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Un film al giorno Vol. 2


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No ma senza entrare per forza nel merito di cosa è arte e cosa non lo è in senso assoluto - non si finirebbe più. Insomma cerchiamo di localizzare la cosa su Tarantino. Secondo me un artista, tra le altre cose, deve prima di tutto essere in grado di dire quel che vuole, senza preoccuparsi dell'esito commerciale. Però il cinema è un'industria, lo sanno tutti, se ne era reso conto già Delluc un secolo fa. Dunque magari sì, sarebbe ottimale trovare un punto d'incontro tra le due cose, un compromesso. Shining ne è un esempio perfetto credo, tratto da King, con un attore iper-famoso. Però in compenso è uno dei film più complessi della storia, forse quello che ha guardato più in avanti. Ma di esempi ce ne sono tantissimi, basti pensare a buona parte della New Hollywood, Apocalypse Now, Taxi Driver. Questi film avevano qualcosa da dire, qualcosa di grande. Tarantino cosa ha da dire invece? Che in quest'epoca post-moderna (una delle etichette più idiote mai affibbiate ad un periodo), nell'era di internet, delle connessioni istantanee, del bombardamento visivo-sonoro quale siamo preda ogni giorno tutti quanti, il cinema non può che riflettere una simile realtà? Che ormai non esiste una parola pulita, e forse non è mai esistita, ma esiste solo una parola sempre più parlata dall'Altro, e quindi il cinema non può che vivere di citazioni reiterate all'infinito?

Ok, mettiamo che Tarantino avesse anche voluto dire tutte queste belle cose, che effettivamente ha detto - è fuor di dubbio. Quindi passi Pulp Fiction. Poi? Tutti gli altri film? Che diamine ci ha detto? Ci ha fatto divertire. Ci ha buttato dentro i personaggi duri che tutti volevamo vedere, la violenza che tutti volevamo vedere, i dialoghi taglienti, le musiche anni'70, che tutti noi, assolutamente, volevamo sentire. Questo per me non è più fare arte, è fare favori al pubblico. è prostrarsi alle esigenze del pubblico. è sguazzare nel commercio in senso stretto: non ha più nulla da dire (perché ha finito le idee nel '94) ma ce lo dice lo stesso, forse perché, IPOTIZZO, ogni suo film guadagna milioni.

Sia chiaro, i suoi film io li guardo sempre molto volentieri, mi piacciono tantissimo. La mia non è una crociata, ci mancherebbe. Solo che definire il suo cinema arte, secondo me, è commettere una gravissima ingiustizia nei confronti di un certo cinema, di certi registi che a mio avviso non giocano nello stesso campo da gioco, né nello stesso campionato, e forse nemmeno nello stesso sport di mr. Tarantino. Ma forse in quest'epoca post-moderna è un errore comprensibile.

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No ma senza entrare per forza nel merito di cosa è arte e cosa non lo è in senso assoluto - non si finirebbe più. Insomma cerchiamo di localizzare la cosa su Tarantino. Secondo me un artista, tra le altre cose, deve prima di tutto essere in grado di dire quel che vuole, senza preoccuparsi dell'esito commerciale. Però il cinema è un'industria, lo sanno tutti, se ne era reso conto già Delluc un secolo fa. Dunque magari sì, sarebbe ottimale trovare un punto d'incontro tra le due cose, un compromesso. Shining ne è un esempio perfetto credo, tratto da King, con un attore iper-famoso. Però in compenso è uno dei film più complessi della storia, forse quello che ha guardato più in avanti. Ma di esempi ce ne sono tantissimi, basti pensare a buona parte della New Hollywood, Apocalypse Now, Taxi Driver. Questi film avevano qualcosa da dire, qualcosa di grande. Tarantino cosa ha da dire invece? Che in quest'epoca post-moderna (una delle etichette più idiote mai affibbiate ad un periodo), nell'era di internet, delle connessioni istantanee, del bombardamento visivo-sonoro quale siamo preda ogni giorno tutti quanti, il cinema non può che riflettere una simile realtà? Che ormai non esiste una parola pulita, e forse non è mai esistita, ma esiste solo una parola sempre più parlata dall'Altro, e quindi il cinema non può che vivere di citazioni reiterate all'infinito?

