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una poesia al giorno


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Poesia facile

Pace non cerco, guerra non sopporto

tranquillo e solo vo pel mondo in sogno

pieno di canti soffocati. Agogno

la nebbia ed il silenzio in un gran porto.

In un gran porto pien di vele lievi

pronte a salpar per l'orizzonte azzurro

dolci ondulando, mentre che il sussurro

del vento passa con accordi brevi.

E quegli accordi il vento se li porta

lontani sopra il mare sconosciuto.

Sogno. La vita è triste ed io son solo.

O quando o quando in un mattino ardente

l'anima mia si sveglierà nel sole

nel sole eterno, libera e fremente.

Dino Campana, da "Canti Orfici"

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La Terra Santa

Ho conosciuto Gerico,

ho avuto anch'io la mia Palestina,

le mura del manicomio

erano le mura di Gerico

e una pozza di acqua infettata

ci ha battezzati tutti.

Li dentro eravamo ebrei

e i Farisei erano in alto

e c'era anche il Messia

confuso dentro la folla:

un pazzo che urlava al Cielo

tutto il suo amore in Dio.

Noi tutti , branco di asceti

eravamo come gli uccelli

e ogni tanto una rete

oscura ci imprigionava

ma andavamo verso le messe,

le messe di nostro Signore

e Cristo Salvatore.

Fummo lavati e sepolti,

odoravamo di incenso.

E dopo, quando amavamo

ci facevano gli elettrochoc

perche',dicevano,un pazzo

non puo' amare nessuno.

Ma un giorno da dentro l'avello

anch'io mi sono ridestata

e anch'io come Gesu'

ho avuto la mia ressurezione,

ma non sono salita ai cieli

sono discesa all'inferno

da dove riguardo stupita

le mura di Gerico antica.

Alda Merini

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La notte lava la mente

Poco dopo si è qui come sai bene,

fila d'anime lungo la cornice,

chi pronto al balzo, chi quasi in catene.

Qualcuno sulla pagina del mare

traccia un segno di vita, figge un punto.

Raramente qualche gabbiano appare.

Mario Luzi - da "Onore del vero"

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Or poserai per sempre,

Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,

Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,

In noi di cari inganni,

Non che la speme, il desiderio è spento.

Posa per sempre. Assai

Palpitasti. Non val cosa nessuna

I moti tuoi, nè di sospiri è degna

La terra. Amaro e noia

La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.

T'acqueta omai. Dispera

L'ultima volta. Al gener nostro il fato

Non donò che il morire. Omai disprezza

Te, la natura, il brutto

Poter che, ascoso, a comun danno impera,

E l'infinita vanità del tutto.

giacomo leopardi - a se stesso

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  • 1 month later...

Contestazione

Una, improvvisamente

s'alza dal letto dicendo

"questo non si può fare", E s'agita, tira fuori

roba dai cassetti nello spazio impiccato

tra comò e attaccapanni, a momenti

fa cadere la lampada, il catino - e

fiera nelle sue scarpe davanti allo specchio

dove affiora la nebbia, ogni

tanto toccandoli col palmo della mano infonde

il fissatore-insetticida sui capelli.

Giovanni Raboni, da "Le case della Vetra"

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Questa è solo una prova di gioventù. Andate qui per la Poesia di tutti i tempi (topic: una pacca affettuosa a Regular.., auguri!),

oppure potete continuare a leggere:

NarcisisticaMente

Decine di occhi incrociano i miei,

sintonizzano il mio sguardo,

guidano le mie mani,

stimolano il mio corpo

a percuotere il tallone

nel torace.

Sempre desolatamente solitaria

la frequenza del mio cervello,

voglio toccare con la mente le altre,

per cercare

esplorare

per capire se è davvero l’unica,

spugnosa e profonda,

colma e spaziosa,

a brillare e desiderare così intensamente

solo se stessa.

Edoardo

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Il gelsomino notturno (Canti di Castelvecchio)

-Giovanni Pascoli

E s'aprono i fiori notturni

nell'ora che penso a' miei cari.

