile le briglie del perfezionismo estetico vengono rilasciate per dare pieno sfogo agli impulsi sperimentali senza che questi siano ammansiti dal certosino lavoro di rifinitura tipico degli album dei Radiohead. 
Meglio? Peggio? Secondo me non c'è né meglio né peggio: sono semplicemente due approcci diversi che danno risultati diversi e non intercambiabili. Personalmente, trovo questo nuovo progetto un ulteriore arricchimento al loro già ammirevole catalogo e non penso, dunque, che stiano perdendo tempo con qualcosa di "minore" né che stiano togliendone a qualcos'altro di "più importante".

Nelle poche interviste che hanno rilasciato, gli Smile hanno sovente pronunciato parole come "fast process", "fun", "energy"... direi che sono quelle che descrivono meglio questa nuova avventura. 
ALFAA era una collezione di belle canzoni, letteralmente una luce per attirare l'attenzione, WOE è un disco intriso di dettagli, idee, cambi repentini, aperture inaspettate, un album meno d'impatto del precedente ma destinato a schiudersi e a prendere il volo come una farfalla colorata e cangiante.


Fa piacere vederli e sentirli ancora così creativi e arrapati e, naturalmente, ne vogliamo ancora :) 

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40 minutes ago, molonovo said:

Vinile (edizione blue) acquistato sabato e ascoltato stamani per la prima volta da cima a fondo.
Prime impressioni dopo un solo ascolto:
Disco molto bello che mantiene il livello già alto del precedente LP alzando l'asticella dell'audacia. Nelle recensioni si parlava di un disco più coeso di ALFAA... Mah... Alle mie orecchie non è sembrato così tanto "coeso" ma direi, piuttosto, denso: è un disco in cui si annidano molti più dettagli rispetto ad ALFAA (e per questo può ricordare un po' TKOL ma in versione seventies).
Il livello di qualità è costantemente alto per tutta la durata del disco e, aldilà di Friend of A Friend che è messa centralmente per spezzare un po' il fiato, i brani sono musicalmente più articolati e complessi rispetto alla media di ALFAA. Da un punto di vista sonoro reputo il lavoro di Sam Petts-Davies molto più consono alle caratteristiche di questo gruppo, teso a enfatizzare le dinamiche lasciando più pulito e asciutto il suono degli strumenti nel mixaggio (diversamente dalle iniezioni di riverbero, echi e compressioni varie di Nigel presenti nel disco precedente). Anche i volumi del master finale sono più bassi e meno pompati.

E ora mi unisco al giochino più in voga tra i critici musicali dal 2021 a questa parte: il "garino di rutti" tra Smile e Radiohead. Spero che anche i più ostinati e tarati possano rendersi conto, con questo album, della diversità tra queste due band. Anche nel caso in cui la musica di queste due formazioni possa formare zone di sovrapposizione, è pur sempre figlia di due approcci molto diversi: l'ambizione estetica degli Smile è volutamente minore perché, qui, viene data la priorità alla libertà e alla spontaneità creativa ed espressiva. Laddove, nei Radiohead, tutto è cesellato, limato, plasmato fino all'ossessione per donare all'opera una forma più armoniosa, coesa e organica, negli Smile le briglie del perfezionismo estetico vengono rilasciate per dare pieno sfogo agli impulsi sperimentali senza che questi siano ammansiti dal certosino lavoro di rifinitura tipico degli album dei Radiohead. 
Meglio? Peggio? Secondo me non c'è né meglio né peggio: sono semplicemente due approcci diversi che danno risultati diversi e non intercambiabili. Personalmente, trovo questo nuovo progetto un ulteriore arricchimento al loro già ammirevole catalogo e non penso, dunque, che stiano perdendo tempo con qualcosa di "minore" né che stiano togliendone a qualcos'altro di "più importante".

Nelle poche interviste che hanno rilasciato, gli Smile hanno sovente pronunciato parole come "fast process", "fun", "energy"... direi che sono quelle che descrivono meglio questa nuova avventura. 
ALFAA era una collezione di belle canzoni, letteralmente una luce per attirare l'attenzione, WOE è un disco intriso di dettagli, idee, cambi repentini, aperture inaspettate, un album meno d'impatto del precedente ma destinato a schiudersi e a prendere il volo come una farfalla colorata e cangiante.


