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Iosonouncane


TomThom

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Capisco cosa intendi, da neo-discografico (della sua etichetta Tanca Records, nda) mi sto rendendo conto che sì, magari io e Paolo siamo riusciti a fare quel tour perché abbiamo alle spalle due grandi credibilità, ma se tu devi, in un ambito non di ricerca, ma di pop-rock o indie, far partire un progetto un po’ obliquo fai una fatica immensa. Molto di più di 10-12 anni fa, quando io andavo in giro da solo con due campionatori e facevo cose veramente spigolose, con tutto distorto, a volumi pazzeschi, eppure suonavo, eccome se suonavo. In quel periodo ho fatto 250 concerti in tre anni e mezzo e gli spazi c’erano non solo fisicamente, ma anche culturalmente: c’erano realtà che chiamavano giovani sconosciuti a suonare la loro roba e questo comportava la possibilità per gli esordienti di sperimentare. Adesso è diverso, perché nel momento in cui tu, da esordiente, devi già inserirti in un mercato che ha dei criteri e ti chiede di rispettarli, quei criteri, tu la tua formula la smusserai in maniera tale che il tuo pacco di zucchero stia nello scaffale dello zucchero, ossia ti preoccuperai che il tuo zucchero sia effettivamente zucchero. Mentre io 10-12 anni fa non mi preoccupavo di cosa fosse la mia musica, se zucchero, sale o cacca: mi preoccupavo che fosse una musica mia e soltanto mia, pazienza se per arrivarci ho dovuto attraversare fasi di immaturità, quelle sono necessarie per crescere. Ma se dal primo brano che carichi su Spotify devi rispondere a quanto sopra, beh, è una grande fregatura. E non è un caso che oggi la maggior parte dei festival abbia lo stesso cast di Sanremo o X Factor. Chi ha la responsabilità di questo? Non ne ho idea. Ma osservo un comportamento collegiale, di quasi tutti, dalle etichette ai management ai booking.

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46 minutes ago, Wanderer said:

Capisco cosa intendi, da neo-discografico (della sua etichetta Tanca Records, nda) mi sto rendendo conto che sì, magari io e Paolo siamo riusciti a fare quel tour perché abbiamo alle spalle due grandi credibilità, ma se tu devi, in un ambito non di ricerca, ma di pop-rock o indie, far partire un progetto un po’ obliquo fai una fatica immensa. Molto di più di 10-12 anni fa, quando io andavo in giro da solo con due campionatori e facevo cose veramente spigolose, con tutto distorto, a volumi pazzeschi, eppure suonavo, eccome se suonavo. In quel periodo ho fatto 250 concerti in tre anni e mezzo e gli spazi c’erano non solo fisicamente, ma anche culturalmente: c’erano realtà che chiamavano giovani sconosciuti a suonare la loro roba e questo comportava la possibilità per gli esordienti di sperimentare. Adesso è diverso, perché nel momento in cui tu, da esordiente, devi già inserirti in un mercato che ha dei criteri e ti chiede di rispettarli, quei criteri, tu la tua formula la smusserai in maniera tale che il tuo pacco di zucchero stia nello scaffale dello zucchero, ossia ti preoccuperai che il tuo zucchero sia effettivamente zucchero. Mentre io 10-12 anni fa non mi preoccupavo di cosa fosse la mia musica, se zucchero, sale o cacca: mi preoccupavo che fosse una musica mia e soltanto mia, pazienza se per arrivarci ho dovuto attraversare fasi di immaturità, quelle sono necessarie per crescere. Ma se dal primo brano che carichi su Spotify devi rispondere a quanto sopra, beh, è una grande fregatura. E non è un caso che oggi la maggior parte dei festival abbia lo stesso cast di Sanremo o X Factor. Chi ha la responsabilità di questo? Non ne ho idea. Ma osservo un comportamento collegiale, di quasi tutti, dalle etichette ai management ai booking.

Ma perché ce l'ha con Zucchero?

immagini.quotidiano.net_-1.jpg

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1 hour ago, Wanderer said:

Capisco cosa intendi, da neo-discografico (della sua etichetta Tanca Records, nda) mi sto rendendo conto che sì, magari io e Paolo siamo riusciti a fare quel tour perché abbiamo alle spalle due grandi credibilità, ma se tu devi, in un ambito non di ricerca, ma di pop-rock o indie, far partire un progetto un po’ obliquo fai una fatica immensa. Molto di più di 10-12 anni fa, quando io andavo in giro da solo con due campionatori e facevo cose veramente spigolose, con tutto distorto, a volumi pazzeschi, eppure suonavo, eccome se suonavo. In quel periodo ho fatto 250 concerti in tre anni e mezzo e gli spazi c’erano non solo fisicamente, ma anche culturalmente: c’erano realtà che chiamavano giovani sconosciuti a suonare la loro roba e questo comportava la possibilità per gli esordienti di sperimentare. Adesso è diverso, perché nel momento in cui tu, da esordiente, devi già inserirti in un mercato che ha dei criteri e ti chiede di rispettarli, quei criteri, tu la tua formula la smusserai in maniera tale che il tuo pacco di zucchero stia nello scaffale dello zucchero, ossia ti preoccuperai che il tuo zucchero sia effettivamente zucchero. Mentre io 10-12 anni fa non mi preoccupavo di cosa fosse la mia musica, se zucchero, sale o cacca: mi preoccupavo che fosse una musica mia e soltanto mia, pazienza se per arrivarci ho dovuto attraversare fasi di immaturità, quelle sono necessarie per crescere. Ma se dal primo brano che carichi su Spotify devi rispondere a quanto sopra, beh, è una grande fregatura. E non è un caso che oggi la maggior parte dei festival abbia lo stesso cast di Sanremo o X Factor. Chi ha la responsabilità di questo? Non ne ho idea. Ma osservo un comportamento collegiale, di quasi tutti, dalle etichette ai management ai booking.

Maronna quanto è vera questa cosa. Pensavo fosse solo la mia sensazione di ascoltatore ma evidentemente è vero che rispetto al 2010 siamo in un altro pianeta (di merda) musicalmente parlando.

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Non lo so. Io l'ho letta coe denuncia all'appiattimento e alla scomparsa della proposta alternativa, oltre che della scomparsa e appiattimento di luoghi fisici dove fare e proporre musica alternativa. 

Da un lato ha sicuramente ragione, però dall'altro sono sicuro che se ripescassi un intervista di gente come incani di dieci anni fa, direbbe più o meno le stesse cose. 

Di certo comunque nemmeno la pandemia ha aiutato, in questo senso. 

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15 hours ago, Wanderer said:

Non lo so. Io l'ho letta coe denuncia all'appiattimento e alla scomparsa della proposta alternativa, oltre che della scomparsa e appiattimento di luoghi fisici dove fare e proporre musica alternativa. 

Da un lato ha sicuramente ragione, però dall'altro sono sicuro che se ripescassi un intervista di gente come incani di dieci anni fa, direbbe più o meno le stesse cose. 

Di certo comunque nemmeno la pandemia ha aiutato, in questo senso. 

Io parlo per esperienza personale senza quindi alcun valore oggettivo: attualmente è difficilissimo vedere concerti alternative di piccoli artisti cosa che dieci anni fa era facilissimo. Non so se dipenda da contingenze (chiusura di locali storici) o dalle ragioni strutturali di cui parla il Cane.

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8 minutes ago, echoes said:

Io parlo per esperienza personale senza quindi alcun valore oggettivo: attualmente è difficilissimo vedere concerti alternative di piccoli artisti cosa che dieci anni fa era facilissimo. Non so se dipenda da contingenze (chiusura di locali storici) o dalle ragioni strutturali di cui parla il Cane.

Sicuramente entrambe le condizioni, pochi locali, pochi artisti (che ormai preferiscono la strada dei talent) e ultimo ma non meno importante... manca un pubblico attento ed educato all'ascolto.

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Ascoltato stamani due volte durante 50km bucolici di bici fuori città.
Non avevo mai sentito nulla dei live di questa collaborazione, e Jalitah mi pare essere dipinto come una tela molto interessante, per nulla dispersiva né criptica. Ho apprezzato per nostalgia gli stramazzi da Macarena su Roma e le vecchie gutturalità DIEsiche. Mi aspettavo qualcosa di molto più elettronico sulla nuova linea IRA/SPIRA, e invece sticazzi – e perché no.
Ci ritornerò sopra dopo essermi ingozzato per bene di Jarak Qaribak :ventre:

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On 4/28/2023 at 12:44 PM, Lacatus said:

Secondo me la simbiosi tra Incani e Pes è tale che dovrebbero mettere in conto un disco di duetti: del resto nei dischi precedenti di Iosonouncane la voce femminile aveva un ruolo di contrappunto molto importante, soprattutto in Die, dove era un elemento chiave.

Vi immaginate che bomba sarebbe?

sarebbe figo si

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Ottimo Angeli, mediocre Incani che pigia qualche pulsante con pre-registrati i campioni di Die e tutte le volte che apre la bocca per cantare causa il suicidio del mio nervo acustico.

Disco purtroppo nato già vecchio, visto che Iosonouncane ora vola nell'Olimpo con Ira e Spira.

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1 minute ago, echoes said:

Intervista stupenda, grazie. 

La consiglio a chiunque apprezzi Incani perché chiarisce tantissime sulla sua personalità e fa ragionamenti interessantissimi.

si davvero. Sapere che esistano musicisti e persone che suonano e pensano quello che suona e pensa lui mi da veramente speranza.

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Ragazzi ma Jalitah è un grandissimo disco.

:o

 

Cioè lo so che non c'entra niente ma se paragono questo a quella rottura di maroni dei Sigur ròs che ho ascoltato stamattina mi domando per quale ragione siano gli islandesi sold out al "Luglio suona bene" e non questi due.

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