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A Light for Attracting Attention


Lacatus

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8 minutes ago, echoes said:

Io appoggio. Secondo me dovremo abituarci all'idea che il forum dei prossimi anni sarà molto più occupato a parlare degli Smile che dei Radiohead

Decisamente. 

Gli Smile hanno cambiato completamente le carte in tavola. 

E comunque, secondo me, già da dopo A Moon Shaped Pool avremmo dovuto ristrutturare il Forum, perché i progetti solisti da quel momento in poi hanno preso il sopravvento.

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Top Posters In This Topic

25 minutes ago, Lacatus said:

Io non sono più mod, ma ti dico cosa farei se lo fossi: riarrangerei la sezione Side Projects con dei sub forum: 

  • Thom Yorke
  • Jonny Greenwood
  • EOB
  • Phil Selway
  • The Smile
  • Atoms For Peace
  • Varie

Questo dovrebbe essere fattibile.

 

15 minutes ago, @li said:

Minchiazza lavorone ma si può fare anche se io visualizzavo più una cosa tipo:

- Radiohead (nuovo nome di Generale che peraltro è bruttino)

- The Smile

- Side Projects (magari suddiviso come dici tu)

mettiamo ai voti e sentiamo cosa dice @max [idioteque.it] anche se non ho capito se ci legge ancora.

Sensatissime entrambe.

Ho giá scritto a @max [idioteque.it], che ogni tanto ci legge (e infatti ha appena bannato uno dei soliti spammatori guastafeste, oltre ad impostare una nuova skin per Scatter).

Non so se Max risponderá in questo topic o in privato, in ogni caso vi faccio sapere ;)

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1 minute ago, Valderrama said:

 

Sensatissime entrambe.

Ho giá scritto a @max [idioteque.it], che ogni tanto ci legge (e infatti ha appena bannato uno dei soliti spammatori guastafeste, oltre ad impostare una nuova skin per Scatter).

Non so se Max risponderá in questo topic o in privato, in ogni caso vi faccio sapere ;)

Grazie @Valderrama :pollice: E ringrazia e saluta Maximeddu.

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Bene, sparo anche io la mia dose di elucubrazioni gratuite, e azzardo una ipotesi che ormai mi porto dietro da un po’ - che è poi la stessa ipotesi che ho avanzato già per pana-vision.
Per me l’album parla della società dei social e di tutto ciò che ne consegue. È un ritratto, a volte disperato a volte ambiguamente seducente, del villaggio globale e dell’iper-connessione. La luce degli smartphone è la luce che ci ruba l’attenzione, che ci distrae dal mondo “vero”. Calzantissimo il paragone con la caverna platonica @Lacatus, in cui i simulacri vengono scambiati per reali.
Questo potrebbe spiegare questa strategia mediatica basata sulla sovraesposizione, cioè tutti questi singoli (6 prima dell’uscita, e probabilmente gli altri 7 dopo, se continua così).
Ciò secondo me si riflette nella struttura stessa dell’album: quello che voi chiamate giustamente anti-climax, cioè questo “esaurirsi” delle canzoni in modo violento, mi richiama proprio una struttura tipo videowall di instagram o qualcosa del genere, cioè un carousel di contenuti, in questo caso di canzoni, che hanno un tempo limitato entro cui poter dire quel che vogliono dire. La musica si dimena dentro questo tempo limitato; esaurito quel tempo, basta, via con la prossima canzone, senza troppi fronzoli. Viene meno la volontà di dividere la tracklist in modo gerarchico, creando canzoni-madre e canzoni subordinate. È come se le canzoni avessero tutte pari opportunità, tutte le stesse possibilità per esprimersi. Hanno voluto accentuare quel tanto che basta la disarticolazione, invece di voler “incollare” i brani tra loro come accadeva per i radiohead. I brani non si metabolizzano, e così accade anche agli strumenti. Gli strumenti secondo me giocano tutto il tempo nella dialettica amalgama/disarticolazione. A volte vanno ognuno per cazzi loro, altre volte si confondono tra loro fino a non riconoscere più cosa è cosa. Il mix aumenta sapientemente questa sensazione, lasciando spesso un vuoto tra gli strumenti, e si passa da mix disarticolati a mix estremamente amalgamati, anche qui in modo molto violento. Quindi oltre che sul tempo si ragiona anche sullo spazio, cioè sulla spazialità della musica. È uno spazio virtuale potenzialmente illimitato, in cui gli strumenti potrebbero perdersi in ogni direzione e sembrano effettivamente liberi di andare dove vogliono. Quindi mi pare che si giochi in questo campo: dialettica tra uno e molti, tra dividuo e individuo, tra tempo limitato e spazio illimitato. Siamo noi e il nostro specchio, il nostro black mirror nel quale a volte ci indentifichiamo e altre volte ce ne distacchiamo. C’è un continuo richiamo alla dualità, a partire dalle prime due tracce, dove allo “stesso”, cioè all’identico con cui appunto mi identifico, segue “l’opposto”. Una logica di tipo binario, che è l’unica con cui ormai si riesce a ragionare. O è come me, o è opposto a me.
Insomma per me l’album richiama proprio questa struttura “a vetrina” dei social, e catapulta l’ascoltatore in una situazione similare. Ma volendo anche lo stesso nome “smile”, oltre che alla ormai nota poesia, richiama più che palesemente le emoticon, cioè la versione virtuale delle nostre emozioni.

