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L'ora del jazz


Lacatus

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20 minutes ago, Wanderer said:

Tra l'altro Bitches Brew era appena uscito:prego:

(Peccato solo che Wayne fosse già fuori dalla line up..)

Sì, stavo per scriverlo, manca Shorter qui, gravissima mancanza.

Che fricchettoni comunque :afro:  Se penso che solo qualche anno prima erano tutti con lo smoking abbottonato...

Bitches Brew è stato proprio una svolta clamorosa.

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  • 2 weeks later...

Ogni tanto ripeto sempre le stesse cose ma oggi mi stavo ascoltando questo gioiellino di raccolta:

Retrospective - The Very Best of E.S.T. di Esbjörn Svensson Trio su Apple  Music

 

Ma che band pazzesca sono stati? Esbjorn era un vero genio e secondo me tanti qui dentro dovrebbero recuperarlo perché anche se parliamo di jazz è materiale che può piacere ad un pubblico vastissimo amante di ambient, alt-rock, elettronica. Dentro c'è di tutto.

Sono un gruppo immortale. Avrò per sempre il grande rimpianto di essermi appassionato a loro poco prima che morisse, avrei voluto tantissimo vedermi uno dei loro concerti fuori di testa.

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Ho anche io quella raccolta, ed è credo una delle pochissime raccolte che ho comprato per reale convizione, perchè credo che faccia un ottimo lavoro riepilogativo di Esbjorn. Inutile dire che sono molto d'accordo con te; esbjorn è un perfetto ponte verso il jazz per chi ama altri generi. Inoltre il suo pianismo è molto lirico e jarrettiano, niente di astruso e le melodie sono folkloriche, semplici, ma l'improvvisazione è di grande gusto.

 lo stesso discorso di "entry door" per chi ama altri generi, potrei farlo con i Medeski Martin And Wood o, in modo molto diverso con Mehldau. 

 

Ecco, proprio stamattina scrivevo di gruppi "costruiti"  del nu jazz britannico. Quello che contesto a quei gruppi è che la nobilissima intenzione di scarnificare il linguaggio jazzistico e di renderlo più accessibile  inzuppandolo con afrobeat e black culture è più una bella idea che non una bella resa: sembrano prodotti costruiti a tavolino per essere hip e spesso sono musicalmente mediocri. 

E quando penso a quei gruppi, penso immediatamente ad Esbjormn, che ha fatto la stessa cosa (pur con altri generi flirtati nel jazz), ma molto meglio; anche perchè cedo che sia un musicista decisamente migliore. 

Quest'anno sosno uscite anche delle sue toccanti registrazioni in piano solo registrate a casa sua poco prima della morte. Un bel documento @echoes

Gli EST sono stati davvero un grande gruppo e hanno avuto un meritato successo. 

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3 minutes ago, Wanderer said:

Ho anche io quella raccolta, ed è credo una delle pochissime raccolte che ho comprato per reale convizione, perchè credo che faccia un ottimo lavoro riepilogativo di Esbjorn. Inutile dire che sono molto d'accordo con te; esbjorn è un perfetto ponte verso il jazz per chi ama altri generi. Inoltre il suo pianismo è molto lirico e jarrettiano, niente di astruso e le melodie sono folkloriche, semplici, ma l'improvvisazione è di grande gusto.

 lo stesso discorso di "entry door" per chi ama altri generi, potrei farlo con i Medeski Martin And Wood o, in modo molto diverso con Mehldau. 

 

Ecco, proprio stamattina scrivevo di gruppi "costruiti"  del nu jazz britannico. Quello che contesto a quei gruppi è che la nobilissima intenzione di scarnificare il linguaggio jazzistico e di renderlo più accessibile  inzuppandolo con afrobeat e black culture è più una bella idea che non una bella resa: sembrano prodotti costruiti a tavolino per essere hip e spesso sono musicalmente mediocri. 

E quando penso a quei gruppi, penso immediatamente ad Esbjormn, che ha fatto la stessa cosa (pur con altri generi flirtati nel jazz), ma molto meglio; anche perchè cedo che sia un musicista decisamente migliore. 

Quest'anno sosno uscite anche delle sue toccanti registrazioni in piano solo registrate a casa sua poco prima della morte. Un bel documento @echoes

Gli EST sono stati davvero un grande gruppo e hanno avuto un meritato successo. 

Wow non ne sapevo nulla devo assolutamente recuperarle. Questa "retrospective" è veramente splendida ed io normalmente non amo le raccolte.

Sì diciamo che gli E.S.T. hanno certamente ricercato una evoluzione del jazz a livello di contaminazioni ma secondo me la loro grandezza è stata la ricerca di una componente emotiva, attraverso un gusto melodico invidiabile e delle pennellate ambientali, che spesso nel jazz bianco, specialmente in trio, viene a mancare riducendosi di più ad un'operazione matematica.

Gruppo veramente pazzesco ed inarrivabile.

Tra l'altro, visto che l'hai citato, del trio di Jarrett volevo chiederti qualche disco rappresentativo. Li ho sempre ascoltati un po' a spot.

Comunque tornando al jazz che travalica i generi, ho voglia di riascoltarmi questo grande classico.

