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l'album che vi propongo oggi è...


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PREMESSA: oggi mi ha preso lo schizzo di andare su nodata e procurarmi un album a caso, senza saperne niente, solo basandomi sui tags, sul nome del gruppo/album e sulla copertina :D quindi vi anticipo che di questo artista in realtà non so assolutamente niente, ma al primo ascolto l'album mi è piaciuto molto, quindi ve lo propongo.

herspaceholiday.jpg

Her Space Holiday - xoxo, Panda and the new kid revival (Mush Records - Cooperative Music 2008)

e visto che non sono un granché a scrivere recensioni (e dato che sono ancora al primo ascolto), la recensione qua sotto viene da www.indie-eye.it, mi è sembrata molto calzante e precisa.

Cambio di rotta più che evidente per Marc Bianchi, colui che si cela dietro il moniker Her Space Holiday. Dopo più di una decina di anni spesi a diffondere il verbo indietronico, condividendo il ruolo di primattore del genere assieme a band come Postal Service o Notwist, il musicista californiano stravolge il suo approccio musicale, proponendo in questo nuovo album 14 brani tra lindie pop ed il folk acustico, con praticamente nessuna intrusione elettronica. Svolta sorprendente, ma che pare dare buoni frutti.

Marc dimostra infatti un buon songwriting, trovando spunti melodici e testi semplici ma accattivanti in gran parte delle 14 canzoni, evitando di scadere nel banale o nel già sentito.

Ad introdurci nel nuovo mondo di Her Space Holiday è The New Kid Revival, pezzo pop con tutti gli ingredienti al posto giusto: handclapping, cori, una spruzzata di synth, una melodia coinvolgente e un finale in crescendo; risultati che si vedono già dal primo esperimento, quindi. Un soffice carillon annuncia invece The Truth Hurts So This Should Be Painless, che mantiene la promessa del titolo, regalando 4 minuti senza preoccupazioni, tra lo-fi e un banjo che porta verso lidi country, seppur molto addolciti. The Year In Review è probabilmente la miglior canzone del disco, puro richiamo allallegria, dai 3 accordi di chitarra dellintro fino alla coda festosa, con nel mezzo passaggi che richiamano il folk freak degli ultimi anni e cori che incitano a cantare la propria gioia. Altri momenti notevoli sono No More Good Ideas, che si muove su orizzonti Beach Boys, Sleepy Tigers, altra cavalcata twee assolutamente irresistibile, The World Will Deem Us Dangerous, caratterizzata da una melodia cristallina fino allinserto delle uniche chitarre elettriche dellalbum. Il brano più tipicamente folk-cantautorale, comunque ben riuscito, è invece My Crooked Crown, con un pizzico dei primi e più intimisti Belle & Sebastian a far capolino. Ad accompagnarci verso il finale dellalbum è Two Tin Cans And A Length of String, che parte come una filastrocca (che può ricordare gli Akron/Family più solari) per poi spostarsi su melodie ed accompagnamenti tra gli Shins e il pop scozzese. La chiusura è poi affidata a One For My Soul (Good Night), che presenta melodie ed arrangiamenti leggermente più complessi rispetto al resto del disco.

Certo, altri episodi appaiono meno degni di nota, per esempio The Day In Review, forse troppo dimesso, The Boys And The Girls o The Telescope, con cori eccessivamente enfatici, ma la sensazione generata dallascolto di XOXO, Panda And The New Kid Revival rimane decisamente positiva. Un buon primo passo nelle nuova dimensione per Her Space Holiday.

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Beirut - The Flying Club Cup

Da uno che è nato nel New Mexico, cosa potreste mai aspettarvi se non folk, magari con qualche schizzo di punk e quel marchio made in U.S.A. che si fiuta da chilometri di distanza...niente di più sbagliato. Un lavoro che trasuda Europa da tutti i pori, con sonorità che ben figurerebbero in un film di Kusturica, ma anche in un lavoro di Truffaut o Malle; sì, perché la Francia ha lasciato un segno forte sul ventitreenne autore dei testi, nelle parole, nelle storie che racconta, nelle note che formano i suoi piccoli "tableaux". Eppure nelle sue marcette, nei suoi lamenti vecchio stile, c'è qualcosa...qualcosa della nostalgia di oggi, ma come se il presente fosse visto in bianco e nero.