OPPURE sono solo uno con troppa fantasia, e questi qui volevano solo fare un po’ di musica. Però bho, io ormai vedo l’album in questa maniera e volevo condividere la mia visione, se non altro per sottolineare che non sono d'accordo con quanti dicono che le canzoni "sembrano buttate là". Io dico che sono buttate là, ma con grande cognizione di causa.

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ah pero'... come ti avevo gia' anticipato la vedo in tutt'altro modo e pur tuttavia sono affascinata dalla tua lettura che sicuramente ha dei punti fermi abbastanza indiscutibili.

Do il mio contributo testuale al tuo pensiero: 

First, she'll pull your fingers off
And then she'll pull your toes
And then she'll steal the photos from your phone

Qui sembra proprio la descrizione di una specie di "violenza" perpetrata in era social....

 


Quanto tempo era che non ci stimolavano cosi tanto?

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58 minutes ago, Gasba said:

Bene, sparo anche io la mia dose di elucubrazioni gratuite, e azzardo una ipotesi che ormai mi porto dietro da un po’ - che è poi la stessa ipotesi che ho avanzato già per pana-vision.
Per me l’album parla della società dei social e di tutto ciò che ne consegue. È un ritratto, a volte disperato a volte ambiguamente seducente, del villaggio globale e dell’iper-connessione. La luce degli smartphone è la luce che ci ruba l’attenzione, che ci distrae dal mondo “vero”. Calzantissimo il paragone con la caverna platonica @Lacatus, in cui i simulacri vengono scambiati per reali.
Questo potrebbe spiegare questa strategia mediatica basata sulla sovraesposizione, cioè tutti questi singoli (6 prima dell’uscita, e probabilmente gli altri 7 dopo, se continua così).
Ciò secondo me si riflette nella struttura stessa dell’album: quello che voi chiamate giustamente anti-climax, cioè questo “esaurirsi” delle canzoni in modo violento, mi richiama proprio una struttura tipo videowall di instagram o qualcosa del genere, cioè un carousel di contenuti, in questo caso di canzoni, che hanno un tempo limitato entro cui poter dire quel che vogliono dire. La musica si dimena dentro questo tempo limitato; esaurito quel tempo, basta, via con la prossima canzone, senza troppi fronzoli. Viene meno la volontà di dividere la tracklist in modo gerarchico, creando canzoni-madre e canzoni subordinate. È come se le canzoni avessero tutte pari opportunità, tutte le stesse possibilità per esprimersi. Hanno voluto accentuare quel tanto che basta la disarticolazione, invece di voler “incollare” i brani tra loro come accadeva per i radiohead. I brani non si metabolizzano, e così accade anche agli strumenti. Gli strumenti secondo me giocano tutto il tempo nella dialettica amalgama/disarticolazione. A volte vanno ognuno per cazzi loro, altre volte si confondono tra loro fino a non riconoscere più cosa è cosa. Il mix aumenta sapientemente questa sensazione, lasciando spesso un vuoto tra gli strumenti, e si passa da mix disarticolati a mix estremamente amalgamati, anche qui in modo molto violento. Quindi oltre che sul tempo si ragiona anche sullo spazio, cioè sulla spazialità della musica. È uno spazio virtuale potenzialmente illimitato, in cui gli strumenti potrebbero perdersi in ogni direzione e sembrano effettivamente liberi di andare dove vogliono. Quindi mi pare che si giochi in questo campo: dialettica tra uno e molti, tra dividuo e individuo, tra tempo limitato e spazio illimitato. Siamo noi e il nostro specchio, il nostro black mirror nel quale a volte ci indentifichiamo e altre volte ce ne distacchiamo. C’è un continuo richiamo alla dualità, a partire dalle prime due tracce, dove allo “stesso”, cioè all’identico con cui appunto mi identifico, segue “l’opposto”. Una logica di tipo binario, che è l’unica con cui ormai si riesce a ragionare. O è come me, o è opposto a me.
Insomma per me l’album richiama proprio questa struttura “a vetrina” dei social, e catapulta l’ascoltatore in una situazione similare. Ma volendo anche lo stesso nome “smile”, oltre che alla ormai nota poesia, richiama più che palesemente le emoticon, cioè la versione virtuale delle nostre emozioni.