Fa piacere vederli e sentirli ancora così creativi e arrapati e, naturalmente, ne vogliamo ancora :) 

Assolutamente d’accordo con te. 
sopratutto sul lavoro di Petts-Davies, rispetto a quello di Godrich. 
 

WOE è una spinta libera verso il fare ciò che si vuole. L’esempio è la coda di Under our pillows:  in ALFAA l’intro di A Hairdryer viene cassato. 
l’esempio con TKOL è calzante laddove quell’album voleva essere arte senza paura e si è ritrovato ad incastrarsi in angoli taglienti e metallici. E da qui mi aggancio anche al discorso rh vs smile su cui sottoscrivo ogni byte del tuo discorso. 
 

 

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1a fascia - Bending Hectic, un capolavoro degno di una top 15 dei Radiohead

2a fascia - Read the Room, Friend of a Friend, bellissime

3a fascia - Wall of Eyes, You Know Me!, Teleharmonic, convincenti

4a fascia - I Quit, ok, per ora, può salire

5a fascia - Under Our Pillows, per me non funziona

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3 hours ago, molonovo said:

E ora mi unisco al giochino più in voga tra i critici musicali dal 2021 a questa parte: il "garino di rutti" tra Smile e Radiohead. Spero che anche i più ostinati e tarati possano rendersi conto, con questo album, della diversità tra queste due band. Anche nel caso in cui la musica di queste due formazioni possa formare zone di sovrapposizione, è pur sempre figlia di due approcci molto diversi: l'ambizione estetica degli Smile è volutamente minore perché, qui, viene data la priorità alla libertà e alla spontaneità creativa ed espressiva. Laddove, nei Radiohead, tutto è cesellato, limato, plasmato fino all'ossessione per donare all'opera una forma più armoniosa, coesa e organica, negli Smile le briglie del perfezionismo estetico vengono rilasciate per dare pieno sfogo agli impulsi sperimentali senza che questi siano ammansiti dal certosino lavoro di rifinitura tipico degli album dei Radiohead. 
Meglio? Peggio? Secondo me non c'è né meglio né peggio: sono semplicemente due approcci diversi che danno risultati diversi e non intercambiabili. Personalmente, trovo questo nuovo progetto un ulteriore arricchimento al loro già ammirevole catalogo e non penso, dunque, che stiano perdendo tempo con qualcosa di "minore" né che stiano togliendone a qualcos'altro di "più importante".

Nelle poche interviste che hanno rilasciato, gli Smile hanno sovente pronunciato parole come "fast process", "fun", "energy"... direi che sono quelle che descrivono meglio questa nuova avventura. 
ALFAA era una collezione di belle canzoni, letteralmente una luce per attirare l'attenzione, WOE è un disco intriso di dettagli, idee, cambi repentini, aperture inaspettate, un album meno d'impatto del precedente ma destinato a schiudersi e a prendere il volo come una farfalla colorata e cangiante.


Fa piacere vederli e sentirli ancora così creativi e arrapati e, naturalmente, ne vogliamo ancora :) 

:clapclap:

Bisogna sempre sottolineare che in questo senso il precursore degli Smile è The King Of Limbs e che A Moon Shaped Pool deve avere avuto una gestazione travagliatissima e dunque penso che se ci sarà un LP10 sarà registrato con un metodo più simile a quello dei Rami che allo Stagno. 

E comunque tutto grazie a Jonny perché è sempre stato lui il sostenitore del metodo veloce, trovandosi sempre in minoranza, vuoi per il perfezionismo di Thom e Nigel, voi per la pigrizia dei "Trettré", specialmente di Phil, come si intuisce dalle parole di Thom alla BBC quando descrive il ruolo di Tom Skinner negli Smile:  "[...] especially with Tom. He's super quick (I don't mean me), so we could have an idea and suddenly he's off the ground within like half an hour. We started getting into this habit of take 3 was like 'yeah, that's it', you know, rather than spending hours trying to figure it all out."