In lui c'è qualcosa de Charles Trenet e Serge Gainsbourg, ma anche di Vinicio Capossela e Patrick Wolf...

Julian Casablancas si è ispirato anche a questo lavoro per il suo nuovo album.

-Nantes

-Fork & Knives

-Cherbourg

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Beirut - The Flying Club Cup

Da uno che è nato nel New Mexico, cosa potreste mai aspettarvi se non folk, magari con qualche schizzo di punk e quel marchio made in U.S.A. che si fiuta da chilometri di distanza...niente di più sbagliato. Un lavoro che trasuda Europa da tutti i pori, con sonorità che ben figurerebbero in un film di Kusturica, ma anche in un lavoro di Truffaut o Malle; sì, perché la Francia ha lasciato un segno forte sul ventitreenne autore dei testi, nelle parole, nelle storie che racconta, nelle note che formano i suoi piccoli "tableaux". Eppure nelle sue marcette, nei suoi lamenti vecchio stile, c'è qualcosa...qualcosa della nostalgia di oggi, ma come se il presente fosse visto in bianco e nero.

In lui c'è qualcosa de Charles Trenet e Serge Gainsbourg, ma anche di Vinicio Capossela e Patrick Wolf...

Julian Casablancas si è ispirato anche a questo lavoro per il suo nuovo album.

-Nantes

-Fork & Knives

-Cherbourg

Beirut :wub:

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per me però Beirut è Amore in Gulag Orkestar

album da ascoltarsi al tramonto d'autunno

beh, i detrattori potranno dire che è di maniera e che oltre a tutto che ne può capire un americano di Est Europa?

però ha delle atmosfere bellissime, quando non vuole fare suonini strani di tastiera, il ragazzo.

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Brian Eno - Ambient 1. Music For Airports

Come esordio, voglio proporvi un disco storico.

Disco che segna la nascita di un genere, l'inizio di una rivoluzione musicale di enorme portata, che in questo lavoro raggiunge l'apice. Brian Eno qui crea la "non musica", la musica che non ha bisogno di essere ascoltata, la musica che è con noi ogni giorno, anche se non la sentiamo come tale. L'Ambient Music è quasi più un concetto filosofico-musicale, che non musica vera in sè; qui tutto assume, finalmente, una forma definita. Quattro movimenti, senza nome, anzi, nominati con numeri e immagini, che scorrono non dentro le nostre orecchie, ma affianco alle nostre orecchie. "1/1" è l'Ambient. 16 minuti di scarne note ripetute all'infinito (opera di Robert Wyatt) supportate dai soli interventi di Eno in sottofondo. 1/2 è un unico coro a quattro voci femminili, condito da puase progressivamente sempre più lunge; 2/1 è un pastorlae che è un giusto comendio tra i primi due movimenti, in un incrociarsi di poche, toccanti note al piano e voci femminili. A chiudere, l'intensissima "2/2", apoetosi finale di 10 minuti di solo syhint che attanaglia l'ascoltatore in un senso di vaga incompiutezza. Forse non a caso, perchè questa è musica che trascende la durata del disco. Potrebbe durare niente, come all'infinito. Può essere ascoltata, come no. Certo è che ua volta ascoltata non se ne può fare a meno. ed è strano perchè di fondo, l'intento di questa opera è proprio quella di non essere indisepnsabile.

Seguiranno altri 3 lavori denominati sotto "Ambient" (The Plateaux Of Mirror, Day Of Radiance e On Land)

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Grazie mille! :)

Comunque, oltre a Music For Airports, anche gli altri quattro capitoli "Ambient" sono molto belli. Io ho un debole per The Plateaux Of Mirror, credo uno dei primi dischi di piano-ambient, scritto con Harold Budd. Poi c'è pure On Land, decisamente più oscuro e cupo, anche quello da ascoltare e avere, secondo me (senon altro per le canzoni scritte con Jon Hassell). Day Of Radiance invece è decisamente più particolare e, anche se ne apprezzo il valore culturale-musicale, non riesce a convincermi appieno.