OPPURE sono solo uno con troppa fantasia, e questi qui volevano solo fare un po’ di musica. Però bho, io ormai vedo l’album in questa maniera e volevo condividere la mia visione, se non altro per sottolineare che non sono d'accordo con quanti dicono che le canzoni "sembrano buttate là". Io dico che sono buttate là, ma con grande cognizione di causa.

Shit, here we go again (cit.) :spavento:

"Comunque mi sta venendo la mezza idea che questa canzone possa anche parlare d'altro. Non si è mai andati oltre "la separazione, il matrimonio, l'amore, ecc.", ma secondo me il testo è abbastanza minimale da lasciare spazio a nuovi spiragli di senso.
Canzone + video mi fanno pensare a una parabola di internet, il vivere nel mondo del web. Thom vaga in stanze e ambienti molto distanti tra loro, tuttavia magicamente adiacenti, basta aprire una porta; come in un labirinto dal quale non si riesce ad uscire. Ecco, mi ricorda il web, la grande ragnatela virtuale (che si estende "oltre me e oltre te"), dove basta un link per accedere in mondi totalmente differenti. Sognare ad occhi aperti potrebbe riferirsi a questo, alla nostra attuale condizione di umani, che pur vivendo non vivono mai veramente, se non in uno strano stato di veglia/sonno"

Questo lo scrivesti te nel 2016, caro @Gasba. Dunque secondo te, tematicamente parlando, ci potrebbe essere un filo nascosto (web/social networks) che unisce Daydreaming/AMSP a ALFAA? :uhm:

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1 hour ago, Gasba said:

