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Le nostre poesie


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27 Giugno 2006

Cronaca del ritorno.

Freddo. Umido e freddo. E i vetri polverizzati di qualche faro tamponato, per strada, brillano sotto un lampione quasi spento -gocce di luce, per terra-. E l'attesa. E i brividi. E una lacrima fredda portata dal vento, scende. Sento l'aria scorrere insieme all'asfalto che abbiamo sotto le ruote. Sento note e parole di canzoni che mi frullano nella testa. Cerco di muovermi il meno possibile per evitare il freddo e rimango così, rannicchiata, abbracciata. E il tempo passa sempre uguale e come tutte le altre volte arriva il momento che arriviamo. Scendo e ci salutiamo come sempre e come sempre ci vediamo domani. Gli sussurro qualcosa dietro mentre se ne va quando è già abbastanza lontano da non potermi sentire. Penso che quel qualcosa l'avevo probabilmente voluto sussurrare a me stessa. Sorrido -quasi- e mi giro. Vado a casa.

(sempre sul genere poesia in prosa, sempre frammenti del periodo in cui ancora riuscivo a buttare giù qualcosa :bye: )

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353.1

Se chiudo i miei occhi

La pioggia io vedo e le bianche linee

Nere bugie io ascolto

se mi copro le orecchie

e 1000 voci mi saltano nella mente

e scendono attraverso le fredde vene

C'è qualcosa nelle curve della tua bocca

che non posso spiegare

Se apro la mia bocca

e lascio che l'aria entri

sento un giorno malinconico di primavera

C'è qualcosa nel nostro destino

Ed io non posso uscirne fuori.

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353.1

Se chiudo i miei occhi

La pioggia io vedo e le bianche linee

Nere bugie io ascolto

se mi copro le orecchie

e 1000 voci mi saltano nella mente

e scendono attraverso le fredde vene

C'è qualcosa nelle curve della tua bocca

che non posso spiegare

Se apro la mia bocca

e lascio che l'aria entri

sento un giorno malinconico di primavera

C'è qualcosa nel nostro destino

Ed io non posso uscirne fuori.

bravo prì ;)

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Miniera

" Salvami il cielo con mani stellate

Rubami il mare con braccia salate

Eccoti qui, trasparente e leggera

Gomitolo di luce sull'uscio della miniera.

Io sai ti ho vista col primo chiarore

Nell'estate lasciva, senza pace e dolore

Il mio pensiero di te nebbioso scoglio,

Nel quale m'incaglio senza naviglio.

Quanto rimane del miraggio sulle dita,

Cosa resta sulle spalle, della vita? "

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Miniera

" Salvami il cielo con mani stellate

Rubami il mare con braccia salate

Eccoti qui, trasparente e leggera

Gomitolo di luce sull'uscio della miniera.

Io sai ti ho vista col primo chiarore

Nell'estate lasciva, senza pace e dolore

Il mio pensiero di te nebbioso scoglio,

Nel quale m'incaglio senza naviglio.

Quanto rimane del miraggio sulle dita,

Cosa resta sulle spalle, della vita? "

This is good!

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Miniera

" Salvami il cielo con mani stellate

Rubami il mare con braccia salate

Eccoti qui, trasparente e leggera

Gomitolo di luce sull'uscio della miniera.

Io sai ti ho vista col primo chiarore

Nell'estate lasciva, senza pace e dolore

Il mio pensiero di te nebbioso scoglio,

Nel quale m'incaglio senza naviglio.

Quanto rimane del miraggio sulle dita,

Cosa resta sulle spalle, della vita? "

This is good!