Ovviamente, i lavori Ambient di Eno non sono solo questi, ma questi quattro rappresentano un ottimo punto di partenza ;)

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per ora accontentatevi di questo calorosissimo consiglio, la recensione appena avrò tempo

Through-The-Devil-Softly.jpg

per chi non lo sapesse, hope sandoval and the warm inventions è un progetto che comprende, appunto, hope sandoval alla voce e un tizio, quello in basso alla vostra sinistra, a tutto il resto

mbv.jpeg

pare faccia parte di questa sconosciuta e inutile band

il disco esce ufficialmente tra una settimana, se lo trovate però procuratevelo subito: le vostre nuvolose giornate settembrine vi diranno grazie.

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finalmente scaricabile il debutto di

IOSONOUNCANE

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al secolo Jacopo Incani (Adharma)

tracklist

1.grandi magazzini pianura

2.il famoso gol di mano

3.il sesto stato

4.la macarena su roma

5.summer on a spiaggia affolata

6.torino pausa pranzo

http://www.megaupload.com/?d=6DRIA43L

o

http://rapidshare.com/files/282614464/IOSONOUNCANE.rar.html

http://www.myspace.com/iosonouncane

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les+stances+a+sophie.jpg

questa è la colonna sonora registrata per un film (omonimo) e mai utilizzata: ma è un album jazz meraviglioso.

Gli autori sono quelli che vedete in copertina:comincia con un primo brano che è Amore, continua con , tra le altre cose, variazioni su un tema di Monteverdi, e finisce con la voce di lei, caldissima, in un brano da un minuto e venti.

nel 1970.

ve lo consiglio anche io per le giornate settembrine in cui c'è ancora luce dorata la sera.

ovviamente brano consigliatissimo il primo, Theme de Yoyo.

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soap-skin.jpg

Soap & Skin - Lovetune For Vacuum

Pum* !

Sei morto.

Davanti a te il famoso tunnel bianco, lunghissimo.

Ad un tratto un bivio:

- Scendi e vai all'inferno, dove suonano i Tool;

- prosegui dritto in quella luce bianca che ti porta nel Paradiso, dove un tempo ero convinto suonasse Loveless dei My Bloody Valentine, ma ora sono quasi sicuro che riecheggino i dolcissimi rintocchi di pianoforte, la malinconica voce sospirata e la perfetta elettronica minimale che compongono l'opera prima di questa ragazza (classe 1990, ah, quanto son vecchio), dal talento immenso e dalla capacità unica di creare tappeti sonori dream-pop.

Mai una caduta di stile, mai uno squarcio di rabbia nella sua musica almeno fino al finale: un uccellino cinguetta allegro e beato per un minuto fino a che di colpo: Pum* !

Se anche la mia recensione vi avesse fatto schifo, ascoltatelo, ne vale realmente la pena.

Se ti piace prova: Gregor Samsa - "Rest".

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andava tutto benissimo finchè non ho letto questa cosa

e siccome il disco in questione l'ho riascoltato l'altro giorno

e complice giornata / serata uggiosa in biblioteca m'ha messo addosso un'angoscia e una noia...

Guarda per me l'ambiente ideale per ascoltare un cd di questo tipo è indubbiamente il terrazzo di casa al crepuscolo, sdraiato a riposare le meningi dopo una giornata stressante ma produttiva. Anch'io ascoltandolo in una brutta (in tutti i sensi) giornata ricevo solo una sensazione di vuoto e di "angoscia", appunto.

Se ti va, prova ad ascoltarlo ugualmente, facendo finta che io non abbia detto nulla, poi mi dici se ho detto un mucchio di begate ed abbiamo semplicemente gusti diversi o se invece qualcosa di buono riesci a trovarcelo. ^_^

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mansun-six.jpg

Mansun - Six

Con una delle copertine più intriganti degli anni 90, proprio alla fine di questi esordiscono per la seconda volta i Mansun. Una band con un frontman che è un misto diabolico fra Brett Anderson e Damon Albarn. Dopo il fine, pungente,anarchico e sinfonico allo stesso tempo esordio vero, Attack of the grey lantern, i Mansun, tornano con un album lungo,complesso e caotico che al primo ascolto vi farà dire: ma che cazzo mi ha consigliato sto deficiente di principles?. Un pout-pourrì senza fine che rinchiude 1 miliardo di suoni differenti con 1 miliardo di generi musicali diversi. Brit-pop, Glam-rock, pop-rock, prog-rock, sfumature metal, punk-pop. Dietro testi complicati ed intelligenti dopo più di 70 minuti di musica oltre a maldirmi potete o concedegli un secondo ascolto. O distruggerlo per sempre o incantarvi nelle tessiture complesse di quest'album a 360°.