Bene, sparo anche io la mia dose di elucubrazioni gratuite, e azzardo una ipotesi che ormai mi porto dietro da un po’ - che è poi la stessa ipotesi che ho avanzato già per pana-vision.
Per me l’album parla della società dei social e di tutto ciò che ne consegue. È un ritratto, a volte disperato a volte ambiguamente seducente, del villaggio globale e dell’iper-connessione. La luce degli smartphone è la luce che ci ruba l’attenzione, che ci distrae dal mondo “vero”. Calzantissimo il paragone con la caverna platonica @Lacatus, in cui i simulacri vengono scambiati per reali.
Questo potrebbe spiegare questa strategia mediatica basata sulla sovraesposizione, cioè tutti questi singoli (6 prima dell’uscita, e probabilmente gli altri 7 dopo, se continua così).
Ciò secondo me si riflette nella struttura stessa dell’album: quello che voi chiamate giustamente anti-climax, cioè questo “esaurirsi” delle canzoni in modo violento, mi richiama proprio una struttura tipo videowall di instagram o qualcosa del genere, cioè un carousel di contenuti, in questo caso di canzoni, che hanno un tempo limitato entro cui poter dire quel che vogliono dire. La musica si dimena dentro questo tempo limitato; esaurito quel tempo, basta, via con la prossima canzone, senza troppi fronzoli. Viene meno la volontà di dividere la tracklist in modo gerarchico, creando canzoni-madre e canzoni subordinate. È come se le canzoni avessero tutte pari opportunità, tutte le stesse possibilità per esprimersi. Hanno voluto accentuare quel tanto che basta la disarticolazione, invece di voler “incollare” i brani tra loro come accadeva per i radiohead. I brani non si metabolizzano, e così accade anche agli strumenti. Gli strumenti secondo me giocano tutto il tempo nella dialettica amalgama/disarticolazione. A volte vanno ognuno per cazzi loro, altre volte si confondono tra loro fino a non riconoscere più cosa è cosa. Il mix aumenta sapientemente questa sensazione, lasciando spesso un vuoto tra gli strumenti, e si passa da mix disarticolati a mix estremamente amalgamati, anche qui in modo molto violento. Quindi oltre che sul tempo si ragiona anche sullo spazio, cioè sulla spazialità della musica. È uno spazio virtuale potenzialmente illimitato, in cui gli strumenti potrebbero perdersi in ogni direzione e sembrano effettivamente liberi di andare dove vogliono. Quindi mi pare che si giochi in questo campo: dialettica tra uno e molti, tra dividuo e individuo, tra tempo limitato e spazio illimitato. Siamo noi e il nostro specchio, il nostro black mirror nel quale a volte ci indentifichiamo e altre volte ce ne distacchiamo. C’è un continuo richiamo alla dualità, a partire dalle prime due tracce, dove allo “stesso”, cioè all’identico con cui appunto mi identifico, segue “l’opposto”. Una logica di tipo binario, che è l’unica con cui ormai si riesce a ragionare. O è come me, o è opposto a me.
Insomma per me l’album richiama proprio questa struttura “a vetrina” dei social, e catapulta l’ascoltatore in una situazione similare. Ma volendo anche lo stesso nome “smile”, oltre che alla ormai nota poesia, richiama più che palesemente le emoticon, cioè la versione virtuale delle nostre emozioni.

OPPURE sono solo uno con troppa fantasia, e questi qui volevano solo fare un po’ di musica. Però bho, io ormai vedo l’album in questa maniera e volevo condividere la mia visione, se non altro per sottolineare che non sono d'accordo con quanti dicono che le canzoni "sembrano buttate là". Io dico che sono buttate là, ma con grande cognizione di causa.

Grazie per questa riflessione :clapclap:

5 minutes ago, Valderrama said:

Shit, here we go again (cit.) :spavento:

"Comunque mi sta venendo la mezza idea che questa canzone possa anche parlare d'altro. Non si è mai andati oltre "la separazione, il matrimonio, l'amore, ecc.", ma secondo me il testo è abbastanza minimale da lasciare spazio a nuovi spiragli di senso.
Canzone + video mi fanno pensare a una parabola di internet, il vivere nel mondo del web. Thom vaga in stanze e ambienti molto distanti tra loro, tuttavia magicamente adiacenti, basta aprire una porta; come in un labirinto dal quale non si riesce ad uscire. Ecco, mi ricorda il web, la grande ragnatela virtuale (che si estende "oltre me e oltre te"), dove basta un link per accedere in mondi totalmente differenti. Sognare ad occhi aperti potrebbe riferirsi a questo, alla nostra attuale condizione di umani, che pur vivendo non vivono mai veramente, se non in uno strano stato di veglia/sonno"

Questo lo scrivesti te nel 2016, caro @Gasba. Dunque secondo te, tematicamente parlando, ci potrebbe essere un filo nascosto (web/social networks) che unisce Daydreaming/AMSP a ALFAA? :uhm:

Grazie che hai riportato questo vecchio post di un topic che ho letto poco, perché la canzone in questione non mi ha mai convinto musicalmente :D .