Ok, mettiamo che Tarantino avesse anche voluto dire tutte queste belle cose, che effettivamente ha detto - è fuor di dubbio. Quindi passi Pulp Fiction. Poi? Tutti gli altri film? Che diamine ci ha detto? Ci ha fatto divertire. Ci ha buttato dentro i personaggi duri che tutti volevamo vedere, la violenza che tutti volevamo vedere, i dialoghi taglienti, le musiche anni'70, che tutti noi, assolutamente, volevamo sentire. Questo per me non è più fare arte, è fare favori al pubblico. è prostrarsi alle esigenze del pubblico. è sguazzare nel commercio in senso stretto: non ha più nulla da dire (perché ha finito le idee nel '94) ma ce lo dice lo stesso, forse perché, IPOTIZZO, ogni suo film guadagna milioni.

Sia chiaro, i suoi film io li guardo sempre molto volentieri, mi piacciono tantissimo. La mia non è una crociata, ci mancherebbe. Solo che definire il suo cinema arte, secondo me, è commettere una gravissima ingiustizia nei confronti di un certo cinema, di certi registi che a mio avviso non giocano nello stesso campo da gioco, né nello stesso campionato, e forse nemmeno nello stesso sport di mr. Tarantino. Ma forse in quest'epoca post-moderna è un errore comprensibile.

No ma sottoscrivo tutto, sia chiaro. Ovvio che se devo paragonare, artisticamente parlando, un Elephant di Van Sant con un Django non c'è nemmeno lontanamente partita. Però per me un approccio artistico è anche lavorare sulla pura linguistica e Tarantino fa questo sia in "Le Iene" che in Pulp Fiction. Di fatto rivolta come un calzino il piano narrativo e contenutistico, per quello parlavo di decostruzionismo, mettendo a nudo quell'idea di frammentazione tipica del "postmodernismo" e dell'estetica pop.

Per quanto riguarda le altre pellicole sono d'accordo con te e infatti ho parlato di cinema alto solo per i suoi primi due film. Per il resto Tarantino fa cinema commerciale con genialità assoluta e non mi pare poco.

Comunque voglio specificare che io sul cinema ho tantissimo da imparare, sono tutt'altro che ferrato in materia. Anzi se scrivessi di più qua dentro mi faresti un grande favore.:)

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La sua grandezza è quella di rielaborare le sue grandi ossessioni facendole sue, ricostruendo i miti senza essere mai banale. Omaggiando e rubando con uno stile unico ed indescrivibile. Per la bravura dietro la mdp, come non citare il grande De Palma, spesso troppo messo da parte. Colpa dei troppi tamarri che guardano Scarface, forse?

Secondo me non è giusto parlare del concetto di arte che è talmente dispersivo e personale, quasi soggettivo. Il cinema è un'arte, sempre e comunque. Indipendentemente dalla bellezza di un film o meno. Io parto da questo presupposto. L'arte si può fare bene o male.

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No ma senza entrare per forza nel merito di cosa è arte e cosa non lo è in senso assoluto - non si finirebbe più. Insomma cerchiamo di localizzare la cosa su Tarantino. Secondo me un artista, tra le altre cose, deve prima di tutto essere in grado di dire quel che vuole, senza preoccuparsi dell'esito commerciale. Però il cinema è un'industria, lo sanno tutti, se ne era reso conto già Delluc un secolo fa. Dunque magari sì, sarebbe ottimale trovare un punto d'incontro tra le due cose, un compromesso. Shining ne è un esempio perfetto credo, tratto da King, con un attore iper-famoso. Però in compenso è uno dei film più complessi della storia, forse quello che ha guardato più in avanti. Ma di esempi ce ne sono tantissimi, basti pensare a buona parte della New Hollywood, Apocalypse Now, Taxi Driver. Questi film avevano qualcosa da dire, qualcosa di grande. Tarantino cosa ha da dire invece? Che in quest'epoca post-moderna (una delle etichette più idiote mai affibbiate ad un periodo), nell'era di internet, delle connessioni istantanee, del bombardamento visivo-sonoro quale siamo preda ogni giorno tutti quanti, il cinema non può che riflettere una simile realtà? Che ormai non esiste una parola pulita, e forse non è mai esistita, ma esiste solo una parola sempre più parlata dall'Altro, e quindi il cinema non può che vivere di citazioni reiterate all'infinito?