Non è che o lo si odia o lo si ama. Lo puoi amare per certi versi - lo puoi odiare per altri. Lo puoi amare in determinati momenti - lo puoi odiare per altri.

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FrightenedRabbit.jpg

Frightened Rabbit - The Midnight Organ Fight (2008)

I Frightened Rabbit sono qui al secondo album, per l'etichetta Fat Cat. Lo zampino nella produzione è di Peter Katis, per chi non lo sapesse ha prodotto quattro delle cose più gloriose dell'ultimo decennio: i primi due album degli Interpol (i loro migliori), e gli ultimi due album di The National (pure, i loro migliori). Tra questi tre elementi e i Frightened Rabbit si possono tracciare delle linee di connessione: nella voce e nelle parole di Scott Hutchinson c'è la stessa urgenza, e la stessa onestà, che c'è in Matt Berninger (ma non la stessa eleganza). Mettete una crocetta anche accanto ad "oscurità accecante à la Interpol", solo un po' più pop (cfr. The Twist) giusto perché è facile affezionarsi a queste canzoni; aggiungete il suono pieno, le batterie spesso martellanti (altro elemento che ricorda The National), la chitarra a volte un po' distorta. In effetti ecco, a grandi linee suonano come The National in una versione più rustica.

Le canzoni sono molto immediate, e tematicamente l'album è una piccola odissea post-breakup. Molto diretto (mica per niente sono scozzesi), come un racconto che esplora le varie possibilità del ritrovarsi da soli e pieni di indecisioni tra il fermarsi o il tornare indietro, solo per poi fare di nuovo quei passi avanti che permettono di tornare allo stesso punto di prima in cui fermarsi di nuovo e adagiarsi nella stasi. Quindi, se cercate fantasticherie astratte o metafore, ne troverete poche - seppur geniali ("You're the shit and I'm knee-deep in it" è una di queste favolosezze).

Brani consigliati: My Backwards Walk, The Modern Leper, The Twist, Keep Yourself Warm.

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in questo marasma orgasmico post-concerto di thom yorke mi rendo conto che nessuno si filerà quest'album, ma tant'è. ^_^

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Mando Diao - Hurricane Bar (2004)

Un album per la fetta di scatterutenti più rozza e oasisiana, un gruppo che probabilmente conoscete già. Svedesi, derivativi e scontati finché volete, figli del punk targato sixties e fratelli contemporanei dei Libertines, la risposta scandinava dei fratelli Gallagher, sfrontati, dal sound sporco e chitarroso, cantante e chitarrista che si alternano alla voce.

Questo e il primo album, Bring 'Em In, sono a parer di tutti quelli che li conoscono, i loro migliori lavori, prima di cadere in un baratro pseudo elettro-acustico-folk che sinceramente lascia un po' a desiderare. Abbiamo pezzi tirati (Cut The Rope, Down In The Past), altri più da ballad (Ringing Bells, Next To Be Lowered), tutti confezionati alla maniera del buon vecchio garage rock. Niente di nuovo, niente di particolarmente originale, ma tanta grinta da ascoltare in macchina quando uscite il sabato sera per spaccare tutto.

Tracce consigliate: God Knows, You Can't Steal My Love, White Wall.