Grazie, compare Arthur! ;)

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353.1

Se chiudo i miei occhi

La pioggia io vedo e le bianche linee

Nere bugie io ascolto

se mi copro le orecchie

e 1000 voci mi saltano nella mente

e scendono attraverso le fredde vene

C'è qualcosa nelle curve della tua bocca

che non posso spiegare

Se apro la mia bocca

e lascio che l'aria entri

sento un giorno malinconico di primavera

C'è qualcosa nel nostro destino

Ed io non posso uscirne fuori.

bravo prì ;)

Grazie Isotta ^_^

Contando

le ombre del sole

per capire

il tempo che passa

Segnarle

con una matita

sul

bordo di un muro

Aspettando

fra i vetri

Indossando

la faccia del sabato sera

con i vestiti sporchi

della domenica mattina

Ho una strana pace dentro

che sta man mano...

scomparendo

aspettando

fra i vetri

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attività

decerebrato

mi riscopro inerme

come verme nudo

attività

l'ho persa in una nottata tersa, dopo che sei tramontata

sanguinolenta

ora mi riscopro

decerebrato

ameba lobotomizzata

adesso, forse

attività?

come bisbigli nel frusciare tra i giunchi,

sfumi via

e io resto / non resto vivo.

[non una poesia. sfogo, piuttosto]

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  • 1 month later...
  • 2 weeks later...

Questo testo è stato scritto qualche anno fa su ispirazione di un discorso sulla guerra, su suggestione della canzone "la guerra di Piero" di De André e sul fatto che Plitvice, splendido paradiso/parco nazionale croato, è stato teatro di una sparatoria fra serbi e croati, goccia che ha fatto traboccare il vaso della guerra civile nell'Ex-Jugoslavia.

Poco o nulla è stato inventato, tutto è stato sentito. Non siate troppo critici...

Una notte di Mezza Estate a Plitvice

plitvice2.jpg

Tutti gli arbusti sono invasati ancora dell’odor di bagnato e i boschi sono diventati una landa stagnosa a causa del temporale estivo appena passato. Gli stivali di gomma calpestano le sterpaglie del sottobosco ancora umido cercando di non perdere il sentiero della Luna Bianca. Narrava un’antica leggenda croata che il popolo gitano, quando, a causa del suo eterno migrare attraverso tutta l’Europa, giungeva nella regione di Lika, era solito camminare, per non rischiar di cadere in un punto del lago troppo profondo, sulla scia del riflesso lunare seguendo quegli stessi percorsi che sto seguendo ora io.

Questa e molte altre storie mi raccontava il vecchio Kapela, fin da quando ero bambino, ogni notte di Mezza Estate. In questa occasione, tutti i contadini si riuniscono nella sua capanna intorno al fuoco e, dopo che le donne hanno intonato il canto dell’Orsa dal Manto Dorato, tutto il villaggio aspetta in silenzio, finché Kapela incomincia a narrare…Rapiti tutti ascoltano le sue antiche leggende, tutti vedono i suoi occhi illuminarsi di una luce più giovanile e vigorosa dello stesso fuoco che gli si erge davanti illuminandolo in atteggiamento di sfida…Racconta di eroi impavidi, di esili principesse, di buffi folletti, di fate incantate, di minacciosi draghi e di altre misteriose creature dei boschi che vivevano in un’epoca assai remota ma da lui resa così viva!

Quanto mi piacerebbe essere lì nella sua capanna ora!

L’umidità del bosco mi è ormai penetrata nelle ossa! Non è affatto male considerando che questa è solo la mia prima notte di servizio! La prima notte di Mezza Estate che non posso festeggiare!

Ma credo che sia giusto così! Un uomo, a vent’anni, deve impegnarsi per il proprio paese! Ed è per questo motivo che mi sono arruolato nella Guardia Locale!

Anche se forse, di questi tempi, si sta un po’ esagerando con l’allarmismo: che si dovesse montare la guardia pure durante la festa di Mezza Estate non si sentiva dai tempi della morte di Tito avvenuta, all’incirca, dieci anni fa…

Allora ero ancora un bimbetto e ne ero stato pure felice! Per quanto ne sapevo io era morto una specie di mostro, uno dei tanti draghi sputafuoco che popolava le storie di Kapela…

Ma cosa potevo capire io allora di politica?

Tutte le mie credenze coincidevano con le parole del vecchio cantastorie dalla cui bocca pendevo! Di quel rincitrullito!

