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Liars


psychodandy

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Boh non so ragazzi: è certo che la natura risponda a leggi numeriche ma i numeri di per sè non esistono. Semplicemente i numeri descrivono efficacemente fenomeni naturali e li descrivono e razionalizzano in maniera abbastanza efficace.

Poi boh attendo con ansia le spiegazioni di Pan che ne sa più di tutti noi.

Tipo: il tempo noi lo misuriamo ma ne abbiamo una percezione totalmente diversa da come lo quantifichiamo. Se non avessimo inventato un modo per misurarlo semplicemente "esisteremmo" e la realtà si configurerebbe come un flusso continuo di eventi in cui gli intervalli di tempo sarebbero percepiti diversamente da soggetto a soggetto.

Non so se mi spiego.

E' quello che dico io. I linguaggi alfabetici e numerici sono sovrastrutture che abbiamo messo noi uomini, non sono la realtà. La realtà prescinde da essi.

Sì, è assolutamente così, ma non ho capito perchè l'assenza di numeri renderebbe uomini liberi.

Non ho detto che l'assenza dei numeri rende l'uomo libero. Ho detto che l'assenza dell'istruzione obbligatoria rende l'uomo libero.

Io ero libero fino al settembre 1988. Poi ho cominciato ad essere sempre meno libero. I numeri non c'entrano niente. Rispondevo a There There che chiamava in causa Pan che dovrebbe "smontarmi" dall'alto della sua scienza, quando invece per smontarmi basterebbe la pernacchia di un bambino di 5 anni (mi è capitato davvero qualche settimana fa con la nipotina della tizia dove porto a sviluppare i rullini: mentre parlavo di obbiettivi 45 - 50mm, mi ha fatto "45, 50, PPRRRRRRRR") :D

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Senza l'istruzione obbligatoria non avremmo alcuna arma per combattere questo dilagare incessante e infinito dei mezzi di distrazione di massa. Pensaci.

Penso che ti risponderà che se tutti fossimo rimasti allo stadio di homo erectus quei mezzi di distrazione non sarebbero mai nati.

Comunque non capisco questa tua invettiva contro l'istruzione Lac, per me è la conoscenza a rendere liberi e non l'ignoranza. Poi se per liberi intendi lo stadio animalesco allora è un altro discorso: anche io sono convinto che l'eterna infelicità umana derivi dalle tante sovrastrutture ma siamo esseri umani, e con questo sto semplicemente prendendo atto di una realtà senza elevarci a "migliori", perchè pensiamo.

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Penso che ti risponderà che se tutti fossimo rimasti allo stadio di homo erectus quei mezzi di distrazione non sarebbero mai nati.

E ovviamente io replicherei affermando che non per forza l'evoluzione dell'uomo da erectus a sapiens sapiens implica la formazione di dittature/imperi/colonialismi mentali e/o fondati sulla violenza, la prevaricazione e sugli intenti bellici. Ma mi fermo qui visto che siamo ampiamente OT :)

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OT grande quanto una casa.

Su questi argomenti la gente si ammazza da un centinaio di anni. Non si è arrivati a nessuna conclusione.

Sui numeri: in natura il concetto di numero è talmente legato a doppio filo con la realtà* da far si che tutto sia discreto. Se vivessimo su scale subatomiche, ci renderemo conto che tutte le grandezze con cui abbiamo a che fare le troviamo quali multipli interi di una costante ben definita (h, 2h, 3h, 4h e via dicendo). Sulle nostre scale di tutto questo non resta traccia, la natura ci sembra un continuo pieno di materia, mentre di fatto è una sequenza discreta di spazio "vuoto" **. Inoltre, in natura (intesa come biosfera) si trovano tantissimi schemi basati sul numero (per dire, le piante crescono seguendo la sequenza di Fibonacci). Se si assume la natura fisica dell'Universo come "reale" * (scusatemi, mi viene impossibile esprimermi meglio), il numero è parte integrante di questa, e non un semplice linguaggio.

Oltremodo, se il numero fosse un alfabeto qualsiasi, dovrebbe esisterne un altro interscambiabile per descrivere la stessa realtà, esattamente come esistono le parole "apple" e "mela" per descrivere lo stesso oggetto. Di fatto, non si trova nessun linguaggio diverso dal numero per descrivere la realtà in ambito deterministico o probabilistico. Questo a molti basta per concludere l'assolutezza del numero.

* il rapporto con la "realtà" è qualcosa di estremamente complesso, decisamente legato alle idee dei singoli individui, e molto spesso non ci si sofferma con particolare attenzione al suo significato o se al crederne l'esistenza. Ho sentito entrambi gli estremi: gente sostenere "realtà è ciò che è esprimibile secondo un modello" (mi si è gelato il sangue, piuttosto sarà vero il contrario "modello è ciò che approssima la realtà"), e altri sostenere la non esistenza della realtà per l'imperfezione insita nei modelli attuali. Il risultato netto è che nessuno sa bene e mai saprà cosa si intende per realtà.