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6 hours ago, molonovo said:

Vinile (edizione blue) acquistato sabato e ascoltato stamani per la prima volta da cima a fondo.
Prime impressioni dopo un solo ascolto:
Disco molto bello che mantiene il livello già alto del precedente LP alzando l'asticella dell'audacia. Nelle recensioni si parlava di un disco più coeso di ALFAA... Mah... Alle mie orecchie non è sembrato così tanto "coeso" ma direi, piuttosto, denso: è un disco in cui si annidano molti più dettagli rispetto ad ALFAA (e per questo può ricordare un po' TKOL ma in versione seventies).
Il livello di qualità è costantemente alto per tutta la durata del disco e, aldilà di Friend of A Friend che è messa centralmente per spezzare un po' il fiato, i brani sono musicalmente più articolati e complessi rispetto alla media di ALFAA. Da un punto di vista sonoro reputo il lavoro di Sam Petts-Davies molto più consono alle caratteristiche di questo gruppo, teso a enfatizzare le dinamiche lasciando più pulito e asciutto il suono degli strumenti nel mixaggio (diversamente dalle iniezioni di riverbero, echi e compressioni varie di Nigel presenti nel disco precedente). Anche i volumi del master finale sono più bassi e meno pompati.

E ora mi unisco al giochino più in voga tra i critici musicali dal 2021 a questa parte: il "garino di rutti" tra Smile e Radiohead. Spero che anche i più ostinati e tarati possano rendersi conto, con questo album, della diversità tra queste due band. Anche nel caso in cui la musica di queste due formazioni possa formare zone di sovrapposizione, è pur sempre figlia di due approcci molto diversi: l'ambizione estetica degli Smile è volutamente minore perché, qui, viene data la priorità alla libertà e alla spontaneità creativa ed espressiva. Laddove, nei Radiohead, tutto è cesellato, limato, plasmato fino all'ossessione per donare all'opera una forma più armoniosa, coesa e organica, negli Smile le briglie del perfezionismo estetico vengono rilasciate per dare pieno sfogo agli impulsi sperimentali senza che questi siano ammansiti dal certosino lavoro di rifinitura tipico degli album dei Radiohead. 
Meglio? Peggio? Secondo me non c'è né meglio né peggio: sono semplicemente due approcci diversi che danno risultati diversi e non intercambiabili. Personalmente, trovo questo nuovo progetto un ulteriore arricchimento al loro già ammirevole catalogo e non penso, dunque, che stiano perdendo tempo con qualcosa di "minore" né che stiano togliendone a qualcos'altro di "più importante".

Nelle poche interviste che hanno rilasciato, gli Smile hanno sovente pronunciato parole come "fast process", "fun", "energy"... direi che sono quelle che descrivono meglio questa nuova avventura. 
ALFAA era una collezione di belle canzoni, letteralmente una luce per attirare l'attenzione, WOE è un disco intriso di dettagli, idee, cambi repentini, aperture inaspettate, un album meno d'impatto del precedente ma destinato a schiudersi e a prendere il volo come una farfalla colorata e cangiante.


Fa piacere vederli e sentirli ancora così creativi e arrapati e, naturalmente, ne vogliamo ancora :) 

Quoto tutto 

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Qui invece il NY Times (copincollo perche è dietro paywall altrimenti)

 

 

“Don’t think you know me,” Thom Yorke intones near the end of the Smile’s second studio album, “Wall of Eyes.” He adds, “Don’t think that I am everything you say.” With its new LP, the Smile makes itself increasingly elusive. It’s now a band intent on destabilizing structures and dissolving expectations.

The Smile is still unmistakably a Radiohead spinoff. It’s the trio of Yorke and Jonny Greenwood from Radiohead, with the British jazz drummer Tom Skinner. Yorke’s tormented voice has stayed upfront, and the songwriting leans into Radiohead’s dissonances, odd meters and fully enveloping aura of anxiety.

