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una poesia al giorno


kid b

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tu

d'inverno

che stai a morire a pensare

raggomitolato dietro

vetri sporchi la mente confusa

coccolata da sogni( o qualche volta fissi assente attraverso la finestra non lavata il rigido indaffararsi di volti assassini brutali che passano rapidi con i loro aliti).”Gli uomini sono morti ambulanti in questa stagione” pensi “ La finalità li raggiunge un po’ meno apertamente del solito di qua, di là e alacri di fretta portano l’incredibile e spontanea e difficile bruttezza di loro stessi con semplicità più mordente con intensità più intensamente brutale”

E siedi raggomitolato muto dietro tre o due semi trasparenti vetri che con un trucco ingrato separano una mente stagna ferma da un centinaio di cervelli incalzanti dannati.

D’inverno tu pensi, muori lentamente “tic toc”

come ho visto alberi nel cui nero corpo foglie si celano.

E.E. Cummings

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La noia non è più il mio amore. Le smanie, le debosce, la follia, di cui so tutti gli slanci e i disastri, - tutto il mio fardello è deposto. Apprezziamo senza vertigine la distesa della mia innocenza.

Io non sarei più capace di chiedere il conforto di una bastonatura. Io non mi credo imbarcato per delle nozze con Gesù Cristo per suocero.

Io non sono prigioniero della mia ragione. Ho detto: Dio. Io voglio la libertà della salvezza: come perseguirla? I gusti frivoli m’hanno lasciato. Nessun bisogno di devozione né d’amore divino. Io non rimpiango il secolo dei cuori sensibili. Ciascuno ha la sua ragione, disprezzo e carità: io prenoto il mio posto nella sommità di questa angelica scala di buon senso.

Quanto alla felicità stabilita, domestica o no... no, io non posso. Io sono troppo dissipato, troppo fiacco. La vita fiorisce col lavoro, vecchia verità: quanto a me, la mia vita non è abbastanza pesante, ella si invola e fluttua lontano sopra l’azione, questo caro punto del mondo.

Come divento zitella, a mancare di coraggio d’amare la morte!

Se Dio m’accordasse la calma celeste, aerea, la preghiera, - come gli antichi santi. - I santi! dei forti! gli anacoreti, degli artisti come non ce n’è più bisogno!

Farsa continua! La mia innocenza mi farebbe piangere. La vita è la farsa nel farsi di tutti. :wub:

Arthur Rimbaud

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Lentamente.

Pablo Neruda

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, il colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità

edit : mi dicono che è già stata postata 2 volte :unsure:

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  • 4 weeks later...

Lady leggenda

Veloci passi, tirati tentennano,

come i tuoi fotoni irripetibili

mi calunniano il destino,

piano e poco,

intollerabile presenza.

Veloce la pupilla vibra

e cerca pure ragioni

nella differenza

fastidiosa, schietta.

Colpevole il desiderio,

necessità dei canini,

stretta la gola,

angeli e anime,

vivono nel sogno che regna,

nell’incubo che giocando

pur sempre grazia,

primo alle angosce

e secondo al mattino.

In cripto,

nessuna volontà mi conturba,

di apparire,

per svanire nel bagliore,

vivo la tua legata mobilità

danzo nella quiete,

disturbo il tempo,

agito il fuoco

che lotta con i miei raggi,

lady leggenda,

pura semplicità.

Edoardo

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  • 2 weeks later...

Era mio il nord, il mio sud,

il mio ovest, il mio est,

la mia settimana di lavoro

ed il mio giorno di festa,

il mio meriggio, la mia notte

la mia parola, il mio canto.

Sbagliai a pensare eterno quest' amore

ora so quanto.

Wystan Hugh Auden

( scritta da lui a Chester Kallman, l' uomo unico amore della sua vita)

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  • 2 weeks later...

Ultimi versi scritti da Cesare Pavese prima di suicidarsi, e resi pubblici solo oggi..

L'uomo mortale, Leucò,

non ha che questo d'immortale.