Chick Corea: Return To Forever Lp

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  • 2 weeks later...

Beh, eccoci qui.

Faccio davvero fatica a mettere giù due righe su quello che considero il più grande jazzista (fino a ieri) ancora vivente (con tutto il rispetto per il grande Rollins).

Che dire di Wayne Shorter? Non lo so bene, mi sembra una figura troppo grande per essere commentata a dovere. Ci provo e ci riprovo e non mi vengono le parole adatte. Il fatto che sia conosciuto poco è una conseguenza del fatto che il jazz è poco seguito, ma vi assicuro, come scrivevo ieri, che poche ore fa è morto uno dei grandissimi musicisti del XX secolo.

Si perchè Shorter non ha solo attraversato gran parte della Storia del jazz; ma l'ha fatta. Ma non starò qui a scrivere tutte le sue ineffabili grandezze, quelle potete raccartarvele leggendo wikipedia; e comunque, di base, le ho già scritte ieri.

Quello che mi piacerebbe scrivere su Shorter è che non sembrava davvero appartenere a quest'universo. Un'anima rarissima, che ha vissuto la musica in maniera paradossalmente sia completa - la sua musica era sè stesso - che frammentata: la musica per Shorter era una "goccia nell'oceano della vita", eppure è la musica il mezzo con cui si è espresso a noi.

Per fortuna che l'ha fatto, perchè una mente e un'anima come la sua devono potersi esprimere. Ha scelto di farlo con la musica, e ha maturato dei frutti straordinari dal suo albero.

Quello che, personalmente, mi porterò dentro della sua esperienza è questo: a 80 anni ha fatto la sua musica migliore. E per uno con quel bagaglio, vuol dire piu di qualcosa!
Una musica complessa e astratta, vero: ma di una bellezza e lucidità abbagliante e sublime. Mai sentito il jazz stendersi cosi, prendersi lo spazio intorno a se e rovesciarlo. E' musica assolutamente inaudita, ma nel vero senso del termine.

Dentro a quegli ultimi dischi dal vivo c'era gran parte di Shorter - per quanto lui suonasse meno, per ovvi motivi -: una musica cosmica - lui che era grande appassionato di cosmologia - , una pulsione sotterranea per un volteggio astrale. E che scoppi dinamici, ogni tanto! Ancora li ricordo, sia su disco che - per mia somma fortuna - dal vivo di persona, in quella caldissima sera all'Arena Santa Giuliana a Perugia. Una musica che tanto rifletteva anche il suo spirito zen e la sua costante ricerca: un volo, come diceva lui, a "zero gravity".
Non ho mai sentito il jazz toccare queste corde, e probabilmente non lo ascolterò più cosi.

Ha raggiunto tutto questo in età anziana. Ha preso tutta la sua esperienza e si è lanciato in un avventura sconosciuta per sè e i suoi ascoltatori, mettendo se stesso e i suoi compagni di formazione in una posizione di poter creare un linguaggio nuovo ogni sera. E cosi facendo sembrava toccava un misticismo che ho sentito poche volte. Ma un misticismo Shorteriano: lui, cosi preciso, cosi profondamente conoscitore della teoria musicale e cosi amante della stessa: ma d'altronde anche per il volo più alto ci vogliono delle buone scarpe!

Penso alla musica di Wayne Shorter e penso ad una polvere lunare che si sparge per il cosmo. E mi tengo dentro questo grande insegnamento: mai smettere di cercare, di sognare. Chi l'ha detto che da anziani si debba, appunto, morire?
No, si può dare ancora molto. E arrivare a risultati sorprendenti per tutti e forse anche per sè stessi.

Per fare questo, bisogna lasciarsi andare. E infatti, quando gli chiesero se il suo quartetto provava le cose prima dei concerti lui rispondeva con una citazione di Miles: "Come si prova l'ignoto?"
Infatti, non si può: si vive e si cerca, giorno per giorno.
La fantasia non muore con l'età.

Grazie Wayne, di tutto.

wayne-shorter.jpg

 

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20 hours ago, Wanderer said:

Penso alla musica di Wayne Shorter e penso ad una polvere lunare che si sparge per il cosmo. E mi tengo dentro questo grande insegnamento: mai smettere di cercare, di sognare. Chi l'ha detto che da anziani si debba, appunto, morire?
No, si può dare ancora molto. E arrivare a risultati sorprendenti per tutti e forse anche per sè stessi.

Per fare questo, bisogna lasciarsi andare. E infatti, quando gli chiesero se il suo quartetto provava le cose prima dei concerti lui rispondeva con una citazione di Miles: "Come si prova l'ignoto?"
Infatti, non si può: si vive e si cerca, giorno per giorno.
La fantasia non muore con l'età.

Sì, è questa la lezione che ha dato Wayne Shorter e che hanno dato, da sempre, i più grandi (fra i quali proprio Miles Davis). Grazie per queste parole.

Il mio ricordo del sassofonista è in questa piccolissima gemma contenuta nel disco Bella 'Mbriana di Pino Daniele, il suo contributo solista al sax soprano in Io Vivo Come Te  :legge:

 

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