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Iosonouncane


TomThom

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ciao, ho scritto pochissimo su questo forum e, ormai, molto tempo fa, ma non ho mai smesso di leggere gli interventi relativi alla sezione musica poiché li trovo spesso stimolanti. Provo a dire la mia, su IRA dopo aver assistito qualche giorno fa al live al teatro Bellini di Napoli.
Innanzitutto, credo che il lavoro e la strategia pensata da Incani acquistino senso solo dopo il live; il disco, per molti versi, è quasi solo la testimonianza fisica del live, un concerto che doveva precedere il disco nelle intenzioni dell'autore frustrate invece da un evento imponderabile: la pandemia.
Probabilmente avrebbe dovuto tenere duro e non far uscire il disco, ma posso solo immaginare le pressioni di ambiente e casa discografica che, avendo già stampato le copie fisiche, e sostenuto quindi una grossa spesa per una label non certo di punta, non poteva dilazionare per due anni il lancio sul mercato.
Il live, per quanto potente, non mi ha lasciato stupito o spiazzato come forse avrebbe voluto l'autore e si è trovato ad essere solo la pedissequa rappresentazione del disco: proprio il contrario di quello che, secondo me, avrebbe dovuto essere.
Proprio il voler proporre a scatola chiusa un concerto del genere mi fa propendere per l'ipotesi di @Lacatus che IRA sia il tentativo di un autore abituato ad una nicchia ancora più piccola di quella che poi si è rivelata essere quella riservata a DIE, di staccarsi dal pubblico del disco precedente, vivendo nel terrore che questo non aspettare altro che la nuova stormi.
con IRA Incani ha scelto di giocare in casa, come a voler dire "Ecco cosa sono", componendo una lunga suite di certo affascinante, ma che non lo allontana dal suo campo da gioco, dalla sua comfort zone. Ora che si è giocato il credito guadagnato a scatola chiusa con DIE, potrebbe trovarsi in una importante impasse artistica.
Io spero che decida di lasciare i suoi territori e che non abbia paura di aprirsi all'esterno, non sarebbe auspicabile una nuova opera mastodontica come IRA.
Tuttavia, parliamo di un artista  colto ed intelligente e la sequenza dei suoi tre dischi tutti abbastanza differenti tra loro, fa ben sperare.
In questo senso il merito maggiore di IRA non è strettamente musicale, anzi, ma è quello di aver aperto un dibattito del genere che, almeno nell'ambito della musica italiana, mancava da troppo tempo.

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39 minutes ago, oceania said:

ciao, ho scritto pochissimo su questo forum e, ormai, molto tempo fa, ma non ho mai smesso di leggere gli interventi relativi alla sezione musica poiché li trovo spesso stimolanti. Provo a dire la mia, su IRA dopo aver assistito qualche giorno fa al live al teatro Bellini di Napoli.
Innanzitutto, credo che il lavoro e la strategia pensata da Incani acquistino senso solo dopo il live; il disco, per molti versi, è quasi solo la testimonianza fisica del live, un concerto che doveva precedere il disco nelle intenzioni dell'autore frustrate invece da un evento imponderabile: la pandemia.
Probabilmente avrebbe dovuto tenere duro e non far uscire il disco, ma posso solo immaginare le pressioni di ambiente e casa discografica che, avendo già stampato le copie fisiche, e sostenuto quindi una grossa spesa per una label non certo di punta, non poteva dilazionare per due anni il lancio sul mercato.
Il live, per quanto potente, non mi ha lasciato stupito o spiazzato come forse avrebbe voluto l'autore e si è trovato ad essere solo la pedissequa rappresentazione del disco: proprio il contrario di quello che, secondo me, avrebbe dovuto essere.
Proprio il voler proporre a scatola chiusa un concerto del genere mi fa propendere per l'ipotesi di @Lacatus che IRA sia il tentativo di un autore abituato ad una nicchia ancora più piccola di quella che poi si è rivelata essere quella riservata a DIE, di staccarsi dal pubblico del disco precedente, vivendo nel terrore che questo non aspettare altro che la nuova stormi.
con IRA Incani ha scelto di giocare in casa, come a voler dire "Ecco cosa sono", componendo una lunga suite di certo affascinante, ma che non lo allontana dal suo campo da gioco, dalla sua comfort zone. Ora che si è giocato il credito guadagnato a scatola chiusa con DIE, potrebbe trovarsi in una importante impasse artistica.
Io spero che decida di lasciare i suoi territori e che non abbia paura di aprirsi all'esterno, non sarebbe auspicabile una nuova opera mastodontica come IRA.
Tuttavia, parliamo di un artista  colto ed intelligente e la sequenza dei suoi tre dischi tutti abbastanza differenti tra loro, fa ben sperare.
In questo senso il merito maggiore di IRA non è strettamente musicale, anzi, ma è quello di aver aperto un dibattito del genere che, almeno nell'ambito della musica italiana, mancava da troppo tempo.