Ora che ci penso, forse è meglio così: non essere nella sua casa stasera! Non si starà certo risparmiando di addossare a Tito e ai suoi successori, le colpe della crisi dello Stato! Che stupido vecchio che non capisce nulla del governo e della nazione! Non riesce a comprendere che Tito e il socialismo erano, e restano tutt’oggi, l’unica nostra possibilità di salvezza! Solo lui ci ha portati alla repubblica! E attraverso che cosa? L’autogestione dei lavoratori nelle aziende!

E pensare che Kapela non ci credeva! Sosteneva che il popolo non è un’organizzazione che può essere assimilata ad una macchina, che il singolo cittadino non può essere considerato come un pezzo che compone tale macchina.

E allora che pensava che fosse? Cosa proponeva per la società? Nulla! Si trattava di puro nichilismo intellettuale!

Inoltre diceva che lo Stato avrebbe pagato le conseguenze di questo indirizzo politico; ma, per caso, la Jugoslavia sta pagando qualcosa? Forse che la pagherà? No, non credo proprio che sia possibile!

E’ stata inaugurata, e noi la porteremo avanti, una pace duratura e un nuovo periodo di progresso! Nulla potrà fermarci, né tantomeno il vecchio Kapela!

Nel dire queste parole, preso com’ero dalla foga, non mi sono accorto di aver dato un calcio ad un sasso che impediva lo scorrimento di tutta la fiumana dell’acqua…Per la violenza del lancio, quel sasso sta ancora rotolando giù dalla valle e, con un tonfo profondo (non credevo che fosse così pesante!), dev’essersi posato ai piedi dell’altro fiume: il Fiume Bianco. E’ quella la zona che preferisco di tutti questi boschi: le acque sono più tranquille e hanno un corso più regolare, la vegetazione è più ordinata, l’odore dei faggi e dell’abete rosso più inebriante…

Ma purtroppo non è lì che mi porta il mio turno di guardia! Hanno scelto infatti di farmi sorvegliare le terre, oscure e misteriose, lambite dalle acque del fiume nero: il Crna Rijeka.

Il vecchio Kapela –è incredibile quanto più cerchi di non pensare a una persona, tanto più ti vengono in mente le sue parole- raccontava che, tanto, tanto tempo fa, il popolo disperato e oppresso dai flagelli della fame e della siccità, pregò il Supremo Creatore di mettere fine alle sue sventure e fu così che Lui fece nascere la Dama Nera: la bellissima, almeno quanto terribile regina di tutte le terre a sud del Gran Monte Innevato.

La gente non osava avvicinarsi a lei forse per via di quello sguardo algido; non aveva capito che i suoi occhi erano così terribili non per crudeltà ma soltanto a causa di un dolore, di un grande dolore…Ella stava rinchiusa tutto il giorno nella sua torre di ghiaccio ai piedi della montagna e osservava vigile tutto il suo regno e piangeva per le sventure del suo popolo.

Calde lacrime cadevano dai suoi occhi algidi ininterrottamente ormai da molti giorni e da molte notti finché sciolsero la grande torre di ghiaccio della stessa dama e formarono il Fiume Nero. Il cielo cominciò a rabbuiarsi, le nuvole ad annerirsi e caddero le prime piogge…Tutto il popolo osservava rapito lo spettacolo e anzi, parve a loro di veder riflesso nel firmamento il volto dell’altera Regina che piangeva, dall’alto, rinfrescando la terra arida e i boschi secchi fino a inondarli e a dare origine ai laghi di Plitvice: la terra del diavolo

*****

Krescjo non aveva ancora finito di pronunciare tali cose, o meglio, stava proprio caricando l’ultima parola –diavolo- di ironico scetticismo e superiorità intellettuale, come se volesse dire che il male non esiste, quando vide giù in fondo alla valle qualcosa ...un uomo forse? No, un essere maligno! Risvegliato da chissà quale nascondiglio forse quando aveva lanciato il sasso! Un diavolo, un povero diavolo in divisa, una divisa diversa dalla sua, di un altro colore! Era ocra, il colore della Serbia! Qualcosa gridò nel cuore di Krescjo: "Sparagli ora!" Intanto le sue labbra si socchiusero in un "è Serbo!" quasi volesse motivare a se stesso il motivo di quel grido…Ma non fece in tempo a ubbidirgli, anzi, per la verità. Non fece neppure in tempo a concludere quella frase…Cadde a terra rendendosi conto che non aveva ancora capito il mondo quanto credeva! Che forse non era tutto così giusto come a lui sembrava! Rendendosi conto che tutte le sue speranze su Tito e sulla pace futura finivano quel giorno e non sarebbero più ritornate!