** il vuoto non esiste, se anche si togliessero tutte le particelle da una regione di spazio, al suo interno si creerebbero e annichilerebbero coppie di particelle virtuali quantistiche: non è una supposizione, ci sono le prove. Addirittura [teoria estrema ON] la materia che sta dentro l'Universo che conosciamo pare essere nata da questo stato di vuoto, e poi diventata "reale" per via di una espansione improvvisa detta inflazione [teoria estrema OFF]. Non chiedetemi di più che quando il mio relatore mi ha accennato dell'inflazione, purtroppo irrinunciabile come teoria, mi son sentito male.

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Tipo: il tempo noi lo misuriamo ma ne abbiamo una percezione totalmente diversa da come lo quantifichiamo. Se non avessimo inventato un modo per misurarlo semplicemente "esisteremmo" e la realtà si configurerebbe come un flusso continuo di eventi in cui gli intervalli di tempo sarebbero percepiti diversamente da soggetto a soggetto.

E invece no. "Flusso continuo" è una frase che dall'inizio del '900 ha perso ogni validità, se non quella di approssimazione. Esiste il quanto di tempo, il più piccolo intervallo misurabile avente significato, è detto tempo di Planck. Il suo significato profondo è ancora abbastanza oscuro, ma puoi star certo che tutti i tempi che misuri sono multipli interi di quell'intervallino lì. Risultato è che se io percepissi un secondo quelli che per te sono due secondi (succede, è la Relatività) entrambi potremmo capirci alla perfezinoe basandoci sul tempo di Planck.

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grazie ma ho risolto...

m'è bastato frignare un attimo che 6 (addirittura) buon cavalieri son venuti in mio soccorso...

ora mi sto solo godendo appieno l'album... che dire, lo sto già adorando.

ci rivediamo a breve per commenti ben più dettagliati

thanks guys!

posso frignare anche io? io mi accontento anche di un solo cavaliere :rolleyes:

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E invece no. "Flusso continuo" è una frase che dall'inizio del '900 ha perso ogni validità, se non quella di approssimazione. Esiste il quanto di tempo, il più piccolo intervallo misurabile avente significato, è detto tempo di Planck. Il suo significato profondo è ancora abbastanza oscuro, ma puoi star certo che tutti i tempi che misuri sono multipli interi di quell'intervallino lì. Risultato è che se io percepissi un secondo quelli che per te sono due secondi (succede, è la Relatività) entrambi potremmo capirci alla perfezinoe basandoci sul tempo di Planck.

Eh ma se non avessimo inventato il modo di misurarlo sarebbe possibile SOLO parlare di tempo "percepito" ma non di tempo misurato. Se prendo un bambino e lo metto nel deserto, da solo, per lui il tempo ha un significato esclusivamente soggettivo.

In fondo anche il tempo è una sovrastruttura, una convenzione. Senza la misurabilità c'è solo esistenza.

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sono l'unico qui dentro che va pazzo per His and Mine Sensations. La trovo eterea, ariosa, quasi gioiosa. Vabbè che io sto impazzendo dietro a sto disco, quindi non faccio testo.

no no, il 2 giugno, alle 19,35 ho espresso lo stesso identico concetto

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Eh ma se non avessimo inventato il modo di misurarlo sarebbe possibile SOLO parlare di tempo "percepito" ma non di tempo misurato. Se prendo un bambino e lo metto nel deserto, da solo, per lui il tempo ha un significato esclusivamente soggettivo.

In fondo anche il tempo è una sovrastruttura, una convenzione. Senza la misurabilità c'è solo esistenza.

Il fatto stesso che la natura intrinseca del tempo sia discreta, e non continua, ti dice che è il tempo che misura sè stesso. La natura è discreta, ergo misura sè stessa: non siamo noi a inventarci la misura, semmai a scoprirla. L'orologio era il primo mattone, coi secoli il progresso scientifico ha portato al tempo di Planck: oltre non si può andare. ;)

Il concetto di percezione del tempo come flusso continuo e incatturabile è un riflesso del nostro essere smisuratamente grandi rispetto ai mattoni della natura.

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Ora di primi voti anche per me:

The Exact Colour of Doubt: 9.5

Octagon: 9.0

No 1 Against the Rush: 8.5

A Ring on Every Finger: 8.0

Ill Valley Prodigies: 7.0

WIXIW: 8.0

His and Mine Sensations: 9.5

Flood to Flood: 7.0

Who is the Hunter: 9.5

Brats: 9.0

Annual Moon Words: 8.0

Per il momento è così.

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Li do io i "voti coglioni" dopo due ascolti

The Exact Colour of Doubt 9.9

Octagon 9.9

N°1 Against the Rush 9.9

A ring on every finger 9.9

Ill Valley prodigies 7.5

WIXIW 8.9

His and mine sensations 9.9

Flood to Flood 9.9

Who is the hunter 9.9

Brats 9.9

Annual moon words 9.8 ( mi fa incazzare perché finisce l'album, poi. )

Comunque vaffanculo Thom, fanculo a te e al tuo stupido codino oleato.

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Senza ombra di dubbio!

Ma molti album sono meglio di TKOL, non stiamo parlando di un capolavoro se parliamo di TKOL!

Pienamente d'accordo con la seconda parte, aspetto il primo ascolto in macchina (per me è fondamentale nella fruizione di un disco) per concordare anche sul "senza ombra di dubbio"

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