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una poesia al giorno


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Mancava un palloncino nella mia vita

da appendere sui muri

da tenere come un gioco di carta

mancava un palloncino

che mi scoppiasse tra i denti

mancava l'onda di un vecchio mare perduto

mancava l'ombra, la sconclusione

il vile ricatto della vita.

Poi sei venuto tu che eri un amore

e mi hai lasciata sola.

Alda Merini.

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monotona stava sospesa la volta celeste

proteggo i miei occhi (dalla luce ) e posso vederti

bianca è la luce che risplende

attraverso la veste che indossi

lei giaceva nell'ombra di un'onda

indistinte erano le visioni sovrapposte

la luce del sole nei suoi occhi

ma il chiaro di luna la faceva piangere

tutte le volte

verde è il colore di quelli come lei

il guizzo dell'occhio inganna la mente

l'invidia è il legame tra chi spera

e chi è dannato

Roger Waters

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Carmen V

Vivamus mea Lesbia, atque amemus,

rumoresque senum severiorum

omnes unius aestimemus assis!

soles occidere et redire possunt:

nobis cum semel occidit brevis lux,

nox est perpetua una dormienda.

da mi basia mille, deinde centum,

dein mille altera, dein secunda centum,

deinde usque altera mille, deinde centum.

dein, cum milia multa fecerimus,

conturbabimus illa, ne sciamus,

aut ne quis malus invidere possit,

cum tantum sciat esse basiorum

Catullo

traduzione:

Viviamo, mia Lesbia, e amiamoci,e valutiamo le chiacchiere dei vecchi troppo bacchettoni un soldo appena. I giorni possono tramontare e sorgere: ma noi, una volta tramontata la giornata della vita, noi dobbiamo dormire una sola continua notte. Dammi mille baci, poi cento, quindi altri mille, poi ancora cento, quindi un'altra volta mille, poi cento. E dopo, quando ne avremo contati molte migliaia, li rimescoleremo, per non riconoscerli, o perché nessun maligno possa gettare il malocchio, ché sa che tanti posson essere i baci

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Catullo

traduzione:

Viviamo, mia Lesbia, e amiamoci,e valutiamo le chiacchiere dei vecchi troppo bacchettoni un soldo appena. I giorni possono tramontare e sorgere: ma noi, una volta tramontata la giornata della vita, noi dobbiamo dormire una sola continua notte. Dammi mille baci, poi cento, quindi altri mille, poi ancora cento, quindi un'altra volta mille, poi cento. E dopo, quando ne avremo contati molte migliaia, li rimescoleremo, per non riconoscerli, o perché nessun maligno possa gettare il malocchio, ché sa che tanti posson essere i baci

fanculo sallu io dovevo tradurle ste "merde". comunque il passero di lesbia fa + ghignare :ok:

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Catullo

traduzione:

Viviamo, mia Lesbia, e amiamoci,e valutiamo le chiacchiere dei vecchi troppo bacchettoni un soldo appena. I giorni possono tramontare e sorgere: ma noi, una volta tramontata la giornata della vita, noi dobbiamo dormire una sola continua notte. Dammi mille baci, poi cento, quindi altri mille, poi ancora cento, quindi un'altra volta mille, poi cento. E dopo, quando ne avremo contati molte migliaia, li rimescoleremo, per non riconoscerli, o perché nessun maligno possa gettare il malocchio, ché sa che tanti posson essere i baci

fanculo sallu io dovevo tradurle ste "merde". comunque il passero di lesbia fa + ghignare :ok:

caro

io le ho tradotte tutte per me

senza neanche doverle portare a scuola, è l'unico libro che credo di amare veramente

come riusciva a esprimersi lui è sempre stato il mio modello

te ne metto un'altra

più adatta a questi momenti:

carmen XI

Furi et Aureli comites Catulli,

sive in extremos penetrabit Indos,

litus ut longe resonante Eoa

tunditur unda,

sive in Hyrcanos Arabesve molles,

seu Sagas sagittiferosve Parthos,

sive quae septemgeminus colorat

aequora Nilus,

sive trans altas gradietur Alpes,

Caesaris visens monimenta magni,

Gallicum Rhenum horribile aequor

ultimosque Britannos,

omnia haec, quaecumque feret voluntas

caelitum, temptare simul parati,

pauca nuntiate meae puellae

non bona dicta.

cum suis vivat valeatque moechis,

quos simul complexa tenet trecentos,

nullum amans vere, sed identidem omnium

ilia rumpens;

nec meum respectet, ut ante, amorem,

qui illius culpa cecidit velut prati

ultimi flos, praetereunte postquam

tactus aratro est.

traduzione:

Furio e Aurelio, compagni di Catullo,

sia che voglia andare dagli Indi ai confini del mondo,

dove la costa è battuta dall'onda

orientale lungisonante,

sia dagli Ircani o dagli Arabi effeminati,

sia dai Saci o dai Prti armati di fracce,

sia presso le acque che il Nilo

dalle sette foci colora,

Sia che Catullo oltrepassi le alte Alpi,

per visitare i luoghi che ricordano le imprese di Cesare,

il Gallico Reno, e i selvaggi

Britanni, i più selvaggli fra gli uomini

pronti ad affrontare con me tutte queste cose

tutte quelle che porterà da volontà degli dei

riferite alla mia ragazza queste poche,

amare parole.