E mentre il grano non poteva starlo a sentire - i campi erano così lontani…-

Dentro alle mani stringeva un fucile - non un colpo sparato-

Dentro alla bocca stringeva parole - parole di delusione…-

Troppo gelate per sciogliersi al sole - né tantomeno alla luce lunare..-

Dormi insepolto e non in un campo di grano

Non è la rosa, non è il tulipano

Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi

Né sono mille papaveri rossi.

E’ stata la Dama Nera, sì, proprio lei, la terribile – il troppo dolore l’ha accecata- ha ceduto al suo lato oscuro e ora ride sadicamente per la rivincita che si è presa! E tu guarda là la sua eterna sorella, la sua eterna amica, la sua eterna nemica, la Dama Bianca: violentata, gambe ancora aperte, ventre riverso, lacrime che non scorrono più dagli occhi ormai spenti…Il suo vestito bianco ora è macchiato di rosso: è il sangue di tutte le vittime, innocenti o meno, di questa stupida e sporca guerra civile…Una guerra fra fratelli

*****

Krescjo, non quello di questo raccontino, ma quello reale, non c’è più…

Lo conobbi quando avevo tre anni e fu per me una sorta di amico estivo.. ora non c’è più…

Aveva all’incirca dieci anni, non ricordo con precisione, e gli piaceva giocare a calcio – cosa rara per un croato (a loro non piace molto il calcio) o forse lo faceva solo per assecondarmi...,non so- …non gioca più da molti anni, ha smesso troppo presto e ora non c’è più…

Che cosa l’ha portato via? Forse una chiamata alle armi troppo precoce? Forse i suoi occhi avrebbero dovuto sostenere lo sguardo di un fratello morente, da lui ucciso? No! Era troppo buono Krescjo! Piuttosto avrebbe sparato a se stesso! O forse l’han drogato? Forse hanno distrutto, bombardato o rastrellato il suo paese, a pochi chilometri da Zara? O forse è andata come in un incubo che ho fatto alcune volte: ci siamo io, lui e mio fratello maggiore che corriamo, tenendoci per mano, nel campo di grano dietro la sua casa…quando improvvisamente la mia mano resta sola, ha perso la stretta della sua: Krescjo ha calpestato una mina anti-uomo ed il suo corpo è esploso, le sue interiora si frammentano e cadono sul grano dorato…

Quello che è successo a lui, è successo a chissà quanti altri bambini, a chissà quanti altri ragazzi, a chissà quante altre persone…e tu mi vieni a dire che la guerra è giusta? Che porta progresso e prosperità? Dove, dove li vedi? Dimmelo!Credi che sia colpa della miopia se non li vedo? E anche se fosse…io ci sputo sopra al tuo progresso e alla tua prosperità, io, rivoglio solo il mio amico! Voglio solo un mondo più giusto!

Dillo che sono cieca, dillo che sono stupida…Mi spiace, -sit venia verbo- stronzo, ma io non vedo come te, c’è altro! Sono i tuoi occhi che sono sporchi! Io ho visto città distrutte con case scoperchiate, bruciate, bucate dai colpi di mitragliatrice…, luoghi sacri violati, scuole bombardate…ho visto tutto questo con quegli stessi occhi azzurri che ti stanno guardando ora con ira e ribrezzo…ho visto e non avrei voluto vedere! Avrei visto lo stesso anche con una benda agli occhi! Perché sono immagini che vanno oltre il visibile, che ti bruciano la cornea… Anche se tappo le orecchie sento ancora i colpi di mitraglia! E’ ancora nell’aria, è rimasto tutto nell’aria…c’è ancora l’odore della polvere da sparo! Non lo senti?…Non ridere!