Ok, mettiamo che Tarantino avesse anche voluto dire tutte queste belle cose, che effettivamente ha detto - è fuor di dubbio. Quindi passi Pulp Fiction. Poi? Tutti gli altri film? Che diamine ci ha detto? Ci ha fatto divertire. Ci ha buttato dentro i personaggi duri che tutti volevamo vedere, la violenza che tutti volevamo vedere, i dialoghi taglienti, le musiche anni'70, che tutti noi, assolutamente, volevamo sentire. Questo per me non è più fare arte, è fare favori al pubblico. è prostrarsi alle esigenze del pubblico. è sguazzare nel commercio in senso stretto: non ha più nulla da dire (perché ha finito le idee nel '94) ma ce lo dice lo stesso, forse perché, IPOTIZZO, ogni suo film guadagna milioni.

Sia chiaro, i suoi film io li guardo sempre molto volentieri, mi piacciono tantissimo. La mia non è una crociata, ci mancherebbe. Solo che definire il suo cinema arte, secondo me, è commettere una gravissima ingiustizia nei confronti di un certo cinema, di certi registi che a mio avviso non giocano nello stesso campo da gioco, né nello stesso campionato, e forse nemmeno nello stesso sport di mr. Tarantino. Ma forse in quest'epoca post-moderna è un errore comprensibile.

Hai citato il nostro amato Stanley, che, come Tarantino, ha a mio modo di vedere sempre giocato sul filo dell'appagamento dello spettatore medio, ancorché prima della critica.

Sì, perché soprattutto nella seconda parte della sua carriera (da Arancia Meccanica in poi, forse con la sola eccezione di Barry Lyndon), anche Kubrick ha strizzato l'occhio al fruitore occasionale.

I mocciosi che si arrapano per la prima parte di Arancia Meccanica;

gli amanti del cinema "de paura" abbonati alle proiezioni di Lamberto Bava con la cicca in bocca sono ancora in sollucchero per le corse nei corridoi di Danny;

le più gran teste di minchia che io conosca, ancora oggi sanno a memoria le raccomandazioni ai propri soldati del sergente Hartman capo istruttore.

C'è nell'arte, più che in ogni altra cosa, una forza (benevola?) capace di attirare a sé l'essere umano acculturato così come quello proveniente dalla giungla.

Poiché arte è (aridaje) non solo riunire un piccolo capannello di eletti, ma anche esercitare sulle masse un'attrazione tale per cui l'asino si sentirà "potente". E facente parte di un qualcosa di più grande.

"Avete capito bene, luridissimi vermi?" è forse l'antesignano di quell'altrettanto mitico "Ezechiele 25 17", per fare un esempio: possiamo parlare delle tecniche registiche, delle dimensioni degli obiettivi e delle luci, di quanti ciak sono stati necessari per una scena, ma la realtà è che quello che rimane nell'immaginario collettivo, è di per sé meritevole di rispetto. E forse anche di essere definito Arte, con la a maiuscola.

Poi sono d'accordo con te che c'è Arte e arte, e lì si aprirebbe un'altra parentesi enorme.

Ma uno dei principali meriti di Tarantino è quello di provocare godimento sia nel somaro (in un modo) che nel cultore e nel cinefilo (in un altro).

E per me questa è Arte, la scintilla capace di provocare una reazione emotiva toccando corde basse e alte (leggi pancia e anima) nello stesso istante.

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No ma sottoscrivo tutto, sia chiaro. Ovvio che se devo paragonare, artisticamente parlando, un Elephant di Van Sant con un Django non c'è nemmeno lontanamente partita. Però per me un approccio artistico è anche lavorare sulla pura linguistica e Tarantino fa questo sia in "Le Iene" che in Pulp Fiction. Di fatto rivolta come un calzino il piano narrativo e contenutistico, per quello parlavo di decostruzionismo, mettendo a nudo quell'idea di frammentazione tipica del "postmodernismo" e dell'estetica pop.

Per quanto riguarda le altre pellicole sono d'accordo con te e infatti ho parlato di cinema alto solo per i suoi primi due film. Per il resto Tarantino fa cinema commerciale con genialità assoluta e non mi pare poco.