Sono apparse in mezzo ai viburni

le farfalle crepuscolari.

Da un pezzo si tacquero i gridi:

là sola una casa bisbiglia.

Sotto l'ali dormono i nidi,

come gli occhi sotto le ciglia.

Dai calici aperti si esala

l'odore di fragole rosse.

Splende un lume la nella sala.

Nasce l'erba sopra le fosse.

Un'ape tardiva sussurra

trovando già prese le celle.

La Chioccetta per l'aia azzurra

va col suo pigolio di stelle.

Per tutta la notte s'esala

l'odore che passa col vento.

Passa il lume su per la scala;

brilla al primo piano: s'è spento...

E' l'alba: si chiudono i petali

un poco gualciti; si cova,

dentro l'urna molle e segreta,

non so che felicità nuova.

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Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni

giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non

rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su

bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,

proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno

sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti

all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul

lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un

sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai

consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi

non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente

chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i

giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non

fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli

chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo

richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di

respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida

felicità.

Pablo Neruda

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Se potessi vivere di nuovo la mia vita.

Nella prossima cercherei di commettere più errori.

Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più.

Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,

di fatto prenderei ben poche cose sul serio.

Sarei meno igenico.

Correrei più rischi,

farei più viaggi,

contemplerei più tramonti,

salirei più montagne,

nuoterei in più fiumi.

Andrei in più luoghi dove mai sono stato,

mangerei più gelati e meno fave,

avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari.

Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto

della loro vita sensati e con profitto;

certo che mi sono preso qualche momento di allegria.

Ma se potessi tornare indietro, cercherei

di avere soltanto momenti buoni.

Chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,

di momenti: non perdere l'adesso.

Io ero uno di quelli che mai

andavano da nessuna parte senza un termometro,

una borsa dell'acqua calda,

un ombrello e un paracadute;

se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.

Se potessi tornare a vivere

comincerei ad andare scalzo all'inizio

della primavera

e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno.

Farei più giri in calesse,

guarderei più albe,

e giocherei con più bambini,

se mi trovassi di nuovo la vita davanti.

Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.

Istanti - J.L.Borges

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"Muore ignominiosamente la repubblica.

Ignominiosamente la spiano

i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti.

Arrotano ignominiosamente il becco i corvi nella stanza accanto.

Ignominiosamente si azzuffano i suoi orfani,

si sbranano ignominiosamente tra di loro i suoi sciacalli.

Tutto accade ignominiosamente, tutto

meno la morte medesima - cerco di farmi intendere

dinanzi a non so che tribunale

di che sognata equità. E l'udienza è tolta."

(da Al fuoco della controversia)

luzi.

chi vuole potrebbe farla colonna sonora della politica dell'oggi.

e perderebbe il succo di una poesia sublime, ancor prima che impegnata.

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  • 3 weeks later...

Volevo tutte le sbandate

essere viva fino allo scortico

essere tavolo pietra bestiale essere

bucare la vita coi morsi

infilare le mani nel suo pulsare

la vita scavare la vita scrostarla

sfondarla spericolarla battermi con lei fino

ai suoi sigilli

per amore -per amore- tutto per amore

.mariangela gualtieri.

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Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni

giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non

rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su

bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,

proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno

sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti

all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul

lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un

sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai

consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi

non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente

chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i

giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non

fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli

chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo

richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di

respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida

felicità.

Pablo Neruda

citazione meravigliosa.

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Se riesci a conservare il controllo quando tutti

Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;

Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti

Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;

Se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare,

O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,

O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,

E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

Se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone;

Se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo;

Se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina

E trattare allo stesso modo quei due impostori;

Se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto

Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi

O a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante,

E piegarti a ricostruirle con strumenti logori;

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite

E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,

E perdere e ricominciare di nuovo dal principio

E non dire una parola sulla perdita;

Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi

A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,

E a tener duro quando in te non resta altro

Tranne la Volontà che dice loro: "Tieni duro!".