Viva e stia bene con i suoi amanti,

che ella abbraccia e possiede trecento alla volta

lei che nessuno ama davvero, fiaccandone,

senza tregua, l'inguine

e non conti più, come prima, sul mio amore,

che per colpa sua è caduto, come un fiore

al margine d'un prato dopo che è stato falciato

dall'aratro che passava

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Amore ha un più intempestivo piovasco:

la notte è il rumore sordo del plenilunio

e della memoria.

Siamo nel frantumo delle stelle,

e, mentre stride in vento, torna

più vivido l'amore,

frana forse in te

e in noi, che ancora lasciamo scenderne

le gocce.

Con tutte le frasi un sorriso

nella mano raccogli, al cielo volgi

piovoso lo sguardo.

Chissà quanto sei lontana

quando la mano mi porgi.

fabio chiusi. qualche anno fa.

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Natale ai Navigli

La sera tornando dal freddo

mi infilavo nel bianco Titano.

Difficile immaginare un ghiacciolo ardente,

un'anima che desse pena all'anima,

però steso sul mio caldo segreto

Titano diceva: "il canto d'amore

è solo fra le tue braccia"...

Il Naviglio prorompeva felice

e diventava un canto gigante,

le pecore belavano intorno al letto

e noi eravamo pastori,

le sue labbra nella notte

mi facevano sentire un'ebrea ardente.

Io gli domandavo su quanti giacigli fosse rimasto

e quanti ne avesse lasciato,

Titano diceva: "fa il conto

di mille scudi per tre".

Così diceva e se aprivo il palato

delle sue mani vedevo

il segreto giovane del suo amore profondo

e le sue labbra erano colmate dai sensi

e fuori nevicava.

mi ripeto, Alda Merini.

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1726. Er mejjo e er peggio

Stateme a ssentí bbene: è mmejjo ar monno

perde 1 ner faticà cquadrini e ppeggno,

tirà lo schioppo e mmai nun cojje 2 a sseggno,

méttese 3 a ggalla e ccalà ssempre a ffonno.

È mmejjo lavorà ssenza un ordeggno,

tené un turaccio quadro e un búscio 4 tonno,

ggiucà pp’er prim’estratto e usscí er ziconno,

avé ccortel de scera 5 e ppan de leggno.

È mmejjo d’annà a lletto quann’hai fame,

maggnà er presciutto pe smorzà la sete,

cuscinà in batterie cor verderame.

È mmejjo sbatte 6 er muso a le colonne,

dormí cco un frate e lliticà cco un prete

che innamorasse 7 de vojantre 8 donne.

3 novembre 1835

1 Perdere. 2 Cogliere, colpire. 3 Mettersi. 4 Buco. 5 Cera. 6 Battere. 7 Innamorarsi. 8 Voi altre.

belli, obviously.

scusate per le note fatte a cazzo, ma mi sa che necessitavano.

questa è un gioiello.

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io le ho tradotte tutte per me

senza neanche doverle portare a scuola, è l'unico libro che credo di amare veramente

ma va sallu

che te le fanno studiare a scuola

pure io le so tradurre a memoria

:P

ciò non toglie che catullo sia stato forse il mio argomento preferito

dell'anno passato

e si deve alla lettura dei suoi carmi

la nascita della "donna aratro"

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la donna aratro..saffo...virgilio...yeah

Era estate

Ero nuda tra le tue mani

sotto la gonna alzata

nuda come non mai

Il mio giovane corpo

era tutto una festa

dalla punta dei piedi

ai capelli della testa

Ero come una sorgente

che guidava la bacchetta

del rabdomante

Noi facevamo il male

il male era fatto bene.

Un uomo e una donna

non si sono mai visti

Vivono ben lontani l'uno dall'altro

in diverse città

Un giorno leggono

la stessa pagina in uno stesso libro

nel medesimo tempo

e medesimo secondo

del primo minuto

della loro ultim'ora

esattamente.

la tua mano è il tuo viso

braccialetto

è la collana

due anelli

e sono gli occhi

il velluto del vestito

sono i tuoi capelli biondi

Non sono io quello che canta

canta il fiore che ho guardato

non sono io quello che ride

ride il vino che ho bevuto

non sono io quello che piange

piange il mio perduto amore.

j,prévert

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Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,

ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,

chi non cambia la marca e il colore dei vestiti,

chi non parla a chi non conosce.