Tu non sai cos’è la pulizia etnica, non sai cosa sono le borse sotto gli occhi, occhi tristi e pieni di terrore, degli anziani sopravvissuti: sono tutti malfermi e distrutti (non solo fisicamente), cercano di lavorare i campi ma arretratamente per le loro possibilità e mezzi, son tutti vestiti a lutto, un lutto eterno…è tutto quello che è rimasto della tua sporca guerra! Dov’è finito il tuo progresso? Il futuro di cui tanto parlavi? E la giustizia che avrebbe portato? No, una guerra non è mai giusta! …Sorridi perché sto piangendo? - lo sapevi che l’avrei fatto, come al solito…- No, forse il cuore umano non è ancora irrestringibile! Tu chiamala stupidità, patetismo, irrazionalità, infantilismo…Forse è davvero un vicolo cieco…

Ma ora dimmi piuttosto: la tua ragione riesce forse a spiegare tutto questo? Con la tua razionalità ,riesci a spiegare tutto questo sangue che è scorso, che continua a scorrere?

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La triste ballata degli amanti

Una fredda tempesta

viene dal nord

non posso controllarla

riesco a sentire la tirannia

che ci tiene divisi

Lascia che il mare

corroda i miei sentimenti

lascia che il mare

sputi fuori vele d'inquietudine

le sirene non cantano per me

fredda violenta tempesta

fammi sentire il tuo odio

fammi sentire la tua tirannia

non sono disposto a perdere

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Questo testo è stato scritto qualche anno fa su ispirazione di un discorso sulla guerra, su suggestione della canzone "la guerra di Piero" di De André e sul fatto che Plitvice, splendido paradiso/parco nazionale croato, è stato teatro di una sparatoria fra serbi e croati, goccia che ha fatto traboccare il vaso della guerra civile nell'Ex-Jugoslavia.

Poco o nulla è stato inventato, tutto è stato sentito. Non siate troppo critici...

Una notte di Mezza Estate a Plitvice

plitvice2.jpg

Tutti gli arbusti sono invasati ancora dell’odor di bagnato e i boschi sono diventati una landa stagnosa a causa del temporale estivo appena passato. Gli stivali di gomma calpestano le sterpaglie del sottobosco ancora umido cercando di non perdere il sentiero della Luna Bianca. Narrava un’antica leggenda croata che il popolo gitano, quando, a causa del suo eterno migrare attraverso tutta l’Europa, giungeva nella regione di Lika, era solito camminare, per non rischiar di cadere in un punto del lago troppo profondo, sulla scia del riflesso lunare seguendo quegli stessi percorsi che sto seguendo ora io.

Questa e molte altre storie mi raccontava il vecchio Kapela, fin da quando ero bambino, ogni notte di Mezza Estate. In questa occasione, tutti i contadini si riuniscono nella sua capanna intorno al fuoco e, dopo che le donne hanno intonato il canto dell’Orsa dal Manto Dorato, tutto il villaggio aspetta in silenzio, finché Kapela incomincia a narrare…Rapiti tutti ascoltano le sue antiche leggende, tutti vedono i suoi occhi illuminarsi di una luce più giovanile e vigorosa dello stesso fuoco che gli si erge davanti illuminandolo in atteggiamento di sfida…Racconta di eroi impavidi, di esili principesse, di buffi folletti, di fate incantate, di minacciosi draghi e di altre misteriose creature dei boschi che vivevano in un’epoca assai remota ma da lui resa così viva!

Quanto mi piacerebbe essere lì nella sua capanna ora!

L’umidità del bosco mi è ormai penetrata nelle ossa! Non è affatto male considerando che questa è solo la mia prima notte di servizio! La prima notte di Mezza Estate che non posso festeggiare!

Ma credo che sia giusto così! Un uomo, a vent’anni, deve impegnarsi per il proprio paese! Ed è per questo motivo che mi sono arruolato nella Guardia Locale!