Contributo molto interessante che, immaginerai, quoto in pieno.

Riguardo all' "ecco cosa sono", posso dirti che parlando con Jacopo mentre lavorava al disco (nel 2017-2018-2019), mi disse, testuali parole: "sai bene che oltre alla musica italiana (cantautori, Battisti, progressive), ho sempre amato i Radiohead e tanta musica straniera e nel prossimo disco si sentirà". 

Non so se hai letto il mio contributo di analisi parallela Die-Ira (l'ha commentato solo @Wanderer stranamente, pensavo che avrebbe stimolato una discussione più sostanziosa anche sul piano strettamente musicale):

 

 

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On 4/22/2022 at 10:59 AM, Lacatus said:

Riascoltando di fila Ira e Die ci si accorge che sono due dischi completamente diversi, anche nell'approccio compositivo. 

Per esempio, una caratteristica che avevo notato immediatamente è che molte canzoni di Ira hanno uno schema A-B: c'è una prima parte con la sua struttura, alla quale poi segue una lunga coda, solitamente talmente lunga da occupare tutta la seconda metà del brano, come se fossero due canzoni diverse saldate in una, senza che poi ritorni il tema A. Solitamente ciascuna delle parti A e B ripete più volte un unico frammento melodico, come una specie di mantra. 

Analizzando le strutture di Die risulta che:

Tanca ha una sua struttura A ("spoglie le rive, il sole...")  B ("nel morso di un dolore")-A-B-C (coda). Abbastanza simile alle strutture tipiche di Ira, in quanto dopo C non c'è un ritorno al tema iniziale A-B.

Stormi ha praticamente una struttura A-B-B-C-D-A con almeno 4 melodie diverse, su un giro di accordi più o meno simile in tutta la canzone, con un hook che si ripete nell'intro e nell'outro.

Buio sono 4 blocchi diversi: A (la lunga intro con l'arpeggio di chitarra) B ("ero io...") C ("anche tu sei la pietra..."), B - C - D - E (la lunga coda con la chitarra di Paolo Angeli e il canto polifonico sardo). Una struttura complessissima piena di melodie che non c'è in nessun brano di Ira. 

Carne ha come Stormi e più avanti Mandria una struttura a specchio A (intro) -B ("dopo il coro...") - B-C ("batte scirocco...") D-B-C-D-A (outro)

Paesaggio, ancora più di Tanca riprende lo stile di Ira, con la struttura  A ("e viene inverno...") -B-C. Non c'è quindi un ritorno dal tema A, ma tramite B che è una sorta di modulazione strumentale, si arriva a C che è la coda che fa da ponte per il brano successivo.  

Mandria ha come Stormi e Carne una struttura specchio A-B (il lungo interludio strumentale)-A. Se fosse stata in Ira non ci sarebbe stata la ripresa di A e sarebbe terminata con il lungo interludio strumentale, per esempio come accade in Hajar.