Comunque voglio specificare che io sul cinema ho tantissimo da imparare, sono tutt'altro che ferrato in materia. Anzi se scrivessi di più qua dentro mi faresti un grande favore. :)

no ma ale, ogni tanto mi domando: ma perché quando ci vediamo parli solo di cagate quando invece, se volessi, potresti essere una non cosí brutta persona? :laugh:

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no ma ale, ogni tanto mi domando: ma perché quando ci vediamo parli solo di cagate quando invece, se volessi, potresti essere una non cosí brutta persona? :laugh:

Ma posso fare la persona seria dopo che uno mi saluta con un "a frosccciiiiooooo".:martel:

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No ma senza entrare per forza nel merito di cosa è arte e cosa non lo è in senso assoluto - non si finirebbe più. Insomma cerchiamo di localizzare la cosa su Tarantino. Secondo me un artista, tra le altre cose, deve prima di tutto essere in grado di dire quel che vuole, senza preoccuparsi dell'esito commerciale. Però il cinema è un'industria, lo sanno tutti, se ne era reso conto già Delluc un secolo fa. Dunque magari sì, sarebbe ottimale trovare un punto d'incontro tra le due cose, un compromesso. Shining ne è un esempio perfetto credo, tratto da King, con un attore iper-famoso. Però in compenso è uno dei film più complessi della storia, forse quello che ha guardato più in avanti.

Beh, diventa però davvero molto difficile prescindere dalla definizione di arte che si ha in testa; come dicevo nel post precedente considero un artista colui che è in grado di dire quello che vuole, ma allo stesso tempo di mantenere un codice comprensibile, magari in maniera molto labile e nascosta, magari sepolto sotto molteplici strati di significato, ma comunque visibile. E’ il motivo per cui pur apprezzando certe cose di Greenaway, soprattutto dal punto di vista visivo, non riesco a considerare il suo cinema arte fino in fondo ed al contrario invece, credo che Lynch riesca nelle sue visioni a trasmettere in profondità.

Invece mi interesserebbe leggere un tuo approfondimento su Shining, mi hai incuriosito parecchio.

Ma di esempi ce ne sono tantissimi, basti pensare a buona parte della New Hollywood, Apocalypse Now, Taxi Driver. Questi film avevano qualcosa da dire, qualcosa di grande. Tarantino cosa ha da dire invece? Che in quest'epoca post-moderna (una delle etichette più idiote mai affibbiate ad un periodo), nell'era di internet, delle connessioni istantanee, del bombardamento visivo-sonoro quale siamo preda ogni giorno tutti quanti, il cinema non può che riflettere una simile realtà? Che ormai non esiste una parola pulita, e forse non è mai esistita, ma esiste solo una parola sempre più parlata dall'Altro, e quindi il cinema non può che vivere di citazioni reiterate all'infinito?

Ok, mettiamo che Tarantino avesse anche voluto dire tutte queste belle cose, che effettivamente ha detto - è fuor di dubbio. Quindi passi Pulp Fiction. Poi? Tutti gli altri film? Che diamine ci ha detto? Ci ha fatto divertire. Ci ha buttato dentro i personaggi duri che tutti volevamo vedere, la violenza che tutti volevamo vedere, i dialoghi taglienti, le musiche anni'70, che tutti noi, assolutamente, volevamo sentire. Questo per me non è più fare arte, è fare favori al pubblico. è prostrarsi alle esigenze del pubblico. è sguazzare nel commercio in senso stretto: non ha più nulla da dire (perché ha finito le idee nel '94) ma ce lo dice lo stesso, forse perché, IPOTIZZO, ogni suo film guadagna milioni.

L’essere simbolo ed interprete del proprio tempo è caratteristica fondamentale dell’artista a mio avviso. Una pellicola come Inglorious Bastards non ha nulla da dire? L’estetica pop che trova espressione in un genere così distante, così avulso dal contesto e lo fa suo, lo attualizza e lo seziona utilizzando degli attrezzi moderni, come farebbe un medico dei nostri giorni catapultato un centinaio di anni indietro. Kill Bill non è la quintessenza del paradosso fumettistico che governa l’immaginario comune dei primi anni 2000? Poi possiamo stare a discutere di dignità artistica all’infinito, ma a questa stregua non se ne esce, perché appare semplice affermare che Kieslowski è più artista di Tarantino e posso anche essere d’accordo per certi versi, ma davvero, è una trappola.