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,

E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,

Se non riesce a ferirti il nemico né l'amico più caro,

Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;

Se riesci a occupare il minuto inesorabile

Dando valore a ogni minuto che passa,

Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,

E - quel che è di più - sei un Uomo, figlio mio!

Rudyard Kipling

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RISCHIARE

Ridere, è rischiare di apparire matti...

Piangere, è rischiare di apparire sentimentali...

Tendere la mano, significa rischiare di impegnarsi...

Mostrare i sentimenti, è rischiare di esporsi...

Far conoscere le proprie idee ed i propri sogni, è rischiare di essere respinti...

Amare, è rischiare di non essere contraccambiati...

Vivere, è rischiare di morire...

Sperare, è rischiare di disperare...

Tentare , è rischiare di fallire...

Ma noi dobbiamo correre il rischio!

Il più grande pericolo nella vita

è quello di non rischiare.

Colui che non rischia niente...

non fa niente... non ha niente...

non è niente!

Rudyard Kipling

(per te..)

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Ti darei il mio sangue

Ed ogni mio pregio

Ti donerei i miei occhi

Per vedere meglio

l’astro che infiamma in te

Ti darei le mie mani

per lambire la tua ebbrezza

che fulgida scorre in ogni tuo gesto

Ti donerei la mia sete di te

E tu forse allora comprenderesti

Con esatta percezione

Cosa ti dice, costantemente,

Il mio Ti amo

anonimo

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  • 2 weeks later...
Se quella notte, per divin consiglio

La Donna Rosa, concependo Silvio,

avesse dato ad un uomo di Milano

invece della figa, il deretano

l'avrebbe preso in culo quella sera

sol Donna Rosa e non l'Italia intera.

:prego::prego::prego:

l'hai fatta te?

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Se quella notte, per divin consiglio

La Donna Rosa, concependo Silvio,

avesse dato ad un uomo di  Milano

invece della figa, il deretano

l'avrebbe preso in culo quella sera

sol Donna Rosa e non l'Italia intera.

:prego::prego::prego:

l'hai fatta te?

no, credo benigni

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  • 2 weeks later...

Arthur Rimbaud - Le Bateau Ivre

Comme je descendais des Fleuves impassibles,

Je ne me sentis plus guidé par les haleurs :

Des Peaux-Rouges criards les avaient pris pour cibles

Les ayant cloués nus aux poteaux de couleurs.

J'étais insoucieux de tous les équipages,

Porteur de blés flamands ou de cotons anglais.

Quand avec mes haleurs ont fini ces tapages

Les Fleuves m'ont laissé descendre où je voulais.

Dans les clapotements furieux des marées

Moi l'autre hiver plus sourd que les cerveaux d'enfants,

Je courus ! Et les Péninsules démarrées

N'ont pas subi tohu-bohus plus triomphants.

La tempête a béni mes éveils maritimes.

Plus léger qu'un bouchon j'ai dansé sur les flots

Qu'on appelle rouleurs éternels de victimes,

Dix nuits, sans regretter l'oeil niais des falots !

Plus douce qu'aux enfants la chair des pommes sures,

L'eau verte pénétra ma coque de sapin

Et des taches de vins bleus et des vomissures

Me lava, dispersant gouvernail et grappin

Et dès lors, je me suis baigné dans le Poème

De la Mer, infusé d'astres, et lactescent,

Dévorant les azurs verts ; où, flottaison blême

Et ravie, un noyé pensif parfois descend ;

Où, teignant tout à coup les bleuités, délires

Et rythmes lents sous les rutilements du jour,

Plus fortes que l'alcool, plus vastes que nos lyres,

Fermentent les rousseurs amères de l'amour !

Je sais les cieux crevant en éclairs, et les trombes

Et les ressacs et les courants : Je sais le soir,

L'aube exaltée ainsi qu'un peuple de colombes,

Et j'ai vu quelque fois ce que l'homme a cru voir !