C'è da sottolineare ancora una volta che in Die ciascuno di questi moduli A-B-C-ecc... è melodicamente molto ricco, mentre in Ira, Iosonouncane si limita a ripete ciclicamente lo stesso frammento melodico: per esempio in Horizon tutta la sezione A (che dura 1 minuto) non è altro che la ripetizione per quattro volte della stessa melodia ("how long por el ciudad seen...") e tutta la sezione B (che dura 3 minuti e mezzo) ripete quattro volta un altra melodia ("risen to shine...").
Le melodie A e B di Horizon poi coincidono anche col testo, per cui alla ripetizione della melodia c'è anche una ripetizione del testo.  Di fatto il testo di Horizon è sintetizzabile in questi versi: 

How long por el ciudad seen?
Rising el rajul oublié

Risen to shine
Risen to shine
Fed la baleine
Chassé la baleine

Siamo lontani anni luce dal tipo di lavoro melodico e di liriche che c'è in Die. n

È molto interessante, anche perché a livello compositivo e lirico la maggior stratificazione di DIE è evidente.

Il problema di fondo, secondo me, risiede nell'approccio che ha avuto al disco, lì dove DIE appare come un continuo fiorire, IRA presenta solo dei bagliori di luce intessuti in una trama oscura.

Incani in IRA mi appare meno libero, come se avesse un peso sulle spalle e sapesse di non poterlo delegare a nessuno. Con DIE aveva trovato la quadra, con IRA ha sentito la necessità di alzare a tutti i costi un'asticella.

Le aspettative erano altissime, ci sta, ma forse lui ha semplicemente bisogno di ritrovare una pace che ha perso o forse, considerata la profondità dell'artista, non ha mai veramente avuto del tutto.

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27 minutes ago, oceania said:

È molto interessante, anche perché a livello compositivo e lirico la maggior stratificazione di DIE è evidente.

Il problema di fondo, secondo me, risiede nell'approccio che ha avuto al disco, lì dove DIE appare come un continuo fiorire, IRA presenta solo dei bagliori di luce intessuti in una trama oscura.

Incani in IRA mi appare meno libero, come se avesse un peso sulle spalle e sapesse di non poterlo delegare a nessuno. Con DIE aveva trovato la quadra, con IRA ha sentito la necessità di alzare a tutti i costi un'asticella.

Le aspettative erano altissime, ci sta, ma forse lui ha semplicemente bisogno di ritrovare una pace che ha perso o forse, considerata la profondità dell'artista, non ha mai veramente avuto del tutto.

Quoto tutto. Non c'è altro da aggiungere. 

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15 hours ago, Lurgee said:

Hajar ieri sera è stata disturbante, per un attimo ho pensato di uscire.

perchè? io ho goduto...sembrava di sentire la potenza di un'eruzione vulcanica, qualcosa di primitivo, violenza e caos, disturbante appunto, anche...ma si può godere anche del "disturbo"

 

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18 minutes ago, myxo said:

perchè? io ho goduto...sembrava di sentire la potenza di un'eruzione vulcanica, qualcosa di primitivo, violenza e caos, disturbante appunto, anche...ma si può godere anche del "disturbo"

 

si certo , ma forse era una cosa più soggettiva e ad un certo punto per un attimo mi è venuto l'impulso di uscire, fermare tutto 😅.

Comunque, veramente, tutti strepitosi.

Concerto entrato direttamente nella mia top 5.

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Visto sabato sera a Milano. Per uno che ha aperto questo topic solo per prendere per il culo chiunque ascoltasse Iosonouncane, direi che di strada ne ho fatta pure io.

Non c'è molto da dire, sicuramente un gran concerto con alcuni picchi di grande intensità: la coda di Hajar quasi insostenibile, per certi versi. Da un certo punto di vista, è come se avessi scoperto un artista da zero: avendo un fastidio quasi viscerale per La Macarena su Roma e non essendo mai riuscito a entrare in connessione con DIE, IRA mi ha regalato un autore che ora apprezzo e stimo, e che mi incuriosisce per la sua evoluzione futura.