Il ricordo che porta e il ricordo che lascia

Ho lavorato, ho dato poesia agli uomini,

ho condiviso le pene di molti

Ho cercato me stesso

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Lady leggenda

...

Edoardo

ma sei tu edoardo, suppongo.

no, perché la poesia non è che mi entusiasmi, ecco.

E il cuore quando d'un ultimo battito

avrà fatto cadere il muro d'ombra,

per condurmi, Madre, sino al Signore,

come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,

sarai una statua davanti all'Eterno

come già ti vedevo

quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,

come quando spirasti

dicendo: - Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avrà perdonato,

ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,

e avrai negli occhi un rapido respiro.

ungaretti, la madre.

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non lo so se c'è già, io l'ho letta ieri notte e ve la propino:

La petite promenade du poète

Me ne vado per le strade

strette oscure e misteriose

vedo dietro le vetrate

affacciarsi Gemme e Rose.

Dalle scale misteriose

c'è chi scende brancolando

dietro i vetri rilucenti

stan le ciane commentando.

...

La stradina è solitaria

non c'è un cane; qualche stella

nella notte sopra i tetti:

e la notte mi par bella.

E cammino poveretto

nella notte fantasiosa

pur mi sento nella bocca

la saliva disgustosa. Via dal tanfo

via dal tanfo e per le strade

e cammina e via cammina,

già le case son più rade.

Trovo l'erba: mi ci stendo

a conciarmi come un cane:

Da lontano un ubriaco

canta amore alle persiane.

Dino Campana

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  • 2 months later...

La notte impone a noi la sua fatica

magica. Disfare l'universo,

le ramificazioni senza fine

di effetti e di cause che si perdono

in quell'abisso senza fondo, il tempo.

La notte vuole che stanotte oblii

il tuo nome, i tuoi avi ed il tuo sangue,

ogni parola umana ed ogni lacrima,

ciò che potè insegnarti la tua veglia,

l'illusorio punto dei geometri,

la linea, il piano, il cubo, la piramide,

il cilindro, la sfera, il mare, le onde,

la guancia sul cuscino, la freschezza

del lenzuolo nuovo...

Gli imperi, i Cesari e Shakespeare

e, ancora più difficile, ciò che ami.

Curiosamente, una pastiglia può

svanire il cosmo e costruire il caos.

Jorge Luis Borges – "Il sogno"

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Benedizione

(Charles Baudelaire Parigi 1821-1867)

1 Allorché, per decreto dei Voleri supremi,

2 il Poeta compare in questo mondo uggioso,

3 sua madre sbigottita, con insulti blasfemi,

4 drizza le pugna al Cielo, che la guarda pietoso:

5 “Perché non ho figliato un groppo di serpenti

6 piuttosto che nutrire questa maledizione!

7 Sciagurata la notte dei brevi godimenti,

8 ch’io concepii nel ventre l’atroce espiazione!

9 Poiché tu mi scegliesti fra le in numeri schiere

10 di donne, onde movessi a nausea mio marito;

11 e purtroppo non posso gettarlo in un braciere,

12 come un foglio amoroso, questo mostro aggrinzito,

13 farò che l’odio tuo, che cieco mi flagella,

14 cada sullo strumento della tua crudeltà,

15 e torcerò sì bene la trista pianticella

16 che i suoi germogli immondi giammai non metterà!”

17 Ella così rimastica la schiuma del suo fiele,

18 e nulla comprendendo dei propositi eterni,

19 da se stessa si appresta, nel Tartaro crudele,

20 il rogo destinato ai delitti materni.

21 Tuttavia, sotto l’ala d’un genio tutelare

22 esulta ebbro di sole il derelitto figlio,

23 e in ciò che beve e mangia gli par di ritrovare

24 la dolcissima ambrosia e il nettare vermiglio.

25 Scherza col vento, parla a una nuvola a un raggio,

26 e cantando si inebria del suo calvario. L’Angelo

27 che lo scorta fedele nel suo pellegrinaggio,

28 vedendolo felice come un uccello piange.

29 Quanti egli vuole amare, lo guatan con timore;

30 oppure, incoraggiati da sì mite dolcezza,

31 gareggiano a chi prima gli strapperà dal cuore

32 un lagno; e su lui provano la loro efferatezza.