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^ iaia, siamo due incomprese :( però bella Down in the Past :ok:

FrightenedRabbit.jpg

Frightened Rabbit - The Midnight Organ Fight (2008)

I Frightened Rabbit sono qui al secondo album, per l'etichetta Fat Cat. Lo zampino nella produzione è di Peter Katis, per chi non lo sapesse ha prodotto quattro delle cose più gloriose dell'ultimo decennio: i primi due album degli Interpol (i loro migliori), e gli ultimi due album di The National (pure, i loro migliori). Tra questi tre elementi e i Frightened Rabbit si possono tracciare delle linee di connessione: nella voce e nelle parole di Scott Hutchinson c'è la stessa urgenza, e la stessa onestà, che c'è in Matt Berninger (ma non la stessa eleganza). Mettete una crocetta anche accanto ad "oscurità accecante à la Interpol", solo un po' più pop (cfr. The Twist) giusto perché è facile affezionarsi a queste canzoni; aggiungete il suono pieno, le batterie spesso martellanti (altro elemento che ricorda The National), la chitarra a volte un po' distorta. In effetti ecco, a grandi linee suonano come The National in una versione più rustica.

Le canzoni sono molto immediate, e tematicamente l'album è una piccola odissea post-breakup. Molto diretto (mica per niente sono scozzesi), come un racconto che esplora le varie possibilità del ritrovarsi da soli e pieni di indecisioni tra il fermarsi o il tornare indietro, solo per poi fare di nuovo quei passi avanti che permettono di tornare allo stesso punto di prima in cui fermarsi di nuovo e adagiarsi nella stasi. Quindi, se cercate fantasticherie astratte o metafore, ne troverete poche - seppur geniali ("You're the shit and I'm knee-deep in it" è una di queste favolosezze).

Brani consigliati: My Backwards Walk, The Modern Leper, The Twist, Keep Yourself Warm.

io mi autoquoto perché quest'album è magistrale e chi non lo ascolta è masochista. :ok: e poi ho scritto bene. :ok:

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At Swim Two Birds - Before You Left

A Roger Quigley piace indagare a fondo sui sentimenti umani. Per questo concept album si occupa del tema della perdita di una persona amata con una capacità unica nel descrivere le emozioni con le musiche, oltre che con le parole.

Lo schema principale delle sue canzoni è molto semplice: prendere un riff arpeggiato di chitarra e mandarlo in loop all'infinito, intrecciandoci sopra lamenti e considerazioni varie cantate con una voce calda e solo apparentemente sicura. Nasce così quello che per chi scrive è il miglior pezzo sentito nel 2009, "I Must Be Losing You", ossia La Malinconia, intesa come La Tristezza raccontata col sorriso. Ma anche il doppio pezzo "No fear / Dead of The Night", che parte angosciantissimo e, dopo l'accensione di una sigaretta, si distende aprendosi a colori più vivaci.

Le eccezioni si riscontrano nella "popposità" sparklehorsiana di "Let Her Go" e in "The March Of The Kings", che sembra nata dall'incontro di Ennio Morricone con il percussionista della banda dei bersaglieri.

Vi prego, ascoltatelo, non è mai bello non poter condividere la bellezza di un disco con nessuno.

Se ti piace prova: EELS - Electro-shock blues

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Mansun - Six

Con una delle copertine più intriganti degli anni 90, proprio alla fine di questi esordiscono per la seconda volta i Mansun. Una band con un frontman che è un misto diabolico fra Brett Anderson e Damon Albarn. Dopo il fine, pungente,anarchico e sinfonico allo stesso tempo esordio vero, Attack of the grey lantern, i Mansun, tornano con un album lungo,complesso e caotico che al primo ascolto vi farà dire: ma che cazzo mi ha consigliato sto deficiente di principles?. Un pout-pourrì senza fine che rinchiude 1 miliardo di suoni differenti con 1 miliardo di generi musicali diversi. Brit-pop, Glam-rock, pop-rock, prog-rock, sfumature metal, punk-pop. Dietro testi complicati ed intelligenti dopo più di 70 minuti di musica oltre a maldirmi potete o concedegli un secondo ascolto. O distruggerlo per sempre o incantarvi nelle tessiture complesse di quest'album a 360°.

Non è che o lo si odia o lo si ama. Lo puoi amare per certi versi - lo puoi odiare per altri. Lo puoi amare in determinati momenti - lo puoi odiare per altri.

Uh, ho trovato un altro che li conosce!

Quoto la parte in grassetto. Ma trovo una limitazione a questo, per altri versi bellissimo, album: ha passato male la prova del tempo, la produzione è datata. Nel '97 mi folgorarono, oggi capisco perchè non hanno proseguito.

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