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On 4/24/2022 at 7:41 AM, oceania said:

Il live, per quanto potente, non mi ha lasciato stupito o spiazzato come forse avrebbe voluto l'autore e si è trovato ad essere solo la pedissequa rappresentazione del disco: proprio il contrario di quello che, secondo me, avrebbe dovuto essere.

Cioè? Cosa avrebbe dovuto essere?

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On 4/22/2022 at 8:59 AM, Lacatus said:

Riascoltando di fila Ira e Die ci si accorge che sono due dischi completamente diversi, anche nell'approccio compositivo. 

Per esempio, una caratteristica che avevo notato immediatamente è che molte canzoni di Ira hanno uno schema A-B: c'è una prima parte con la sua struttura, alla quale poi segue una lunga coda, solitamente talmente lunga da occupare tutta la seconda metà del brano, come se fossero due canzoni diverse saldate in una, senza che poi ritorni il tema A. Solitamente ciascuna delle parti A e B ripete più volte un unico frammento melodico, come una specie di mantra. 

Analizzando le strutture di Die risulta che:

Tanca ha una sua struttura A ("spoglie le rive, il sole...")  B ("nel morso di un dolore")-A-B-C (coda). Abbastanza simile alle strutture tipiche di Ira, in quanto dopo C non c'è un ritorno al tema iniziale A-B.

Stormi ha praticamente una struttura A-B-B-C-D-A con almeno 4 melodie diverse, su un giro di accordi più o meno simile in tutta la canzone, con un hook che si ripete nell'intro e nell'outro.

Buio sono 4 blocchi diversi: A (la lunga intro con l'arpeggio di chitarra) B ("ero io...") C ("anche tu sei la pietra..."), B - C - D - E (la lunga coda con la chitarra di Paolo Angeli e il canto polifonico sardo). Una struttura complessissima piena di melodie che non c'è in nessun brano di Ira. 

Carne ha come Stormi e più avanti Mandria una struttura a specchio A (intro) -B ("dopo il coro...") - B-C ("batte scirocco...") D-B-C-D-A (outro)

Paesaggio, ancora più di Tanca riprende lo stile di Ira, con la struttura  A ("e viene inverno...") -B-C. Non c'è quindi un ritorno dal tema A, ma tramite B che è una sorta di modulazione strumentale, si arriva a C che è la coda che fa da ponte per il brano successivo.  

Mandria ha come Stormi e Carne una struttura specchio A-B (il lungo interludio strumentale)-A. Se fosse stata in Ira non ci sarebbe stata la ripresa di A e sarebbe terminata con il lungo interludio strumentale, per esempio come accade in Hajar.

C'è da sottolineare ancora una volta che in Die ciascuno di questi moduli A-B-C-ecc... è melodicamente molto ricco, mentre in Ira, Iosonouncane si limita a ripete ciclicamente lo stesso frammento melodico: per esempio in Horizon tutta la sezione A (che dura 1 minuto) non è altro che la ripetizione per quattro volte della stessa melodia ("how long por el ciudad seen...") e tutta la sezione B (che dura 3 minuti e mezzo) ripete quattro volta un altra melodia ("risen to shine...").
Le melodie A e B di Horizon poi coincidono anche col testo, per cui alla ripetizione della melodia c'è anche una ripetizione del testo.  Di fatto il testo di Horizon è sintetizzabile in questi versi: 

How long por el ciudad seen?
Rising el rajul oublié

Risen to shine
Risen to shine
Fed la baleine
Chassé la baleine

Siamo lontani anni luce dal tipo di lavoro melodico e di liriche che c'è in Die. 