The Smile’s 2022 debut album, “A Light for Attracting Attention,” and its live recordings introduced what was mostly a stripped-down, cerebrally twisted funk band — akin to Yorke’s 2012 project Atoms for Peace, which had Flea from Red Hot Chili Peppers on bass. But on “Wall of Eyes,” the Smile questions and undermines its grooves. The band often lets them emerge only gradually, then deflates them or obscures them in complexly hazy productions.

In the Smile’s new songs, solid ground — verbal or musical — is rare and precarious. The priority is atmosphere, not legibility. Yorke’s lyrics are fragmentary and bleak, full of apocalyptic tidings. “Soon you’ll be there/in all that fire and ice,” he croons in “Teleharmonic,” over chords that keep sliding out from under him. The album’s most coherent narrative, “Bending Hectic,” is the last words of a driver steering along the hairpin turns of an Italian mountain road, then “letting go of the wheel.” The track is an eight-minute exercise in suspended time, meditating on two slowly alternating chords before plunging into a cacophony of hard-rock guitars.

Greenwood has long had a sideline scoring film soundtracks — among them “There Will Be Blood,” “Phantom Thread” and “The Power of the Dog” — and the Smile’s new songs allow themselves to be as amorphous and open-ended as film music. They’re not about hooks or choruses. Melodies recur while arrangements change radically around them; songs suddenly leap into entirely new territory.

“Read the Room” begins with prickly guitar arpeggios and a sputtering beat, veers into a pretty bridge that doesn’t stay that way and spends its final two minutes seething over an entirely different riff. “Under Our Pillows,” which may be a reproach of social media — “You give yourself freely/Nowadays everyone’s for sharing,” Yorke chides — starts with crisp cross-rhythms: hopscotching guitar picking and a contrapuntal bass line over Skinner’s stop-start drumming. But the momentum shifts, the odd meter turns into a motoric 4/4 and then recedes into un-metered, breathy spaces. For a full minute, the track is nervous but ambient. Throughout the album, the Smile’s music feels molten and improvisatory, though it’s clearly premeditated.

Greenwood’s film scores often deploy orchestral arrangements, and so does the Smile. Half of the album’s new songs are overlaid with strings played by the London Contemporary Orchestra — occasionally for sumptuousness, but more often to create tension and harmonic ambiguity. Some songs end with a full minute of cloudy orchestral sounds, every one of them calibrated.

Perhaps Radiohead’s internal decision-making grew too weighty or complicated. It’s easier to work as a trio than as an arty but arena-filling, much-scrutinized institution. In “Friend of a Friend,” Yorke sings, “I can go anywhere that I want/I just got to turn myself inside out and back to front.” For the Smile, that could be a mission statement, from a band determined to evolve in its own ways.

The Smile
“Wall of Eyes”
(XL)

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On 1/28/2024 at 8:07 PM, @li said:

Situazione a giochi praticamente chiusi (da parte della critica). Voto molto vicino tra primo e secondo album degli addetti ai lavori, gli utenti sembrano aver inaspettatamente (almeno per me) preferito questo secondo [...]

Wall of Eyes

LP
86
 
critic score
 
(32)
82
 
user score
 
(2,060)
 

Dopo altre 4 critic review e ~500 user review il voto medio è sceso di un punto sia per lo user score (81), che per il critic score (85). Probabilmente, con l'avanzare del tempo, la valutazione di WoE convergerà a quella di AALFA. Da notare il voto (infausto) alla title-track.. bah :blink:

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2 minutes ago, Gecko said:

Dopo altre 4 critic review e ~500 user review il voto medio è sceso di un punto sia per lo user score (81), che per il critic score (85). Probabilmente, con l'avanzare del tempo, la valutazione di WoE convergerà a quella di AALFA. Da notare il voto (infausto) alla title-track.. bah :blink:

I voti sono scandalosi: 

Bending Hectic 9.4

Friend Of A Friend 8.8

Teleharmonic 8.7

Read The Room 8.7

Wall Of Eys 8.3

Under Our Pillows 8.2

You Know Me! 8.1

I Quit 8.0

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