33 Fra cibi e le bevande sulla sua bocca

34 mischian fredda cenere e sputo avvelenato;

35 gettavo via, compunti, tutto ciò ch’egli tocca,

36 e schivan di passar dov’egli sia passato.

37 Sua moglie va gridando lungo i crocicchi urbani:

38 “Poiché egli mi considera sì bella che mi adora,

39 farò come i feticci dei secoli lontani:

40 dico che intendo e voglio farmi dorare ancora;

41 m’inebrierò di nardo, d’incenso dolce-olente,

42 di genuflessi omaggi, di carnami, di vini

43 per sapere se nel cuore che mi ama ciecamente

44 potrò usurpar ridendo gli attributi divin!

45 E quando sarò stanca di queste fantasie,

46 poserò sul suo petto la mano, come un fiore;

47 ma con le unghiette, simili a quelle delle arpie,

48 saprò trovar la strada per afferragli il cuore.

49 Come dal nido un tenero palpitante uccelletto,

50 gli strapperò dal seno quel suo cuore gioioso,

51 e per saziare il mastino prediletto

52 lo getterò, sprezzante, nel vicolo melmoso!”

53 In alto, verso il cielo, dov’è un trono splendente,

54 il Poeta sereno leva le braccia oranti,

55 ed i vasti baleni del suo spirito ardente

56 nascondono al suo sguardo le folle deliranti:

57 “Sii lodato, o mio Dio, che dai la sofferenza

58 come un divin rimedio ai nostri folli errori,

59 e come la più pura, la più sublime essenza

60 che prepara gli eletti a gioie migliori!

61 So che al Poeta serbi un posto entro il celeste

62 tuo Regno, fra le schiere delle Sante legioni,

63 e che lo vuoi vicino nelle beate feste

64 delle Virtù, dei Troni, delle Dominazioni.

65 So che il dolore è l’unica nobiltà della vita,

66 cui non potranno mordere i dèmoni perversi,

67 e so che per interesse la mia corona ambita

68 concorron tutti i tempi e tutti gli universi.

69 Ma né i vezzi sepolti fra le antiche rovine

70 di Palmira, né l’oro, né le perle del mare,

71 quand’anche incastonate dalle tue man divine

72 sul mio diadema fulgido, potrebbero bastare;

73 il mio diadema è fatto solo di pura luce,

74 quella che avvolse il mondo appena fu creato,

75 al cui confronto l’occhio mortal che più riluce

76 è soltanto uno specchio dolente ed appannato.”

(da Charles Baudelaire, I fiori del Male 1857)

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  • 2 months later...
  • 4 weeks later...

nella mia vita ho già visto le giacche, i coleotteri, un inferno stravolto da un

Doré, il colera, i colori, il mare, i marmi: e una piazza di Oslo, e il Grand

Hôtel des Palmes, le buste, i busti:

ho già visto il settemmezzo, gli anagrammi, gli ettogrammi,

i panettoni, i corsari, i casini, i monumenti a Mazzini, i pulcini, i bambini,

Ridolini:

ho già visto i fucilati del 3 maggio (ma riprodotti appena in bianco e

nero), i torturati di giugno, i massacrati di settembre, gli impiccati di marzo,

di dicembre: e il sesso di mio padre e di mia madre: e il vuoto, e il vero, e il

verme inerme, e le terme:

ho già visto il neutrino, il neutrone, con il fotone, con l’elettrone

(in rappresentazione grafica, schematica): con il pentamerone, con l’esamerone:

e il sole, e il sale, e il cancro, e Patty Pravo: e Venere, e la cenere:

con il mascarpone (o mascherpone), con il mascherone, con il mozzocannone:

e il mascarpio (lat.), a *manuscarpere:

ma adesso che ti ho visto, vita mia, spegnimi gli occhi con due dita, e basta:

Edoardo SANGUINETI, (dicembre 1981) in Segnalibro. Poesie 1951-1981, Milano: Feltrinelli,

1982, p. 345.