Grande lac, questo genere di post sono tra i motivi per cui preferirò sempre leggere scatter piuttosto che l’inutile recensione di turno :ok:

“Lontani anni luce” dalle melodie di DIE sicuramente, ma mi sembra abbastanza intenzionale. Per me si sentono forti e chiari alcuni stilemi tipici suoi, ma in IRA si inseriscono in un contesto come hai ben detto estremamente più ripetitivo.
Per me IRA è contraddistinto proprio da queste due operazioni: ripetizione e cesura. Sono due dimensioni che dialogano e spesso entrano in conflitto. Da una parte la ripetizione ossessiva di cellule semplici (che mi rimanda pari pari ai paesaggi sconfinati e ripetitivi del Marocco), dall’altra invece c’è la frattura, cioè il passaggio violento da una melodia all’altra senza particolari modulazioni (il cui esempio perfetto è cri, che ha quasi un disturbo bipolare) e la risoluzione non è mai cercata nel ritorno a moduli precedenti, ma è sempre “in avanti” (come un viaggio sola andata).
Ho avuto la tua stessa impressione, spesso sembra di sentire due canzoni in una, tanto che si potrebbe pensare che la divisione della tracklist sia relativamente arbitraria. In generale mi sembra che Incani non abbia voluto nascondere le ferite, ma anzi le abbia enfatizzate. Alcuni passaggi sembrano incollati con lo scotch, si sente chiara e tonda la “frattura” - operazione che si riflette pari pari nel collage linguistico dei testi.

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10 hours ago, Gasba said:

Grande lac, questo genere di post sono tra i motivi per cui preferirò sempre leggere scatter piuttosto che l’inutile recensione di turno :ok:

“Lontani anni luce” dalle melodie di DIE sicuramente, ma mi sembra abbastanza intenzionale. Per me si sentono forti e chiari alcuni stilemi tipici suoi, ma in IRA si inseriscono in un contesto come hai ben detto estremamente più ripetitivo.
Per me IRA è contraddistinto proprio da queste due operazioni: ripetizione e cesura. Sono due dimensioni che dialogano e spesso entrano in conflitto. Da una parte la ripetizione ossessiva di cellule semplici (che mi rimanda pari pari ai paesaggi sconfinati e ripetitivi del Marocco), dall’altra invece c’è la frattura, cioè il passaggio violento da una melodia all’altra senza particolari modulazioni (il cui esempio perfetto è cri, che ha quasi un disturbo bipolare) e la risoluzione non è mai cercata nel ritorno a moduli precedenti, ma è sempre “in avanti” (come un viaggio sola andata).
Ho avuto la tua stessa impressione, spesso sembra di sentire due canzoni in una, tanto che si potrebbe pensare che la divisione della tracklist sia relativamente arbitraria. In generale mi sembra che Incani non abbia voluto nascondere le ferite, ma anzi le abbia enfatizzate. Alcuni passaggi sembrano incollati con lo scotch, si sente chiara e tonda la “frattura” - operazione che si riflette pari pari nel collage linguistico dei testi.

Sì, i due temi sono proprio quelli che hai individuato anche secondo me: le canzoni si possono definire veramente bipolari o schizoidi (scisse) e poi c'è la ripetizione, portata fino alla nausea in Hajar, soprattutto nel live (ho avuto lo stesso impulso di @Lurgee quando Hajar non finiva mai nel concerto che ho visto l'anno scorso).

Poi ci sono anche dei grossi punti in comune tra Die e Ira, per esempio i bassi sempre affidati ai sintetizzatori e mai a un bassista vero (ora me la tiro: con Jacopo io suonavo proprio il basso: che mi abbia ritenuto insostituibile? :P ) Un po' mi rammarica questo fatto perché a me il basso piace molto quando ha un suono legnoso, più vicino al contrabbasso diciamo così, che a una forma d'onda sinusoidale. Non mi piace che i bassi abbiano troppo sustain, invece a Jacopo questa cosa ricordo che gli è sempre garbata.