Anche se forse, di questi tempi, si sta un po’ esagerando con l’allarmismo: che si dovesse montare la guardia pure durante la festa di Mezza Estate non si sentiva dai tempi della morte di Tito avvenuta, all’incirca, dieci anni fa…

Allora ero ancora un bimbetto e ne ero stato pure felice! Per quanto ne sapevo io era morto una specie di mostro, uno dei tanti draghi sputafuoco che popolava le storie di Kapela…

Ma cosa potevo capire io allora di politica?

Tutte le mie credenze coincidevano con le parole del vecchio cantastorie dalla cui bocca pendevo! Di quel rincitrullito!

Ora che ci penso, forse è meglio così: non essere nella sua casa stasera! Non si starà certo risparmiando di addossare a Tito e ai suoi successori, le colpe della crisi dello Stato! Che stupido vecchio che non capisce nulla del governo e della nazione! Non riesce a comprendere che Tito e il socialismo erano, e restano tutt’oggi, l’unica nostra possibilità di salvezza! Solo lui ci ha portati alla repubblica! E attraverso che cosa? L’autogestione dei lavoratori nelle aziende!

E pensare che Kapela non ci credeva! Sosteneva che il popolo non è un’organizzazione che può essere assimilata ad una macchina, che il singolo cittadino non può essere considerato come un pezzo che compone tale macchina.

E allora che pensava che fosse? Cosa proponeva per la società? Nulla! Si trattava di puro nichilismo intellettuale!

Inoltre diceva che lo Stato avrebbe pagato le conseguenze di questo indirizzo politico; ma, per caso, la Jugoslavia sta pagando qualcosa? Forse che la pagherà? No, non credo proprio che sia possibile!

E’ stata inaugurata, e noi la porteremo avanti, una pace duratura e un nuovo periodo di progresso! Nulla potrà fermarci, né tantomeno il vecchio Kapela!

Nel dire queste parole, preso com’ero dalla foga, non mi sono accorto di aver dato un calcio ad un sasso che impediva lo scorrimento di tutta la fiumana dell’acqua…Per la violenza del lancio, quel sasso sta ancora rotolando giù dalla valle e, con un tonfo profondo (non credevo che fosse così pesante!), dev’essersi posato ai piedi dell’altro fiume: il Fiume Bianco. E’ quella la zona che preferisco di tutti questi boschi: le acque sono più tranquille e hanno un corso più regolare, la vegetazione è più ordinata, l’odore dei faggi e dell’abete rosso più inebriante…

Ma purtroppo non è lì che mi porta il mio turno di guardia! Hanno scelto infatti di farmi sorvegliare le terre, oscure e misteriose, lambite dalle acque del fiume nero: il Crna Rijeka.

Il vecchio Kapela –è incredibile quanto più cerchi di non pensare a una persona, tanto più ti vengono in mente le sue parole- raccontava che, tanto, tanto tempo fa, il popolo disperato e oppresso dai flagelli della fame e della siccità, pregò il Supremo Creatore di mettere fine alle sue sventure e fu così che Lui fece nascere la Dama Nera: la bellissima, almeno quanto terribile regina di tutte le terre a sud del Gran Monte Innevato.

La gente non osava avvicinarsi a lei forse per via di quello sguardo algido; non aveva capito che i suoi occhi erano così terribili non per crudeltà ma soltanto a causa di un dolore, di un grande dolore…Ella stava rinchiusa tutto il giorno nella sua torre di ghiaccio ai piedi della montagna e osservava vigile tutto il suo regno e piangeva per le sventure del suo popolo.

Calde lacrime cadevano dai suoi occhi algidi ininterrottamente ormai da molti giorni e da molte notti finché sciolsero la grande torre di ghiaccio della stessa dama e formarono il Fiume Nero. Il cielo cominciò a rabbuiarsi, le nuvole ad annerirsi e caddero le prime piogge…Tutto il popolo osservava rapito lo spettacolo e anzi, parve a loro di veder riflesso nel firmamento il volto dell’altera Regina che piangeva, dall’alto, rinfrescando la terra arida e i boschi secchi fino a inondarli e a dare origine ai laghi di Plitvice: la terra del diavolo