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  • 11 months later...
  • 2 months later...

PASQUETTA

La mia strada è privilegiata

vi sono interdette le automobili

e presto anche i pedoni (a mia eccezione

e di pochi scortati da gorilla).

O beata solitudo disse il Vate.

Non ce n'è molta nelle altre strade.

L'intellighenzia a cui per mia sciagura

appartenevo si è divisa in due.

C'est emmerdant si dice da una parte

e dall'altra. Chi sa da quale parte

ci si immerda di meno. La questione

non è d'oggi soltanto. Il saggio sperimenta

le due alternative in una volta sola.

Io sono troppo vecchio per sostare

davanti al bivio. C'era forse un trivio

e mi ha scelto. Ora è tardi per recedere.

E. Montale

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Il sogno del prigioniero

Alba e notti qui variano per pochi segni.

Il zigzag degli storni sui battifredi

nei giorni di battaglia, mie sole ali,

un filo d'aria polare,

l'occhio del capoguardia dallo spioncino,

crac di noci schiacciate, un oleoso

sfrigolìo dalle cave, girarrosti

veri o supposti - ma la paglia è oro,

la lanterna vinosa è focolare

se dormendo mi credo ai tuoi piedi.

La purga dura da sempre, senza un perché.

Dicono che chi abiura e sottoscrive

può salvarsi da questo sterminio d'oche;

che chi obiurga se stesso, ma tradisce

e vende carne d'altri, afferra il mestolo

anzi che terminare nel pâté

destinato agl'Iddii pestilenziali.

Tardo di mente, piagato

dal pungente giaciglio mi sono fuso

col volo della tarma che la mia suola

sfarina sull'impiantito,

coi kimoni cangianti delle luci

sciorinate all'aurora dei torrioni,

ho annusato nel vento il bruciaticcio

dei buccellati dai forni,

mi son guardato attorno, ho suscitato

iridi su orizzonti di ragnateli

e petali sui tralicci delle inferriate,

mi sono alzato, sono ricaduto

nel fondo dove il secolo è il minuto -

e i colpi si ripetono ed i passi,

e ancora ignoro se sarò al festino

farcitore o farcito. L'attesa è lunga,

il mio sogno di te non è finito.

(Eugenio Montale, La bufera)

eugenio montale è dio.

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eugenio montale è dio.

Non ti dico quanto ci sto viaggiando io negli ultimi mesi col volumazzo 'Tutte le poesie' , Grandi Classici - Oscar Mondadori...

(Tra l'altro ha di sicuro sfatato il tabù che mi portavo avanti per cui una raccolta di poesie dovesse necessariamente essere un libricino agile e leggero!!)

GIOVIANA

Si scrivono miliardi di poesie

sulla terra ma in Giove è ben diverso.

Neppure una se ne scrive. E certo

la scienza dei gioviani è altra cosa.

Che cosa sia non si sa. E' assodato

che la parola uomo lassù desta

ilarità.

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Molte volte ho osservato

il marmo che hanno scolpito per me:

Un vascello con la vela ammainata

alla fonda in un porto.

In verità ciò non rappresenta la mia destinazione

ma la mia vita.

Perché mi fu offerto l’amore e io fuggii

i suoi disinganni;

Il dolore bussò alla mia porta, ma ebbi paura;

mi chiamò l’ambizione, ma le opportunità

mi hanno terrorizzato.

Eppure desidero dare

un significato alla mia vita.

E ora io so che bisogna alzare le vele

e prendere i venti del destino

dovunque conducano il vascello.

Dare il significato alla propria vita

può finire in follia,

Ma la vita senza significato è la tortura senza requie

e vago desiderio.

È un vascello che anela al mare

e ne ha paura.

E.L. Masters - George Gray

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  • 3 months later...

Ti libero la fronte dai ghiaccioli

che raccogliesti traversando l'alte

nebulose; hai le penne lacerate

dai cicloni, ti desti a soprassalti.

Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo

l'ombra nera, s'ostina in cielo un sole

freddoloso; e l'altre ombre che scantonano

nel vicolo non sanno che sei qui.

E. Montale

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