Lentamente muore chi fa della televisione il suo guru.

Muore lentamente chi evita una passione,

chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i"

piuttosto che un insieme di emozioni,

proprio quelle che fanno brillare gli occhi,

quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,

quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro,

chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,

chi non si permette almeno una volta nella vita

di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica,

chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare.

Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna

o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,

chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,

chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,

ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo

di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza

porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

pablo neruda

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LA SCUOLA

Nel ciel del mattino

si specchia il presagio

di quel problemino

che mette a disagio

la vita già piena

di un medio ragazzo

che soffre la pena

e il triste imbarazzo

di un giorno donato

al nulla infinito,

che vien propinato

di niente arricchito.

Ma in fondo pensando

a quel che facciamo,

noi stiamo imparando,

ma non lo sappiamo,

a viver la vita

secondo la scuola,

che quando è finita

nel tempo è la sola

che lascia alla mente

un tenue ma sordo,

nel nostro studente

grandioso ricordo.

Questa l'ho scritta io qualche anno fa, quando ancora andavo a scuola. scritta in meno di mezzora per fare una gara con mio fratello. era una gara di poesia, naturalmente.

da leggere a mò di filastrocca.

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  • 2 weeks later...

Liberatemi il cuore

da questa assurda stagione d'amore

piena di segreti ricordi.

La sua bellezza come un sandalo d'oro

mi ha colpito la fronte

in cima ai miei pensieri.

La sua bellezza, unica al mondo possibile,

e il suo giovane cuore

buttato tra le siepi delle mie povere cose

mi hanno donato la speranza del fiore.

Lui stesso è un fiore, madre,

un fiore di giovinezza,

il fiore del gaudio e del dominio,

il fiore della mia lenta stagione.

Lui stesso è zolla, madre,

ma le zolle vogliono essere fecondate

e io non ho semi.

insisto, Alda Merini.

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  • 2 weeks later...
Amore ha un più intempestivo piovasco:

la notte è il rumore sordo del plenilunio

e della memoria.

Siamo nel frantumo delle stelle,

e, mentre stride in vento, torna

più vivido l'amore,

frana forse in te

e in noi, che ancora lasciamo scenderne

le gocce.

Con tutte le frasi un sorriso

nella mano raccogli, al cielo volgi

piovoso lo sguardo.

Chissà quanto sei lontana

quando la mano mi porgi.

fabio chiusi. qualche anno fa.

Scusate l'ignoranza mi dite qualcosa in più sull'autore di questa poesia perchè confesso di non conoscerlo e la poesia mi piace un casino.

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  • 1 month later...

Canzone dell'ignoranza

Io canto di cose che non conosco

io stavo comodo seduto sul mio posto

e sapevo più o meno che cosa è giusto

e calcolavo le conseguenze e le distanze.

Sono stato ragionevole fino a farmi schifo

ligio al principio, stupidamente onesto

son stato coerente, son stato fedele

prudente, paziente, riconoscente.

Chissà dov'era il mio mondo

chissà perchè lo stavo solo sorvolando

e mi si è incastrato il ridere ed il pianto

ma dov'è l'istinto, dov'è il divertimento

ed ho invidiato le vite che mi han raccontato

e il mio passato non l'ho riempito

e tu mi parli di quello che hai fatto e che fai

ed hai ragione a dirmi

Tu non c'eri, tu non eri qui

Tu non hai visto, tu non capisci

Son così poche le cose che si possono insegnare

a chi non le sa

come si fa a capire stando fuori dalla situazione

tralasciando il dettaglio fondamentale

se puoi capire solo le cose che hai vissuto o costruito

e riconosci soltanto i posti in cui sei stato

quindi mi dici che cosa hai capito ed io non capirò

quindi mi dici che cosa è sbagliato e invece sbaglierò

e tu che guardi nella mia vita

ma tu non eri qui tu non eri qui

e non conosci questo tipo di vuoto

e l'inevitabilità con cui lo scruto.

Bruno Fraschini

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Tristezze della luna

Questa sera la luna sogna con più languore;

come una donna bella su cuscini svariati

che con la mano lieve e distratta accarezza

prima del sonno il dolce contorno dei suoi seni,

sopra il lucido dorso di valanghe di seta,

morente s'abbandona a lunghi smarrimenti,

e gira intanto gli occhi su visioni bianche

che nell'azzurro salgono, come sboccio di fiori.

Quando nel suo accidioso languore, qualche volta

lascia un'ascosa lacrima cadere sulla terra,

nemico del riposo, un pio poeta accoglie

nel cavo della mano quella pallida lacrima

iridescente al pari di un frammento d'opale,

e la cela agli sguardi del sole, nel suo cuore.

Charles Baudelaire

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  • 1 month later...

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