J'ai vu le soleil bas, taché d'horreurs mystiques,

Illuminant de longs figements violets,

Pareils à des acteurs de drames très-antiques

Les flots roulant au loin leurs frissons de volets !

J'ai rêvé la nuit verte aux neiges éblouies,

Baiser montant aux yeux des mers avec lenteurs,

La circulation des sèves inouïes,

Et l'éveil jaune et bleu des phosphores chanteurs !

J'ai suivi, des mois pleins, pareille aux vacheries

Hystériques, la houle à l'assaut des récifs,

Sans songer que les pieds lumineux des Maries

Pussent forcer le mufle aux Océans poussifs !

J'ai heurté, savez-vous, d'incroyables Florides

Mêlant aux fleurs des yeux de panthères à peaux

D'hommes ! Des arcs-en-ciel tendus comme des brides

Sous l'horizon des mers, à de glauques troupeaux !

J'ai vu fermenter les marais énormes, nasses

Où pourrit dans les joncs tout un Léviathan !

Des écroulement d'eau au milieu des bonaces,

Et les lointains vers les gouffres cataractant !

Glaciers, soleils d'argent, flots nacreux, cieux de braises !

Échouages hideux au fond des golfes bruns

Où les serpents géants dévorés de punaises

Choient, des arbres tordus, avec de noirs parfums !

J'aurais voulu montrer aux enfants ces dorades

Du flot bleu, ces poissons d'or, ces poissons chantants.

- Des écumes de fleurs ont bercé mes dérades

Et d'ineffables vents m'ont ailé par instants.

Parfois, martyr lassé des pôles et des zones,

La mer dont le sanglot faisait mon roulis doux

Montait vers moi ses fleurs d'ombres aux ventouses jaunes

Et je restais, ainsi qu'une femme à genoux...

Presque île, balottant sur mes bords les querelles

Et les fientes d'oiseaux clabaudeurs aux yeux blonds

Et je voguais, lorsqu'à travers mes liens frêles

Des noyés descendaient dormir, à reculons !

Or moi, bateau perdu sous les cheveux des anses,

Jeté par l'ouragan dans l'éther sans oiseau,

Moi dont les Monitors et les voiliers des Hanses

N'auraient pas repêché la carcasse ivre d'eau ;

Libre, fumant, monté de brumes violettes,

Moi qui trouais le ciel rougeoyant comme un mur

Qui porte, confiture exquise aux bons poètes,

Des lichens de soleil et des morves d'azur,

Qui courais, taché de lunules électriques,

Planche folle, escorté des hippocampes noirs,

Quand les juillets faisaient crouler à coups de triques

Les cieux ultramarins aux ardents entonnoirs ;

Moi qui tremblais, sentant geindre à cinquante lieues

Le rut des Béhémots et les Maelstroms épais,

Fileur éternel des immobilités bleues,

Je regrette l'Europe aux anciens parapets !

J'ai vu des archipels sidéraux ! et des îles

Dont les cieux délirants sont ouverts au vogueur :

- Est-ce en ces nuits sans fond que tu dors et t'exiles,

Million d'oiseaux d'or, ô future Vigueur ? -

Mais, vrai, j'ai trop pleuré ! Les Aubes sont navrantes.

Toute lune est atroce et tout soleil amer :

L'âcre amour m'a gonflé de torpeurs enivrantes.

Ô que ma quille éclate ! Ô que j'aille à la mer !

Si je désire une eau d'Europe, c'est la flache

Noire et froide où vers le crépuscule embaumé

Un enfant accroupi plein de tristesses, lâche

Un bateau frêle comme un papillon de mai.

Je ne puis plus, baigné de vos langueurs, ô lames,

Enlever leur sillage aux porteurs de cotons,

Ni traverser l'orgueil des drapeaux et des flammes,

Ni nager sous les yeux horribles des pontons.

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