*****

Krescjo non aveva ancora finito di pronunciare tali cose, o meglio, stava proprio caricando l’ultima parola –diavolo- di ironico scetticismo e superiorità intellettuale, come se volesse dire che il male non esiste, quando vide giù in fondo alla valle qualcosa ...un uomo forse? No, un essere maligno! Risvegliato da chissà quale nascondiglio forse quando aveva lanciato il sasso! Un diavolo, un povero diavolo in divisa, una divisa diversa dalla sua, di un altro colore! Era ocra, il colore della Serbia! Qualcosa gridò nel cuore di Krescjo: "Sparagli ora!" Intanto le sue labbra si socchiusero in un "è Serbo!" quasi volesse motivare a se stesso il motivo di quel grido…Ma non fece in tempo a ubbidirgli, anzi, per la verità. Non fece neppure in tempo a concludere quella frase…Cadde a terra rendendosi conto che non aveva ancora capito il mondo quanto credeva! Che forse non era tutto così giusto come a lui sembrava! Rendendosi conto che tutte le sue speranze su Tito e sulla pace futura finivano quel giorno e non sarebbero più ritornate!

E mentre il grano non poteva starlo a sentire - i campi erano così lontani…-

Dentro alle mani stringeva un fucile - non un colpo sparato-

Dentro alla bocca stringeva parole - parole di delusione…-

Troppo gelate per sciogliersi al sole - né tantomeno alla luce lunare..-

Dormi insepolto e non in un campo di grano

Non è la rosa, non è il tulipano

Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi

Né sono mille papaveri rossi.

E’ stata la Dama Nera, sì, proprio lei, la terribile – il troppo dolore l’ha accecata- ha ceduto al suo lato oscuro e ora ride sadicamente per la rivincita che si è presa! E tu guarda là la sua eterna sorella, la sua eterna amica, la sua eterna nemica, la Dama Bianca: violentata, gambe ancora aperte, ventre riverso, lacrime che non scorrono più dagli occhi ormai spenti…Il suo vestito bianco ora è macchiato di rosso: è il sangue di tutte le vittime, innocenti o meno, di questa stupida e sporca guerra civile…Una guerra fra fratelli

*****

Krescjo, non quello di questo raccontino, ma quello reale, non c’è più…

Lo conobbi quando avevo tre anni e fu per me una sorta di amico estivo.. ora non c’è più…

Aveva all’incirca dieci anni, non ricordo con precisione, e gli piaceva giocare a calcio – cosa rara per un croato (a loro non piace molto il calcio) o forse lo faceva solo per assecondarmi...,non so- …non gioca più da molti anni, ha smesso troppo presto e ora non c’è più…

Che cosa l’ha portato via? Forse una chiamata alle armi troppo precoce? Forse i suoi occhi avrebbero dovuto sostenere lo sguardo di un fratello morente, da lui ucciso? No! Era troppo buono Krescjo! Piuttosto avrebbe sparato a se stesso! O forse l’han drogato? Forse hanno distrutto, bombardato o rastrellato il suo paese, a pochi chilometri da Zara? O forse è andata come in un incubo che ho fatto alcune volte: ci siamo io, lui e mio fratello maggiore che corriamo, tenendoci per mano, nel campo di grano dietro la sua casa…quando improvvisamente la mia mano resta sola, ha perso la stretta della sua: Krescjo ha calpestato una mina anti-uomo ed il suo corpo è esploso, le sue interiora si frammentano e cadono sul grano dorato…

Quello che è successo a lui, è successo a chissà quanti altri bambini, a chissà quanti altri ragazzi, a chissà quante altre persone…e tu mi vieni a dire che la guerra è giusta? Che porta progresso e prosperità? Dove, dove li vedi? Dimmelo!Credi che sia colpa della miopia se non li vedo? E anche se fosse…io ci sputo sopra al tuo progresso e alla tua prosperità, io, rivoglio solo il mio amico! Voglio solo un mondo più giusto!