Sia chiaro, i suoi film io li guardo sempre molto volentieri, mi piacciono tantissimo. La mia non è una crociata, ci mancherebbe. Solo che definire il suo cinema arte, secondo me, è commettere una gravissima ingiustizia nei confronti di un certo cinema, di certi registi che a mio avviso non giocano nello stesso campo da gioco, né nello stesso campionato, e forse nemmeno nello stesso sport di mr. Tarantino. Ma forse in quest'epoca post-moderna è un errore comprensibile.

Appunto, come dicevo sopra, ci addentriamo in un campo assai pericoloso, è come dire, perdonami il paragone un po’ troppo pagano, che Federer è più forte di Messi.

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visto ora the master

m'ha meso voglia di rivederlo

tanta roba

PS. Forse le musiche le avrei messe un pò meno di sfondo e più avanti

ok, visto anche io. a me invece ha deluso tantissimo. non riesco a capire dove voglia andare a parare. ci sono una marea di scene madri incomprensibili (tipo, la scena della moto nel deserto?). peccato, perchè promette benissimo nella prima parte, ma poi dimostra quasi che non sa come farlo finire. mah. there will be blood è di un altro livello.

phoenix comunque mostruoso. se volete/dovete vederlo vi consiglio la versione originale, la voce è tipo 3/4 del personaggio eh.

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ok, visto anche io. a me invece ha deluso tantissimo. non riesco a capire dove voglia andare a parare. ci sono una marea di scene madri incomprensibili (tipo, la scena della moto nel deserto?). peccato, perchè promette benissimo nella prima parte, ma poi dimostra quasi che non sa come farlo finire. mah. there will be blood è di un altro livello.

phoenix comunque mostruoso. se volete/dovete vederlo vi consiglio la versione originale, la voce è tipo 3/4 del personaggio eh.

ma solo io non l'ho trovato cosi difficile da seguire nello sviluppo ( o meglio non sviluppo)?

cioè cosa si voleva dire mi è parso abbastanza chiaro, se ho compreso bene. La scena della moto si spiega con quello che si dice nella scena prima cito a memoria "raggiungere gli obiettivi a maggior velocità possibile"; io l'ho intesa come altro test del maestro con phoenix che conseguentemente si dilegua...

anche il finale: c'è lo scontro definitivo tra personalità inconciliabili: il maestro e lo spirito libero di freddie che deciderà poi cosa fare della sua vita (e alla fine però capisci che per freddie, che pure ha seguito la "libertà" invece del culto, non c'è progresso: una volta tornato alla vita è vittima dei soliti problemi)

forse l'ho letto in maniera troppo semplicistica, ma ci ho visto un gran film sulle dipendenze psicologiche...

PS per me molto meglio hoffman di phoenix

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Ieri ho visto "Silver linings playbook" commedia un po' triste un po' felice, che vi consiglio!

Mi è piaciuta molto l'interpretazione di Bradley Cooper (che mi pare sia stato anche nominato agli oscar proprio per questo film...)

Purtroppo sono indietro con tutti i filmoni perché qui in Francia spesso doppiano, e il doppiaggio francese ve lo giuro, è tremendo quasi come quello russo! In più torrent è bloccato :triste:

Cercherò di rifarmi al più presto perché sono super curiosa di vedere questo Django di cui sento parlare moltissimo anche in negativo...

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ma solo io non l'ho trovato cosi difficile da seguire nello sviluppo ( o meglio non sviluppo)?

cioè cosa si voleva dire mi è parso abbastanza chiaro, se ho compreso bene. La scena della moto si spiega con quello che si dice nella scena prima cito a memoria "raggiungere gli obiettivi a maggior velocità possibile"; io l'ho intesa come altro test del maestro con phoenix che conseguentemente si dilegua...

anche il finale: c'è lo scontro definitivo tra personalità inconciliabili: il maestro e lo spirito libero di freddie che deciderà poi cosa fare della sua vita (e alla fine però capisci che per freddie, che pure ha seguito la "libertà" invece del culto, non c'è progresso: una volta tornato alla vita è vittima dei soliti problemi)

forse l'ho letto in maniera troppo semplicistica, ma ci ho visto un gran film sulle dipendenze psicologiche...