Secondo me la tematica esposta da @Gasba c'è anche nello Stagno sicuramente, e non solo in Daydreaming: mi vengono in mente Glass Eyes e Identikit, per esempio. 

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1 hour ago, Gasba said:

Ma volendo anche lo stesso nome “smile”, oltre che alla ormai nota poesia, richiama più che palesemente le emoticon, cioè la versione virtuale delle nostre emozioni.

Giusto! 

Praticamente in Italia non dovremmo chiamargli "GLI Smile", ma "LO Smile". In inglese rende meglio perché "THE" è più ambiguo e si presta.

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54 minutes ago, Lacatus said:

Grazie per questa riflessione :clapclap:

Grazie che hai riportato questo vecchio post di un topic che ho letto poco, perché la canzone in questione non mi ha mai convinto musicalmente :D .

Secondo me la tematica esposta da @Gasba c'è anche nello Stagno sicuramente, e non solo in Daydreaming: mi vengono in mente Glass Eyes e Identikit, per esempio. 

@On a Friday fece un bel riassunto di tutti gli indizi:

<< Gasba, in questi giorni la pulce che hai messo con il discorso internet si è fatta spazio nel mio cervello. Non mi convince tanto, ti dirò, ma mi affascina tantissimo, e più ascolto l'album, più passano i giorni, più l'accostamento che hai fatto si fa forte. Non solo nel buffering del video di ieri sul D.A.S. , non solo nell'uccellino di twitter, ma anche nei testi e nell'artwork (le cose che appunto mi convincevano meno). Oltre a daydreaming mi hanno colpito "The faces are concrete grey" unita alla foto quella con tutte quelle facce, alla maglia che trovi nello store con quella faccia mostruosa...infine il" The sweet faced ones with nothing left inside."

Sembra ricorrente il tema di persone prive totalmente di anima, deformate, mostruose appunto >>

:ok:

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Just now, Valderrama said:

@On a Friday fece un bel riassunto di tutti gli indizi:

"Gasba, in questi giorni la pulce che hai messo con il discorso internet si è fatta spazio nel mio cervello. Non mi convince tanto, ti dirò, ma mi affascina tantissimo, e più ascolto l'album, più passano i giorni, più l'accostamento che hai fatto si fa forte. Non solo nel buffering del video di ieri sul D.A.S. , non solo nell'uccellino di twitter, ma anche nei testi e nell'artwork (le cose che appunto mi convincevano meno). Oltre a daydreaming mi hanno colpito "The faces are concrete grey" unita alla foto quella con tutte quelle facce, alla maglia che trovi nello store con quella faccia mostruosa...infine il" The sweet faced ones with nothing left inside".

Sembra ricorrente il tema di persone prive totalmente di anima, deformate, mostruose appunto"

:ok:

Verissimo.

Il pezzo citato tra l'altro è Glass Eyes. 

Io direi sicuramente, Daydreaming, Glass Eyes e Identikit rientrano tranquillamente in questa tematica "social". Tra l'altro nonostante mi sia "de-socialnetowrkizzato" nel corso degli anni è un tema che mi interessa molto e che, complice il Covid, ha assunto anche nuovi contorni dal 2020 ad oggi.

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6 minutes ago, Lacatus said:

Verissimo.

Il pezzo citato tra l'altro è Glass Eyes. 

Io direi sicuramente, Daydreaming, Glass Eyes e Identikit rientrano tranquillamente in questa tematica "social". Tra l'altro nonostante mi sia "de-socialnetowrkizzato" nel corso degli anni è un tema che mi interessa molto e che, complice il Covid, ha assunto anche nuovi contorni dal 2020 ad oggi.

si certamente è un tema che Thom ha toccato ed è interessante. Non sono molto sicura possa essere centrale per lui adesso... lo dico solo a sensazione eh, per me in questo disco nn c'e' (anche se l'interpretazione di @Gasba mi piace davvero tantissimo specie quando parla del doppio e del cambiamento, che è un tema che trovo anche io in ALFAA ma declinato molto piu' personalmente.)