Dillo che sono cieca, dillo che sono stupida…Mi spiace, -sit venia verbo- stronzo, ma io non vedo come te, c’è altro! Sono i tuoi occhi che sono sporchi! Io ho visto città distrutte con case scoperchiate, bruciate, bucate dai colpi di mitragliatrice…, luoghi sacri violati, scuole bombardate…ho visto tutto questo con quegli stessi occhi azzurri che ti stanno guardando ora con ira e ribrezzo…ho visto e non avrei voluto vedere! Avrei visto lo stesso anche con una benda agli occhi! Perché sono immagini che vanno oltre il visibile, che ti bruciano la cornea… Anche se tappo le orecchie sento ancora i colpi di mitraglia! E’ ancora nell’aria, è rimasto tutto nell’aria…c’è ancora l’odore della polvere da sparo! Non lo senti?…Non ridere!

Tu non sai cos’è la pulizia etnica, non sai cosa sono le borse sotto gli occhi, occhi tristi e pieni di terrore, degli anziani sopravvissuti: sono tutti malfermi e distrutti (non solo fisicamente), cercano di lavorare i campi ma arretratamente per le loro possibilità e mezzi, son tutti vestiti a lutto, un lutto eterno…è tutto quello che è rimasto della tua sporca guerra! Dov’è finito il tuo progresso? Il futuro di cui tanto parlavi? E la giustizia che avrebbe portato? No, una guerra non è mai giusta! …Sorridi perché sto piangendo? - lo sapevi che l’avrei fatto, come al solito…- No, forse il cuore umano non è ancora irrestringibile! Tu chiamala stupidità, patetismo, irrazionalità, infantilismo…Forse è davvero un vicolo cieco…

Ma ora dimmi piuttosto: la tua ragione riesce forse a spiegare tutto questo? Con la tua razionalità ,riesci a spiegare tutto questo sangue che è scorso, che continua a scorrere?

:o

Mica male come suggestione...Passionale e sentita, senza dubbio. Bravottima!!

Ne vogliamo ancora!! :clapclap::clapclap::ok:

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perdonate se linko questa cosa che non c'entra un emerito, ma raramente ho letto una cosa così

http://it.netlog.com/nikkodesa90/blog/blogid=2602528

In un bagno comunale viveva una triste tenda rosa, di nome Enrico.

Il povero Enrico piangeva continuamente, poichè a causa del suo colore era accusato un po' da tutti d'essere ambiguo( senza considerare che spesso era utilizzato quale surrogato della carta igienica, qualora questa venisse malauguratamente a mancare).

Accadde che un giorno il vecchio Barfagnan si recasse nel bagno ch'era la dimora del buon Enrico, e decidesse di fare della triste e rosea tenda un mantello.

I due divennero presto ottimi amici, benchè la gente fosse oltremodo sospettosa nei loro riguardi: " ecco il vecchio Barfagnan, col suo nuovo amico: è necessario che se ne parli male" dicevano.

Infine, morirono tutti.

:prego:

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  • 3 weeks later...
  • 1 month later...

Dopo aver visto Il Cavaliero Oscuro al cinema, essendomi innamorato follemente del Joker interpretato da Ledger, mi sono permesso di dedicare una "poesia" a questo personaggio (tra l'altro sta pure nella mia firma... :P ), che mi ha sempre affascinato moltissimo...

Joker

" E se davvero tu vuoi saper ch’io sia

Non temer, l’identità mia non è mistero, puoi veder.

Tra le carte e la solitudine mi trovi

Nel bel mezzo del mazzo, o nei vicoli a ghignar

A stampar cicatrici e ideali nuovi

Regalo il sorriso a chi non lo sa più trovar

Sui bei faccini mi poso, non li lascio più

Ma scavo dentro, fa male, tu non sei più tu

E in te è tutto un altro carnevale.

Joker è il nome mio, tu sai quel che vale.

Da me non aspettar ossequiosi inchini, sobrie cantilene

Parlo per enigmi e lazzi, sol questo mi riesce bene

A voi mi presento con un inchino

Son quel solitario cavalier d’umano abisso

E dal male incarnato nel mio sguardo fisso

Voi temerete che la morte vi soffi vicino. "

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