Terzo spunto: dal vivo Jacopo ha fatto un passo di lato e suona a sinistra, lasciando il centro al duo di percussioni. Dopo due dischi in cui ha fatto praticamente tutto da solo tour compreso (tranne il Mandria Tour del 2016), con Ira ha voluto dare sfogo totale alla dimensione band, qualcosa che non praticava più dai tempi degli Adharma, quindi da una decina d'anni e che comunque nemmeno ai tempi degli Adharma si era mai potuta esprimere compitamente, per colpa della miopia dei "direttori artistici" italiani.

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12 hours ago, Gasba said:

Cioè? Cosa avrebbe dovuto essere?

Quando ho assistito al concerto ho creduto di aver trovato un senso all'intera operazione IRA che, fin dal primo ascolto, mi era apparsa come non del tutto a fuoco.

IRA doveva essere il concerto e il disco solo la naturale conseguenza, lo so che l'aver invertito, suo malgrado, la modalità di fruizione dell'opera potrebbe sembrare apparentemente poco differente, ma per me non lo è stato. Anzi.

Trovo che l'uscita fisica del disco abbia, di fatto, banalizzato il concerto e depotenziato l'impatto che avrebbe potuto avere; personalmente non posso sapere se l'eventuale impatto diretto con IRA live mi avrebbe fatto propendere per un diverso giudizio complessivo sull'opera che reputo comunque valida, ma credo di no.

IRA mi appare come un disco che non coglie il bersaglio, un passo indietro rispetto a DIE; il disco di un autore che ha sentito il bisogno di dimostrare qualcosa che non aveva bisogno di dimostrare.

Dove DIE era catarsi IRA si è rivelato un macigno dal punto di vista creativo e concettuale e spero/credo che in qualche modo Incani di questo ne sia consapevole, non tanto perché spero in un prossimo disco di Iosonouncane che per me potrebbe anche fermarsi qui e andrebbe già benissimo, ma perché vorrei che la persona Jacopo Incani venisse a patto con i suoi demoni interiori.

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1 hour ago, Lacatus said:

 la ripetizione, portata fino alla nausea in Hajar, soprattutto nel live (ho avuto lo stesso impulso di @Lurgee quando Hajar non finiva mai nel concerto che ho visto l'anno scorso).

Anno scorso Hajar veramente non finiva mai, durava sicuramente diversi minuti in più rispetto al disco. In particolare la parte finale dopo l'interruzione della ritmica sembrava infinita. Mentre nel live integrale la durata del brano secondo me è stato enfatizzato dalla potenza dell'esecuzione percussiva live ma non credo che in realtà ha durato molto di più rispetto alla versione studio. 

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2 hours ago, oceania said:

Quando ho assistito al concerto ho creduto di aver trovato un senso all'intera operazione IRA che, fin dal primo ascolto, mi era apparsa come non del tutto a fuoco.

IRA doveva essere il concerto e il disco solo la naturale conseguenza, lo so che l'aver invertito, suo malgrado, la modalità di fruizione dell'opera potrebbe sembrare apparentemente poco differente, ma per me non lo è stato. Anzi.

Trovo che l'uscita fisica del disco abbia, di fatto, banalizzato il concerto e depotenziato l'impatto che avrebbe potuto avere; personalmente non posso sapere se l'eventuale impatto diretto con IRA live mi avrebbe fatto propendere per un diverso giudizio complessivo sull'opera che reputo comunque valida, ma credo di no.

IRA mi appare come un disco che non coglie il bersaglio, un passo indietro rispetto a DIE; il disco di un autore che ha sentito il bisogno di dimostrare qualcosa che non aveva bisogno di dimostrare.

Dove DIE era catarsi IRA si è rivelato un macigno dal punto di vista creativo e concettuale e spero/credo che in qualche modo Incani di questo ne sia consapevole, non tanto perché spero in un prossimo disco di Iosonouncane che per me potrebbe anche fermarsi qui e andrebbe già benissimo, ma perché vorrei che la persona Jacopo Incani venisse a patto con i suoi demoni interiori.

Concordo anche questa volta. 