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The Same – 6.5
The Opposite – 4.5
Television – 2
Pana – 5
The Smoke – 5.5
Speech Bolle – 6
Thin Thing – 6.5
Open Floods – 5
Free Knowledge – 5.5
A Hairdryer – 7.5
Waving White Flag – 4
Tomorrow Brings – 5
Squirting – 6

Media decisamente sotto al 6.
Per me è NO. Non vi capisco più, ma proprio per nulla.

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47 minutes ago, modifiedbear said:

The Same – 6.5
The Opposite – 4.5
Television – 2
Pana – 5
The Smoke – 5.5
Speech Bolle – 6
Thin Thing – 6.5
Open Floods – 5
Free Knowledge – 5.5
A Hairdryer – 7.5
Waving White Flag – 4
Tomorrow Brings – 5
Squirting – 6

Media decisamente sotto al 6.
Per me è NO. Non vi capisco più, ma proprio per nulla.

Passi tutto ma tu che dai la sufficienza stiracchiata a tre pezzacci come The Same, Speech Bolle e Skirting parti con un pelo di pregiudizio secondo me. Specialmente la prima è proprio roba nelle tue corde quindi non capisco, poi ci sta che non pigli per carità. Sul resto ci può stare tutto ma su 'ste tre no dai.

Vedo che hai apprezzato Hairdryer, bene. :) 

 

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2 minutes ago, echoes said:

Passi tutto ma tu che dai la sufficienza stiracchiata a tre pezzacci come The Same, Speech Bolle e Skirting parti con un pelo di pregiudizio secondo me. Sul resto ci può stare tutto ma su 'ste tre no dai.

Vedo che hai apprezzato Hairdryer, bene. :) 

I voti col pregiudizio sarebbero stati più alti.
È l'ascolto in sé che mi annoia, invece.

L'asciugacapelli una bombetta, non fosse per il Nigel interruptus ©Lacatus

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49 minutes ago, modifiedbear said:

The Same – 6.5
The Opposite – 4.5
Television – 2
Pana – 5
The Smoke – 5.5
Speech Bolle – 6
Thin Thing – 6.5
Open Floods – 5
Free Knowledge – 5.5
A Hairdryer – 7.5
Waving White Flag – 4
Tomorrow Brings – 5
Squirting – 6

Media decisamente sotto al 6.
Per me è NO. Non vi capisco più, ma proprio per nulla.

tutte le recensioni sono positive...siamo noi a non capirti

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Non saprei, io quelle le tre le trovo impossibili da non apprezzare in quanto radioheadiane al 100% e pure in top class. Sul discorso di non restare stupiti invece posso capire perché in fondo è quasi tutta roba con il pilota automatico.

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2 hours ago, Valderrama said:

Shit, here we go again (cit.) :spavento:

"Comunque mi sta venendo la mezza idea che questa canzone possa anche parlare d'altro. Non si è mai andati oltre "la separazione, il matrimonio, l'amore, ecc.", ma secondo me il testo è abbastanza minimale da lasciare spazio a nuovi spiragli di senso.
Canzone + video mi fanno pensare a una parabola di internet, il vivere nel mondo del web. Thom vaga in stanze e ambienti molto distanti tra loro, tuttavia magicamente adiacenti, basta aprire una porta; come in un labirinto dal quale non si riesce ad uscire. Ecco, mi ricorda il web, la grande ragnatela virtuale (che si estende "oltre me e oltre te"), dove basta un link per accedere in mondi totalmente differenti. Sognare ad occhi aperti potrebbe riferirsi a questo, alla nostra attuale condizione di umani, che pur vivendo non vivono mai veramente, se non in uno strano stato di veglia/sonno"

Questo lo scrivesti te nel 2016, caro @Gasba. Dunque secondo te, tematicamente parlando, ci potrebbe essere un filo nascosto (web/social networks) che unisce Daydreaming/AMSP a ALFAA? :uhm:

Ah minchia, ho la memoria di un pesce rosso, se non ci fossi tu a ricordarmi i deliri che scrivo vivrei in una specie di eterno presente :lol:

Comunque sì, anche in pool secondo me la tematica serpeggia, ma direi che è anche fisiologico, visto che i social hanno cambiato la faccia dell’umanità in nemmeno 20 anni, e in modo irrimediabile. E nei testi si respira spesso questa “irrimediabilità”. Infatti in pool la cosa si intrecciava anche a doppio filo con la tematica della memoria, cioè con questo “fotografare” il ricordo e dargli forma compiuta (da cui un artwork 1:1 – tipo avatar - con rocce metamorfiche, cioè immagini fisse di qualcosa in movimento).
In ALFAA si respira più una sensazione di ribellione, ma è una ribellione che si scontra con i limiti del sistema (tutti gli strumenti si incastrano in forme labirintiche), e in generale il tema è più declinato verso la società dell’apparire, nel gioco di specchi. In qualche modo amsp è più esistenziale e alfaa più politico, se in amsp erano fotografie dei ricordi qui sono fotografie condivise come storie su insta.
E comunque anche loro col marketing ci giocano dai, con AMSP scomparendo dai social hanno fatto più rumore che pubblicando qualsiasi cosa (hanno pubblicato un vuoto bianco, il vuoto bianco che sta in copertina); qui invece stanno pubblicando di tutto e di più, addirittura si parla di un documentario (!!!)
Per altro sia in daydreaming che in skrting c’è una caverna, vista un po’ come madre che accoglie e verso cui si prova una nostalgia incurabile – a proposito di irrimediabilità. Thom vuole tornare indietro, vuole rimettere le rocce al loro posto, vuole rifare i funghi dagli uomini in thin thing (il contrario degli abitanti di Corinto, nel mito di Sisifo), ma finisce sempre con lo sbattere le corna sulla realtà: the damage is done. Siamo oltre il punto di non ritorno, la presa di consapevolezza di kid a (this is really happening) si è trasformata in una danza perversa sui vetri rotti (immagine che ricorre sia in panavision che present tense, ma anche in ANIMA). Quello che a inizio millennio era un pianto disperato è ora un sorriso forzato, ma sotto la maschera c’è lo stesso sentimento di solitudine esistenziale, direi quasi di isolamento. Che il lockdown abbia inciso?
Io sento forte e chiara questa impossibilità di sviluppo dei brani, ma non come disattenzione o calo di ispirazione, ma come scelta precisa, è come se i brani si dimenassero in un quadrato… questa è musica da quarantena. Faccio casino, ma sono chiuso in un perimetro e ostacolato da arabeschi ritmici, e sempre più esposto al palcoscenico globale. È tutto pieno di ostinati e di riff che ripiegano su sé stessi, come se non potessero scappare. La ribellione post punk rinchiusa nelle leggi ripetitive del minimalismo... Chi cazzo avrebbe mai pensato di sentire questi due sound mescolarsi? Nessuno là fuori potrebbe farlo - nemmeno i radiohead in effetti.
Poi è chiaro che se hanno partorito l’album così com’è, è unicamente perché “gli suonava bene”, e che le trasformazioni del mondo sono anzitutto trasformazioni personali, ma questo è tipico dei grandi artisti, il riuscire a captare spontaneamente degli umori generali per tradurli in una forma che li racconti, attraverso tutta una serie di scelte stilistiche più o meno consapevoli, che rendono l’opera così e non in un altro modo.

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1 minute ago, @li said:

Spiega spiega quella del mito di Sisifo, please….

mi pare di ricordare che quando Sisifo fondò Corinto, questa era abitata da uomini nati dai funghi. In thin thing si accenna al voler fare il contrario, cioè rifare i funghi dagli uomini, finché "non torneremo indietro", come a voler invertire il popolamento della terra. Poi magari è solo un'altra citazione a alice in wonderland, ma mi pare che thom sia bello ferrato di mitologia classica per cui potrebbe avere senso

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votazzi anche per me

The Same – 8-
The Opposite – 7
Television – 5.5
Pana – 6.5
The Smoke – 6
Speech Bolle – 7.5
Thin Thing – 8
Open Floods – 6.5
Free Knowledge – 7.5
A Hairdryer – 7+
Waving White Flag – 7
Tomorrow Brings – 6.5
Squirting – 8.5

media  7 


 

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