PS per me molto meglio hoffman di phoenix

boh, io l'ho trovato fin troppo confuso. ma non per la trama, che é semplicissima, praticamente non succede nulla per tutto il film :D

phoenix inizia come una persona piena di problemi, e finisce esattamente allo stesso modo. violento, sessuomane, un emarginato senza possibilitá di vittoria. the master invece é un megalomane che, per qualche motivo, si appassiona al poveraccio. tutta questa passione (a parte forse l'attrazione omoerotica, su cui gioca per parte del film) non é comprensibile, visto che alla fine anche lui non ottiene nulla dal suo amico. anzi, prova a plasmarlo, a renderlo meno animale di quello che era. ci riesce? direi di no, visto che appena puó quell sfoga la sua rabbia prendendo a sberle chiunque osi contraddire dodd. e cosa vede quell nel master? un padre?

tutto é troppo tratteggiato, vago. oh, non che sia un male in assoluto, anzi. ma qui per me si esagera, mi pare tutto troppo scollegato, una grande masturbazione mentale del regista, che (almeno per me) non riesce ad arrivare da nessuna parte.

ed é un peccato, ripeto, perché se invece di voler fare un film forzatamente arzigogolato anderson si fosse concentrato un minimo sulla trama e sull'intreccio narrativo...

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Finalmente sono riuscito a vedere Django (o DJ ango come ha detto un tipo che faceva il biglietto davanti a me).

Il film mi è piaciuto e anche tanto, nonostante l’ultima mezz’ora, effettivamente tirata un po’ troppo per le lunghe ed in cui il buon Quentin ha veramente sbracato in maniera debordante; tuttavia fino a lì secondo me trattasi di grandissimo film.

Mi pare che la cifra stilistica di Tarantino si stia arricchendo di mondi imprevedibili e poco scontati, anche se la sceneggiatura in effetti potrebbe vertere su qualcosa di diverso dalla vendetta ogni tanto, non so, forse voleva realizzare una trilogia sull’argomento, ma ora possiamo finirla qui direi.

Però, però, cazzo tutto il mondo di contorno cambia come un caleidoscopio, gli spazi aperti avevano già fatto capolino in Kill Bill 2, ma qui trovano sublimazione in una fotografia splendida che esalta i colori caldi del Texas e fa da sfondo particolarmente intonato ad una regia mai così matura e creativa. La lettura dello schiavismo, in linea con quella della shoah che caratterizza i bastardi, è quantomeno interessante, ricca di spunti e di possibilità di interpretazione.

Si ritrovano molti degli elementi drammaturgici tipici del cinema tarantiniano, che per quanto rimescolati danno al film un’aria di familiarità che solo i grandissimi autori sanno dosare con tale maestria. Sulle prove degli attori direi che non è neanche il caso di discutere, ma una nota di merito a Di Caprio la vorrei dare, perché caratterizza il personaggio in maniera esemplare, fin dalla prima inquadratura quello non può che essere uno psicopatico, lo è anche di schiena.

Il film ha anche dei limiti, autocompiacimento, qualche espressione in primo piano un po’ scontatella, Steven è un personaggio fin troppo prevedibile nella sua natura spiazzante e contraddittoria, ma alla fine sono cose che gli si perdonano, perché diluite in un impianto che funziona nel dare vita al mondo quasi circense che viene messo in scena.

Il tempo dirà dove si colloca questo lavoro, di sicuro un altro colpo andato a segno.

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ok, visto anche io. a me invece ha deluso tantissimo. non riesco a capire dove voglia andare a parare. ci sono una marea di scene madri incomprensibili (tipo, la scena della moto nel deserto?). peccato, perchè promette benissimo nella prima parte, ma poi dimostra quasi che non sa come farlo finire. mah. there will be blood è di un altro livello.

phoenix comunque mostruoso. se volete/dovete vederlo vi consiglio la versione originale, la voce è tipo 3/4 del personaggio eh.

concordo su tutto, e aggiungo che è pure palloso! :D

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