Non voglio sminuire Ira, eh, per me rimane un lavoro incredibile, però credo che questo tipo di analisi sia doveroso: quando l'artista alza l'asticella, anche la critica DEVE alzare l'asticella e non deve fermarsi a dire "capolavoro" e poi passare ad altro (scusate se mi ripeto, ma a me sto fatto che un opera così provocatoria come Ira non sia stata vivisezionata è sembrato e sembra tuttora una cosa scandalosa).

P.S. aggiungo una cosa: io credo di essere l'unico su questo forum ad aver assistito a S.T.O.R.M.I. una sonorizzazione di una serie di opere della fotografa Silvia Cesari eseguita da Iosonouncane a Reggio Emilia nell'aprile del 2019. Le immagini della Cesari (autrice di tutte le fotografie che hanno accompagnato sia Die che Ira) erano accompagnate da una versione di Stormi straniante, in cui il brano era scomposto in loop ossessivi: praticamente un anticipazione di Ira. La gente che si aspettava Incani sul palco con chitarra ci à rimasta letteralmente di merda, visto che lui non è nemmeno salito sul palco, lasciando spazio completo alle opere dell'autrice. Un esperimento, una prova generale di quello che sarebbe dovuta essere l'anteprima di Ira per com'era intesa, prima che arrivasse il Covid a mandare tutto a carte e quarantotto. 

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6 hours ago, oceania said:

ma perché vorrei che la persona Jacopo Incani venisse a patto con i suoi demoni interiori.

ooook. Io spero tanto che non accada, ad Incani come a qualsiasi altro artista valido.
è dal letame che nascono i fiori... gli equilibrati lasciamoli cantare al coachella

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  • 4 weeks later...

Dall'intervista di Angeli per l'uscita del suo ultimo disco, "Rade"

 

Prendendo la parola letteralmente, nei prossimi mesi verrà pubblicato un album in collaborazione con Iosonouncane, frutto del tour di qualche anno fa insieme nei teatri. «Una sfida, abbiamo punti di convergenza e divergenza. Subito dopo la tournée, per dire, eravamo arrivati a due idee di disco diverse – commenta il musicista palaese –. Posso dire che è un lavoro bellissimo, restituisce una profonda intensità emotiva di due mondi che in maniera naturale si sono conosciuti e sono entrati in contatto percorrendo strade diversissime».

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On 4/26/2022 at 11:30 AM, Lacatus said:

 

P.S. aggiungo una cosa: io credo di essere l'unico su questo forum ad aver assistito a S.T.O.R.M.I. una sonorizzazione di una serie di opere della fotografa Silvia Cesari eseguita da Iosonouncane a Reggio Emilia nell'aprile del 2019. Le immagini della Cesari (autrice di tutte le fotografie che hanno accompagnato sia Die che Ira) erano accompagnate da una versione di Stormi straniante, in cui il brano era scomposto in loop ossessivi: praticamente un anticipazione di Ira. La gente che si aspettava Incani sul palco con chitarra ci à rimasta letteralmente di merda, visto che lui non è nemmeno salito sul palco, lasciando spazio completo alle opere dell'autrice. Un esperimento, una prova generale di quello che sarebbe dovuta essere l'anteprima di Ira per com'era intesa, prima che arrivasse il Covid a mandare tutto a carte e quarantotto. 

bellu!

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7 hours ago, Wanderer said:

Dall'intervista di Angeli per l'uscita del suo ultimo disco, "Rade"

 

Prendendo la parola letteralmente, nei prossimi mesi verrà pubblicato un album in collaborazione con Iosonouncane, frutto del tour di qualche anno fa insieme nei teatri. «Una sfida, abbiamo punti di convergenza e divergenza. Subito dopo la tournée, per dire, eravamo arrivati a due idee di disco diverse – commenta il musicista palaese –. Posso dire che è un lavoro bellissimo, restituisce una profonda intensità emotiva di due mondi che in maniera naturale si sono conosciuti e sono entrati in contatto percorrendo strade diversissime».

Notizia splendida 

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